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Autore: 2009_2013    21/08/2018    0 recensioni
Sora e Roxas, qualcuno e nessuno, non sono riusciti a ricongiungersi in un unico essere, qualche giorno dopo Sora scompare e lascia un messaggio: è un assassino
Genere: Avventura, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kairi, Riku, Roxas, Sora, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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-Leila veloce! Più veloce!- Sofia stava spronava una piccola Leila di circa dieci anni.

-Ci sto provando!- rispose la bambina con il fiatone. Si stava allenando nella scherma ma i suoi riflessi erano troppo lenti. Sofia aveva insistito che fosse il modo migliore per acquisire una forza tale da proteggere lei e i suoi fratelli.

-Mettici più impegno! Affondo, affondo, difesa.-

-Ma come fai? Sofia hai praticamente settant’anni.-

-Sessantotto!- ribattè lei seccata. -Forza! Ci puoi riuscire Leila!- 

-Non ci riesco!-

-Leila!- la bambina di giro vedendo un piccolo bambino con i capelli rossi e gli occhi verdi venirgli incontro. 

-Jonathan.- non poteva usare il suo vero nome perché erano all’aperto e qualcuno poteva sentili. Roxas aveva problemi a nascondere i capelli sotto la parrucca e a indossare le lenti a contatto ma come biasimarlo, aveva solo otto anni.

-Com’è andata a scuola?- 

-Abbiamo fatto un tema e Miss Prix dice che sono stato bravo.-

-Allora sta sera lo leggi a casa!- gli disse Sofia.

-Poi compriamo le cose per domani?-  le due sorrisero, l’indomani era il compleanno dei gemelli e questo voleva dire preparare i loro piatti preferiti, decorare la casa e un sacco di lavoro per le due uniche donne in famiglia.

-Ci andremo quando Leila finirà l’allenamento.- Leila vedeva il fratello sorridere e le si scaldò il cuore, amava quel sorriso più di qualunque altra cosa, lo avrebbe protetto ad ogni costo. E per farlo doveva essere forte, doveva essere in grado di proteggerli tutti.

 

 

-Roxas mangia qualcosa.- erano tutti riuniti intorno a un grande tavolo: lei, Ventus, Vanitas, Riku, Kairi e Roxas. Quest’ultimo non aveva ancora toccato cibo.

-Non ho fame.- rispose lui secco. Riku nel frattempo era sconcertato dalla somiglianza dei tre ragazzi: Roxas e Ventus erano come gocce d’acqua mentre Vanitas sembrava una versione di Sora corvino. Era inquietante quella scena.

-Che c’è?- gli chiese Vanitas vedendo il mondo in cui l’albino lo guardava.

-Nulla.- scosse la testa. 

-Non è quello che stai pensando.- gli rispose Ventus prendendo un morso del suo pane tostato.

-E come fai a sapere che penso?-

-Sei abbastanza prevedibile. Ti ripeto che te lo avrei detto se fosse successo.-

-Come l’ultima volta?-

-Smettetela voi due!- li rimproveró la ragazza. 

-Di che parlava?- Kairi sussurrò in modo che solo Leila la sentisse.

-Vanitas ha delle crisi di personalità multipla.- rispose lei alzando un po’ il tono di voce.

-Personalità multipla?- gli chiese Riku. -Vuoi dire che....- Leila diede un’occhiata a Ventus e Vanitas che stava tranquillamente conversando.

-Meglio che non lo incontri. È abbastanza sadico. Sembra un’altra persona.- 

-Ne soffriva anche prima?- Kairi ricordava che a Destiny Island si era diffusa la notizia che Jonathan Cristopher soffriva di personalità multipla ma credeva che fosse una semplice leggenda.

-No. Quando li ho trovati Ventus era già affetto da amnesia così come Vanitas ma lui sembra aver sviluppato anche questa seconda personalità. Ho pensato che fosse una specie di autodifesa, considerando che erano feriti quando li ho trovati. Una difesa mentale contro gli aggressori ma... questa si manifesta nei momenti più insoliti, non quando è in pericolo ma anzi quando è calmo e sereno. E non so perché sembra voler colpire Ventus.- Ibris prese un sorso del suo succo d’arancia.

-Pensi possa trattarsi dell’organizzazione?- Kairi si rivolse all’albino il quale sembrò rifletterci per un’attimo.

-È probabile. Se sono stati rapiti dall’organizzazione allora è possibile che siano stati torturati.- sentendo la parola Torturati Roxas strinse la presa sulla forchetta in metallo per poi alzarsi di botto.

-Non ho più fame.- e se ne andò. Sentiva la rabbia ribbollirgli dentro. Come aveva potuto... Xehanort aveva giurato di non torcergli un capello se si fosse unito all’organizzazione. E sebbene fosse un pazzo Roxas sapeva che era un uomo di parola. E... e se fosse arrivato troppo tardi? Se la sanità mentale dei suoi fratelli fosse già sparita quando divenne il numero XIII? Non osava pensarci ma così i conti tornavano. Si, era colpa sua! Soltanto colpa sua.

-Non vedevo quel volto da molto tempo.- Roxas si girò per vedere dinanzi a lui il suo vecchio amico dai capelli rossi.

-Axel.- ancora non riusciva a crederci, pensava fosse morto.

-Lea!- lo corresse. -Non sono più un nessuno quindi chiamami Lea. Sono felice di vedere che stai bene.- Lea si avvicinò al biondo cercando di abbracciarlo ma Roxas lo spinse via.

-Tu sapevi....-

-No!- lo stroncò con volto serio. -Ti giuro che non lo sapevo. Appena Ansem mi ha raccontato tutto ho cercato di fare il possibile per aiutare.-

-Ax.. Lea tu... mi odi?- Roxas abbassò il capo.

-Cosa?! Perché dovrei?-

-Perché ti ho mentito.-

-Mi sento più tradito dal fatto che hai agito come un vegetale per la prima settimana.- Roxas scoppiò in una piccola risata.

-Volevo evitare domande scomode.-

-E dovevi comportarti da zombie?-  gli scompigliò i capelli. Roxas era felice di essere amico di Lea, era sempre capace di ridargli il buon umore. -Anche se devo ammettere che questo zombie ha avuto la fortuna di trovare il più bello, audace, coraggioso-

-Modesto.- aggiunse il biondo ma Lea continuò facendo finta di nulla.

-Amico!-

-Sono felice di averti incontrato Lea.-

 

-Abbiamo fatto qualcosa di male?- chiese Ventus quando Roxas uscì dalla stanza.

-Nono.- rispose Kairi. -Roxas è fatto così. Non sa come comportarsi con gente nuova.- Ventus annuì lentamente.

-Va bene Boccioli di rosa se avete finito di mangiare andate a lavarvi.- Leila sorrideva come se nulla fosse e questo stupì incredibilmente Riku e Kairi. Vedevano come la ragazza sembrasse vivere una situazione del tutto normale e non si capacitavano di ciò. 

-Non puoi comandarci a bacchetta.- Vanitas assunse un’espressione imbronciata e Riku poteva confermare che era la copia sputata di Sora.

-Dai Van! Infondo Leila ha ragione.- lo spronava il biondo.

-Sei tu quello che ha mangiato kili di zucchero e non ha la forza tale per fronteggiare una ragazza.-

-Prova a ripeterlo!-

-Sei una femminuccia!-

-Sbaglio o sembra vogliano uccidersi a vicenda?- Kairi vedeva gli sguardi che i due si lanciavano.

-Già!- rispose Leila sorridente. -E sono felice di ciò.- 

Quando era sul punto di sgridarli la porta si aprì lasciando entrare Ansem il saggio accompagnato da Even. Ventus e Vanitas posero fine al loro litighino osservavano i due uomini aspettando che qualcuno parlasse.

-Vedo che vi siete rifocillati.- iniziò l’uomo più anziano.

-Grazie ancora per l’ospitalità.- 

-Come ho già detto sto ripagando un debito.- poi guardò i due ragazzi. -Loro devono essere Vanitas e Ventus. Ho sentito parlare di voi. So che avete anche alcuni problemi.- Vanitas abbassa lo sguardo sentendo la vergogna salire.

-Lui è Even! Si occuperà del vostro caso.-

-Non c’è bisogno di coinvolgere così tanta gente!- cercò di stroncarlo Leila. Non voleva diventare un impiccio per tutti color che vivevano in quella città.

-Signorina per me questo è un lavoro come tanti.- Even rispose con voce quasi inespressiva. -Se i ragazzi vogliono seguirmi inizieremo subito.- i due guardarono Leila che annuì in accordo. Dopo due minuti tutti e tre erano scomparsi.

-Adesso credo che possiamo discutere di argomenti più seri.- intervenne Ansem. -Non che la salute dei ragazzi non lo sia.-

-So a cosa si riferisce.- Leila aveva riassunto quel suo tono saccente.

-Vogliamo andare a prendere Sora!- intervenne Riku.

-Vi ho già detto che per ora non è possibile.-

-Ma perché?- anche Kairi mostrava quell’insistenza.

-Il mondo che non esiste è circondato da una barriera protettiva. Non possiamo oltrepassarla. Dobbiamo innanzitutto trovare un modo per passare. Stiamo lavorando a un prototipo, sarà pronto in un paio di giorni.-

-E non poteva dircelo prima?-

-Non volevo che Roxas se ne andasse.-

-A proposito.- si inserì la ragazza dagli occhi verdi. -Come fa a sapere la storia della mia famiglia?-

-Dritta al punto.- concordò l’uomo.

-Sa... dopo sedici anni di continui sforzi per mantenere questo segreto.- 

-Capisco il tuo scetticismo e lo apprezzo. Ma il semplice motivo per cui sono interessato alla tua storia, come ho già detto, è perché voglio ricambiare un favore.- 

-Che cosa ha fatto mio fratello di così tanto eclatante?-

-Penso salvare i mondi.- si intromise l’albino.

-Vero!- concordò Ansem. -Ma non è di lui che sto parlando.-

-E allora di chi?-

-Di tua madre: Angelica.- Leila sbarró gli occhi.

-Lei conosceva mia madre?- Ansem annuì.

-Era una dei custodi più promettenti che avessi mai visto. Forte, gentile e con un grande cuore.-

-Custode? Vuol dire che la madre di Sora riusciva a impugnare un keyblade?- Leila non sapeva cosa fosse questo keyblade ma decise di rimanere in silenzio e ascoltare.

-Si e ha trasmesso questa capacità a tutti i suoi figli. Ecco perché Xehanort è interessato a loro.-

-Ma non capisco: cosa c’entra mia madre?-

-Tua madre sconfisse Xehanort sventando un suo folle piano per la conquista dei mondi. Salvò la mia vita e quella di molta altra gente, se giri per Radian Garden tutti saranno più che ben disposti ad aiutarti.-

Leila non riusciva a credere a quanto le veniva detto: sua madre... una guerriera... quella donna che le cantava la ninna nanna e le preparava i cupcake... non poteva essere. Leila pose altre domande riuscendo anche a capire cosa fosse un custode e un keyblade.

-Quindi Xehanort vuole vendicarsi con i figli.-

-Ma è una cosa crudele! Loro non hanno colpa!- Kairi sentí una morsa allo stomaco: desiderio di vendetta ecco cosa aveva causato tutto ciò.-

-Sembra che non gli importi. Quindi Ansem- Leila attirò nuovamente l’attenzione su di se -Cosa devo fare?-

-Assolutamente nulla.- le rispose l’albino-Ci penseremo noi.- strinse i pugni provando così tanto odio per quell’uomo spregevole.

-Non penserete che me ne stia qui con le mani in mano mentre vedo i miei fratelli distruggersi.- Riku stava per ribatterle quando -Se proprio vuoi aiutare puoi cercare di ottenere più informazioni possibili sulla base di Xehanort dai tuoi fratelli. Con noi non parlerebbero mai- 

-Non si fidano così tanto di me.- quelle parole sembrano prove di emozione ma invece erano cariche di dolore e senso di colpa.

-Non sottovalutare il potere di un tale legame.-

 

Leila aveva accettato quell’incarico ma non aveva pensato minimamente a come perseguire il suo scopo senza ferire irremissibilmente i ragazzi. Adesso mentre li osservava intenti a discutere di quando era successo quella mattinata si chiedeva se mai le cose sarebbero tornate normali.

-Quindi ti trasferisci con noi?- chiese Vanitas rivolto a Roxas il quale sorrideva e annuiva. Dopo lo shock iniziale aveva capito in che modo approcciarsi ai due e sembrava più a suo agio. Essendo inoltre lui l’unico a non avere traumi evidenti era il migliore con cui iniziare, gli avrebbe parlato quello stesso pomeriggio.

-Si, spero che non vi dispiaccia.- 

-Spero che a te non dispiaccia per questi.- Ventus sollevò il braccio destro rilevando un piccolo braccialetto con uno schermo. Even aveva dato a entrambi i ragazzi lo stesso strumento, più che altro per monitorare Vanitas ma per fortuna lo scienziato conosceva un sentimento chiamato empatia e capiva perfettamente che darli a entrambi era la scelta migliore.

-Even dice che possono suonare ogni tanto.- concluse Ven.

-Non preoccuparti. Ho il sonno pensante.-

-Meno male, non sai quanto russa Ventus.-

-Van io non russo!-

-Si certo! La prossima volta ti registro.- Leila sembrò di rivederli quando ancora erano piccoli e litigavano per le cose più stupide.

-Ehi Leila stai bene?- le chiese Roxas interrompendo i due. La ragazza si riscosse pensando che davanti a loro doveva solo sorridere e dimostrarsi forte, doveva essere gentile e avere coraggio.

-Si, sto bene. Avete avuto tutti una mattinata intensa.-

-Puoi dirlo forte. Quel tipo era proprio strano.- la schiena di Vanitas fu scossa da un brivido improvviso.

-Ha detto che di pomeriggio vuole fare dei controlli-

-Altri?- 

-Ha detto così. Inoltre vuole che vieni anche tu.- le disse Ventus con voce tranquilla. Quel posto lo aiutava a stare calmo e a allontanare tutti gli stimoli negativi, paure e ansia.

-Andrò a parlarci ora.- disse alzandosi di scatto.

-Aspetta veniamo con te.- 

-No. Dovete riposarvi. Ricordate che siamo qua da sole poche ore ed è successo di tutto.-

-Ma non sai dove andare per il laboratorio.- in effetti era vero. Lei non sapeva come orientarsi in quel luogo, sperava di riuscire a memorizzare in fretta la zona ma i corridoi erano tutti uguali.

-Ti ci porto io.- si propose Roxas. -Tanto devo vedere una persona.-

-Chi sarebbe questa persona?- chiese Leila quando erano usciti dalla stanza e si stavano dirigendo verso il laboratorio.

-Non sono affari tuoi.- le rispose il ragazzo distogliendo lo sguardo.

-Non è mica un certo ragazzo dai capelli rossi.- Roxas arrossì: BINGO!

-Lo sapevo! Ti piace Le- 

-Puoi evitare di urlarlo!?- la bloccó mentre la ragazza continuava a sorridere.

-Scusa. È che ho sempre voluto vedere i miei fratellini prepararsi per un appuntamento, dargli i consigli per attirare l’attenzione delle ragazze e anche tutto il gossip che ne deriva.- 

-Non ti crea problemi che sia un ragazzo?-

-Cosa?!- iniziò a ridere. -Come ti è venuta quest’idea? Ovviamente non ci sono problemi, l’importante è che tu sia felice e che anche lui ricambi.- Roxas spostó nuovamente lo sguardo con fare disagiato.

-Non lo sa?- lui scosse la testa. Roxas non aveva mai avuto il coraggio di dirgli la verità su ciò che provava e aveva paura di essere acidamente scaricato.

-Allora devi farlo!- 

-Ma sei matta?! Così inizierà a odiarmi!- Leila gli prese le mani e il biondo ebbe paura dello sguardo che vedeva nei suoi occhi.

-Tu lascia fare a me!-Si mise a correre verso la fine del lungo e rettilineo corridoio. Roxas ebbe così paura delle azioni della sorella da iniziare a inseguirla dimenticandosi che Leila non aveva ma benché minima idea di dove andare superato quel corridoio.

-Siamo arrivati.- erano finalmente arrivati nel laboratorio di Even, era una grande sala piena di marchingegni, libri e provette colorate. Leila pensò che era il caso non toccare quest’ultime.

-Che succede ora?- la voce di Even li fece sobbalzare. -Ah siete voi.- disse poi vedendoli.

-Sei tu che volevi vedermi- chiese la ragazza sottolinenando il fatto che non era lì di sua volontà. 

-Volevo che venissi nel pomeriggio.- touché!

-Comunque... perché volevi vedermi?-

-Hai saputo dei dispositivi di tracciamento energetico?- le chiese lo scienziato con il camice candido.

-Intendi braccialetti? Si li ho visti?-

-Vorrei che ogni sera monitorassi il livello segnato sul display. Se vedi un numero che va da zero a quaranta non ti preoccupare, se invece varia da quarantuno a settantacinque vieni da me l’indomani.-

-Se supera il settantacinque?- la ragazza non gli lasciò finire ottenendo solo dei rimproveri.-Perché voi giovani non sapere aspettare il vostro turno per parlare?-

-Even stai parlando della sua famiglia. È preoccupata.- 

-Ienzo!- esultò Leila vedendoli spuntare da un angolo remoto della stanza.

-Comunque... se supera il settantacinque chiamami immediatamente.-

-Ma cosa indica questo numero?- 

-Domanda intelligente Roxas: nel caso di Ventus il livello di ormone nella paura mentre per Vanitas indica il livello di onde disturbanti a livello del cervello.- 

-In linguaggio comprensibile agli umani?- gli chiese il biondo non capendo metà della cose appena dette.

-La probabilità che Vanitas impazzisca.- gli spiegó la ragazza. -Era solo questo che dovevi dirmi?- Even sospirò rumorosamente.

-No e forse è meglio che tu sia arrivata ora.- le fece segno di avvicinarsi a un grande schermo.

-Sono successe due cose oggi: la prima riguarda i nostri controlli ed è una buona notizia, la seconda beh.... è brutta e basta. Quale vuoi?-

-Quella buona.- Roxas si mise al suo fianco. 

-Forse è il caso che ti vada Roxas.-

-Perché? Riguarda i miei fratelli.- era inutile cercare di dissuaderlo. Ienzo prese un foglio di carta ripiegato e lo passó a Leila.

-Oggi durante alcuni esami abbiamo provato a smorzare la loro memoria- 

-Avete fatto cosa?!- erano impazziti? Potevano avere un crollo emotivo o peggio... potevano letteralmente impazzire.

-Abbiamo fatto una leggera sollecitazione usando degli elettrodi e stimolando la parte del cervello che controlla i ricordi.-

-Quindi?-

-La sollecitazione era minima ma ha dato qualcosa: Ienzo ha scritto le parole su questo foglio. Per noi non hanno significato ma forse tu li sai decifrarle.- Leila aprì il foglietto e iniziò a leggere.

 

Lucky day    Luchek     ultimo rintocco  Grande torre   Sofia     Leila

-Lucky day.- lesse sottovoce Roxas sorridendo al pensiero di quel ricordo. Anche Leila sorrise per poi tornare seria

-Ne riconosco la maggior parte: Lucky day è  il modo in cui chiamavamo il giorno del loro compleanno, Luchek è il nome del nostro quartiere, Sofia la donna che ci ha cresciuto. L’ultimo, tralasciando il mio egocentrismo, credo di essere io. Ma ultimo rincorro e grande torre non so dire cosa siano.- Even annuì non chiedendo altri dettagli riguardo la loro vita prima che iniziasse questa storia. Leila rimase a guardare il foglio per un’altro paio di secondi prima di riscuotersi.

-La brutta notizia?- chiese.

-Roxas forse è meglio che vai. Veramente.-  Even sembrava veramente interessato a tenere Roxas lontano da quell’informazione.

-Se insiste così forse è meglio!- cercò di convincerlo la ragazza

-Non vado da nessuna parte.- Even sospirò rumorosamente 

-Va bene. Oggi ci è arrivato questo video.- Even premette un tasto e lo schermo si illuminò. Leila sbarró gli occhi: quello che vedeva era Sora sanguinante chiuso dentro una cella che implorava a qualcuno di fermarsi.

-Sora vuoi dire qualcosa?- chiese una voce il cui proprietario non era inquadrato. Il ragazzo sollevò lo sguardo mentre le lacrime solcavano le guance pallide.

-A..Aiu...tAAAH- non riuscì nemmeno a finire quello che stava dicendo che una scossa elettrica sembrò percorrergli tutto il corpo. Alla fine del video il silenzio caló.

-Questo...questo è- Roxas non trovava le parole adatte a descrivere quello che aveva visto, Sora era sparito da qualche giorno ma già era al limite. Leila tremava, gli occhi sgranati, quello per lei era troppo. Mise una mano dinanzi alla bocca per bloccare un conato di vomito.

-Ho bisogno di aria.- corse fuori incurante degli sguardi su di lei. 

Leila correva senza sosta, non sapeva dove stesse andando, non le importava, voleva solo andare lontano da quella realtà. Riuscì finalmente a uscire dalla struttura e stremata cadde a terra, le gambe continuavano a tremare così come le mani.

-Leila!- sentí una voce chiamarla ma non aveva voglia di voltarsi. Rimase con lo sguardo fisso a terra.

-Leila stai bene?- Ienzo le si sedette accanto aspettando una risposta che non arrivò.

-Forse non eri pronta.- sospirò rumorosamente.

-Io... io dovrei proteggerli.- la ragazza parlava con un tono di voce quasi impercettibile. Anche se Ienzo non lo vedeva sapeva che stava piangendo.

-Io sono la maggiore. Devo essere io quella che affronta i problemi.-

-Solo perché sei la più grande non vuol dire che devi addossarti tutte le colpe. Non potevi ne prevedere ne impedire che accadesse una cosa del genere.- Leila sollevò il capo mostrando i suoi occhi color smeraldo arrossati dalle lacrime.

-È colpa mia perché se non mi fossi fatta prendere dal panico Sora sarebbe rimasto a casa!- il giovane la strinse in un forte abbraccio tirandola a se mentre le sue lacrime bagnavano il camice bianco.

-Sono una pessima sorella- continuó a piangere.

 

Riku e Kairi stavano abbandonando la struttura per dirigersi verso i confini della città, avevano deciso di impiegare quel poco tempo cercando di allenare la rossa nell’uso dei Kayblade. Non che avessero molto altro da fare: andare al mondo che non esiste era praticamente impossibile al momento e pensare a Sora avrebbe solo peggiorato la situazione; era meglio sfogarsi nel combattimento.

-Ehi Roxas.- Kairi vide in lontananza il biondo e iniziò a salutarlo con grande entusiasmo. Sfortunatamente Roxas non era dell’umore giusto.

-Che succede? Sembri giù di morale?-

-N-Niente! Scusate ma sono stanco. Non ho voglia di parlare.- e li superó. Non aveva minimamente voglia di parlare, quelle immagini gli resteranno impresse a vita. Continuava a vederle nella sua mente mentre percorreva il corridoio fino alla sua  stanza. Era sul punto di entrare quanto sentí le voci dei suoi fratelli: l’ora di pranzo era ormai passata, era normale che fossero lì. Il biondo scosse la testa cercando di scacciare i brutti pensieri, dinanzi a loro doveva cercare di essere il più normale possibile. Così entrò.

-Ehi sei tornato!- lo salutò Ventus mentre questo era seduto sul morbido tappeto insieme al corvino.

-Eilà!-

-Come mai ci avete messo così tanto tempo? E dov’è Leila?- 

-Even non era al laboratorio e lo abbiamo aspettato. Leila è andata a fare una passeggiata.- gli doveva mentirgli così spudoratamente ma era una bugia a fin di bene.

-Ti va?- Roxas si riscosse dinanzi alla domanda di Vanitas, non aveva ascoltato ma dal modo in cui il corvino picchiettava la mano sul tappeto sembrava averlo invitato a unirsi a loro. Annuendo si sedette alla sua destra.

-Che stavate facendo?- 

-Niente di particolare. Solo parlare.- gli rispose Ven -Stiamo cercando di capire alcune cose.-

-In che senso?- 

-Non ricordiamo la maggior parte delle cose e questo ci mette un po’ a disagio. Oggi Even ci ha fatto un sacco di domande ma non siamo riusciti a rispondere nemmeno alla metà.- in effetti non avere ricordi era un qualcosa di orripilante, Roxas aveva finto quando era entrato all’organizzazione e solo fingere un’amnesia era snervante, figurarsi una vera. Il modo in cui l’agente ti guarda, come sussurra, come sembra provare pena per te... era odioso.

-Si, lo so! È veramente sconfortante.- rispose senza neanche accorgersene e pentendosi subito di quanto detto.

-Che intendi? Anche tu hai..- aveva attirato la loro attenzione. Beh ormai era inutile tirarsi indietro.

-Ho avuto qualche problema.-

-É per questo che sei qui?-

-Esatto.-

-E come hai fatto? Sai a riavere i ricordi?- ecco la domanda fatidica. La curiosità di Ventus  era rimasta invariata, era sempre desideroso di sapere anche se in quel frangente era una domanda più che legittima.

-Mi ha aiutato un mio amico. Mi ha preso e non mi ha abbandonato finché non sono tornato  in me.- il pensiero del suo tempo passato con Axel lo fece sorridere, erano momenti piacevoli in una tempesta di inquietudine.

-Deve essere un buon amico per aiutarti a tal punto.-

-Mica tanto: ancora oggi mi prende in giro, dice che sembravo uno zombie.- aveva detto quella frase con un tono di voce e un’espressione tale da far scoppiare a ridere i due.

-Noi per fortuna non siamo arrivati a quel livel- Vanitas bloccó la sua stessa frase. Rimase con la bocca spalancata mentre la testa iniziava a martellargli in modo allucinante.

-Oh merda!- Ventus spinse il corvino cercando di farlo alzare.

-Che succede?- Roxas era allarmato dalla scena che aveva dinanzi, forse doveva chiamare Leila e Even.

-Prendi le manette che sono nel primo cassetto a destra.- 

-Manette?- Roxas sperava vivamente di aver capito male.

-Si. Sono nel cassetto sotto l’armadio! Sbrigati.- Roxas corse a prendere l’oggetto metallico per poi consegnarlo al ragazzo. Ventus come da consuetudine legò il polso del corvino alla ringhiera del letto.

-Pensavo che non ne avrebbe avute altre oggi.- disse mentre ultimava l’operato.

-Che succede?- richiede Roxas sempre più preoccupato.

-Sta avendo una crisi. Ne ha avuta una già stamattina, normalmente non ne ha mai due lo stesso giorno.- 

-Vuoi dire che-

-MERDA!- la voce di Vanitas lo interruppe. Roxas vide uno sguardo completamente diverso da quello a cui era abituato, era uno sguardo pieno di odio e disprezzo.

-Non riuscirete a tenermi rinchiuso per sempre.- ringhiò contro i due per poi posare lo sguardo sul nuovo arrivato.

-Io ti conosco.- Roxas per un’attimo pensò che quell’essere così simile a suo fratello ma al tempo stesso diverso potesse riconoscerlo. Forse era possibile.

-Sei uno di quelli assoldati da Xehanort!- evidentemente no.

-Come?- Ventus lo guardò con gli occhi sgranati e pieni di paura, velocemente indietreggiò.

-Oh piccolo Ven. Non lo sapevi? Te l’ho detto che ti avrebbe venduto!- la voce maniacale che usciva dalla bocca del corvino dava a Roxas un senso di nausea: ecco a cosa portavano le torture di Xehanort.

-Ho lasciato l’organizzazione appena ho capito che intenzione aveva quel pazzo! Xehanort non ha etica né morale. Odia l’umanità ed è pronto a tutto pur di perseguire i suoi sporchi interessi. Io non sono come lui e per questo ora sono qui a aiutare. Fermerò Xehanort! Fosse l’ultima cosa che faccio!-  lo disse con fermezza e con incredibile disprezzo nella voce. Non poteva sopportare ciò che l’organizzazione stava facendo. Non tollerava i solo modi irruenti e violenti, i loro sporchi e disonorevoli obbiettivi.

-Ho un’altro da portare al macello!- cantilenò il corvino dondolando la testa e cercando di liberare il polso.

-Va a chiamare Even- Ventus lo guardò per un’attimo incerto, aveva paura ma non poteva gestire la cosa senza un’adeguato aiuto. Per questa volta si sarebbe fidato del ragazzo ma alla fine avrebbe preteso delle spiegazioni. Corse fuori dalla stanza, correva più veloce che poteva. Cercava di raggiungere il laboratorio di Even quando andò a sbattere contro qualcuno.

-Piano ragazzino!- gli disse Lea mentre lo aiutava a rialzarsi.

-Devo trovare Even!- disse con voce tremolante e preoccupata. Il rosso lo guardò interrogativo.

-Even è a svolgere delle commissioni.- non voleva dirgli che dopo aver visto il video di Sora torturato Leila aveva avuto un crollo nervoso ed era corsa chissà dove.

-Allora devo trovare Leila!- ribatté lui con insistenza mentre cercava di superarlo ma  il rosso gli afferró il polso impedendogli di proseguire.

-Leila è con lui. Dimmi qual è il problema-

-Vanitas ha una crisi!- il volto di Lea si incupì, gli avevano spiegato cosa voleva dire “crisi” e sapeva che non era nulla di buono.

-Roxas è con lui.- ancora peggio.

-Andiamo!- iniziò a dirigersi verso la stanza dei ragazzi. Non avrebbe lasciato Roxas solo in una situazione del genere.

 

-Van, sono io!- tentò il biondo guardando il fratello con occhi dolci. -Sono io. Va tutto bene.- tentò di sfiorargli la guancia ma Vanitas spinse via la sia mano con il braccio libero.

-Non toccarmi! Tu sei come gli altri!- gli sbraitò contro.

-Gli altri?-

-Non fare il finto tonto! Non avrete da me alcuna informazione, torturatemi se volete ma non parlerò.-

-Qua nessuno farà una cosa del genere.- Roxas disse quelle parole senza pensare ma in fondo corrispondevano al vero.

-Infatti non sono legato.- almeno Vanitas aveva ancora il suo tipico sarcasmo.

-Sei legato per impedirti di fare del male a te o agli altri.-

-Intendi Ventus? Quello è un giocattolino molto divertente.- rideva mente Roxas cercava di ricacciare il conato di vomito.

-Dovresti vederlo quando inizia a supplicare- il corvino aveva un sorriso sadico sul volto, sembra divertirsi enormemente. -“Per favore basta. Non voglio.”- parlava storpiando la voce in una più acuta e stridula. -Che patetico. Un vero idiot- le sue parole furono stroncate da un sonoro schiaffo sulla guancia destra.

-Non parlare così di- si bloccó. Era giusto dirlo? Leila gli aveva detto di non toccare in nessun caso quell’argomento. Ma non poteva far finta di nulla. Preso dai dubbi fece la sola cosa che gli sembrava opportuno fare: lo abbracciò.

-Eh? Lasciami!- Vanitas cercò di staccarsi da quel contatto. Roxas non rispose e nemmeno si mosse.

-Mi hai sentito? Lasciami!- ancora nulla.

-Staccati! Mi hai sentito? Vattene!- la sua voce sembrava subire un leggero cambiamento.

-Perché non te ne vai? Voglio che te ne vada!- sembrava sul punto di piangere.

-Non ti lascio! Puoi insultarmi, colpirmi, umiliarmi ma io non ti lascerò mai!-

-Perché? Non vincerai.- Vanitas aveva smesso di muoversi e Roxas poteva sentire le lacrime bagnargli i vestiti.

-Ho già vinto se ho convinto te che sei speciale!-

-Roxas!- la porta della stanza si aprì rivelando un preoccupato Lea insieme a Ventus. I due so aspettavano di tutto tranne la scena di Roxas seduto sul letto intendo ad abbracciare il corvino. Ma non fu il loro arrivo a catturare l’attenzione dell’ex numero XIII, fu invece quando sentì le spalle circondate da un esile braccio insieme a un debole “grazie” che il mondo riprese a scorrere intorno a lui.

 

-È meraviglioso!- Leila si guardava intorno con infinta meraviglia. Tutto era così colorato, vivace, donava un senso di armonia.

-Sapevo che ti sarebbe piaciuto.- le disse Ienzo dietro di lei. Erano sul tetto di uno dei palazzi più alti della città.

-È stupendo!- la vista della cittadina era incredibile, si vedeva anche oltre i confini del certo abitato.

-Questo lo hai già detto.- rise il ragazzo. Leila arrossì imbarazzata cosa che fece ridere di più il ragazzo dai capelli color acciaio.

-Che hai da ridere?-

-Scusa. È che sei proprio strana.- 

-In che senso?- Ienzo le si avvicinò appoggiandosi alla ringhiera che gli impediva di cadere giú.

-Fai tanto la dura e ti imbarazzi per una cosa così sciocca?-

-Oltre la mia famiglia nessuno mi ha mai parlato per più di una media di due ore. Ho sempre preferito non avere molti rapporti con le persone. Mi bastava quel che avevo.- 

-Vuoi dirmi che per diciotto anni non hai mai interagito con nessuno?- Ienzo la guardò come se fosse un’alieno: gli occhi verdastri sgranati  e la bocca spalancata. Questa volta fu il turno di Leila di ridere.

-Sembri un pesce lesso. E si, le mie interazioni consistevano unicamente in frasi di circostanza.- Ienzo sorvolò sul fatto di essere stato definito un pesce e riprese il proprio discorso.

-Non ho mai avuto amici o un ragazzo. Anche se dubito che qualcuno possa essere attratto da me.- Ienzo stava per rispondere quando la stessa ragazza pose fine alla discussione.

-Ma ora basta pensare a queste cose. Sarà meglio rientrare. Tra poco il sole tramonta.- durante tutto il tragitto rimasero in silenzio, ognuno con i propri pensieri finché fu ora di prendere strade separate.

-Ci vediamo domani.- la saluto Ienzo con un gesto della mano.

-Va bene. E, Ienzo, grazie per avermi sollevato il morale.- gli sorrise prima di andare a cercare i suoi fratelli.

-Di nulla!-

 
  
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