È l'alba del grande giorno, il giorno in cui si decideranno le sorti dell’Umanità.
Hanno
passato la notte insieme Eren e Levi, facendo l’amore senza
mai fermarsi,
saziandosi l' uno dell'altro con la stessa passione violenta che scorre
nelle
loro vene sul campo di battaglia. Sono stanchi, devastati e le loro
anime sono
irrimediabilmente consumate dai numerosi anni passati a combattere quei
nemici
che in fin dei conti, non sono poi così diversi da loro.
Anni
passati vedendo morire persone care, amici, fratelli, tutti fiduciosi
nella
vittoria dell’umanità. La stessa
umanità che ha creato quei mostri per la cui
distruzione Eren e Levi hanno votato le loro stesse vite, o per meglio
dire,
sacrificato. Un sacrificio necessario per loro, che sono il Soldato
più forte e
l’ultima Speranza dell’Umanità, l'uomo e
il titano. L'uno designato per
uccidere l’altro, hanno imparato col tempo a rispettarsi
reciprocamente, per
poi cadere vittime inconsapevoli di un sentimento che mai avrebbero
dovuto
scoprire, che li porterà inesorabilmente verso la fine.
La consapevolezza giunge troppo tardi, quella mattina, mentre Eren si sta vestendo e Levi perde di nuovo se stesso nell'osservarlo.
Come se
ricevesse una spada in pieno petto, Levi si rende conto che mai avrebbe
dovuto
annegare in quegli occhi color del mare, come non avrebbe dovuto dare a
quel
ragazzino ormai fattosi uomo l'illusione poi diventata reale come fuoco
ardente
di poter avere il minimo contatto fisico col capitano di ghiaccio, il
suo
superiore, l'uomo destinato a ucciderlo.
Mentre
osserva ogni piccolo movimento di quei muscoli tonici ed ancora
intorpiditi dal
sonno, i lunghi capelli castani che in preda al culmine del piacere
fisico ha
carezzato, tirato, trattenuto innumerevoli volte, Levi comprende di
aver perso completamente
il senno, di aver fatto
l'ennesima scelta che si troverà a rimpiangere. Ormai,
però, è troppo tardi.
Ed eccolo
lì, il ricordo della loro prima notte insieme si ripresenta
inesorabile: il moccioso, appena quindicenne,
si era
avvicinato al suo Capitano con la scusa di recarsi alle stalle per
mostrargli
il suo lavoro nella strigliatura dei cavalli e, dopo la minuziosa
verifica di
quanto svolto dal giovane, era iniziata la vera perdizione. Uno sguardo
troppo
provocante a seguito di un complimento malcelato da parte dell'adulto,
una
lenta carezza donata con perversa dolcezza al ragazzino come premio per
l'ottimo lavoro, avevano lasciato spazio pochi istanti dopo a baci che
schioccavano nell'oscurità aiutando la divampante passione a
bruciare,
ustionare, consumare tutto ciò che toccava. Dopo che le mani
bramose avevano
lacerato e lasciato cadere gli indumenti che impedivano ai loro corpi
di
toccarsi, si erano finalmente posseduti in una danza infernale e
proibita,
accompagnata dalla musica soffusa di gemiti peccaminosi.
Unica
testimone della nascita di quella sconvolgente quanto fatale relazione,
era
stata una luna rosso sangue.
È proprio
quella stessa mattina, dopo l'ennesima notte passata ad amare Eren come
se
fosse l'ultima, che gli tornano alla memoria le parole del Comandante
Erwin e
le preghiere di quest'ultimo che in punto di morte gli aveva chiesto di
non
cedere alla vile tentazione carnale ma di continuare a credere nella
causa per
cui la Legione sta lottando. Il dilaniante senso di colpa per non
essere stato
in grado di mantenere fede alla parola data porta Levi ad allontanarsi
dal
letto testimone del peccato con più anticipo di quanto in
realtà vorrebbe. Eppure,
mentre i pensieri lo perseguitano, si rende finalmente conto di essere
osservato;
è sufficiente che Eren gli dedichi il più dolce
dei suoi sguardi ed il capitano
dimentica velocemente ogni tormento: perché amare Eren
è sì lo sbaglio più
grande che possa fare, ma il ragazzo è diventato nel corso
degli anni la sua
fonte primaria di vita e la vera ed unica ragione per cui ogni parte
del suo
essere vibra e pulsa.
Quando il
giovane gli si avvicina e gli cinge i fianchi con le mani callose e
calde, Levi
si sente di nuovo completo e sicuro della propria scelta,
l’unica dettata dal
cuore e non dalle imposizioni altrui. Il desiderio di avventarsi
nuovamente
sulla bocca del ragazzo e possederlo ancora, prima che la giornata
inizi, viene
bloccato però quando il giovane prende la parola, spezzando
quel pesante
silenzio di cui si sono circondati fino a quell'istante.
- Levi-
-Hm-
- Ho
bisogno che tu me lo prometta…-
Lo sa
Levi, a cosa allude Eren, ne hanno parlato all’infinito, ma
ogni volta quel
discorso non ha mai ottenuto una conclusione degna del suo nome.
E allora
perché dovrebbe averla proprio ora?
Fa per
allontanarsi dal ragazzo e da quelle parole non dette che fanno
dannatamente
male, ma il giovane lo trattiene a sé, posandogli un lieve
bacio sul collo
pallido.
-
Promettimi, che se mai dovessi perdere me stesso, farai ciò
per cui sei stato
designato.-
Ed eccolo
di nuovo, quel macigno che tanto ha cercato di sgretolare, farsi vivo
prepotente nel suo petto, un peso insormontabile da sostenere.
Perché,
perché gli sta dicendo questo?
È il tuo
ruolo, Levi.
No, no,
non vuole, non può, non lo farà. Lo
dovrai fare.
Andrà
tutto bene, non ce ne sarà bisogno. Forse
sarà necessario.
Non
perderà anche lui, non sarà la causa della sua
fine. Sarà anche la tua fine.
Non
permetterà che il suo sorriso si spenga, che i suoi occhi
turchesi e pieni di
vita si chiudano per sempre, che il suo corpo caldo diventi cibo per le
fiamme
dell'Inferno. Bruceremo insieme.
-Capitano!-
Di nuovo è
richiamato alla realtà, lo sguardo attonito e determinato
del giovane che ha di
fronte lo distoglie dai macabri pensieri.
-Te lo
prometto.- Ti seguirò.
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Ormai è
giunto il tramonto, l'infinita battaglia contro Marley sta finalmente
giungendo
a termine.
Le perdite
sono state ingenti ma Hanji Zoe ha dimostrato di essere la degna erede
del
Comandante Smith, guidando l'ormai ex Legione Esplorativa verso la
gloria.
Levi si
guarda attorno con fare circospetto, controllando mentalmente che i
soldati
della sua squadra siano presenti e stiano bene: Eren non è
ancora uscito dal
Titano, ma ormai è questione di attimi, Kirschtein
è ferito a una gamba ma è
forte e determinato, se la caverà con una breve
convalescenza, Ackerman ha per
l’ennesima volta dimostrato il suo valore sul campo riducendo
in vapore il
Titano Femmina dopo il suo ritorno, Springer è
incredibimentee illeso e
Arlert…Arlert, dov’è Arlert?
Levi l’ha
visto fronteggiare e rispondere con grande coraggio e determinazione ai
numerosi attacchi subiti sotto forma del Colossale, non molto lontano
da Eren,
notando anche il momento in cui allo stremo delle forze si è
allontanato dalla
carcassa del proprio gigante. Ormai dovrebbe aver raggiunto i suoi
compagni.
L'urlo di una ragazzina e il rumore di una lama
sguainata attirano
la sua attenzione e una terribile sensazione gli attanaglia le viscere.
Ha
appena il tempo di udire Mikasa Ackerman disperarsi ed invocare il nome
di
Armin, Levi, perché nel frangente successivo vede una testa
dai capelli color
grano rotolare ai propri piedi e uno sguardo ceruleo privato del suo
bagliore
dalla morte fissarlo impietoso. Il Capitano prega quel qualcosa in cui
non ha
mai creduto affinché il titano che tanto ama non si renda
conto di quanto
avvenuto e non debba sopportare lo stesso atroce patimento che ha
devastato lui
anni addietro. La scena è macabramente identica, ma
ciò che torna alla memoria
di Levi sono capelli rossi come fiamme roventi e occhi grandi e verdi,
identici
a quelli di Eren.
Un grido disperato
che squarcia il cielo fa rinsavire il capitano, Levi vede il Titano
d’assalto
perdere completamente il senno innanzi a quanto accaduto al suo
migliore amico
e l'amara consapevolezza che la fine è ormai giunta fa
breccia nel suo petto. Nulla
potrà restituirgli Eren. Il suo amore è perduto
per sempre.
E’ stata la
stessa mocciosa che aveva causato la morte di Sasha Braus a privare la
squadra
di un altro fondamentale elemento, mozzandogli spietatamente la testa
proprio
ora che la tanto agognata libertà sembrava giunta e
dimostrando che la pietà
sul campo di battaglia può essere letale, anche nei
confronti di un bambino.
È un
attimo, Eren è preso dalla furia cieca, nemmeno
l’intervento di Kirschtein che
pone fine all’esistenza di quella ragazzina con la stessa
arma che ha ucciso
Armin sembra fermarlo. Levi vacilla, l’uomo in preda al
panico volge lo sguardo
verso Mikasa Ackerman ma la ragazza è completamente sotto
schock e l’unico che
è sempre stato in grado di far ragionare Eren giace privo di
vita ai suoi
piedi.
Levi, promettimi che se
mai dovessi perdere me
stesso, farai ciò per cui sei stato designato.
Te lo prometto.
Con la
morte nel cuore, Levi fa la sua scelta. L’ultima. Quella che
non potrà mai
rimpiangere. Afferra le spade e con la maestria di cui solo lui
è capace,
raggiunge presto la cima del Titano da cui Eren ormai non
uscirà più:
ripensando ai momenti passati insieme, taglia i cavi del proprio 3DMG e
con
occhi offuscati da quei sentimenti mai espressi, mette la parola fine
alla vita
di Eren, recidendo di netto la collottola del Gigante che lo ospita.
Sotto un
cielo color sangue, con un ultimo gesto d'amore, il Capitano Levi
Ackerman
estrae dal gigante il corpo martoriato del giovane Eren Jaeger, lo
stringe a sé
e si lascia cadere nel vuoto quando la carcassa del Titano crolla sotto
i suoi
piedi.
Ti seguirò.
Mentre
Levi sta precipitando, si sente incredibilmente leggero, sebbene abbia
la
consapevolezza dell’imminente morte si sente avvolto da
un’inattesa serenità,
sentimento che ricorda di aver provato solo quando si trovava bambino
tra le
braccia di sua madre. Ora lui ed Eren potranno stare uniti per sempre,
ritroveranno
nella morte ciò che la vita ha tolto loro. La
libertà effimera che hanno
vissuto sarà finalmente reale e potrà essere
assaporata a pieno.
L’uomo sa
che a breve sentirà dolore, le ossa frantumarsi, le membra
distruggersi sotto
il peso del gigante abbattuto, poi il nulla… Eppure
l’unico peso che sente su
di sé è una mano sul cuore.
Ed ecco
che i sensi intorpiditi prendono il sopravvento, i nervi scattano come
molle
sotto pressione e il corpo reagisce con aggressività a
quella moltitudine di
stimoli e pensieri.
Quando i
suoi occhi lentamente si riaprono, non è sul terreno arido e
duro di Marley che
giace, bensì in un letto comodo, caldo, pregno del suo
sudore: lo stordimento è
talmente forte che l'uomo fatica a riconoscere l’ambiente
circostante, poi
lentamente, man mano che la vista si fa meno offuscata e i pensieri
deliranti
perdono forma, riesce a carpire i particolari del luogo in cui si
trova. Una
camera da letto, ma non è quella fredda e spoglia del
Capitano Levi, bensì una
più accogliente.
Quando gli
strani scherzi della mente si dissolvono abbandonando l’uomo,
Levi prende atto,
grazie anche alle prime luci dell’alba che filtrano rosse
dalle imposte, che il
luogo in cui si trova è l’appartamento in centro a
Berlino che condivide con …
Eren
Abbassando
lo sguardo nota accanto a sé il
ragazzo, quella creatura di mostruosa bellezza che ama da tempo
immemore, che
riposa placidamente al suo fianco tenendo una mano appoggiata sul suo
cuore.
Preso
dall’impeto del momento, non ancora lucido su quanto
avvenuto, stringe forte a
se quel corpo caldo che ricordava esanime, lo abbraccia, lo bacia,lo
tocca,
incredulo di sentirlo pulsare di vita, ed è la sensazione
migliore che abbia
mai provato. Poi, infine, il raziocinio ha la meglio.
Ha fatto di nuovo quel
dannato incubo.
Il giovane
che ha accanto, sentendosi così improvvisamente stretto nel
sonno, non può far
altro che svegliarsi, trovandosi tra le braccia del suo uomo, tremante
e
completamente sudato; comprende cosa può essergli accaduto,
purtroppo non è la
prima volta che Levi è tormentato dagli incubi sul loro
passato, e riflette su
quanto vorrebbe sobbarcarsi almeno un po’ di quel peso se
solo servisse a
placare i tormenti del suo amato. Eren decide in ogni caso di fargli
sentire la
propria presenza, in modo da scuoterlo dai pensieri negativi e donargli
quell’affetto
mattutino che tanto si merita, prima di affrontare la
quotidianità.
-Levi- lo
chiama dolcemente, mentre il tremore dell’uomo si placa.
-Tu sei
qui-
Non mi allontanerei mai
da te
- Da
sempre. Non ti ho mai lasciato un solo istante.-
E mai lo
farò
- Eren-
Chiama il mio nome come
solo tu puoi fare
- Hai
fatto di nuovo quell’incubo Levi?-
Sei la mia salvezza
- Hm-
Ed io sarò
la tua.
Levi sente
le braccia e le gambe del ragazzo stringersi forti attorno a lui, alza
lo
sguardo trovandosi davanti quei meravigliosi occhi adoranti che
esprimono ogni
cosa senza bisogno di parole e si sente rinascere.
Le labbra
dei due uomini si sfiorano piano, quasi inconsapevoli, per dar il via a
un
bacio man mano sempre più intenso, preludio di
ciò che accadrà a breve al
divampare della passione. E malgrado il passato, malgrado gli incubi,
malgrado
le difficoltà, Levi capisce che sì, Eren
è la sua scelta migliore di sempre.
Da sempre.
I miei soliti ringraziamenti speciali alla mia sostenitrice e creatrice di banner n. 1 Ylpeys, senza il sostegno della quale non mi sarei decisa a pubblicare questa OS.
E grazie a chi leggerà e vorrà lasciarmi anche solo un piccolo parere.
A presto
Kiki