CAPITOLO 1: UNA VISITA
DALL’OLTRETOMBA
Erano ormai
passati cinque anni dall’incredibile battaglia che aveva
scosso le fondamenta
stesse del pianeta Terra, e che aveva visto i Guerrieri Z trionfare
nuovamente
sul nemico. Non fu un’impresa facile: il demone chiamato
Majin Bu si rivelò un
osso duro, e spinse i nostri eroi più volte al limite. I
paladini della Terra
provarono di tutto: fusioni, trasformazioni… ma Majin Bu
riusciva a vanificare ogni
loro tentativo di vittoria, arrivano persino a distruggere il loro
amato
pianeta. Ma la caparbietà dei Guerrieri Z non ha limiti,
nemmeno in situazioni
disperate come quella. Grazie a Polunga, la terra e suoi abitanti
poterono
tornare in vita, contribuendo a creare la più grande Sfera
Genkidama che
l’universo avesse mai potuto ammirare. La forza di quella
immensa sfera di
energia fu tanta da travolgere e uccidere Kid Bu,
l’incarnazione più malefica
di Majin Bu, ponendo la parola fine a quella strabiliante battaglia. La
parte
buona di Majin Bu continuò a vivere in mezzo agli umani, che
si erano
dimenticati totalmente di lui e di tutte le azioni malvagie da lui
compiute
grazie a un desiderio espresso al drago terrestre Shenron. E
così, gli anni
trascorsero, lenti, pacifici, felici. I nostri eroi ne avevano passate
di tutti
i colori, ed erano consapevoli che prima o poi qualcuno sarebbe venuto
a
minacciare la serenità sul verdeggiante pianeta.
Così, molti di essi, compresi alcuni
guerrieri ritiratisi precedentemente dal combattimento, incominciarono
duri
allenamenti, che spesso duravano dall’alba fino a notte
inoltrata. Ed è proprio
nel cuore delle tenebre che la nostra narrazione inizia, e precisamente
in un
bosco.
Era
all’apparenza un semplice bosco, pieno di alberi dalle folte
chiome, poco
distanti gli uni dagli altri. La poca distanza tra gli alberi faceva si
che
anche i fogliami fossero molto vicini tra loro, e ciò
rendeva il bosco molto
scuro anche di mattina, visto che la luce faticava a filtrare
attraverso i
piccoli fori lasciati dal distacco tra cima e cima. Gli unici posti
davvero
luminosi erano alcune piccole radure, sparse qua e là per
tutta la boscaglia,
che durante il giorno risultavano essere ben illuminate, anche se di
notte
venivano anch’esse soprafatte dalla morsa delle tenebre. Come
è facile intuire,
quindi, il bosco di notte era praticamente una distesa di
oscurità, motivo
per il quale avventurarcisi necessitava
un eccellente senso dell’orientamento, una vista abituatasi a
vedere attraverso
il buio, oppure una qualche fonte di illuminazione che schiarisse un
po’
l’oscurità. La brezza che attraversava gli stretti
spazi tra gli alberi era
sempre fresca e rilassante, in particolar modo di notte, con uno strano
potere
quasi soporifero, che poteva indurre anche il più resistente
degli uomini al
sonno profondo. Ma questo suo potere non sembrava sortire alcun effetto
su
colui che quel giorno aveva deciso di recarsi in quel posto nonostante
l’assenza quasi totale di illuminazione e il senso di
desolazione provocato da
un tombale silenzio.
Era un bislacco individuo con le orecchie appuntite e due
antenne
situate sulla sua dalla testa pelata. La caratteristica più
evidente di quello
strano essere era sicuramente l’insolito colore della pelle:
invece di avere
una carnagione tipica di un essere umano, la cute di
quell’individuo era di un verde
chiaro, con alcune parti delle braccia rosee. Indossava un completo
viola che
gli lasciava scoperte le braccia, e portava un turbante e un mantello,
entrambi
di colore bianco. Portava inoltre una cintura blu, come per evidenziare
la sua
natura di combattente. In quel momento, il guerriero si trovava in
meditazione
nel centro di una delle radure presenti nel bosco, e il suo corpo era
in
levitazione. Aveva gli occhi serrati, e dalla sua faccia si poteva
evincere
come in quel momento stesse riflettendo in silenzio
all’interno della sua mente,
senza voler esplicare i suoi pensieri al mondo. Il suo volto era
impassibile, e
quasi emanava un’aura di apatia. Quella faccia non faceva per
nulla trasparire
quello a cui stava realmente pensando quello strambo personaggio di
nome
Junior, e le sue vere emozioni erano celate all’interno del
suo corpo, dentro
la sua mente; e nessuno avrebbe mai potuto curiosare nei suoi pensieri,
e del
resto lui avrebbe fatto di tutto per tenerli nascosti, nonostante, in
fin dei
conti, nessuno in quel momento si trovasse lì per ficcare il
naso nei suoi
affari.
“Sono
cinque
anni che mi alleno intensamente, che continuo ad aumentare il peso del
turbante
e del mantello, che mi esercito in nuove tecniche di
combattimento… ma non
basta. Ancora non sono arrivato a quel fatidico giorno…
perché!? Quando potrò
togliermi questo fardello da dosso!? Quando sarà il momento
in cui potrò
finalmente raggiungere… fiuh… devo calmarmi. Devo
essere paziente. Arriverà
quel giorno. Arriverà” questi ed altri pensieri
aleggiavano nella mente del
namecciano, frustrato e impotente davanti alla dura realtà,
ma al contempo
speranzoso, speranzoso in un giorno che, purtroppo, con ogni
probabilità, non
sarebbe mai arrivato; ma lui non poteva fare a meno di crederci
fermamente.
Aveva vissuto la sua vita all’ombra di quella razza
così potente e in continua
evoluzione chiamata Saiyan, i quali individui che gli appartenevano
raggiungevano
con duri allenamenti risultati inimmaginabili, che gli permettevano di
confrontarsi con qualsiasi avversario. Anche Junior si allenava
duramente e con
dedizione, ma, nonostante i suoi sforzi, non era mai stato capace, se
non in
rari casi, di raggiungere anche solo una minima parte della massima
potenza
Saiyan, in costante aumento. Ma non si sarebbe di certo arreso:
arrendersi è da
vigliacchi e solo da vigliacchi. Soltanto chi ha paura si arrende, e
Junior di
certo non era un vigliacco. Quel giorno utopico sarebbe presto
arrivato, era
solo questione di tempo. E anche se infine quella speranza si fosse
rivelata
idilliaca, almeno Junior avrebbe avuto la coscienza pulita,
poiché avrebbe
saputo di averci provato e riprovato, senza aver mai gettare la spugna
nemmeno
per un istante. Per il momento, decise che avrebbe continuato gli
allenamenti,
determinato più che mai a raggiungere il suo obiettivo,
sicuro che, prima o
poi, ci sarebbe riuscito. Ma mentre Junior rimuginava su quei pensieri,
ecco
che un leggero fruscio ruppe il silenzio assoluto del bosco.
Il
namecciano aprì istantaneamente gli occhi, posò i
piedi a terra e si mise in
posizione di combattimento. Squadrò bene la foresta, udendo
un suono sfuggente
provenire dagli alberi. Nelle vicinanze non sembrava esserci alcuna
aura, per
cui Junior dovette fare affidamento solo sull’udito, che per
fortuna il egli
era molto sviluppato, essendo un namecciano. Junior rimase fermo e
attento per
diversi secondi, constatando che il rapido suono era in avvicinamento.
Cominciò
a percepire dei passi, piuttosto pesanti. L’entità
che si stava avvicinando a
lui sembrò per un attimo rallentare, ma Junior sapeva di non
poter abbassare la
guardia. Il namecciano face molta attenzione alla direzione da cui
provenivano
i suoni, che cambiava ripetutamente: sinistra, destra, indietro,
avanti. Era un
continuo ciclo che non sembrava volersi arrestare. Ma ecco che
improvvisamente
i passi divennero nuovamente veloci, quasi impercettibili. Una folata
di vento
accarezzò il volto di Junior, ma i pensieri di
quest’ultimo era più concentrati
su ciò che, con ogni probabilità, aveva provocato
quella folata. Davanti a sé,
infatti, si era parato un diretto sferrato da un enorme mano, ma Junior
era
pronto a contrastarlo. Prontamente, il namecciano schivò il
colpo spostandosi a
destra, riuscendo finalmente ad inquadrare l’artefice dei
suoni precedentemente
sentiti. Era un uomo muscoloso, con baffi radi e la testa priva di
capelli.
Indossava un’armatura con spallacci gialli e busto nero, per
poi tornare gialla
nella zona delle gambe. All’occhio destro portava uno strano
oggetto di colore
blu, che risultò dannatamente familiare a Junior.
L’uomo rimase per qualche
secondo con il braccio disteso verso Junior, per poi ritrarlo, puntando
i suoi
occhi verso quelli del namecciano. Sorrise. E da quel sorriso, Junior
capì.
“Cosa!? Nappa!?” disse il namecciano,
stupito e inorridito. Non poteva
essere vero. Come poteva essere realtà l’orribile
visione che gli si palesava
davanti? Nappa era morto anni addietro, e ormai di lui non rimanevano
neppure
le sue ceneri! Com’era possibile? Doveva essere un sogno,
forse Junior si stava
immaginando tutto. Non poteva essere davvero lui. Ma la conferma,
purtroppo,
arrivò, dalla bocca dello stesso ex-compagno di lotta di
Vegeta.
“Proprio
così, pivello!” sbraitò il Saiyan,
sfoderando uno dei suoi ghigni migliori. Era proprio Nappa, in carne ed
ossa.
Junior rimase per un po’allibito, ma il suo sangue freddo
riuscì a fargli
tornare il lume della ragione. La sorpresa c’era stata, ma di
per sé, non c’era
nulla di cui aver paura: d'altronde, Junior era ormai diventato decine
e decine
di volte più potente di Nappa, e liberarsi di quel Saiyan
sarebbe stato uno
scherzo, quasi come un gioco. Durante il loro primo incontro fu Junior
a
rimetterci le penne, ma quel giorno le cose sarebbero andate molto
diversamente. E di questo Junior ne era certo.
“Cosa c’è, pidocchio? Hai
forse paura!?” sghignazzò il calvo Saiyan,
guardando Junior con fare arrogante e di sfida.
“Io? Paura
di te? Beh, credo che tu abbia sbagliato giorno e persona, caro il mio
crapa
pelata!” ribatté Junior, mettendosi in posa,
pronto a combattere. Sarebbe stato
veloce. Veloce, ma intenso. Sentì come una strana voglia, un
desiderio effimero
ma al contempo forte dentro di lui. Era da tempo che non sentiva il
bisogno di
fare ciò che stava per fare, ma non se ne curò
molto: voleva farlo, e lo
avrebbe fatto. Nessuno glielo avrebbe impedito.
“Ah, così osi anche prenderti gioco
di me, pidocchio! Se le cose stanno
così, non mi lasci scelta. Ti ho già ucciso una
volta, e non ho niente che mi
imponga di non farlo nuovamente! Non vedrai l’alba di domani,
muso verde!”
disse Nappa, togliendosi lo scouter con la mano destra, per poi
stringerla in
un pugno, riducendo in frantumi il marchingegno. Aprì poi la
mano, lasciando
cadere a terra i resti del rilevatore, per poi osservare rabbiosamente
Junior,
mantenendo comunque quel fastidioso ed arrogante sorriso.
“Credi
che mi lascerò uccidere
così facilmente come quella volta? Preparati Nappa, ti sto
per rispedire da
dove sei venuto!” disse Junior, buttando rapidamente a terra
turbante e
mantello, preparandosi a confrontarsi con il colosso Saiyan. Lo scontro
stava
per incominciare.
Nappa non esitò un momento, e si diede il
privilegio di compiere la
prima mossa. Con un veloce scatto, si trovò faccia a faccia
con il namecciano,
che lo guardò dritto degli occhi. Nappa poté
osservare attentamente il beffardo
sorriso di Junior, che rimase impassibile alla mossa compiuta
dall’energumeno Saiyan,
il quale cominciò ad innervosirsi davanti a quella chiara
provocazione. Nappa
sferrò un violento gancio destro, con l’intenzione
di colpire la guancia destra
del namecciano. Quest’ultimo riuscì
però a bloccare il colpo con il solo
ausilio della mano destra aperta, mentre continuava ad osservare il
proprio
avversario, compiacendosi della sua superiorità. Infuriato,
il Saiyan ritrasse
il braccio, e celermente sferrò un montante con il braccio
sinistro. Il
namecciano riuscì a bloccare facilmente il colpo con la mano
sinistra, provando
un senso di appagamento in quella lotta a senso unico. Nappa
cominciò ad
innervosirsi, e, determinato più che mai a colpire il
namecciano, fece
pressione sulla mano di quest’ultimo, sperando che prima o
poi questa essa
avrebbe ceduto, lasciando passare il suo montante e permettendogli di
colpire
in pieno quell’arrogante muso verde. Ma il Saiyan stava
inconsapevolmente
sprecando le proprie energie, visto che il palmo verde non sembrava
dare segni
di cedimento. Junior guardò soddisfatto il volto impegnato
di Nappa, che,
digrignando i denti, cercava di mettere più forza possibile
nel suo poderoso
montante. Dopo ciò, il namecciano decise che ne aveva
abbastanza: era il
momento di porre fine a quel breve scontro. Junior sferrò un
forte calcio con
il piede destro allo stomaco del Saiyan, che si ritrasse il braccio
siniso e si
portò entrambe le mani al punto colpito, mentre emetteva
forti gemiti di
dolori. Nappa indietreggiò leggermente, con gli occhi fissi
sul suo verde
avversario, che continuava a guardarlo con un’aria di
compiacimento. E questo
non poteva che imbufalirlo sempre di più.
“Credi
davvero che basti un semplice calcio per stendermi? Mi dispiace, ma non
sono
così fragile come credi!” sentenziò
furioso Nappa, accasciandosi al suolo
dolorante. Cercò inutilmente di rialzarsi, dato che il colpo
di Junior gli
aveva come prosciugato tutte le energie. Junior si avvicinò
lentamente, passo
dopo passo, con il volto sempre rivolto al sofferente Nappa. Il
namecciano posò
un piede sulla testa del Saiyan, ormai a terra e inerme.
Cominciò a premere
contro il capo di Nappa, che ululava per il male che quello che lui
definiva
muso verde gli stava provocando. Nappa cominciò ad emettere
strazianti urla, ma
Junior rimaneva impassibile dinanzi a quelli che a lui parevano dei
lamenti
infantili.
“Il classico colosso tutto fumo e niente
arrosto. Sei fragile, le tue
ossa sono fragili, la tua carne è fragile. Mi basta uno
schiocco di dita per
porre la parola fine alla tua misera esistenza. Non ho potuto farlo una
volta,
e allora lo farò ora” disse Junior, portandosi due
dita alla fronte.
“No,
ti prego, non usare il Makankosappo! Ti prego, risparmiami!”
implorò Nappa, ma
Junior non diede peso alle sue parole, e iniziò a
concentrare il proprio Ki per
eseguire la sua tecnica firma, il Makankosappo. Mentre caricava il
potente
colpo, Junior incominciò una fragorosa risata di godimento.
Non si era mai
sentito tanto a suo agio come in quel momento. Non ci volle molto
affinché il
colpo fosse pronto. Junior ritrasse le dita dalla fronte, pronto a
prendere la
mira sullo stomaco di Nappa, pronto a penetrare i possenti muscoli del
Saiyan.
Era questione di pochi secondi, e la sua vendetta si sarebbe avverata.
Ma fu
proprio in quel momento che si accorse di qualcosa di strano: il suo
comportamento era stato anomalo durante il corso di quella breve
battaglia. Si
era comportato in modo sadico, violento, vendicativo... sembrava la
copia di se
stesso ai tempi del ventitreesimo torneo mondiale. Cosa gli stava
accadendo?
Perché si era comportato in quel modo? Perché
stava provando divertimento
nell’umiliare quel mostro composto da mera muscolatura, senza
un briciolo di
umanità e di pietà? Perché aveva
sentito così tanto il bisogno di far soffrire
il Saiyan, mostrargli la sua inferiorità rispetto a lui,
piuttosto che farlo
fuori fin dall’inizio e risparmiargli tutto ciò,
come in fondo aveva sempre
fatto con i suoi avversari dopo il ventitreesimo torneo? Junior si
paralizzò, tanto che smise di
premere sulla testa di Nappa. Probabilmente per la prima volta in vita
sua, il
grosso Saiyan utilizzò l’astuzia, e colpi il
terreno con veloce e potente Ki
Blast caricato sul momento. Una nube di fumo si alzò, ma
Junior rimase
imperterrito e fermo come una statua, con lo sguardo perso nel vuoto, e
un
espressione a metà tra il disgusto e la vergogna. Il fumo si
diradò in fretta,
e Nappa non c’era più. Junior strinse le mani in
pugni, riassorbendo tutto il
Ki accumulato sulle dita per eseguire il Makankosappo.
Inclinò la testa verso
il terreno, con un espressione pensierosa. Cos’era appena
successo? Aveva
sognato ad occhi aperti oppure aveva realmente affrontato un redivivo
Nappa,
che incredibilmente sembrava anche conoscere il Makankosappo nonostante
lo avesse
mai visto all’opera? Se l’era immaginato o per
davvero si era comportato come
un tempo? Queste ed altre domande intasavano la mente del namecciano,
che
rimase tutta la notte a meditare in quel bosco. Una cosa gli fu
però
sicuramente chiara: il suo intuito gli diceva che la pace sulla Terra
aveva le
ore contate.
*
La mattina
successiva all’accaduto, il Saiyan chiamato Goku stava
svolazzando sopra
l’azzurro mar, alla ricerca di una piccola isola. Era una
bellissima giornata,
il cielo era più limpido che mai, e il sole splendeva alto
nel cielo. La
positività di quel tempo sembrava voler sotterrare gli
orribili avvenimenti
della notte precedente, di cui nessuno, a parte il malcapitato Junior,
era a
conoscenza. Il Saiyan aveva un genuino sorriso, stampatosi sul suo
volto durante il
suo volo verso l’isola,
inconsapevole del dramma che aveva afflitto il suo amico namecciano.
Ormai,
Goku non temeva più alcun avversario: poneva molta fiducia
nelle sue capacità,
e in quelle dei piccoli Goten e Trunks, destinati a diventare prima o
poi i
nuovi protettori del pianeta, nonché nelle rinomate e
innegabili qualità da
combattente del suo eterno rivale Vegeta. Certo, era ben consapevole
che la
pace non si sarebbe mantenuta per sempre, ma per il momento il mondo
gli sembrava
fin troppo tranquillo perché potesse scoppiare una
catastrofe da un momento
all’altro. E così, mentre il vento gli palpava la
fronte, rinfrenscandola, e il
suo corpo fremeva dalla voglia di allenarsi, Goku arrivò a
destinazione. Era un
piccolo isolotto su cui era stata costruita una casa color pesca dalle
dimensioni modeste a alta due piani. Goku atterrò dolcemente
sulla spiaggia,
mentre i suoi piedi modellavano la sabbia sprofondandoci dentro. La
porte e le
finestre della casa erano ermeticamente chiuse, e in giro non sembrava
esserci
tracce di vita intelligente.
“Avanti,
so che siete nascosti da qualche parte. Coraggio, fatevi
sotto!” esclamò Goku,
guardandosi attentamente le spalle. Ancora niente. Il suo sguardo
ricadde nuovamente
sulla rosea casa, quand’ecco comparire un’ombra
sulla sabbia. Ad una prima
occhiata sembrava un uomo basso e calvo, il quale tendeva il braccio
sinistro
all’indietro, con la mano serrata a mo di pugno, pronto per
scagliarlo contro
il Saiyan.
“Mi
spiace, caro mio,
ma non mi vincerai mai con le solite tattiche!” disse
allegramente Goku , per
poi voltarsi velocemente all’indietro e parare con il palmo
sinistro un diretto
di Crilin. Il calvo terrestre rimase per un po’ in
levitazione, con il pugno
che ancora tastava la mano di Goku. Crilin guardò Goku, con
un sorriso che
faceva chiaramente trasparire malizia e sfida.
“Questo
è quello che pensi tu!” disse Crilin, per poi
partire con un altro diretto
pronto a stamparsi in faccia a Goku. Quest’ultimo diede una
esplicita e quasi
presuntuosa dimostrazione della sua strabiliante potenza, contrastando
quel
pugno con la parte del corpo a cui era diretto: la testa. Goku diede
una
testata al diretto del terrestre, riuscendo non solo a bloccarlo,
bloccarlo, ma
anche a sbalzare via Crilin, che finì in mare per la grossa
potenza del colpo.
Numerosi schizzi si alzarono dall’acqua, e Crilin scomparve,
inghiottito dal
mare.
“Allora, è tutto qui quello che
sapete fare!?” chiese Goku, quasi come
se pretendesse una risposta immediata. Nel contempo, veloci passi si
posavano
sulla sabbia, piuttosto evidenti, ma al contempo schivi e speranzosi di
cogliere di sorpresa l’avversario.
“Ah,
vedo che volete fare sul serio. E va bene: lo avete voluto
voi!” disse
serenamente Goku, per poi voltarsi nuovamente, ottenendo una chiara
visione di
un uomo con folti e lunghi capelli neri, con due cicatrice che si
incrociavano
ad x sulla guancia destra e una lunga cicatrice che partiva dalla
guancia sinistra
fino ad arrivare alla fronte, intenzionato ad affrontarlo con tutte le
sue
forze, a giudicare dalla sua espressione. Il vero combattimento era
appena
inziato.
Iamko
mirò per bene lo stomaco di Goku, per
poi sferrare una ginocchiata con il piede sinistro, facilmente bloccata
dal
Saiyan con la mano destra. Goku sferrò quindi un diretto con
il braccio
sinistro, ma Iamko riuscì ad intercettarlo appena in tempo,
facendo scudo alla
testa con il braccio destro e bloccando quindi in tempo il colpo. Fece
poi un
veloce scatto, scomparendo all’istante, per poi ricomparire
altrettanto
velocemente alle spalle dell’avversario. Tentò
quindi di colpire il collo di
Goku con un veloce calcio laterale. Goku diede dimostrazione dei suoi
mostruosi
riflessi, abbassandosi con una rapidità impressionante,
schivando il calcio, per
poi colpire Iamko allo stomaco con una gomitata sinistra prima che
l’avversario
potesse fare qualsiasi cosa. Il capelluto terrestre fece diversi passi
all’indietro, per poi cadere a terra, tanto era il dolore che
quel singolo
colpo era stato capace di provocargli. Goku rimase piuttosto deluso da
ciò a
cui aveva appena assistito: nonostante tutti i suoi allenamenti, Iamko
non era
ancora capace nemmeno di sfiorarlo, e i suoi attacchi, per quanto
veloci, erano
ancora facilmente contrastabili da un avversario capace di muoversi e
ragionare
in modo repentino; inoltre, era piuttosto evidente che Iamko stesse
già affannando
dopo quel singolo colpo, e il suo viso si era contorto in un
espressione di
pura sofferenza, di chi sa che prenderà presto altri colpi
micidiali
esattamente quanto quello.
“Ufh,
che noia! Possibile che non riuscite mai a colpirli? Devo ammettere che
mi
avete molto deluso, tutti e due! Ci siamo allenati così a
lungo, ma ancora non
riuscite nemmeno a toccarmi! Avanti, so che nascondete qualche altra
carta!
Mostratemela, dimostratemi di cosa siete davvero capaci” si
lamentò il Saiyan,
accorgendosi solo in quel momento di un rumore di schizzi
d’acqua che saltano
dal mare. Goku ebbe appena il tempo di girarsi e mettersi in posa di
combattimento quando Crilin lo colpì con una fortissima
testata allo stomaco.
Pur rimanendo in posa di combattimento, Goku arretrò di
qualche passo per la
forza di quel velocissimo attacco, lasciando anche un marcato solco
sulla
sabbia. Non ebbe nemmeno il tempo di pensare ai lancinanti mali che
sentiva nel
petto, visto che il calvo terrestre si apprestava a compiere un altro
assalto.
Svolazzando per l’aria, Crilin si avvicinò con la
super velocità a Goku, per
poi cominciare a tempestarlo di calci dalla testa ai piedi. Il dolore,
unito
alla raffica senza fine di Crilin, impedivano a Goku di controbattere
in un
qualsiasi modo. Fu dunque costretto a subire senza avere la minima
possibilità
di reagire, riuscendo però ad assistere finalmente ad una
dimostrazione più che
sufficiente del gran miglioramento in forza compiuto in quegli anni da
Crilin.
“Era
questo che cercavi, vero, Goku? Beh, come puoi vedere ci siamo dati
molto da
fare in questi anni, e non credo che tu sia capace di contrastarci
così
facilmente, adesso!” sentenziò Crilin,
compiacendosi del risultato ottenuto: un
Goku immobile e incapace di compiere alcun movimento, intrappolato in
una
ragnatela continua di colpi, costretto ad incassare i celeri calci del
terrestre senza poter intervnire. Ma il nostro Crilin, purtroppo, non
sapeva
che anche Goku aveva diverse carte da giocare non ancora svelate.
Difatti, il
potente Saiyan decise che ne aveva avuto abbastanza di subire tutti
quei colpi
senza avere la possibilità di reagire. Con un
urlò disumano, Goku decise di
liberare la forza che aveva tenuta nascosta per diversi anni ai due
terrestri
durante i loro allenamenti. La sua aura si espanse in un batter
d’occhio, e la
sua potenza era tale da mandare al tappeto Crilin al solo contatto con
la pelle
del terrestre. E dopo di ciò, continuò ad
espandersi e ad espandersi,
diventando sempre più grande, al punto in cui ormai
ricopriva quasi tutta
l’isola. La forza del Saiyan era tale che, se solo avesse
voluto, gli sarebbe
bastato un sol colpo quella piccola e misera isoletta, con tutto
ciò che c’era
sopra di essa. Crilin riuscì a rialzarsi, e, dopo essersi
scrollato la sabbia
di dosso, ebbe una visione quasi mistica: Goku era in piedi, schiena
alta e
muscoli in evidenza. Il suo sguardo era serio, e l’aura che
lo circondava era
così immensamente grande che per poco non arrivava a toccare
la Kame House, le
cui travi sembravano smosse dalla forza immensa del Saiyan, quasi come
se
fossero spaventate.
“Incredibile… ripensando al passato,
non
avrei mai immaginato che saresti riuscito a raggiungere tali livelli
senza aver
bisogno di qualche trasformazione. Sei certamente il più
forte guerriero che io
abbia mai potuto conoscere. E anche dopo tutti questi anni, mi sembra
ancora un
sogno l’idea di riuscire a raggiungerti. Sei insuperabile,
amico mio” pensò tra
sé e sé Crilin, mentre squadrava Goku con
un’espressione provocatoria ma al
contempo sorridente. Il Saiyan
smise di
urlare, e a poco a poco la sua aura iniziò a diradarsi, fino
a scomparire del
tutto, facendo tornare normale l’atmosfera. Si
avvicinò al caro amico
terrestre, accarezzandogli la pelata, un po’ per affetto e un
po’ per prenderlo
in giro.
“Sei
sempre il solito, Goku! Non cambierai proprio mai!” disse
felicemente Crilin,
mentre osservava lo sguardo perennemente sorridente del suo amico
Saiyan.
“Crilin
non è l’unico ad aver compiuto dei
miglioramenti!” sentenziò una voce alle
spalle che Goku, che, colte al volo quelle parole, tornò
serio, si alzò, per
poi girarsi, scoprendo che quella voce che aveva richiamato le sue
attenzioni
era Iamko, affannato e debole. Sembrava come se il suo corpo potesse
cedere da
un momento all’altro, ma era come se si rifiutasse di cadere,
spinto dalla
voglia di confrontarsi contro un avversario con il quale non aveva
alcuna
speranza. In fondo, c’era da ammettere che la buona
volontà non gli
mancava.
“Ah
si? Beh, allora dimostramelo con qualcosa di concreto!” disse
Goku, osservando
il suo avversario. Iamko stese quindi il braccio sinistro in avanti,
tenendo la
mano all’insù e chiudendo le dita ad artiglio. Si
toccò quindi il polso del
braccio sinistro con la mano destra, e incominciò ad
accumulare energia nella
mano con le dita ad artiglio. Dopo qualche secondo, ecco comparire una
sfera di
energia che volteggiava sopra la mano dove Iamko aveva caricato la sua
energia.
“Ah, si? Allora vuoi puntare tutto sulla
Sokidan, non è così? E sia:
Sokidan contro Sokidan!” disse Goku, più
entusiasta che mai e desideroso di
iniziare al più preso. Esegui gli stessi identici movimenti
di Iamko, e in un
batter d’occhio riuscì anch’egli a
creare una sfera di energia identica a
quella dell’amico.
“Tsk, sei proprio sicuro che la tua Sokidan sia
più efficace della mia!?
In fondo io sono il creatore di questa tecnica, l’ho ideata
io: chi può
utilizzarla meglio di me” disse narcisisticamente Iamko,
rivolgendo un sorriso
determinato al Saiyan. Goku ricambiò il gesto, fiducioso che
Iamko gli avrebbe
dato una dimostrazione concreta dei suoi miglioramenti, cosa che fino
ad ora
aveva potuto constatare soltanto in Crilin.
“Lo
vedremo! Avanti, si comincia!” disse Goku,
per poi lanciare la sua sfera. Iamko fece la medesima azione, ed
entrambi i
contendenti erano già in eccitazione per quello che si
prospettava un
interessante confronto di una stessa tecnica eseguita da due individui
differenti. Sia Iamko che Goku avvicinarono due dita per ogni mano,
pronti per
iniziare a direzionare a piacimento la propria sfera. Goku fu
abbastanza rapido
da riuscire a compiere la prima mossa, inclinando il braccio sinistro
all’insù.
La sua sfera di energia si mosse con una rapidità
impressionante, trovandosi
dopo pochi istanti sopra la testa di Iamko. Il terrestre mantenne la
calma, e
anch’egli alzò leggermente il suo colpo con gli
stessi movimenti di Goku, ma
con una velocità decisamente inferiore a quella del Saiyan.
Avvicinò poi il
braccio destro a quello sinistro, tenendo il primo al di sotto
dell’ultimo, ed
indicando con le due dita congiunte alla sua sinistra. La palla si
avvicinò
alla Kame House, il che destò non poco stupore a Goku, che
iniziò a pensare di
aver fuso qualche rotella al povero Iamko con il colpo precedente.
Prima che la
sfera potesse però impattare contro la Kame House, Iamko la
alzò ancor di più,
facendola arrivare al livello della sfera di Goku, che in quel momento
si
trovava a destra di quella di Iamko.
“Allora è questo quello che vuoi, non
è così?” disse il Saiyan, preparandosi
ad indicare la sinistra con le dita del braccio destro, in modo da
annullare la
Sokidan di Iamko grazie alla propria.
“Mi
spiace, ma non sono così ingenuo!” disse Iamko,
per poi inclinare il braccio
sinistro all’indietro. Immediatamente, distese quel braccio
fino al punto in
cui le due dita stese arrivavano quasi a toccargli una scarpa. La sua
sfera,
con un rapido movimento in curva, si allontano dalla sfera di Goku, per
avvicinarsi minacciosamente verso il Saiyan. Goku, preso dalla
situazione, fece
un gran balzo per evitare la sfera.
“Ci sei cascato!” disse Iamko.
Anch’egli
compì un balzo felino, raggiungendo all’istante il
suo amico Saiyan. Senza
perder tempo, il terrestre sferrò una tallonata al volo
dritta al petto di Goku,
che per il contraccolpo fu sbalzato sulla sabbia. Iamko non perse
tempo, e,
volando, si accinse a sferra un colpo energetico contro il Saiyan. Goku
non ci
mise un granché a rialzarsi, e riprese con la stessa
velocità il volo
precedentemente interrottò da Iamko. Si avvicinò
a lui con gran velocità, per
poi colpirlo con un calcio allo stomaco. Iamko non proferì
alcun’ gemito di
dolore, anzi, sorrise. Repentinamente, il terrestre afferrò
con entrambe le
mani il piede di Goku, spingendolo contro il suo stomaco e facendoci
pressione,
facendolo contorcere dal dolore. Iamko riuscì quindi a
tenere Goku immobile per
qualche secondi, dimenticandosi che la sfera di quest’ultimo
era ancora integra,
cosa che invece saltò all’occhio del Saiyan
proprio in quel momento. Goku
decise quindi di distendere il braccio sinistro
all’ingiù, in modo da colpire
Iamko con la sfera e liberarsi dalla presa esercitata dal terrestre.
Iamko,
osservati i movimenti di Goku, ricordò
all’istante, ma orami era troppo tardi.
Con un espressione di panico, Iamko diede una forte testata alla fronte
di
Goku, per poi attenuare la presa per evitare di perdere ulteriori
energie. Goku
riuscì a sfilare il piede dalle mani del terrestre, che
aveva un espressione di
pura sofferenza. Iamko affannava, e non riusciva più a
muovere nemmeno un
muscolo. Goku si allontano dal capelluto terrestre, mentre Crilin
osservava
terrorizzato la sfera luminosa che entrava in contatto con il corpo del
suo
amico, creando un esplosione di fumo, e mandando a terra il povero
terrestre,
inerme.
“Oh, no, Iamko!” disse spaventato
Crilin,
avvicinandosi al corpo esanime della amico. I capelli di Iamko erano
intrisi di
sabbia, e la sua faccia sembrava quella di qualcuno che provava un
dolore
costante, sebbene in realtà fosse soltanto svenuto e quindi
non percepisse più
nulla. Al contrario, Goku era ancora fresco come una rosa, nonostante
ne avesse
prese di santa ragione da entrambi i terrestri. Si avvicinò
al corpo
dell’amico, per poi tirare fuori dai suoi pantaloni un
sacchetto contenente alcuni
senzu. Lo aprì e ne infilò uno nella bocca di Iamko, che in un men che non
si dica si
rialzò, furibondo e deluso.
“Maledizione! Perché sono sempre
quello che alla fine viene ridotto
peggio di tutti!? Non riesco mai a combattere senza che dopo abbia
bisogno di
un senzu, nemmeno dopo un allenamento, e in questo caso stavo pure
riuscendo a
rimontare! Ahh, dannazione!” piagnucolo Iamko, sbattendo i
pugni sulla
sabbia.
“Piantala
di fare il bambino, i brutti momenti ci sono per tutti
quanti!” gli rimproverò
Crilin, ma Iamko gli girò le spalle, stendendosi sulla
sabbia e mettendo le
mani dietro la testa. Goku e Crilin decisero di fare lo stesso,
rivolgendo lo
sguardo insieme al loro amico al cielo mattutino. Il vento ondulava i
loro
capelli (eccetto quelli di Crilin, visto che in quel momento non ne
possedeva
affatto), e quella piacevole sensazione gli fece ricordare quei cinque
fantastici anni vissuti nella pace, nella prosperità, ma
anche nella fatica,
nell’allenamento e nel raggiungimento di nuove mete.
“Ragazzi,
ma ci pensate che sono passati già cinque anni? Mi sembrava
ieri il giorno in
cui abbiamo distrutto Majin Bu!” disse spensieratamente Goku,
rivolgendo lo
sguardo ai suoi due compagni di allenamento.
“ Abbiamo? Dai Goku, non prenderci in giro! Lo
sappiamo che se Majin Bu
non esiste più, è soltanto merito tuo!”
sbuffò Iamko, ancora contrariato da ciò
che era poc’anzi accaduto.
“Avanti! In fin dei conti noi abbiamo dato
l’energia per la Genkidama
che ha disintegrato quel mostro. Il merito è anche nostro,
Iamko!” disse
Crilin, ridacchiando.
“E va bene, Mr.Capelli”
ribatté Iamko, con un chiaro tono di
sfottò.
“Ehi, come ti permetti di chiamarmi
così, Mr.Capellone?” rispose
prontamente Crilin, indignato. La bocca di Iamko si increspò
in un piccolo
ghigno.
“Cos’è? Questi anni di
allenamento nella stanza gravitazionale vi ha per
caso resi così confidenziali tra di voi?” disse
Goku, osservando i due con un
espressione quasi meschina.
“Ehh!!? E tu come lo sai!?” fecero in coro i due
terrestri, guardando
sconcertati la faccia del Saiyan.
“Vegeta mi ha detto tutto. Lui è
ormai capace di sopportare quasi perfettamente
una gravità 400 volte superiore a quella della Terra, ma
anche voi di progressi
ne avete fatti: Tensing è adesso capace di resistere fino
alla gravità 300,
mentre tu e Crilin siete capaci di allenarvi ad una gravità
250 volte superiori
a quella terrestre. Anche Riff sta compiendo dei passi da gigante, dato
che in
una settimana è passato da gravità 90 a
gravità 130, ed è in costante aumento,
anche se sta cominciando a riscontrare grosse difficoltà.
Adesso capisco perché
alle volte non vi presentavate sull’isola, nonostante
avessimo già progettato
l’incontro. Tornando a noi, vedo che in questi cinque anni vi
siete dati da
fare nella stanza gravitazionale, tanto che adesso riuscite persino a
combattere alla pari con noi Saiyan in forma base. O mi sbaglio, caro
il mio
Crilin?” concluse Goku, sedendosi ed osservando
maliziosamente il suo giovane
amico, il quale si fece rosso come un peperone, sembrando spaesato da
quanto
detto dal Saiyan.
“Di c-c-c-cosa parli?”
balbettò Crilin,
guardando dal basso il Saiyan, che da quell’inquadratura
sembra un vero e
proprio colosso in confronto a lui, cosa che lo metteva ancora
più a disagio di
quanto già non fosse.
“Avanti,
su, non vorrai ancora nasconderci il fatto che sei riuscito a colpire
Vegeta,
giusto!?” controbatté Goku, guardando
l’amico, il quale si sentiva
progressivamente sempre più turbato dalla verità
che il Saiyan cercava di far
venire a galla.
“Cooosa?
Criln, dice sul serio? Vegeta ha sempre dato il massimo contro di noi,
e a
differenza di Goku, ha sempre cercato di evitare che qualcuno di noi
riuscisse
anche solo a sfiorarlo, adottando strategia molto poco aggressive e
più
difensive e basate sui contrattacchi. È sempre stato super
prudente, il suo
stupido orgoglio gli imponeva di non venir messo in
difficoltà da dei
terrestri, e per il momento sapevo che tra di noi nessuno fosse
riuscito a
colpirlo… come hai fatto!?” chiese entusiasta e
curioso Iamko, sedendosi anche
lui sulla sabbia nella medesima maniera di Goku e fremendo dalla gioia
di
sapere la verità su quella fantastica notiza. Crilin si
alzò, imbarazzato e
rosso al punto da far sembrare la sua testa un pomodoro, guardando i
suoi due
compagni. Entrambi non aspettavano altro se non la sua confessione, che
non si
fece ulteriormente attendere.
“Ok, lo
ammetto. Ho colpito
Vegeta. Peccato che non sia stata mia intenzione farlo! Era notte
fonda, e io,
avevo ancora voglia di allenarmi ancora. Quindi, sono andato alla
Capsule Corp,
ho chiesto a Vegeta di combattere ancora nella stanza gravitazionale.
Il primo
che riusciva a colpire l’altro vinceva. Vegeta era
più acido del solito, forse
perché lo avevo svegliato nel cuore della notte, o per
altro. Non è ho idea. Ha
pero accettato, e una volta dentro ha impostato la gravità a
350, sapendo bene
che non sarei mai riuscito a reggerla. Vegeta riusciva a spostarsi
tranquillamente, visto era già capace di reggere una
gravità superiore a quella.
A me, invece, sembrava di avere l’intero mondo sopra la
schiena, ed ogni
singolo movimento richiedeva uno sforzo enorme. Ho cercato di stare
lontano da
Vegeta per un quando più tempo possibile, e, anche se per
correre lontano da
lui ho dovuto spremere moltissime energie, sono riuscito ad avanzare
abbastanza
velocemente, fino a quando non sono inciampato. Mi sono girato, e ho
visto
Vegeta pronto a sferrarmi un pugno e dalla sua espressione ho capito
che faceva
sul serio. Ero così spaventato da quello che quel pugno mi
avrebbe potuto fare
che ho perso il controllo del mio corpo, ed istintivamente ho colpito
la gambe
di Vegeta con un calcio, facendolo cadere a terra. Ero stato veloce
certo, ma
avevo perso tutte le energie, e per giunta avevo anche vinto la sfida!
Si, può
sembrare strno che mi pianga addosso nonostante sia riuscito nel mio
intento,
ma Vegeta non l’ha presa proprio bene. Fu furioso, dicendomi
che se avessi
anche solo provato a rivelare a qualcuno questo avvenimento lui me
l’avrebbe
fatta pagare. Quindi, vi prego di non dirgli che ve l’ho
raccontato!” concluse
Crilin in tono supplichevole. Iamko e Goku rimasero per un
po’ di tempo ad
osservare l’amico con una faccia quasi intontita, per poi
scoppiare a ridere
simultaneamente.
“Dai,
Crilin, sai che non faremmo mai una cosa del genere! Ci teniamo alla
tua pellaccia!”
disse Goku, dando al contempo una pacca sulla spalla al calvo terrestre
per
confortarlo.
“E poi
non credo
che Vegeta possa davvero farti qualcosa! Probabilmente ha detto
così perché era
arrabbiato: sai com’è fatto, l’orgoglio
se lo mangia a colazione. Per giunta
era già innervosito dal fatto che tu l’abbia
svegliato nel cuore della notte, e
probabilmente non ha nemmeno pensato veramente a ciò che ha
detto. Rilassati,
dai!” disse scherzosamente Iamko, supportando anche lui
l’amico con un
amichevole pacca. Crilin aveva la testa rivolta verso la terra, e la
sua
espressione, invece che essere rallegrata dal supporto dei suoi due
amici, era
frustrata e arrabbiata: quei due stavano rimarcando fin troppo
quell’accaduto,
e questo a Crilin non stava per niente bene.
“INSOMMA, LA VOLETE PIANTERE VOI
DUE! PIÙ NE PARLATE, PIÙ CI PENSO E
PIÙ MI PREOCCUPO! CAMBIAMO ARGOMENTO, O
POTERI DAVVERO IMBUFALIRMI!” esplose Crilin, guardando
furioso i due compagni,
i quali sobbalzarono per via dell’inaspettata reazione
dell’amico.
“Scusaci!”
dissero sottomissivi Iamko e Goku, pressoché inchinandosi
davanti all’amico,
che, sbuffando, sembrava però in procinto di calmarsi dopo
quel profondo sfogo.
“Ok… sono calmo. Ma vedete di non
commettere lo stesso errore. Piuttosto,
non dovevi tenerci aggiornati sulla questione di Gohan, Goku? Avete
parlato?
Cosa ti ha detto?” domandò Crilin. Sia lui che
Iamko dimenticarono in un baleno
la faccenda di Vegeta e diedero tutte le loro attenzioni a Goku, il
quale non sembrò
molto felice di aver ricevuto quella domanda. Crilin
rabbrividì leggermente:
era da tempo che non vedeva Goku così imbronciato.
“Amico, è successo
qualcosa?” chiese premurosamente Crilin. Ma ciò
che
ottenne non fu una risposta altrettanto gentile.
“Affari che
non vi riguardo. Non aggiungo altro” disse seccamente Goku,
cercando di non
vedere la faccia di quelli che, in quel momento, considerava due
insopportabili
ficcanaso. Perché loro non potevano capire
quant’egli si sentisse sconfitto,
tradito, offeso da ciò che era successo appena qualche notte
prima.
*
Era in tarda
serata, e Goku e Gohan si trovavano uno di fronte all’altro
davanti a casa del
primo. Le luci erano spente dentro l’abitazione, e Chichi e
Goten erano da poco
in un sonno profondo, ignari di quello che stava succedendo
all’infuori
dell’abitazione. Padre e figlio si guardavano con sprezzo,
quasi come se
fossero avversari. La tensione tra i due si era materializzata
nell’aria, ed
entrambi non sembravano per nulla di buon umore.
“Allora, da dove vogliamo iniziare,
figliolo?” disse Goku, cercando di
essere il più pacato possibile, anche se era evidente il
gran nervosismo che lo
pervadeva in quel momento.
“Io non vorrei affatto iniziare! Ti prego,
papà, non voglio litigare non
te, ma tu devi accettare la mia scelta!” mise subito in
chiaro il primogenito
di Goku, con l’intenzione di far terminare
quell’ennesima discussione tra di
loro prima che potesse effettivamente prendere forma. Purtroppo per
lui, Goku
non sembrava volere che il figlio la facesse franca con tanta
facilità ancora
una volta.
“Gohan,
ti
prego, ascoltami! So che non ti piace combattere, e che se ti sei
allenato in
determinati momenti, lo hai fatto solo in caso di necessità,
per proteggere chi
più ti sta a cuore. Ed è quello che faccio anche
io! E mi chiedo come tu faccia
a non capire che se vogliamo difendere la terra abbiamo bisogno di te!
Hai un
potenziale praticamente illimitato, che il Sommo Kaiohshin è
riuscito a
sbloccare tempo addietro, mostrando di cosa eri veramente capace. Ma
secondo
me, tu puoi migliorare ancora di più, superare quello che
è all’apparenza il
tuo potenziale massimo, e diventare sempre più forte, ancora
e ancora! Ma
purtroppo, in questi cinque anni non ne hai proprio voluto sapere di
allenarti,
e ti sei rammollito a tal punto da aver perso la forza che ti ha
sostenuto
contro Majin Bu! Ma insieme, so che possiamo ritrovare questa forza, e
superarla!” esclamò il Saiyan purosangue, mentre
nel suo cervello era in corso
una vera e propria battaglia di emozioni, in cui la
tranquillità stava avendo
sempre di più la peggio.
“Ma chi credi di prendere in giro!? Qui sulla
terra bastate tu e Vegeta,
perché noi in confronto a voi non siamo altro che insetti
insignificanti! Se
speri di convincermi con parole così ridicole, è
meglio che tu sappia che ti
sbagli! Io ho una famiglia, papà, voglio essere un marito
presente, ed un
eventuale futuro padre che accompagni il figlio nel suo cammino di
crescita.
Non come hai fatto tu!” urlò Gohan, mentre i suoi
occhi si iniettavano di odio
e rimorso. Rimorso vero quel padre che per diversi lassi di tempo era
stato
assente, che aveva sempre messo il combattimento in primo piano,
trascurando la
sua famiglia.; rimorso verso quel padre che, in quel momento, gli stava
velatamente rivelando che lo considerava nient’altro che un
fallito.
“Ma cosa stai dicendo!? Io sono sempre
intervenuto quando ho potuto, e
vi ho sempre tirato fuori dai guai! Dovresti essermi grato, e invece mi
stai
praticamente sputando in faccia, nonostante tutto quello che ho fatto
per voi!
Non avrei mai immaginato che tu potessi essere capace di un
comportamento così
scapestrato, Gohan!” gli rinfacciò Goku, mentre
ogni cellula del suo corpo lo incitava
a piazzare un pugno nella faccia di quell’ingrato di suo
figlio.
“Ah,
si? Parla quello che
voleva a tutti i costi rimanere nell’aldilà per
allenarsi! E inoltre tu hai
sempre considerato la lotta come un divertimento, e quando affronti un
avversario ti diverti. Non dovresti divertirti nemmeno un
po’, se sai che in
ballo c’è il destino della Terra! Mi dispiace
papà, ma è la verità! Io qui ho
finito. Arrivederci e a presto” disse Gohan, per poi voltarsi
ed incamminarsi
lontano dalla casa in cui era cresciuto, lontano da sua madre, da suo
fratello;
lontano da colui che aveva sempre considerato la lotta più
importante dei suoi
figli. Continuò la sua camminata fino a quando non
sentì un rumore molto
familiare dietro alle sue spalle. Si girò, e vide suo padre
trasformato in
Super Saiyan, i capelli dorati mossi dal vento. Non sembrava essere per
nulla
amichevole.
“Se
credi di essere meglio di me, cerca almeno
di schivare questo!” delirò Goku, utilizzando il
teletrasporto e stampando un
gancio sulla guancia destra del figlio. Gohan cadde a terra, e
lì Goku ebbe
l’occasione di guardarlo meglio e di disperarsi per il suo
aspetto: indossava
abiti terrestri, ed era più mingherlino che mai. Non
c’era traccia del potente
guerriero che aveva affrontato senza il minimo timore un mostro del
calibro di
Majin Bu, riuscendo persino a surclassarlo per un breve periodo di
tempo. Goku
colpi nuovamente il figlio, questa volta schiacciando il petto di
quest’ultimo
con il piede destro, facendolo svenire. Lo prese poi in braccio, e
tornò al suo
stadio base. Sapeva che il figlio non avrebbe potuto sentirlo, ma
ritenne
comunque necessario sussurrargli una cosa nell’orecchio. Una
confessione che
difficilmente il Saiyan purosangue sarebbe riuscito a dimenticare.
“Mi
dispiace… sono… un
pessimo padre. E ne sono consapevole. Hai detto delle cose giuste, ma
io mi
sono fatto guidare dal mio stupido orgoglio. So che non andremo mai
d’accordo,
ma voglio che tu sappia che ti vorrò sempre bene, figlio
mio…” e dopo aver concluso
la frase, Goku allontanò la sua faccia, fiera, ma intrisa di
lacrime,
dall’orecchio del figlio, e prese a volare, per riportare
Gohan a casa
sua.
*
La giornata
sull’Isola del Genio trascorreva piacevolmente. Una volta che
Goku si fu calmato,
Crilin e Iamko fecero uscire dalla casa C-18, Marron e Muten, i quali
si erano
nascosti dentro di essa chiudendo ogni accesso ad essa, in modo da far
abbassare la guardia a Goku, facendogli credere che fosse tutto calmo,
nel
tentativo di aiutare Iamko a Crlin ad avere successo
nell’imboscata di
allenamento contro il Saiyan. Goku non risparmiò i
complimenti davanti a
quell’astuto piano, che, sebbene con lui non avesse
funzionato, sarebbe potuto
essere molto utile contro diversi avversari poco attenti ad ogni
singolo
dettaglio di un ambiente. Gli allenamenti proseguirono, anche se
più leggeri
rispetto a prima. Goku si divertì molto durante
l’allenamento, arrivando non
solo a dimenticare di aver parlato in modo così rude a due
dei suoi migliori
amici, ma anche a sotterrare nei meandri della sua mente la sua lite
con Gohan
che aveva rimembrato poco prima. Erano quasi le tre del pomeriggio, e
il Genio
uscì dalla casa, si sistemò gli occhiali, si
schiarì la gola, e parlò.
“Ragazzi,
è ora!” disse in modo serio. Goku,
Crilin e Iamko intrupperò di botto il loro allenamento, ma
mentre Crilin e
Iamko sembravano a conoscenza del motivo per cui il Muten li aveva
chiamati,
Goku si ritrovò disorientato dalle improvvise parole del
Genio, apparentemente
senza significato in quel preciso momento.
“Perché
quella faccia, ragazzo? Non sapevi che oggi è il compleanno
di Bulma?” gli
chiese il vecchietto. Goku sembrava ancora più smarrito.
“Davvero? E
perché nessuno mi aveva avvisato?” disse il
Saiyan, con
l’aria di essere quasi stordito da quello che aveva appena
scoperto. Crilin
cadde a terra per l’imbarazzo, e Iamko si portò
una mano alla faccia per lo
stesso motivo.
“Ma come? Ma se io e Iamko te
l’abbiamo ricordato appena cinque giorni
fa!” disse Crilin, dopo essersi rialzato dalla caduta.
“Scusa,
ma ero…” provò a dire Goku, venendo
però fermato dall’amico terrestre, che
avrebbe provato ancora più mortificazione nel sentir dire
quelle parole da
Goku, preferendo quindi anticiparlo e dirle al posto suo.
“Eri
troppo preso dagli allenamenti, non è
così?” concluse quindi Crilin, tirando
poi un sospiro.
“Esatto!” esclamò Goku.
“Ahh!
Sei sempre il solito!” commentò Iamko, togliendosi
la mano dalla faccia.
“Allora,
andiamo, Crilin?” disse una fredda voce femminile proveniente
dalla Kame House.
C-18 uscì fuori dalla casa, con Marron in braccio. Come
aveva già dimostrato
precedentemente, non sembrava essere particolarmente entusiasta della
presenza
di Goku, tanto che lo degno di appena uno sguardo, per poi incamminarsi
verso
il marito, che la guardava imbarazzatissimo per via del modo in cui era
cambiata mentre loro tre erano impegnati ad allenarsi. Goku
notò che la donna
indossava degli indumenti decisamente poco eleganti per andare ad un
evento
come quello: indossava dei jeans rossi ed un top a tubo blu, e i suoi
capelli,
a differenza delle altre volte, erano piuttosto arruffati.
“C-18,
ma come diamine ti sei conciata!” esclamò Crilin,
con le guance rossissime per
l’imbarazzo.
“Suvvia,
non fare lo
schizzinoso! Tua moglie si veste in modo così attraente e tu
non ne sei contento?”
disse Iamko, sperando di rassicurare l’amico. Invece, ottenne
soltanto una
tagliente e inquietante occhiata dalla cyborg, che si rigirò
subito verso
Crilin, che cominciò a tremare: se C-18 si fosse
innervosita, per Iamko non
sarebbe andata a finire molto bene.
“Dai,
Crilin, anche se dobbiamo andare ad una
festa non vuol dire che ci andremo per forza vestiti come dei signorini
arroganti! Guarda me: ho ancora l’uniforme da combattimento,
eppure vengo lo
stesso con questa, senza perdere tempo a cambiarmi. Potresti farlo
anche tu,
infondo possiamo andare vestiti come ci pare e piace!” disse
Goku, pur sapendo
che nessuno, lui compreso, avrebbe bevuto a ciò che aveva
appena detto: Bulma
teneva sicuramente molto a quella festa, e avrebbe sicuramente preteso
che
tutti si vestissero alla perfezione per quell’evento.
Nonostante ciò, sperò che
la intromissione placasse l’imminente ira di C-18. Forse ci
riuscì, ma non gli
fu dato saperlo, visto che la cyborg non si voltò nemmeno
per un istante, e
rimase immobile davanti al marito che cominciava a tremare sempre di
più.
“Ahh,
fate come vi pare! Comunque, sappiate che la festa si svolge in
montagna.
Aspettate qualche minuto e dovreste sentire l’aura di Vegeta.
A quel punto Goku
utilizzerà il teletrasporto, e vi porterà tutti
lì. Io vado a prendere Paur,
poi cercherò di venire da solo. Nel caso sia molto in
ritardo potete aumentare
le vostre auree, e io capirò dove cercarvi. Beh, ci si
vede” disse Iamko, per poi
alzarsi in volo e dirigersi verso la Città
dell’Ovest, dove Puar lo stava
aspettando.
*
Dopo qualche
minuto, finalmente l’aura di Vegeta si fece sentire. Muten,
Crilin, C-18 e
Marron si aggrapparono a Goku, che con il teletrasporto lì
portò tutti in un
piccolo sentiero in salita circondato da alberi, alle pendici di una
imponente
montagna delimitata da una verdeggiante foresta. Ad
“accoglierli” c’era il
principe dei Saiyan, che volle subito far capire quanto la presenza di
Goku lo
infastidisse, senza preoccuparsi di quale reazione avrebbe avuto il suo
eterno
rivale a quelle dure parole.
“Chiariamoci ora, Kaarot: niente battutine, e
non chiedere a nessuno
l’età di mia moglie! Se solo ci provi, giuro che
non la farai franca” ringhiò
Vegeta, come suo solito.
“Dai, Vegeta, non ho nemmeno avuto il tempo di
dire qualcosa che subito mi attacchi!? Certo che sei sempre il
solito!” disse
Goku, mentre tendeva una mano contro la faccia di Muten per evitare che
egli si
avvicinasse a C-18, e
provasse a fare
una tipica azione delle sue e venisse, per poi venir bastonato a dovere.
Dopo quelle parole, Vegeta accompagnò il gruppo
lungo il percorso, fino
a quando non si trovarono ad un bivio. Seguirono il principe, andando
nel precorso
a destra, e si trovarono in una radura piuttosto estesa, la cui quasi
totalità
della superficie era occupata da un gran edificio bianco molto simile
alla sede
della Capsule Corporation. Crilin, C-18, Marron e Muten varcarono
l’azzurra
porta che conduceva all’interno senza esitazioni. Goku,
invece, rimase ad
osservare la casa, titubante. Avrebbe incontrato Gohan, lo avrebbe
rivisto in
faccia. Ne era certo. Cosa avrebbe potuto dirgli? Che scusa avrebbe
potuto
inventarsi? Vegeta notò ad occhio il turbamento di Goku, che
arrivò persino a
toccarsi la fronte con la mano.
“Che ti prende, Kaarot? Dai su,
sbrigati, non ho tempo da perdere!” disse scortesemente
Vegeta, avvicinandosi
al rivale.
“Niente.
È solo che mi chiedevo com’è possibile
che un edificio così grande sia situato
in un posto sperduto come questo!” disse velocemente Goku,
gesticolando in
maniera stupida. Vegeta capì subito che Goku non diceva la
verità: per quanto
potesse considerare Goku un completo idiota, sapeva bene che il suo
rivale non
era così schiocco da non riuscire a ricondurre quello che
apparentemente
sembrava un miracolo alle capsule dell’azienda della moglie.
“Ah, davvero? Ma non farmi ridere! E tu pensi
che io creda ad una
fesseria del genere? Sputa il rospo, andiamo!” gli
urlò Vegeta, pur mantenendo
un tono il più basso possibile.
“Chiamami Gohan. Digli che
lo aspetto al bivio tra sentieri, e che devo parlarli di cose
importanti”
concluse frettolosamente Goku, per poi teletrasportarsi al bivio,
lasciando il
principe da solo. Molti dubbi insorsero nella mente di Vegeta, che, per
una
volta, decise di accontentare il tanto odiato rivale. In fondo, a lui
non
importava se Goku e Gohan avessero avuto una scaramuccia che proseguiva
da
ormai troppo tempo. Con lo sguardo indifferente, Vegeta, con passo
lento, entrò
nell’edificio.
*
L’edificio
era
decisamente spazioso, e molto adatto per una festa. Certo, le pareti
bianche
davano un non so che di malinconia, ma l’aria respirabile era
decisamente
movimentata e per nulla triste. C’erano molti tavoli rotondi
sparsi per tutto
l’edificio, ma il tavolo più importante era quello
che si trovava al centro, di
forma rettangolare, dove si sarebbe seduta la festeggiata. Vegeta
scrutò
attentamente le persone lì presenti: erano per la maggior
parte amici del padre
o della madre di Bulma, ma di Gohan non sembrava esserci traccia.
Alzò lo
sguardo in cielo, ignorando i commenti idioti e superficiali delle
persone lì
presenti. Camminò seguendo il suo istinto, fino a quando non
fu bloccato da un
uomo con addosso un giubbotto marrone e con un occhio sulla fronte. Era
Tensing. Vegeta lo squadrò in fretta e furia, ignorando
l’evidente vergogna
sulla faccia del terrestre, per poi continuare il suo cammino.
“Ah,
ma perché sei sempre in ritardo? Ti stavo cercando
ovunque!” esclamò una voce
alle sue spalle. Si voltò, e vide Bulma molto contrariata.
“Ah, come al solito sei in tuta da
combattimento!” disse la donna,
osservando il marito, che sembrava avere gli occhi da
tutt’altra parte. Diede
comunque uno sguardo generale al vestito della moglie, che gli parve
ridicolo:
aveva adosso una gonna verde lunga fino alle ginocchia, mentre la parte
superiore del corpo era rivestita da un vestito blu scintillante. La
donna si
era inoltre pesantemente truccata, e questo Vegeta proprio non riusciva
a
deglutirlo.
“Tu
fatti gli affari tuoi. Piuttosto, sai dov’è
Gohan?” chiese bruscamente Vegeta,
reprimendo il suo incontrollabile desiderio di dire alla moglie che se
il suo
vestiario era stato scelto per farla sembrare più giovane
aveva miseramente
fallito, facendola apparire come una qualunque donna terrestre.
“Con
la tua solita barbarie, eh? Beh,
nemmeno io so dov’è Gohan. Ma poi a te cosa
dovrebbe interessare? Non vuoi
passare un po’ di tempo con la tua adorata
mogliettina?” gli pose Bulma
innocentemente. Purtroppo per lei, quel modo di parlare
infastidì molto il
principe dei Saiyan, la cui pazienza aveva ormai raggiunto il limite.
“No, non ne ho voglia adesso!” disse
rabbiosamente Vegeta, per poi
allontanarsi dalla moglie senza ascoltare minimamente cosa ella gli
stesse
dicendo. Di per certo non erano parole comprensive quelle che uscirono
dalla
bocca della donna, sicuramente adirata per il torto subito da parte del
marito.
Vegeta tenne gli
occhi e le orecchie ben aperti, per cercare di scovare anche solo un
ciuffo di
Gohan o di riuscire almeno a distinguerne la voce tra le miriadi
presenti in
quell’edificio. Ma per quanto ci provasse, il Saiyan
mezzosangue sembrava
introvabile in mezzo a quella moltitudine di gente.
“Ciao,
Vegeta. Stai cercando qualcuno?” gli chiese qualcuno in modo
amichevole. Vegeta
capì subito che si trattasse di Junior, e in batti baleno lo
individuò: se ne
stava appoggiato sul un muro, chiaramente annoiato, anche se la
presenza di
Vegeta sembrava averlo un po’ risollevato, a giudicare dal
cambio di
espressione avvenuto all’incontro tra i suoi occhi e quelli
del principe.
“Sto cercando Gohan. Sembra che lui e Kaarot
abbiano avuto dei
dissapori. Kaarot vuole rimediare, e mi ha chiesto di portargli Gohan.
Se sai
dove trovarlo, dimmelo subito. Altrimenti, taci” disse
scorbuticamente Vegeta.
“Si,
so dov’è Gohan.
Adesso ti porto da lui, ma vedi di non essere troppo esplicito in
merito alla
questione: Goku mi ha raccontato quel che è successo, e
Gohan ora come ora sarà
furioso. Cerca di non farglielo ricordare direttamente, altrimenti il
rapporto
tra lui e Goku potrebbe deteriorarsi ulteriormente” gli
raccomandò Junior, che
sembrava essere al corrente di quanto fosse successo.
“Va
bene, va bene. Ma vediamo di sbrigarci: sto iniziando a perdere la
pazienza”
esclamò il principe, seguendo Junior a braccia conserte. Il
chiacchierio
generale non faceva altro che peggiorare la già alta rabbia
di Vegeta, tanto
che il principe avrebbe voluto urlare di averne abbastanza di quel
fiume di
parole che scorrevano nell’aria, e che desiderava il
più puro silenzio. Quel
giorno non avrebbe potuto allenarsi, non avrebbe potuto continuare il
cammino
che lo avrebbe portato al Super Saiyan di Terzo Livello, che ogni
giorno
sembrava sempre più vicino. E invece, era costretto a
rimanere in quella
stupido edificio, dovendo per l’altro fare un favore
all’essere che lui più
invidiava sulla faccia della Terra.
“Gohan, Vegeta deve parlarti un
momento” disse Junior, mentre una goccia
di sudore gli rigava il viso. Era un momento delicato, e un solo errore
nelle
parole di Vegeta avrebbe potuto scatenare gravi conseguenze.
Preferì quindi
rimanere lì, per tenere sott’occhio il principe
dei Saiyan e assicurarsi di
rimettere a posto la situazione nel caso essa avesse potuto degenerare.
“Perché? Cosa
c’è che vuoi chiedermi”
domandò Gohan.
“Kaarot
vuole parlarti. Ti aspetta al bivio tra sentieri. Capito?”
disse Vegeta,
cercando di trattenersi nello sganciare insulti verso quello che
secondo lui
era il ridicolo smoking grigio chiaro da Gohan. Il primogenito di Son
Goku fu
basito da quelle parole: sapeva cosa voleva suo padre da lui, e non
avrebbe più
potuto temporeggiare. Aveva sempre cercato di farla franca e di
scappare dalle
conversazioni con il padre, dicendo poche ma taglienti parole,
riuscendoci
nella maggior parte dei casi. Adesso, però, era arrivato il
momento di
concludere quella faccenda, che si stava protraendo da fin troppo
tempo. Non
gli importava quale sarebbe stato l’esito finale. In fondo,
lui voleva solo godersi
quel periodo di pace, e tenersi lontano dagli scontri, e le parole del
padre
non sarebbero mai riuscite a fargli cambiare idea. Lasciò
quindi Vegeta e
Junior a loro stessi, e iniziò ad avanzare verso la porta
della
costruzione.
“Credi
che quei due riusciranno a riappacificarsi?” chiese
nervosamente Junior a
Vegeta.
“Non
lo so e non mi interessa minimamente. Sono due idioti, cavoli loro se
non ci
riescono. Io mi tiro fuori da questa faccenda, e anche tu dovresti fare
lo
stesso, Junior. Non saremmo mai dovuti venire qui! Dovevamo rimanere ad
allenarci, per mantenere la promessa che ci siamo fatti quattro anni
fa!” protestò
Vegeta, arrivando quasi a gridare a squarcia gola il suo malcontento a
tutti i
presenti. Junior gli fece però cenno di trattenersi,
sconsolato, mentre quelle
parole avevano innescato in lui il ricordo della notte del giorno
prima. E se
glielo avesse confidato? Forse a Vegeta poteva dirglielo? No, non
poteva.
Vegeta era una delle persone più affidabili che conoscesse,
e sapeva quanto in
verità fosse una persona profonda, anche se non lo dava per
niente a vedere; ma
probabilmente, quello che aveva visto era stato frutto della sua mente,
e non
valeva la pena far perdere tempo a una persona solo per parlarle di un
qualcosa
così irreale.
“Quel
patto… più ci penso, più credo sia
irraggiungibile. Sono passati
cinque anni, ma il giorno di cui tanto agognavo la venuta non
è mai giunto. Ma
è solo questione di tempo. È
solo…” si interruppe bruscamente Junior ,per poi
appoggiarsi nuovamente contro il muro, taciturno e pensieroso. Vegeta
tenne la
vista fissa sul namecciano per qualche secondo, per poi decidere di
tornare dalla
moglie, che lo stava sicuramente aspettando, per nulla contenta di
ciò che
aveva precedentemente fatto.
*
Gohan non ci
mise molto a raggiungere il padre, che lo attendeva al limitare del
percorso a
destra. L’atmosfera era palpabile, e la tensione tra i due
raggiunse da subito
i massimi livelli quando Goku, dopo aver notato il figlio arrivare, si
sedette,
dandogli le spalle, cercando di non guardarlo in faccia. Il cuore di
Gohan
martellava forte nel suo petto, e lo istigava a rivelare al padre
immediatamente tutti i suoi pensieri, le sue paure, le sue ragioni.
Perché per
Gohan bisognare arrivare subito al nocciolo della questione, in modo da
porre
finalmente fine a quel fin troppo longevo diverbio. Ma la ragione
spingeva
Gohan a temporeggiare, a iniziare quel chiarimento come una semplice
chiacchierata, per poi arrivare a mano a mano al dunque. Gohan,
sorridendo e
tentando di far trasparire il meno possibile la malinconia che lo
attanagliava
dall’interno, decise di avere la prima parola in quella
discussione, e, dopo un
attimo di titubanza, parlò.
“Ehi, papà! Sei venuto, alla fine!
Là dentro è fantastico: ci sono
proprio tutti! Ognuno si sta impegnando per non fare figuracce: pensa
che
Tensing, per non mostrare i suoi muscoli scoperti, si è
messo in fretta e furia
un giubbotto, e per quanto sia stato un atto di buon educazione, non
posso non
dire che è davvero spassosissimo vederlo in quelle
vesti!” approcciò Gohan. Il
padre rimase impassibile a quelle parole, come se non gliene importasse
nulla.
“Non è di questo che dobbiamo
parlare, Gohan, e tu lo sai bene. Voglio
che cominci a fare sul serio con gli allenamenti, figliolo”
chiarì Goku, con
una freddezza che per nulla si addiceva al carattere allegro del
Saiyan. Gohan
capì che non era riuscito a calmare le acque, e che ormai
era inutile correre.
Era giunto il momento di essere un vero uomo, e di dimostrare il suo
coraggio.
Doveva dirlo, chiaro e coinciso. Non avrebbe avuto rimorsi,
perché sapeva che
stava per dire una inconfutabile verità, e non se ne sarebbe
importato di ciò
che il padre gli avrebbe detto. Era un uomo adulto, poteva scegliere
per sé. E
non si sarebbe fatto influenzare da una persona che, secondo lui, non
riusciva
a capirlo.
“No,
papà! Io non voglio allenarmi! Non ce
n’è il bisogno! Tu e Vegeta siete
fortissimi, insuperabili: se ci siete voi, perché ci
dovremmo allenare? Non
sarò mai forte quanto voi, ormai il mio corpo non
è più abituato agli
allenamenti. Sarei solo un inutile peso sulle vostre spalle, e
inoltre… sono
stanco di combattere! Voglio… vivere… in
pace… VOGLIO VIVERE IN PACE CON LA MIA
FAMIGLIA!” singhiozzò Gohan, e mentre le lacrime
gli inzuppavano il suo bel
vestito, suo padre si alzò, indicandogli con un dito un
albero. Gohan si
asciugò le lacrime, e segui il dito del padre, non capendo
però il significato
di quel gesto.
“Vedi
quell’albero? È grosso e folto, ma esistono
centinai di alberi più grossi e
folti, che non vedono l’ora di essere scoperti”
disse Goku, tornato
inspiegabilmente calmo e fiducioso di sé. Riponeva molta
speranza in quelle
parole, fiducioso che il figlio ne cogliesse il significato allegorico.
“E allora? Cosa centra questo con il discorso
centrale?” chiese Gohan,
amareggiato da quella che assomigliava ad una presa in giro, un
discorso
inventato sul momento da Goku solo per rendersi grosso e sminuire
l’intelligenza del figlio con una specie di indovinello che
non aveva il minimo
senso.
“Davvero? Mi deludi figliolo: come puoi non
capire! Immagina che
quell’albero rappresenti Majin Bu. Per alberi più
grossi e folti intendo nemici
ancora più forti di quelli che abbiamo affrontato, che non
vedono l’ora di
invadere il nostro amato pianeta e metterlo a ferro e fuoco. Vuoi
davvero che
questo accada? Desideri davvero che si ripeta ciò che
è successo con Majin Bu?”
articolò Goku, che formulò saggiamente delle
domande retoriche, la cui risposta
era ovvia, con lo scopo di mettere ulteriore pressione al figlio e
farlo andare
con le spalle al muro.
“No,
certo che non lo voglio… è solo che” si
interruppe bruscamente Gohan, quando il
padre colpì la corteccia dell’albero con un debole
pugno. Goku incominciò ad
espandere la propria aura, mentre i suoi capelli mutavano colore e si
rizzavano
verso l’alto. In pochi istanti, Gohan si trovò
davanti un Super Saiyan di
Secondo Livello estremamente potente, quasi minaccioso, e il suo
sguardo…
quello sguardo. Gohan vide negli occhi del padre una determinazione
incommensurabile, una determinazione che aveva sentito egli stesso nel
suo
corpo durante gli avvenimenti di Majin Bu. Una determinazione a salvare
il
proprio pianeta, i suoi abitanti, i suoi amici, la sua
famiglia… cose che Gohan
aveva provato, e non solo contro Majin Bu. Più volte si era
eretto a difesa dei
più deboli: su Namek, contro Cell, contro Babidi e Majin Bu;
in tutte quella
situazioni, aveva sempre dimostrato una forza fuori dal comune, e un
immenso amore
verso le persone a lui care, che gli permisero di rivaleggiare con
esseri con
una forza di molto superiore alla sua: Nappa, Vegeta, Freezer, il
Dottor Gelo.
Ma cosa rimaneva di quell’invincibile forza della natura, che
niente e nessuno
riusciva a frenare? E se il padre avesse ragione? Come se Goku gli
avesse
trasmesso con lo sguardo quella forte sensazione, Gohan si
avvicinò e tastò il
petto del padre, sentendo tutta la forza del Super Saiyan di Secondo
Livello. I
suoi occhi erano fissi sulla gialla aura del padre, e sembrava essere
entrato
in uno stato di trans.
“Allora? Adesso capisci? Majin Bu era forte,
certo. Ma niente esclude
che possano esserci avversari forti come o più di lui. Ti
rendi conto di quanto
è grande l’universo? Potrebbero esserci ancora
molti alieni malvagi e potenti,
che un giorno potrebbero arrivare sulla terra. E cosa farai quel
giorno?
Resterai a casa, aspetterai finché io non metta a posto la
situazione? Oppure
scenderai sul campo come un vero combattente, e ci aiuterai a
sconfiggere
l’avversario?” concluse Goku, risvegliando il
figlio con la sua ultima affermazione.
Gohan iniziò a riflettere, pensando a quale risposta dare e
quale sarebbe stata
la più giusta. Ma Goku pretendeva risposta in quel preciso
momento.
“Allora?
Dimmi, Gohan, dimmi! Non essere
titubante, sii sicuro, deciso! Dimmi qual è la tua
scelta!” ringhiò Goku,
prendendo il figlio per il colletto e sollevandolo da terra. Gohan
sentì una fortissima
pressione su tutto il corpo: era come se la forza di Goku si
trasmettesse
sull’indumento, e che a sua volta l’indumento la
trasmettesse a Gohan.
Possibile che la potenza di Goku arrivasse a tanto? In quel frangente,
Gohan
capì che di strada ne aveva da fare, se voleva raggiungere
il padre. Ma perché
stava pensando alla sua forza, a confrontarla con quella di Goku, a
riflettere
su quanto tempo gli sarebbe servito per potersi scontrare totalmente
alla pari
con lui? Non gli importava più allenarsi, e allora a che pro
stava scrivendo
dei romanzi mentali nel suo cervello? Non bastava dire al padre un
semplice
“no”, dirgli che sarebbe rimasto a casa come un
comune terrestre aspettando di
essere soccorso? Poi,
realizzò che in
lui si nascondeva qualcosa: era un fuocherello, piccolo,
insignificante, per
nulla ardente e riscaldante, pronto a spegnersi anche con una sola,
piccola
lacrima. Ma quel fuocherello poteva ancora bruciare, poteva tornare
splendente
come un tempo, sovrastare i suoi nemici, e schiacciarli con la sua
forza.
Sarebbe stato una fiamma attorno al cui radunarsi, per sentire il suo
calore,
che infondeva tanta sicurezza.
“Ascoltami,
Gohan. Videl è una persona comprensiva, e credo
capirà sicuramente se tu gli
dici di volerti allenare per difendere la Terra. Scusa se sono stato
cattivo, è
solo che…” si interruppe Goku, non riuscendo
però a proseguire oltre.
Probabilmente stava riuscendo a convincere il figlio, ma si
sentì di averlo
fatto nel modo sbagliato. Non aveva permesso a Gohan di esprimere una
sua
opinione, e lo aveva costretto a subire senza avere la
possibilità di avere
ragione, di farla finita con quella storia. Ma a Goku ciò
andava bene, lui
voleva rendere Gohan il grande guerriero di una volta. E poteva
farcela, lo
stava convincendo, poteva capirlo dal suo sguardo: Gohan stava ormai
dalla sua
parte. Ma Goku iniziò a pensare che il figlio avesse
accettato a malincuore, e
che forse quello ad avere torto era proprio lui, suo padre. Ma
perché stava pensando
a questo? Era riuscito finalmente a far ragionare il figlio, non doveva
avere i
sensi di colpi! Però… dentro di sé,
sentiva di dover fare qualcosa. Sentiva di
dover chiedere scusa al figlio, per aver cercato di convincerlo in ogni
modo,
mettendo in mezzo anche sua moglie. Le scuse che già aveva
dato erano fallaci e
ridicole. “Scusa se sono stato cattivo”, una frase
ridicola, utilizzata
principalmente da mocciosi per risolvere le loro inutili scaramucce
infantili.
Doveva chiedergli davvero scusa, doveva dirgli che gli dispiaceva con
tutto il
cuore. Magari avrebbe dovuto dirgli che se voleva, poteva anche non
allenarsi.
Fece per parlare, ma qualcosa lo fermò.
Erano
due auree, entrambe piuttosto forti, distanti l’una
dall’altra. Goku riconobbe
subito una delle due: era chiaramente Iamko. Dei dubbi insorsero nella
testa di
Goku: perché l’amico aveva liberato totalmente la
sua aura? Che bisogno c’era?
Sulla terra non c’erano nemici, ma l’altra aura
sembrava sconosciuta a Goku.
Eppure, gli dava uno strano senso di Deja Vu, di già
captato, di già visto. Chi
poteva essere? Un nemico, o forse un servo di un nemico? Qualunque cosa
fosse,
poté capire dall’aura che la sua forza era molto
simile a quella di Vegeta, che
era a sua volta leggermente più debole rispetto a Goku.
Liberarsi di lui non
doveva essere un problema, ma questo non calmò molto Goku:
col sennò di poi,
quel nemico avrebbe potuto vantare di qualche trasformazione, che ne
avrebbe
aumentato la potenza, e reso un avversario difficile da abbattere. Per
il
momento, però, Goku si limitò ad osservare i
movimenti compiuti dalle due
auree, insieme a suo figlio Gohan. C’era un silenzio tombale,
e niente sembrava
capace di spezzarlo. Quando ecco che…
Un
terremoto, un fortissimo terremoto scosse le fondamenta stessa della
terra.
Dalla montagna iniziarono a rotolare numerosi macigni, che cadevano
come
meteoriti sugli alberi, distruggendo il verdeggiante ambiente di quel
posto la
cui serenità era stata ormai sostituita dalla confusione
più totale e dalla
devastazione. Diversi massi rotolarono per la montagna, e molti di essi
erano
in avvicinamento verso Goku e Gohan.
“Papà,
io vado a difendere l’edificio della festa! Tu occupati di
distruggere i
macigni, e cerca di non farti schiacciare!” gli
raccomandò Gohan, per poi
spiccare il volo e dirigersi a tutta velocità verso
l’edificio bianco. Non
avrebbe permesso a un semplice terremoto di portargli via
ciò che gli era più
caro. Aveva affrontato cose decisamente peggiori, e inoltre un
po’ di
riscaldamento non gli sarebbe guastato. Goku rimase all’erta,
pronto a
contrastare qualsiasi grande sasso che avrebbe provato spaccargli la
testa con
il suo peso.
*
Intanto,
nell’edificio stava accedendo il finimondo: urla, gente che
chiedeva aiuto,
pezzi di soffitto che cadevano. Junior e Vegeta si incontrarono
nuovamente,
visto che il secondo stava disperatamente cercando suo figlio, che non
vedeva
dall’inizio della festa. Junior poté vedere
chiaramente il turbamento interiore
che Vegeta provava a nascondere, anche se non gli era ben chiaro il
motivo: era
preoccupato per il figlio o per quello che stava succedendo? Forse
anche lui
aveva percepito quell’aura e stava pensando che ormai era
finito il tempo della
prosperità, e stava per iniziare una nuova battaglia che
avrebbe scombussolato
la Terra, e da cui sarebbero derivate le sorti del pianeta? Non poteva
saperlo.
Ciò che seppe fu che Vegeta non lo degno di uno sguardo,
limitandosi a
superarlo. Junior sorrise.
“Purtroppo ho avuto ragione. Ieri pensavo che la
pace fosse ormai agli
sgocciolo, e che le battaglie per salvare la Terra stessero per
ricominciare.
Beh, quel momento è giunto. Non so se tu sia o no
Nappa… ieri non sono riuscito
a percepire alcun aura da quella visione. Beh, sempre ammesso che lo
sia.
Comunque, credo che tu sia diventato più forte: in fondo,
sei riuscito a
resistere ai miei colpi, cosa che non saresti riuscito a fare
altrimenti. Ma
non preoccuparti: questa volta non avrò alcuna esitazione.
Ti spedirò
nuovamente negli inferi, e questa volta ci rimarrai in
eterno” concluse
sottovoce Junior, sogghignando, per poi dirigersi verso
l’uscita, mentre il suo
mantello svolazzava per l’aria. Il momento era finalmente
giunto. E forse, il
giorno che tanto attendeva era alle porte, o era addirittura appena
iniziato.
*
Intanto, molto
lontano dal luogo della festa, infuriava il più totale caos
nella Città
dell’Ovest: gli edifici crollavano, il terreno si squarciava,
e le persone
morivano in centinaia. Alcuni avevano vissuto i loro ultimi istanti di
vita
tentando una disperata fuga, finita però in tragedia sotto
cumuli di macerie;
altri invece erano andati incontro alla morte, consapevoli del fatto
che non
sarebbero riusciti mai e poi mai a sopravvivere e che avrebbero
comunque perso
ogni bene a loro disposizione; altri ancora non avevano avuto nemmeno
il tempo
di capire ciò che stava succedendo che erano già
stati avvolti nelle braccia
della morte. La causa di tutta quella distruzione erano delle sfere di
energiam
che come comete cadevano dal cielo, colpendo e disintegrando tutto
ciò che si
parava davanti al loro cammino. Non avevano alcuna pietà,
neanche davanti ad un
povero bambino che aveva smarrito il suo orsetto e cercava di
riprenderlo,
inconsapevole del rischio che correva. Ma per fortuna, quella preziosa
vita non
fu spezzata senza ritegno da quella sfera, poiché un uomo si
pose davanti al
bambino come suo difensore, lanciando a sua volta una sfera di energia
che annullò
completamente quella diretta al fanciullo.
“Stai
bene, piccolo?” chiese l’uomo, e il bambino
poté vederlo in faccia: aveva delle
cicatrici sul volto e lunghi capelli neri, ed indossava una strana
uniforme
arancione che non aveva mai visto prima. Non sembrava cattivo, anche
perché
vicino a lui c’era un adorabile gattino volante di colore blu.
“Si,
signore. È solo che adesso
non so dove sono i miei genitori, ed ho molta paura!” disse
il bambino. L’uomo
provo ad accarezzargli la fronte, ma si fermò quando vide la
faccia del bambino
contorcersi in un espressione di terrore, prima di scappare a gambe
elevate.
L’uomo si girò, e vide davanti a sé
un’altra sfera di energia, più grande della
precedente, che si apprestava a colpirlo.
“Attento,
Iamko!” raccomandò il gattino, ma Iamko aveva le
idee chiare su cosa fare.
Spiccò un enorme balzo, iniziò a levitare, per
poi tempestare il colpo
energetico con una miriade di piccole sfere di energia.
All’inizio il colpo
sembrò rallentare appena, ma Iamko non si diede per vinto, e
continuò a
mitragliare quella sfera, fino a quando la sfera non esplose,
provocando
l’innalzamento di una piccole nube di fumo, che si
diradò abbastanza
velocemente. Iamko si guardò subito attorno, e
constatò che Puar stava bene,
dato che si era allontanato dal punto di scontro tra Iamko e il colpo
di
energia. Il terrestre tornò con i piedi per terra, per poi
alzare lo sguardo al
cielo, stupendosi del fatto che nessun’altra
“cometa” sembrava cadere dalla
volta celeste. Inoltre, i crolli e gli urli si stavano a mano a mano
placando.
Sembrava tutto finito. Purtroppo, il terrestre non era totalmente
riuscito nel
suo intento: molti erano morti quel giorno, e lui era riuscito a
salvare un
numero molto ristretto di persone. Oltre a quel bambino, Iamko aveva
svolazzato
impavido per tutta la città fin dall’inizio della
catastrofe, evitando i
palazzi in crollo e soccorrendo decine di persone. Eppure, era
consapevole del
fatto che se qualcuno come Goku o Vegeta fosse stato lì avrebbe sicuramente fatto
un lavoro migliore
di lui. Si era fatto prendere da qualcosa che non riusciva a spiegarsi,
da un
qualcosa di terribile. Le sfere di energia erano decisamente
tantissime, ed era
per lui impossibile riuscire a contrastarle tutte nello stesso momento.
Inoltre, doveva anche salvare le persone dagli edifici in sfascio, e
gestire
tutte queste cose era veramente difficile, anche per un umano come lui.
Ma per
un Saiyan sarebbe stato diverso: a loro sarebbe bastato trasformarsi,
diventando più veloci e forti. A quel punto, sarebbe stato
uno scherzo riuscire
a disintegrare tutte quelle sfere, e la Città
dell’Ovest sarebbe rimasta quasi
integra rispetto al pietoso stato in cui si trovava in quel momento.
Nonostante
fosse diventato ormai tutt’uno con i suoi pensieri, Iamko fu
richiamato alla
realtà da uno schiaffo di Puar, che gli disse di avere un
brutto presentimento.
Effettivamente, nei dintorini, c’era un’aura
sconosciuta, un’aura grande quasi
quanto quella di Vegeta, che sembrava dirigersi verso di lui. Iamko
l’aveva già
sentita precedentemente, quando era iniziato il bombardamento alla
città, ma se
ne era presto dimenticato, preso dal suo ruolo di protettore dei
deboli; ma ora
sembrava giunto il momento di scoprire a chi apparteneva
quell’aura, che
centrava sicuramente qualcosa con ciò che era appena
successo. Iamko tenne lo
sguardo fermo nella direzione dell’aura, quando ad un certo
punto ebbe una
visione di un muscoloso uomo in una bizzarra armatura, che sorrideva
malignamente, mentre volando si dirigeva verso di lui. Puar
levò un grido di
terrore. Iamko lo osservò meglio, e lo riconobbe. Era lui.
Era proprio lui. Non
era una visione: era lui, in tutta la sua malvagità.
L’uomo atterrò
violentemente, provocando un piccolo terremoto che diede il colpo di
grazia a
molti edifici. Gli urli ripresero, anche se in numero minore:
probabilmente le
persone avevano ormai perso ogni forza, persino quella di gridare; o
forse
avevano capito che era inutile, che ormai la loro vita sarebbe finita
presto.
Ma tutti questi suoni risultarono impercettibili a Iamko a Puar,
impietriti dal
suo ritorno.
“No… non è
possibile… tu sei… tu sei morto!
Come puoi essere ancora in vita, brutto bastardo!? Giuro che non te la
farò
passare liscia per quello che hai fatto a questa povera gente. Non la
farai
franca, sappilo!” proferì Iamko, digrignando i
denti. Puar si aggrappò alla
schiena dell’amico, come per cercare protezione ed aiuto.
Nappa alzò un piede,
per poi schiacciarlo a terra, provocando un'altra piccola scossa. Il
suo
obbiettivo era quello di spaventare, di mostrare la sua potenza a quel
miserabile terrestre che voleva opporsi alla sua grandezza. Non sapeva
che
sarebbe finita come la volta precedente. Lo avrebbe fatto morire in un
esplosione, per fargli ricordare la sua miserabile prima morte durante
i suoi
ultimi istanti di vita. In confronto a lui era una mosca, e le mosche
sono
fragili come un sottilissimo filo d’erba. Sarebbe stato un
gioco da ragazzi, e
probabilmente si sarebbe anche divertito un mondo nel farlo soffrire.
“Beh,
pivello, se non riesci nemmeno a sconfiggere uno schifoso Saibamen non
vedo
come tu possa competere con la mia rinnovata forza. Cerca di farmi
divertire
almeno un po’, altrimenti tutto ciò che vedrai qui
intorno a te saranno detriti
e cadaveri… sempre se non mi venga voglia di polverizzare
ogni cosa,
ovviamente!” lo provocò Nappa. Iamko fu molto
colpito da una particolare del
discorso: “la mia rinnovata forza”. Allora non era
stata una sua impressione,
non erano una serie di coincidenze: l’aura percepita prima
apparteneva
effettivamente a Nappa, il quale era diventato decine e decine di volte
più
potente, e se non fosse stato per il cervello avrebbe potuto facilmente
rivaleggiare con Vegeta. Com’era possibile? Nappa non doveva
essere al loro
livello dopo tutti quegli anni di allenamenti, ma adesso la situazione
di una
volta si stava ripetendo. Iamko era forte, certo. Ma il suo livello era
comunque inferiore a Nappa, che sicuramente non sarebbe stato gentile
come Goku
e lo avrebbe attaccato con tutte le sue forze. Non sarebbe stato uno
scontro
facile, e di questo ne era pienamente cosciente.
“Cosa
c’è, pidocchio? Hai forse paura di me? Guarda che
sei giustificato: pensa che
quel muso verde del tuo amico non è riuscito ad uccidermi
nonostante fossi
molto più debole di lui. Tu sei addirittura più
debole di me, quindi non hai
alcuna speranza di battermi! Sono sicuro che i tuoi colpi varranno come
solletico sulla mia pelle!” disse Nappa, alludendo ad un
certo “muso verde”.
Iamko capì subito: si riferiva a Junior. Non era allora la
prima volta che quel
redivivo Nappa cercava di far del male a qualcuno, e probabilmente
avrebbe
continuato le sue stragi se nessuno lo avesse fermato. Iamko sapeva che
Goku e
Vegeta sarebbero riusciti a sconfiggerlo facilmente con le
trasformazioni di
cui disponevano, ma non voleva fare il vigliacco. Era un Guerriero Z, e
come
tale doveva difendere la Terra. La voglia di sterminio Nappa sarebbe
presto
scomparsa, insieme al Saiyan stesso.
“Puar,
allontanati subito da qui” gli ordinò Iamko,
mentre il suo corpo iniziò a
vibrare completamente da solo, forse per la paura, forse per la rabbia,
forse
per la volontà di vendicare tutto il sangue innocente sparso.
“Cosa? Ti
prego, Iamko! Non lasciarmi solo!” pregò Puar.
Iamko lo guardò con la coda
dell’occhio, e non sembrava contento di quella risposta.
“Ho
detto di andartene subito, Puar! Ascoltami se vuoi che vada tutto
bene!” lo
rimproverò Iamko, ma Puar non sembrava voler rimanere solo,
tanto che, dopo che
Iamko lo allontanò dalla sua schiena con la mano, il gattino
ritornò da lui,
abbracciandogli il braccio.
“Iamko, ti prego! Non farlo! Non voglio perderti
di nuovo!” delirò Puar,
in lacrime. Non voleva che il suo amico morisse nuovamente: era la
persona più
importante della sua vita, e il suo dolore sarebbe stato
incommensurabile se
fosse morto. Certo, era triste e voglioso di vendetta contro Nappa per
l’orribile distruzione che aveva causato; ma era anche
preoccupato per il suo
amico, e non era sicuro che sarebbe riuscito a vincere quella
battaglia, che
dalle premesse sembrava sarebbe stata molto ardua. Puar aveva capito
che Nappa
non era quello di una volta, e che i suoi poteri erano notevolmente
aumentati.
Iamko non avrebbe avuto il bisogno di ricorrere al Ki nel caso in cui
le sfere
di energia precedentemente cadute sulla città fossero state
scagliate dal
vecchio Nappa, e quindi c’era sicuramente stato un notevole
miglioramento. Ma
il tentativo di Puar di dissuadere l’amico fu del tutto
inutile. Iamko gli
accarezzò il pelo, ma dal viso non sembrava mostrare
consenso alle sue
parole.
“Non
succederà, tranquillo. Non morirò, anzi,
vincerò! Tu adesso pensa soltanto a
scappare, e vedrai che andrà tutto bene. E tu, sappi che non
mi fai paura!
Sarai anche un colosso, ma posso batterti quando e come mi pare! Giuro
che non
avrò pietà, come tu non l’hai avuta con
questa città. Io difenderò la Terra!”
sentenziò Iamko. Puar, anche se a malincuore, decise di
ubbidire all’amico. Il
gattino lasciò quindi il braccio di Iamko, volando il
più velocemente possibile
lontano dal campo di battaglia. Nappa emise una fastidiosissima risata,
e Iamko
cominciò a pensare a quale strategia attuare, anche se lo
scontro ancora doveva
iniziare.
“Eroico.
Eroico, e decisamente
stupido! Sei un illuso, se pensi che mi farò battere da te!
Preparati,
pidocchio! Stai per assistere alla forza della razza Saiyan!”
disse Nappa, per
poi lanciare una potente e grossa sfera di energia dalla mano sinistra.
Iamko
reagì istantaneamente, avvicinando le mani e caricando una
grande quantità di
Ki.
“Kamehameha!”
urlò, per poi mettere le braccia davanti al petto, tenendo
le mani distese. Una
fortissima onda blu e bianca partì dalle sue mani e si
scontrò l’attacco di
Nappa, riuscendo ad avere ragione di esso, facendosi strada vero il
nemico.
Nappa non sembrava tuttavia sorpreso dalla tecnica, tanto che,
all’avvicinarsi
di essa, rimase statico, e non oppose resistenza, lasciando che la sua
onda
fosse sconfitta da quella del terrestre.
“Cos’è, ti prendi forse
gioco di me?” chiese Iamko, sicuro che la sua
onda avrebbe centrato il bersaglio. Ma Nappa non era
d’accordo, tanto che,
quando l’onda era ormai in prossimità del suo
corpo, egli decise di
incominciare a fare sul serio, e toccò l’onda con
entrambe le mani.
Indietreggiò appena, riuscendo a tenere ferma
l’onda con la sola forza delle
mani senza aver alcun bisogno di sforzarsi particolarmente. Al
contrario, Iamko
stava dando tutto se stesso in quel colpo, che sembrava però
incapace di
torcere anche solo un capello al muscolo Saiyan, che nel frattempo
ridacchiava
sadicamente.
“Povero terrestre, non sai ancora cosa ti
aspetta!” disse il Saiyan, aumentando
la forza nelle mani e premendo contro l’onda. Iamko lo
guardò perplesso, dato
che il Saiyan stava alzando un piede e sembrava intenzionato a compiere
un
passo.
“Cosa
diamine vuole fare?” pensò Iamko, e la riposta non
tardò ad arrivare. Quando
Nappa compì il passo, spinse indietro l’onda,
accorciandola. Iamko rimase
allibito, anche perché Nappa continuò da
lì a camminare, riducendo sempre più
la lunghezza dell’onda fino a ridurla ad un piccolissimo
segmento che
attraversava lo stretto spazio che ancora divideva lui e Iamko. A quel
punto, a
Nappa bastava anche una sola mano per tenere a bada l’onda,
che, nonostante gli
sforzi di Iamko, non riusciva a smuovere il Saiyan; con la mano libera,
Nappa
sferrò un pugno, che oltrepasso l’onda e
colpì in pieno volto Iamko, che non
poté nemmeno mostrare il proprio dolore per difendersi da
Nappa. Il Saiyan lo
stava infatti attaccando con una scarica di pugni velocissimi, che
Iamko
riusciva a malapena a schivare. Fu più volte sfiorato da
questi pugni, e
l’unica cosa che poteva fare era indietreggiare ed evitare
gli attacchi, dato
che non riusciva a trovare un’apertura per attaccare
l’avversario. Nappa si
stancò presto di assistere a quella scena, e la sua furia
continuava a cresce
ad ogni colpo che Iamko riusciva a scansare. Erano inoltre nei pressi
di un
edificio penzolante, e pensò che non sarebbe stata una
cattiva idea sfruttare
il suo avversario per farlo cadere definitivamente. Così,
sferrò un improvvisa
ginocchiata con la gamba destra, che Iamko non riuscì a
schivare. Venne
centrato in pieno, e fu scagliato contro l’edificio
penzolante, che colpì
duramente per via della violenza con cui era stato scagliato su esso da
Nappa.
L’edificio cascò a terra, e molti pezzi si
staccarono durante la caduta. Alcuni
di essi caderono proprio sopra il corpo di Iamko, seppellendo il
terrestre
prima che egli potesse fare una qualsiasi azione. Nappa
osservò la scena,
compiacendosi del lavoro svolto.
“Certo
che quel pivello era proprio bravo a
parlare, ma a fatti non era niente di che. Credo che il mio lavoro qui
sia
finito” esclamò soddisfatto il Saiyan. Purtroppo
per lui, non era a conoscenza
del fatto che il suo avversario non si sarebbe arreso tanto facilmente,
e che
si sarebbe presto rialzato, e avrebbe continuato a combattere anche a
costo di
perde la vita.
E
infatti, Iamko riuscì a
liberarsi dai resti della costruzione caduta scagliandoli in aria, per
poi
avventarsi contro il suo avversario Saiyan. Colto di sorpresa, Nappa fu
duramente colpito da una ginocchiata destra da parte di Iamko, che gli
colpì il
petto. Nappa, dopo un breve barcollamento, rispose con un calcio
sinistro che
avrebbe dovuto colpire le gambe dell’avversario facendogli
perdere
l’equilibrio. Sorprendentemente, però, Iamko seppe
sfruttare l’attacco
avversario a sua vantaggio, saltando sulla gamba
dell’avversario poco prima che
il piede potesse colpirlo. Nappa rimase sbalordito dal gesto
dell’avversario,
che, mantenendo l’equlibrio, lo colpì con una
gomitata destra al viso. Nappa,
furioso più che mai, provò a colpire Iamko con un
gancio sinistro, ma mancò il
bersaglio per la vista coperta dal gomito del terrestre, facendo finire
il
gancio poco sopra la testa dell’avversario. Iamko
balzò alle spalle di Nappa,
che a sua volta si girò e iniziò a sferrare una
velocissima serie di attacchi,
che Iamko riusciva però a schivare e parare, anche grazie
alla vista non ancora
ripresasi del Saiyan. Quando la vista gli si snebbiò, Nappa
riuscì a sferrare colpi
più precisi, che però sembravano sempre inutili
contro il terrestre, che decise
di contrattaccare. Iamko balzò all’indietro,
compiendo una capriola e
atterrando sulle mani, sorprendendo Nappa, che sempre più
furioso scattò verso
l’avversario. Il terrestre si diede una bella spinta con le
mani, slanciandosi
da terra e centrando lo stomaco avversario con entrambi i piedi. Nappa
urlò,
sia per la crescente ira che per il dolore, ma Iamko non volle dargli
nemmeno
un attimo di tregua, tanto che sfruttò la pancia del Saiyan
come trampolino,
premendoci su, per poi spiccare un balzo ed atterrare si piedi. Il
Saiyan sentì
il dolore propagarsi per tutto il suo corpo, ma la rabbia era
più forte del
dolore, tanto che riuscì comunque a muoversi verso il suo
avversario, che con
un chiaro sguardo provocatorio lo incitava ad avvicinarsi. Quando fu
abbastanza
vicino, Nappa sferrò un diretto, ma Iamko afferrò
l’enorme mano avversario con
entrambe le braccia, immobilizzando i movimenti di Nappa, per poi
alzare da
terra quel colosso sfruttando quella mano come appiglio. A quel punto
sbatté
Nappa a terra, per poi rialzarlo nuovamente, compiere un gran balzo e
scaraventare di nuovo Nappa a terra con un’inaudita violenza,
lasciando la
presa sulla mano. Un enorme cratere si formò nel terreno, e
Nappa rimase steso
a terra, apparentemente incosciente.
“Fiuh,
c’è mancato poco!”
disse Iamko, con il respiro pesante. Rimase un po’ in
levitazione per
riposarsi, pronto a reagire ad un improvviso contrattacco di Nappa. Si
sentiva
fermamente soddisfatto di ciò che aveva fatto, anche se
dentro di sé sentiva
comunque una fitta al cuore: osservava quella che era stata la
Città
dell’Ovest, vedendo i pochi edifici rimasti crollare uno a
uno per via delle
fondamenta ormai deboli. Non sembrava nemmeno esserci più
traccia di forme di
vita intelligente in quella che ormai si poteva definire una landa
desolata.
Iamko sentì una grande responsabilità sulle
proprie spalle, che non si limitava
più ad un semplice desiderio di vendetta. Era la
volontà di rimediare a quello
che lui definiva un suo errore, un suo sbaglio. Quando era iniziato il
bombardamento, avrebbe potuto subito dirigersi verso l’aura
di Nappa ed
iniziare a combatterlo. Certo, molti civili sarebbero comunque morti,
ma Nappa
non sembrava un avversario difficile da battere, quindi avrebbe potuto
occuparsi facilmente di lui, salvando moltissime persone che non
centravano
assolutamente nulla in quella faccenda. Nappa avrebbe cessato il
bombardamento
per combatterlo, e Iamko avrebbe potuto lottare contro
l’avversario in un
combattimento aereo, in modo da provocare meno danni possibili alla
città. E
invece, ora, per colpa sua, tante persone non c’erano
più. Possibile che non
sapesse difendere il proprio pianeta? Possibile che i più
capaci fossero sempre
i Saiyan, quei guerrieri tanto forti ed imbattibili, capaci di superare
qualsiasi situazione? Forse non doveva pensarci in quel momento. Forse
doveva
pensare che se avesse vendicato i cittadini uccidendo Nappa, avrebbe
anche
rimediato al suo errore, poiché avrebbe impedito che Nappa
facesse altro male.
O forse questo sarebbe servito solo per fargli avere la coscienza
pulita, per
fargli dimenticare il suo enorme sbaglio, che era ormai scritto e
impossibile
da cancellare. A rincuorarlo c’era il pensiero che quelle
persone sarebbero
potute tornare in vita con le Sfere del Drago, ma questo non risolveva
affatto
la sua incapacità di difendere la Terra. Lui era un abitante
stesso di quel
pianeta, non proveniva dallo spazio, ma era nato, cresciuto e persino
morto
sulla Terra. Lui poteva davvero salvaguardare il suo pianeta, e lo
avrebbe
dimostrato uccidendo quel mostro Saiyan di nome Nappa.
“Ahh,
maledetto insetto! Questa volta ti
schiaccerò!” borbottò Nappa, rialzandosi
e interrompendo le riflessioni di Iamko. Il terrestre
osservò l’avversario, e notò
di averlo conciato piuttosto male: diversi lividi erano in bella mostra
sulla
faccia del Saiyan, che sembrava più arrabbiato che mai. Non
era abituato ad un
umiliazione del genere. Quando era in vita, fu sconfitto da un Saiyan,
e ucciso
sempre da un Saiyan; mai invece era stato messo realmente in
difficoltà da un
essere che non fosse della sua stessa razza, tranne quando si era
scontrato con
Junior il giorno prima. E adesso, invece, si stava facendo mettere in
difficoltà da un individuo di una razza debole, che era
oltretutto colui che
morì nel modo più misero durante il loro primo
incontro, rispetto
all’uomo con tre occhi e il suo
amichetto dalla pelle bianca, che avevano almeno cercato di
combatterlo,
sacrificando le loro vite. Non glielo avrebbe permesso. Non sarebbe
stato
umiliato, non sarebbe stato deriso da un debole come quello
lì.
“Adesso
ti faccio vedere io! Preparati ad ammirare il mio Destructo
Globe!” urlò Nappa,
per poi voltarsi e correre all’impazzata, distruggendo le
ultime costruzioni
che si reggevano ancora in piedi. Paur stava osservando tutta la scena
in
disparte, in un piccolo cunicolo tra una maceria e l’altra.
Era terribilmente
preoccupato per l’amico, che, nonostante si fosse ripreso
totalmente
dall’offensiva contro Nappa, sembrava molto preoccupato per
ciò che stava per
accadere. Dopo un po’, Nappa placò la sua corsa, e
Iamko poté vedere gli
effetti da essa causati: l’enorme Saiyan aveva fatto cadere
diversi palazzi,
che si erano poi scontrati tra di loro durante le cadute, provocando
ancora più
distruzione e rendendo quel posto sempre più caotico. Ma
ormai, nemmeno a Iamko
importava più restringersi dal provocare danni
all’area: se non c’era più segni
di vita nei dintorni, non c’era motivo di trattenersi, anche
perché ormai
rimaneva davvero poco da distruggere, visto che anche la sede della
Capsule
Corp era stava distrutta dalle sfere del Saiyan. Inoltre, pensava che
il suo
amico fosse ormai lontano da quello che si era trasformato in un campo
di
battaglia, e quindi credeva di non correre il rischio di ucciderlo.
D’altronde,
Puar non conosceva i pensieri di Iamko in quel momento, quindi si
sentiva
totalmente al sicuro sotto quelle macerie.
“Ecco
il Destructo Globe!” disse Nappa, per poi voltarsi nella
direzione di Iamko e
iniziare di nuovo a correre. Iamko fece per caricare una Kamehameha, ma
si
fermò stranito dal fatto che intorno a Nappa si stesse
formando una sfera di
energia arancione, che a mano a mano diventava sempre più
nitida e meno
trasparente. Quando la sfera fu completa, Nappa era totalmente
scomparso alla
vista di Iamko: al suo posto c’era una sfera di un arancione
accesso, che,
lasciando una scia del medesimo colore dietro di sé, si
stava dirigendo al
dì sotto di lui. Iamko capì subito
l’intenzione dell’avversario, perciò
segui
attentamente i suoi movimenti, preparandosi a lanciare una Kamehameha
se ce ne
fosse voluto il bisogno. Quando si trovò esattamente sotto
Iamko, dalla sfera
uscì una malefica risata proveniente sicuramente dalla bocca
di Nappa. Iamko
cominciò subito a caricare una Kamehameha più
rapidamente possibile, e si mise
con le spalle rivolte al cielo, pronto a sferra l’onda di
energia. La sfera
iniziò a levitare, e si diresse verso Iamko con una
velocità incredibile. Il
terrestre scagliò allora la Kamehameha, che
riuscì a tenere a bada la sfera,
anche se Iamko sentiva in ogni momento di star avendo la peggio.
Inoltre, non
sarebbe certo potuto rimanere in quella situazione per tutto il tempo.
Fu a
quel punto che notò delle auree incredibilmente potenti, ma
distanti: erano
quelle di Goku trasformato in Super Saiyan di Terzo Livello e di Majin
Bu.
Vicino, c’erano anche le auree di Gohan, Crilin, Tensing,
Riff, Junior e anche
quella di Vegeta, oltre a diverse auree sconosciute. I Guerrieri Z
erano al
completo, e sembravano essere nel bel mezzo di una battaglia contro un
gran
numero di nemici, alcuni dei quali anche piuttosto forti. Ecco
perché nessuno
era ancora venuto in suo aiuto. Ma sentiva che se la sarebbe cavata,
che
sarebbe andato tutto bene, anche se era solo ad affrontare il nemico. Sarebbe uscito
vincitore da quello
scontro, senza alcun altra cosa su cui contare se non la sua forza.
*
Durante
l’attacco di Nappa alla città, tutti gli invitati
alla festa di Bulma si erano
radunati al bivio tra sentieri, dato che l’edificio in cui si
stava svolgendo
la festa era completamente stato distrutto dai macigni che caduti
giù dalla
montagna, che avevano inoltre devastato la foresta intorno attorno ad
essa e la
vegetazione della montagna stessa. Anche i due sentieri del bivio erano
ora
bloccati da un imponente macigno, caduto nell'esatto momento
in cui tutti gli
inviatati erano riusciti a raggiungere il bivio e a mettersi quindi in
salvo.
Goku e Gohan si erano completamenti dimenticati della loro diatriba, ed
in quel
momento entrambi stavano solo cercando di capire cosa fosse successo e
cosa
fare in quel preciso momento. Ma non era facile: la maggioranza dei
presenti
ancora sconvolta, e
persino i più audaci
guerrieri erano stati molto colpiti dall’improvviso evento.
Crilin e Riff erano
rimasti a dir poco terrorizzati dalla presenza di un’aura del
tutto sconosciuta
e potente, che gli fece capire che i bei tempi erano finiti e che una
nuova
battaglia si prospettava all’orizzonte; Tensing ebbe
più sangue freddo, e,
mentre gettava alle sue spalle il giubbotto che aveva indossato alla
festa,
rifletté su ciò che era successo, preparandosi
mentalmente a dover affrontare
una nuova minaccia per ristabilire la quiete. Trovava inoltre strano e
anche un
po’ buffo il fatto che fosse bastata un’aura forte
poco meno di Vegeta a destabilizzare
quasi tutti i guerrieri, che avevano affrontato nemici ben peggiori di
quello e
che quindi non avrebbero dovuto avere alcun timore. Forse era la foga
di quel
momento, dato che sulla Terra non si vedevano facce nemiche da cinque
anni. Era
quindi abbastanza naturale turbarsi per aver percepito
un’aura diversa da
solito e quindi probabilmente nemica, anche se rimaneva il fatto che
anch’egli
non fosse totalmente sicuro del fatto che non corressero alcun
pericolo: era
probabile che quel nemico potesse essere una servitore o un alleato di
un altro
nemico, ancora più potente, che lo avesse mandato sulla
Terra per testarne i
guerrieri, per poi intervenire personalmente. Insomma, un ragionamento
simile a
quello compiuto da Goku prima del terremoto. Immerso nei suoi pensieri,
Tensing
non si accorse che Bulma stava parlando a tutto il gruppo, e
servì un piccolo
spintona da parte di Gohan per riportarlo alla situazione contemporanea.
“Dovremmo
dirigerci immediatamente da quell’individuo, altrimenti per
la terra potrebbero
esserci seri problemi!” esclamò Bulma, che,
già abbastanza infuriata per via
della festa rovinata, sperava di vedere nei volti dei guerrieri sguardi
di
intesa, e non le facce appese che invece si ritrovò davanti.
Persino suo
marito, il grande principe dei Saiyan, non sembrava per niente
tranquillo, e
questo la irritava molto: Vegeta metteva sempre il suo orgoglio in
primo piano,
ma al contempo amava la sua famiglia più di ogni altra cosa
al mondo, anche se
non lo dava a vedere. E avrebbe fatto di tutto pur di evitare che anche
solo un
membro del suo piccolo nucleo fosse in pericolo. Ma adesso, lui, come
tutti gli
altri guerrieri sembrava incapace di esprimersi. Doveva intervenire.
“Allora? Che c’è, vi
spaventate per una singola aura!? Avanti, da come
l’avete descritta sarà un gioco da ragazzi
liberarsi di questo nuovo e
fantomatico avversario! Secondo me non necessiterete nemmeno del Super
Saiyan!
Avanti, cosa sono quelle facce? Dov’è finita la
grinta che avete utilizzato per
questi cinque anni? O forse siete soltanto capaci di allenarvi senza
mostrare
nessun vero risultato?” chiese energicamente la donna, mentre
gli sguardi dei
guerrieri la fissavano, alcuni annoiati, altri un po’
sorpresi da quel suo
improvviso incoraggiamento.
“E se quell’avversario è
dotato di qualche trasformazione o di qualche
potenziamento? Andrà a finire come sempre: ci troveremo in
difficoltà, e a quel
punto dovremo contare sui più forti del gruppo, sperando che
loro riescano a
trovare un modo per sconfiggere quest’avversario. E in ogni
caso, non credo sia
venuto da solo. Credo che debba avere pur sempre degli alleati, no? Mi
dispiace, ma il tuo discorso proprio non lo capisco!” disse
Tensing, cercando
di rimanere il più pacato e calmo possibile. Nonostante il
rimproverò del
terrestre con tre occhi, Bulma rimase impassibile, quasi come se le
parole di
Tensing non avessero alcun effetto su di lei. La donna provò
a controbattere,
ma si fermò quando vide l’espressione di Vegeta
mutare improvvisamente in un
viso arrabbiato.
“Leva
subito le mani dalla mia Bulma, lurido!” urlò il
principe. Solo allora Bulma si
accorse che qualcosa o qualcuno gli stava toccando le spalle. Si
girò. E lo
vide.
Un mostro poco più
alto di Goku, con una sottospecie di gobba e con degli artigli al posto
delle
dita. Dalla gobba gli partivano due lunghi spuntoni grigi ricurvi, che
gli
arrivavano fino ai piedi, anch’essi artigliati. Aveva degli
occhi neri e una
bocca con denti aguzzi, ma la caratteristica che più saltava
all’occhio del suo
aspetto era sicuramente il colore della “pelle”:
sparpagliate un po’ per tutto
il corpo, cercano delle strisce colorate di rosso, arancione, verde,
giallo,
violetto e blu: i colori dell’arcobaleno. Questo sua
colorazione vivace e
accesa andava in forte contrasto con la sua espressione, che sembrava
trasudare
malignità da tutti i pori. Bulma indietreggio spaventata, e
Vegeta si parò
davanti a lei, come per proteggerla.
“Chi diavolo sei tu?” chiese Goku,
mettendosi anche egli in posa di combattimento.
“Il
vostro amico occhiuto ha ragione: lui non è solo! Io sono un
suo superiore, e
sono molto più potente di lui!” disse il mostro,
rivelando per la prima volta la
sua voce: una voce rauca, maligna, cupa. Gli amici dei genitori di
Bulma
iniziarono ad urlare a svignarsela, tanto che alla fine i Guerrieri Z
rimase
praticamente da soli. Chichi si avvicinò a Gohan, impaurita
da quella nuova
comparsa. Videl invece rimase a fissare il mostro arcobaleno, riuscendo
a
mantenere la calma e non andare nel panico, cosa che fecero anche i
genitori di
Bulma, lì presenti anch’essi. I Guerrieri Z si
misero tutti in posa, pronti ad
unire le forze contro quel nuovo nemico dal temibile aspetto, eccetto
Trunks e
Goten, che, con il loro classico sorriso stampato in volto, non
sembravano per
nulla intimoriti da quel mostro da loro considerato buffo.
“Avanti,
vi fa davvero così paura? Ma l’avete
visto per bene!? È così colorato che anche se
volesse non riuscirebbe mai a
sembrare minaccioso! Secondo me non è nemmeno
così cattivo!” disse Trunks, in
tono altezzoso e spensierato.
“Io
sono d’accordo con lui! Mostro, mostraci se sa davvero fare
qualcosa a parte
risultare ridicolo!” esclamò Goten, mentre i due
Saiyan mezzosangue tentavano
di attirare l’attenzione del mostro con gesti provocatori,
venendo però mal
guardati dal resto del gruppo.
“Ah,
si? Bene! Se proprio siete curiosi, adesso vi mostrerò
ciò di cui sono capace!”
disse il mostro arcobaleno, per poi iniziare ad urlare a squarcia gola.
Un
potente vento si alzò, mentre gli arti del mostro iniziavano
ad ingrandirsi
insieme a tutto il resto del corpo.
“Bravi, adesso lo avete provocato! La prossima
volta imparate a stare
zitti!” disse Tensing, rimproverando i due piccoli Saiyan per
il loro
comportamento immaturo e ingenuo. I due continuarono a sorridere, anche
se con
chiaro imbarazzo per la figuraccia appena compiuta. Nel frattempo, il
corpo del
mostro arcobaleno stava subendo una vera e propria mutazione: dallo
stomaco
erano spuntate quattro lunghe spine molli di colore verde, che, dopo
essersi
adagiate sul terreno, continuavano ad espandersi in larghezza; la
“gobba” del
mostro fu ricoperta da centinai di spuntoni neri molto corti, mentre
nella
bocca cominciò a comparire una strana sostanza nera. Il suo
mostruoso aspetto
riuscì finalmente a togliere i sorrisi dai volti di Trunks e
Goten, che
iniziarono a tremare dalla paura. Dopo pochi secondi, l’urlo
placò, il che
voleva dire che la trasformazione era giunta al termine: il mostro era
diventato
decisamente più grande e minaccioso, e dalla sua aura
sembrava avere una forza
pari ad un Super Saiyan di Terzo Livello. L’intero gruppo dei
Guerreri Z rimase
in silenzio, ammirando quello che poteva essere definito un vero e
proprio
abominio.
“Vi presento Rainbokiller, il mostro colorato!
Tremate di fronte alla
mia forza!”.
ANGOLO AUTORE:
Heilà! Prima di presentarmi, ci terrei a dirvi una cosa
importante: GRAZIE!
Grazie di cuore per essere arrivati fino in fondo a questo papiro! Ve
ne sono
realmente grato. Adesso, però, direi di passare ad alcune
precisazioni sulla
storia e su di me. Sono nuovo in questo fandom, ma ho sempre amato
Dragon Ball,
in ogni sua serie, a partire dallo Z (il primo che ho visto, almeno
così mi
pare!), fino ad arrivare al più recente Super, amando anche
la prima storica
serie, che ho finito di vedere abbastanza recentemente, e che ho
adorato alla
follia; ho apprezzato molto anche Dragon Ball GT, che, pur avendo
diversi
difetti, aveva anche molti pregi, come la Saga di Baby, i draghi
malvagi e il
Super Saiyan 4. E, dopo tutti questi anni passati a vedere Dragon Ball,
ho
deciso di scrivere una fan fiction su questo fantastico anime. Il
capitolo
parla di per sé di molte cose, ma vorrei un attimo parlare
di alcune cose che
potrebbero risultare non molto chiare… almeno per ora. In
elenco:
1 Il
“giorno
utopico” e il “patto” di cui parlano
Junior e Vegeta: durante il capitolo,
Junior ha fatto più volte riferimento ad un particolare
“giorno utopico”,
mentre Vegeta ha parlato con Junior di un “patto”
stretto tra loro due diversi
anni prima. Per il momento, posso solo dirvi che il patto siglato tra
Junior e
Vegeta e il “giorno” di cui tanto parla Junior sono
collegati in un qualche
modo che scopriremo più avanti, così come
verrà approfondita l’insolita
confidenza tra Junior e Vegeta.
2 I nomi dei
personaggi: Come avrete sicuramente notato, ho preferito mettere i nomi
dei
personaggi dell’edizione italiana, poiché ci sono
maggiormente abituato, anche
se alcuni nomi di alcune tecniche, come la Kamehameha, rimarranno
invariati.
3 Importanza
dei personaggi: In questa storia ogni personaggio avrà la
sua importanza,
compresi i terrestri, che riusciranno a risplendere… in dei
modi che, per il
momento, non posso rivelarvi. Sappiate solo che ho deciso di rendere i
terrestri così forti, tanto da rivaleggiare quasi totalmente
con i Saiyan in forma
base.
4 Scaletta di
forza: Di seguito, ecco una scaletta per comprendere meglio la forza
dei
personaggi senza usare i Livelli di Combattimento, che avrebbero
causato troppa
confusione. La scaletta è:
Goku:2
Vegeta:1,9
Goten:1,7
Trunks:1,8
Iamko e
Crilin:1,65
(ho deciso di renderli totalmente pari per quanto riguarda la forza,
anche se,
come vedremo più avanti, Crilin si dimostrerà
leggermente superiore a Iamko in
diversi aspetti)
Tensing:1,7
Gohan:1,5
(Non si è allenato per cinque anni, è molto,
molto arrugginito)
Riff:1,2
Junior:
7 (Visto che considerò Junior più forte dei
Saiyan in forma base, ho deciso di
attribuirgli questo valore)
5 Collocazione
nel tempo: La storia prende posto cinque anni dopo la sconfitta di
Majin Bu, ma
a differenza di Super, qui Beerus non si è mai svegliato.
Quindi si, questo è
un mondo totalmente a parte rispetto a quello di Super…
forse. Beh, anche per
questo ci sarà bisogno di attendere.
E qui credo di
aver finito. Che dire, spero che al storia vi sia piaciuta. Ho
già pronto il
prossimo capitolo, ma essendo molto lungo, mi ci vorrà un
po’ per correggerlo.
Ci vediamo alla prossima. Ciau!