Capitolo
10
Il
frastuono che proveniva fuori dalle sue stanze riecheggiava
in modo chiaro persino durante l’ora di punta poco prima del
pranzo, quando
tutti i cavalieri avevano lasciato le lizze e si erano radunati nella
sala
principale per consumare il pasto, spingendola a cercare di attutire il
tutto
nascondendo il capo sotto ai guanciali.
Erano
passati tre giorni dalla fine del torneo e i lord e le
lady accorsi per l’evento avevano lentamente lasciato il
castello finchè non ne
erano rimasti che un’esigua manciata. E lei aveva fatto di
tutto per evitare
pressoché qualsiasi individuo da quando aveva appreso della
futura unione tra
Valarr e Kiera adducendo come pretesto un malessere che la costringeva
a letto.
Ma
in quel momento, a giudicare dalla replica delle Cappe che
stazionavano fuori dalle sue stanze, c’era qualcuno di molto
determinato a
entrare.
Quando
la porta venne spalancata, lasciando indietro le
rimostranze delle Cappe, si rassegnò a sgusciare fuori dalla
protezione dei
guanciali per scoprire chi fosse l’intruso.
Ciocche
castano scuro leggermente scompigliate e abiti del
colore del sole, un vago sentore esotico e l’andatura sinuosa
di un predatore a
caccia.
Non
ebbe bisogno d’intravedere le iridi ambrate per sapere chi
fosse.
-
Dunque sei ancora viva, cominciavo a temere che le Cappe
stessero sorvegliando una lady che si era lasciata morire
d’inedia. –
Ignorò
il sarcasmo nella voce e si fece di lato per
permettergli di sedere sul bordo del letto.
-
Sono ancora in veste da notte. –
-
Temo che tu debba essere molto più svestita di
così per
scandalizzarmi, cugina. –
Il
cipiglio malizioso di Ricarys la costrinse a sorridere
divertita dalla sua impudenza.
-
Come mai sei qui? –
-
Ti ho lasciata crogiolare nell’umiliazione dei pettegolezzi
per fin troppo tempo. So che lo zio Maekar non è affatto
contento
dell’infatuazione di Aerion e che ne parlano a ogni angolo
dei Sette Regni, ma
non è una buona scusa per chiuderti qui e fingere di non
esistere. Non si
dimenticheranno di te solo perché non ti vedono. –
-
Non è per quello che sono chiusa nelle stanze, non
m’importa
di Aerion. –
-
Credo che a nessuno, tranne se stesso e suo padre, importi
qualcosa di lui perciò questa non è una
novità sconvolgente. Qual è quindi il
motivo che ti ha spinto a recluderti come un’aspirante
Sorella del silenzio? –
-
Valarr è promesso. –
Vide
il cipiglio di Ricarys farsi più evidente mentre
aggrottava la fronte con sincero stupore.
-
Lady Caecelia? –
-
No, lady Kiera di Tyrosh. –
-
Questo è … oserei dire quantomeno inaspettato.
Come lo hai
saputo? –
-
La cosa è trapelata mentre Maekar parlava con me e Aerion.
–
-
Dubito seriamente che loro ne sappiano alcunché. Valarr era
davvero preoccupato in questi giorni; ho creduto che fosse sul punto di
fare
irruzione nelle tue stanze. –
-
Un po’ come hai fatto tu intendi? –
Rise,
addolcendo l’atmosfera con la sua risata calda e
avvolgente.
-
Esattamente come ho fatto io, ma il nostro caro cugino è
troppo valente e rigoroso per fare un gesto così avventato.
–
Flamaerys
sospirò, lasciandosi andare nella stretta di
Ricarys.
-
Non so come affrontare tutto questo. –
La
strinse a sé, baciandole la guancia e la fronte con
affetto.
Era
un po’ come la sorella che mai aveva avuto, lo percepiva
nel modo che aveva di trattarla, e cercava di proteggerla a modo suo.
-
Troveremo una soluzione. Ma adesso mettiti qualcosa di
carino e renditi presentabile, è ora che tu esca dallo stato
di malata
immaginaria e torni ad affrontare un pranzo reale. –
Emise
un gemito, guardandolo con aria supplichevole.
Incontrare
Valarr è la cosa che più mi preoccupa. Come
farò ad affrontarlo?
-
Devo proprio? –
-
Certo. Sei una Blackfyre, siete duri da relegare nell’ombra.
–
*
Sedette
al suo posto in modo rigido, sforzandosi di
concentrarsi su quello che le riempiva il piatto e non
sull’espressione
preoccupata e interrogativa che Valarr continuava a rivolgerle.
Non
mi
sta affatto facilitando il compito d’ignorarlo. Né
lo facilita il fatto che
Aerion sembri trovare tremendamente divertente la nostra presunta
storia
d’amore e non faccia altro che sfruttare il pretesto per
starmi accanto.
-
Dell’altro vino, mia signora? –
Alzò
lo sguardo sul servitore, rivolgendogli un’occhiata grata
per essere giunto a salvarla da quel silenzio forzato in cui si era
chiusa.
-
Volentieri, grazie. –
Aerion
sfruttò l’occasione per posarle una mano sul
braccio,
in una lenta carezza studiata mentre le iridi violacee andavano da lei
a
Valarr, atteggiando il volto a un’espressione totalmente
presa.
-
Ti senti meglio, mia cara? –
-
Abbastanza bene da presenziare alla cena -, replicò
lentamente, - ma non so se sia del tutto guarita. –
-
Le tue stanze sono sufficientemente riscaldate? –
Come
se
non sapessi dove voglia andare a parare.
Pestò
il piede del cugino, trattenendo un sorriso quando lo
vide stringere gli occhi pur di non tradire la minima sofferenza.
-
Posso ritenermi soddisfatta, mio caro,
ma ti sono grata per la solerzia a cui ti porta il tuo
affetto nei miei confronti. –
-
Lieto che tale solerzia sia notata e apprezzata. –
Malgrado
tutto dovette trattenere l’accenno di un sorriso
divertito. Aerion parve intuirlo dal modo in cui tremarono le sue
labbra, perché
sorrise sghembo visibilmente compiaciuto.
Il
tossicchiare discreto del Corvo di sangue interruppe il
loro scambio, costringendo tutti i presenti a volgersi verso di lui.
-
Credo che sia giunto il momento di fare un annuncio, non
trovi vostra maestà? –
Re
Daeron annuì, alzandosi in piedi e puntando le iridi viola
su Valarr e Kiera.
-
Lord Brynden ha ragione -, convenne, - è giunto il momento
di annunciare il fidanzamento al quale abbiamo lavorato alacremente
nelle
ultime settimane, quello del principe Valarr e di Lady Kiera di Tyrosh.
–
Il
giovane principe Daeron, il Beone come l’aveva
soprannominato una parte del popolino, quasi rischiò di
strozzarsi con il vino
che stava sorseggiando. Il suo sguardo andò dal nonno a
Kiera, con la fronte
tanto corrugata da lasciar intendere perfettamente quanto fosse
incredulo per
la notizia appena giunta.
-
Vivissime congratulazioni, amato cugino –
sentenziò Aerion,
rompendo il silenzio sconcertato della tavolata, - Brindo a te e alla
tua
giovane futura sposa. –
Uno
dopo l’altro i presenti al tavolo alzarono a loro volta i
calici, unendosi al brindisi, mentre a Flamaerys non sfuggiva lo
sguardo
desolato con cui Kiera l’osservava.
Dunque
come sospettavo neppure loro erano a conoscenza della cosa. Se non
altro non vi
è stato un tradimento da parte loro, una seppur magra
consolazione.
*
-
Mia signora ... –
La
voce di Valarr la raggiunse mentre percorreva il corridoio
alla volta delle sue stanze, decisa a lasciarsi alle spalle quella
serata il
prima possibile.
Fece
finta di non averlo sentito e continuò ad avanzare, ma
quando la chiamò nuovamente e questa volta da più
vicino non potè continuare a
fingere di non averlo sentito.
-
Flamaerys, t’imploro, aspetta. –
Arrestò
la sua avanzata, voltandosi verso di lui.
Valarr
l’osservava con le iridi blu sgranate, la fronte
corrugata per la preoccupazione, e appariva più in
là con gli anni di quanto
non fosse mai sembrato.
Uno
specchio di come potrebbe diventare di qui a qualche anno.
-
Di cosa desideri parlare, vostra grazia? –
Formale,
composta, come se tra noi non ci fosse mai stato altro che educate
conversazioni. È doloroso, ma per come si profilano le cose
non vi è altra
soluzione.
-
Ti prego di credermi quando ti dico che né io né
lady Kiera
eravamo a conoscenza di quello che stavano organizzando. –
-
Ti credo … e se non c’è altro gradirei
raggiungere le mie
stanze. –
Valarr
la prese per la mano, trattenendola e impedendole di
voltargli le spalle.
-
Ti supplico, resta solo per un momento. –
-
Solo un momento, principe Valarr, perciò fanne buon uso
–
cedette.
Lo
vide sussultare davanti a quella formalità.
Probabilmente
ne è ferito, ma al momento ho i miei di sentimenti con cui
fare i conti
pertanto non posso preoccuparmi anche dei suoi.
-
Ho parlato con Kiera, nutre dei sentimenti per un altro dei miei
cugini, non ha alcuna pretesa nei miei confronti … -
Ed
ecco
spiegato lo sgomento di suo cugino Daeron. Cosa possa vedere Kiera in
lui mi è del
tutto estraneo, ma suppongo che i sentimenti sappiano essere
imperscrutabili
talvolta.
-
Ciò non cambia le cose, sarete comunque sposati di qui a un
mese, e io non desidero attirare più voci di quelle che
attiri già normalmente.
–
Non
sarò
la concubina del Giovane Principe, mi basta essere la figlia di un
traditore.
Non
lo disse in modo diretto, ma il messaggio arrivò dritto e
chiaro a Valarr perché il Giovane Principe chinò
il capo come se si vergognasse
anche solo di aver proposto quella particolare situazione.
-
Non intendevo … non so come affrontare la cosa –
ammise,
strusciando nervosamente la suola dello stivale contro il pavimento in
freddo
marmo.
-
Credo non ci sia altra scelta se non quella di fingere che
nulla sia mai accaduto tra di noi. Non c’è futuro
per un erede al trono e la
figlia di un traditore. –
Districò
la mano dalla sua presa senza trovare opposizione di
sorta e gli voltò le spalle sforzandosi d’ignorare
il dolore impresso sul volto
del Giovane Principe.
Allungò
il passo ed entrò nelle sue stanze, chiudendosi la
porta alle spalle e serrandola bene.
Poi
si lasciò scivolare a terra, nascondendo il volto contro
le gambe.