Venti
Anni Di Sabbia
Avere vent’anni e sentirsi un deserto.
Passi di sabbia che ti calpestano,
si lasciano dietro aride dune e dune
che coprono, coprono venti anni
passati a sperare, venti anni di rabbia,
venti anni di sabbia. Neonate oasi
modellano laghi subissati e
ricoperti da lacrime e sabbia.
Venti anni di deserti,
venti anni maledetti,
venti che soffiano inetti,
nessuno li sente, nessuno li ascolta,
ma qualcuno li calpesta, li calpesta,
li detesta. Venti anni assetati,
venti anni incollati
alla gola, sgomenti, stanchi
di mille tormenti, vorrebbero
solo gridare, ma l’acqua non c’è,
le parole incollate alla gola,
nessuno le ascolta,
il vuoto le sfiora.
Cumuli di polvere gialla,
sbiadita, che copre,
copre vergogne,
copre menzogne,
cerca la forza di alzarsi nel vento,
solo un momento,
per tornare, e gridare:
“Non sono un deserto.”