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Autore: Sinden    04/09/2018    0 recensioni
Visto il buon successo avuto su altri siti di FF, ripubblico anche su EFP questa storia. Roswehn è la nipote del Governatore di Pontelagolungo. Dopo la battaglia delle cinque armate, la sua vita cambierà completamente.
Estratto:
"Io credo che voi siate un grandissimo sovrano. Conosco la storia della vostra vita, l'ho letta. E conosco le gesta di vostro padre. Ho molto rispetto per la nobile famiglia di Bosco Atro." disse d'un fiato, abbassando di nuovo lo sguardo. Suonava tremendamente forzata, lo riconosceva lei stessa, ma doveva provare a convincerlo della sua buona fede. Provare ad ammorbidire quella tensione fra loro due che rischiava di diventare molto pericolosa.
🌟
Fanfiction genere Fantasy/Horror basata su Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate.
Matching: Thranduil e nuovo personaggio.
Genere: Avventura, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Bard, Bilbo Baggins, Elrond, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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"Devi venire con me, adesso." le disse Nim.

Roswehn non si era ancora capacitata dell'accaduto. Thranduil l'aveva di fatto presentata a tutti come sua nuova... compagna, si poteva dire?

Haldir le aveva sorriso dopo il suo annuncio di voler rimanere a Boscoverde, ma era più che sicura che dentro stesse soffrendo tremendamente. Non era stata davvero una gran serata per lui, quella.
Mi dispiace tanto, aveva pensato. Se c'era qualcuno al mondo che, in quel momento, detestava far soffrire era lui.

"Devo venire dove?" chiese Roswehn, dopo l'iniziale sorpresa. Aveva sentito il re comandare qualcosa alla sua amica, e dopo un breve sguardo, l'aveva lasciata con lei. Nemmeno un bacio, niente. "E cosa fa lui, adesso?"

"Il re rimane, la celebrazione non é conclusa. E tu devi essere preparata per dopo." rispose Nim, forse ancora più emozionata di lei.

"Cosa succede, dopo?" continuó a chiedere Roswehn, mentre l'Elfa la conduceva verso le stanze che già due volte aveva visitato.

Nim si giró un po' spazientita. "L'hai sentito prima, no? Ha intenzione di passare la notte con te."

Roswehn si fermó improvvisamente. "Non lo diceva sul serio."

"Oh sì. Puoi crederci." confermó Nim. "E tu devi essere pronta. Mia madre mi aiuterà."

"Tua madre?!" si agitó Roswehn. "Come faceva a sapere, tua madre, che avrei scelto di fermarmi?"

"Io credo che il nostro re lo sapesse già prima che la festa avesse inizio. Conosce i tuoi desideri meglio di te. L'ha fatta avvertire in anticipo. Certo, tu stavi per spiazzarlo..." spiegó.

Roswehn non nascose un brivido di nervosismo. Nim non capiva le reazioni della ragazza.
"Sei l'innamorata del sovrano ora...come dite voi: fidanzata? E desidera che stiate insieme, tu e lui. Io credevo che anche tu lo volessi."

"Sì... ma non così in fretta... due persone dovrebbero conoscersi meglio prima di...insomma..." tentó di rispondere la donna. La situazione rischiava di sfuggirle di mano.

"Perché?" chiese Nim. "Cosa devi sapere su di lui che già non sai? Vi siete dichiarati amore davanti al popolo di questo regno. Non capisco quanto altro tempo ti occorra"

La ragazza aveva immaginato che prima di arrivare a quello sarebbero passati altri giorni, un po' di ore spese da soli, a passeggiare nel suo grande bosco o a parlare sulla terrazza... ma era evidente che per gli Elfi le cose fossero molto più dirette. Niente chiacchiere.

È inutile che ti spaventi, gioia. Lo hai voluto tu, le disse la coscienza.

Nim la portò nelle stanze sotterranee. "Mia madre ti aspetta. Lei è stata dama di compagnia della regina, oltre che tutrice di Legolas."

Infatti, scendendo le scale, Roswehn vide subito una donna elfo che attendeva le due vicino al laghetto. Sembrava la sorella maggiore di Nim, più che sua madre. Si somigliavano molto.
"Roswehn, io sono Morath. Mia figlia ti ha certamente detto che sono qui per aiutarti. È un grandissimo onore quello che stai per avere. Io e Nim dobbiamo assicurarci che tu sia adeguatamente preparata prima che il re ti degni del suo amore." le disse la donna, che come Nim parlava la sua lingua molto bene.

"Che mi de...degni del suo amore?" ripetè Roswehn. "Cosa vuol dire, che non sarei alla sua altezza?"

Nim, che ormai conosceva il suo caratterino, tentò di calmarla.
"Mia madre vuol dire questo: da noi, mai è successo che il re abbia accolto nel suo letto una donna diversa dalla moglie. Nemmeno re Oropher lo ha mai fatto. È un privilegio fuori dalla tua comprensione, credo."

"Proprio cosí. Non intendevo offenderti. Ora," continuò Morath, indicandole l'acqua. "...dovrai spogliarti ed entrare in questa conca."

"Mi sono già lavata nella vasche di salgemma. Perché un'altra volta?" chiese Roswehn. L'idea di spogliarsi lí davanti a loro non le piaceva per niente.

"Appunto. Nelle vasche entrano tutti. Sono impure. Questa invece è solo per il re. Devi immergerti nuovamente qua dentro. Comprendi?" chiese Nim.

Sí, Roswehn capiva.
Non aveva però immaginato che Thranduil fosse cosí schizzinoso. Nim l'aiutò a spogliarsi.
"Non rimanere troppo nell'acqua. Basta qualche minuto." disse sua madre.

Roswehn si immerse in quella grande vasca di acqua tiepida, che l'avvolse come un abbraccio. Era piacevole, e sarebbe rimasta anche di più se Nim non le avesse fatto cenno di uscire.

Nel frattempo Morath le aveva portato un telo di seta blu.
"Copriti con questo e seguici." La condusse verso una zona che non aveva mai visto. Una grotta molto ampia, la cui entrata era nascosta da un tendaggio di velluto rosso.

Ci siamo, pensò Roswehn.

Le due donne elfo scostarono la pesante tenda e la fecero entrare.

Il letto di Thranduil occupava tutto lo spazio. Era gigantesco. Potevano dormirci almeno sei persone. E ricordava un po' il suo trono: anche sopra il letto erano state intagliate sculture in legno, avevano la forma di rami di albero. Seta ovunque: le lenzuola, i guanciali, erano ricoperti di raso bianco. Non c'erano armadi, né sedie, né tavoli, né canapé.

"Ora, dobbiamo cospargere il tuo corpo con questo." annunciò Morath e le mostrò una bacinella di quel che sembrava olio.

"È un estratto di rosa. Adattissimo a te." le sorrise Nim.

"Cos'é, un profumo?" chiese lei.

"No. È un olio. È necessario che tu ne sia completamente ricoperta." spiegò Morath.

"Necessario...ditemi per cosa, ve ne prego." chiese Roswehn, senza risposta. Si sentiva una vera idiota. Era entrata di prepotenza in un mondo di cui non conosceva un accidente di niente. Lasciò fare le due donne, che le tolsero il telo e iniziarono a spandere quel liquido su di lei. Ovunque. "Ne state mettendo troppo, non penetrerà nella mia pelle." obiettò.

"Così deve essere." rispose Morath.

Roswehn era sempre più perplessa. A cosa sarebbe servito quell'olio, solo Eru lo sapeva. Le sembrava di essere in un postribolo, quello che Bella Hogkin prometteva sempre di aprire a Dale e che Bard avrebbe sprangato il giorno successivo, se solo ci avesse provato.
"Sentite, nessuno dormirà con me se non voglio. Questa situazione mi umilia." protestò, coprendosi con il telo.

"Capisco la tua ritrosia. Nim mi ha detto che non hai mai avuto un uomo." disse Morath. "Ma questo é un fatto positivo, il re apprezzerà il fatto che tu sia esclusivamente sua." Si girò verso la figlia. "Nim é inesperta come te, non ha conoscenza sufficiente per aiutarti. Per questo io sono qui. E ti devo spiegare ancora un po' di cose prima che il re arrivi, ma non manca molto. Ora ascolta." disse Morath, accomodandosi sul letto. Roswehn si mise vicino a lei. Nim rimase in disparte, un po' a disagio. "Tu non conosci la sessualità degli uomini, perciò non farò paragoni. Ti dico solo che é molto diversa da quella di noi Elfi." Iniziò, mentre Roswehn la ascoltava preoccupata. "Per noi, il grande piacere non viene dall'unione di un sesso con l'altro, come per i mortali, ma dalle carezze, dal contatto spirituale, dalla fusione delle anime. Il nostro amore dura giorni, non ore. L'unione fisica come la intendete voi é solo l'ultimo atto, quello più breve, ed ha come fine il concepimento. Ciò ti sembrerà strano, ma é importante che tu lo sappia per non vivere momenti imbarazzanti con lui."

Roswehn non sapeva cosa dire.
"Cioé, devo aspettarmi di essere accarezzata tutto il tempo? Solo questo?" chiese.

"No, succederà anche il resto, ma dovrai pazientare. Ti sto avvertendo di questo: i vostri istinti naturali, carnali, sono per noi incomprensibili. E non saranno subito soddisfatti. Lui deciderà quando." chiarí Morath. "So anche che voi donne mortali sanguinate la prima volta che vi unite a un maschio."

Roswehn divenne paonazza. Nemmeno con sua madre Yohlande aveva fatto discorsi di quel tipo.
"Non sempre, ma sí, è comune." rispose. Guardò le lenzuola di seta bianche come la neve e sentí un brivido. Già, e se fosse successo? Come avrebbe reagito lui?

"Questo potrebbe infastidire il re." disse infatti Morath. "Sarebbe sgradevole."

"Grazie tante. Non me lo sarei immaginato da sola. Ora sí che mi sento tranquilla." ironizzò lei, mentre le tornava l'ansia, intensa più che mai. "Se capitasse, cosa dovrei fare?"

"Fa' in modo che non se ne accorga. Come ti dicevo, gli Elfi maschi si accoppiano molto velocemente, e subito dopo si lasciano prendere dal sonno. Approfittane." le consigliò Morath.

Roswehn si portò le mano sul viso. Ma cosa stava facendo lì? Che follia era quella...
"Forse avete ragione, non è una cosa che posso affrontare." mormorò. "E se a lui non piacesse? Se vedesse qualcosa in me che le donne elfo non hanno e ne fosse disgustato?" sentì il panico salirle fino in gola. Sarebbe morta d'imbarazzo.

"Il re sa bene che sei umana, si aspetta che ci siano differenze tra te e noi. Di questo non devi aver paura." intervenne Nim. "Devi solo lasciare che sia lui a guidare il vostro ... incontro."

"Adesso ce ne andremo. Lui arriverà fra poco. Aspettalo sul letto. E ricorda: sei qui perché lui l'ha voluto. Non provare nessun tipo di disagio." le disse Morath. Poi, Nim raccolse il contenitore d'olio e uscirono.

Lei rimase sola, nel silenzio piú totale. Lo stomaco le si riempí di piccole scosse elettriche dalla tensione, che si sforzó di tenere a bada. Provó a sdraiarsi su quelle morbide coltri e a rilassarsi. Certo che, aver passato due millenni in solitudine in quel letto doveva essere stato peggio che avvilente. Nim le aveva detto che non c'era stata più nessuna nella vita di Thranduil dopo sua moglie, ma non sapeva se crederci. Le sembrava assurdo. Per lei, era già incomprensibile come Bard avesse resistito otto anni senza una donna. Gli aveva consigliato tante volte di cercare una nuova compagna, ma non ne aveva mai voluto sapere. Eppure era un bell'uomo, nel pieno del vigore. Adesso che era re, la faccenda si era complicata: trovare una donna che amasse lui e non il suo potere sarebbe stato più difficile che trovare l'Arkengemma tra l'oro di Erebor.

Le tornó in mente anche Bilbo. La sua Contea. Pensó improvvisamente a quanti posti doveva ancora visitare. Thranduil gliel'avrebbe permesso? E sarebbe stata lasciata libera, qualche volta, di tornare a casa? Ma certo. E se non l'avesse lasciata, sarebbe scappata. Doveva pur rivedere i suoi, presto o tardi. Si chiese come avrebbe reagito Edith, se avesse saputo quello che le stava capitando. Con un Elfo. Avrebbe detto sconsolata. Di tutti quelli che avresti potuto trovare, proprio una di quelle meschine creature che...

"Morath ti ha istruita?" le chiese Thranduil, facendola quasi cadere dal letto dalla sorpresa. Era entrato silenziosamente nella stanza. Come mai riusciva sempre a sbucare dal nulla?

Roswehn lo guardó e pensó subito: non posso davvero farcela. Indossava una specie di vestaglia nera, simile a quella che gli aveva visto già. Ma sotto non portava niente. Era bellissimo, divino quasi.

"Spero tu sia pronta..." continuó, divertito dalla sua espressione tesa. "...tra poco avrai quello che desideri da tempo."

"Thranduil, non so dirti se sono pronta. Io non ho conoscenza di queste cose..." rispose lei. "Non mi aspettavo che già questa sera..."

"Conoscenza di queste cose..." ripetè lui. "Io ne ho abbastanza per entrambi."

"Sì ma... quello che voglio dire è che potrebbe non piacermi...e nemmeno a te, cioè." continuó lei.

"Su questo ho i miei dubbi." ribatté il re, mentre si toglieva la veste. Presuntuoso, pensó lei.

Vide che le cicatrici erano sparite dal suo corpo. Le stava nascondendo con la magia. Thranduil indovinó i suoi pensieri. "Per non impressionarti." le disse.

In realtà, Roswehn era già abbastanza impressionata. Il corpo dell'Elfo era spettacolare. Come se l'era immaginato, un corpo tonico e scolpito, da guerriero, alla faccia dei suoi seimilacinquecento anni d'età. Non si azzardó a guardarlo lì.

Lui se ne accorse e rise. "Non sai quanto mi diverta la tua timidezza. Con Haldir però non sei stata altrettanto pudica." le disse sedendosi vicino a lei .

Roswehn spalancó gli occhi. "...come?" gli chiese.

"Tu ti saresti concessa a lui, se il suo senso dell'onore non lo avesse fermato. L'ho letto nei vostri sguardi." chiese Thranduil, scostando lentamente il telo che ancora avvolgeva il corpo della ragazza. Roswehn provò improvvisa vergogna. Quel riferimento ad Haldir suonava come una provocazione. Lo so di che pasta sei fatta, mortale. Femmina di fuoco, ti ha definita lui, vero? Ora vedremo, lesse nei suoi occhi.

Il re ammirava le sue forme generose, una visione a cui non era abituato. Ma che gli piacque moltissimo. "Curioso il destino di alcuni di noi: una situazione del genere, un anno fa, era del tutto inimmaginabile. Di tutte le cose che pensavo potessero capitarmi nel lungo trascorrere dei secoli, accogliere una donna umana nella mia vita era in fondo alla lista." Roswehn lo lasció guardare, con il cuore che stava per esplodere. Poi pensó duemila anni senza...

"Due lunghi millenni di notti solitarie, sì. Perció, se credi che io abbia intenzione di trattenermi stanotte, ti sbagli." sussurró, tirandola a sé.

Roswehn cominciò a preoccuparsi. Ripensò al discorso di Morath: non ti prenderà subito.

"No, non ti torturerò con inutili attese. Tu sei umana, e dovrò adeguarmi alle tue esigenze..." le disse, strappando via quel pezzo di seta in un lampo.

Roswehn si irrigidí e per la prima volta, con lui, non le riuscì di rispondere a tono. Aveva immaginato una scena del genere tante di quelle volte, ma viverla... era tutt'altra cosa. E poi, bontà divina, Thranduil era stupendo. Nulla vedeva in lui, che non fosse perfetto. Aveva ragione Morath: non era degna di essere lì. Ma chi credeva di essere, non era che una banale cittadina di un reame nemmeno troppo potente. Thranduil era un re, il Re degli Elfi di Boscoverde. Avrebbe dovuto giacere con una principessa elfica, con una gran dama, con... quella Drâgana, magari. E cosa stava facendo Haldir, in quel momento?

"Smettila. Se provassi interesse per le mie suddite, tu non saresti certo qui. Loro non sono altro che piccole api operose nel mio vasto alveare. Sottomesse, capisci, intimidite da me. Ma tu...tu sei la rosa bianca piena di spine che aspetta solo di essere colta. L'ho letto nei tuoi occhi fin dal primo momento in cui ti vidi." le disse, e subito dopo lasciò cadere un bacio delicato, esploratore, sulle sue labbra. Roswehn fu travolta da quel primo, breve contatto intimo. "E non voglio che ci siano altri nei tuoi pensieri, mentre sei qui." le disse subito dopo. "Rammenti quella notte d'inverno? ...indossavi un cencioso vestito pieno di bruciature..." Thranduil sorrise, divertito dal ricordo. "Eri una ragazza spaurita e tremante...tuttavia, non eri a disagio come sei ora. Sei silenziosa. Perché?" Le sue mani scivolarono sull'olio.

Roswehn gemette, strappandogli un sorriso di trionfo. 
"Non hai idea di quanto abbia pensato a te, da quel giorno." riuscì in qualche modo a dirgli. Poi lo sentì bloccarsi. Ecco, lo sapevo. Non gli piaccio. Adesso si fermerà. Adesso mi dirà di andarmene da questo letto e prendere le mie cose e sparire...

"Fermarmi, ho appena cominciato..." mormorò lui, sentendo la sua apprensione. Lo divertiva il repentino cambiamento della donna: da sfrontata a timorosa.

"Dovresti smettere di leggermi nel pensiero." provó a dire lei, finalmente la sua bocca si era riconnessa alla mente. "...mi...mi... imbarazza."

"Capisco...e avermi trattato in quel modo, davanti a tutta la mia gente, non ti ha imbarazzata? Non ti sei fatta scrupoli. Neanche uno." le disse, accarezzandole i fianchi, colpito dalla loro forma sinuosa. Quel corpo umano si stava rivelando niente male. Un morbido trionfo di curve. "Non mi sembra di aver ricevuto scuse, a proposito."

Non se ne parla, pensò lei, mentre tentava di rimanere lucida, nonostante quel calore che iniziava già a sentire fra le gambe. Non mi sottometterai.

Lui colse la sfida dal suo sguardo. "Ci sono due modi in cui posso fare quello che voglio farti: uno di questi, potrebbe essere quel timido e delicato amoreggiare su cui tu hai tanto fantasticato, prima di venire qui. Non è esattamente il mio modo preferito, ma ti accontenterò. Se invece non ti scuserai, stanotte non ci saranno tenerezze per te... vuoi conoscere l'amore come lo vivono gli Elfi adulti? Te ne darò una prova, e pazienza se non potrai reggerlo." le sussurrò in un orecchio, prima di lasciarsi andare a una serie di baci lungo tutta la curvatura del suo collo. Roswehn decise di non combattere inutilmente. Si era dimenticata di esser lì con un tizio ben poco paziente, che non tollerava affronti, che non perdonava le offese, che non faceva sconti a nessuno.

"Scusami." gli concesse, infine. Ma anche per quello le piaceva, non si poteva mai abbassare la guardia con lui. Evidentemente, la regola valeva anche a letto. Forse peró poteva sorprenderlo: si girò e decise di provare il trucco suggeritole da Rùmil. Diede un leggero morso alla punta del suo orecchio. Era curiosa di vedere la sua reazione.

"Ah, questo non avresti dovuto farlo." disse lui. "Chi te l'ha insegnato?" volle sapere. Gli occhi celesti iniziarono a brillare.

"Il fratello di Haldir..." rispose lei. Cara Morath, mi sa che ti sei sbagliata. E tu Rùmil caro, avevi ragione.

"Anche suo fratello? Cos'hai combinato nel Lòrien?..." chiese lui, guardandola sorpreso. "Non ti sei certo annoiata lí."

La donna sentì la sua mano scendere di nuovo, scorrere su quello strato d'olio senza trovare resistenze. Oh dèi aiutatemi... pensò.
"Morath mi ha detto che tu non avresti..." provò a dire. Ma Thranduil rise di nuovo.

"... fatto cosa? Ti rivelo un segreto, donna del lago: all'interno di questi confini, io posso fare quello che voglio. Come voglio, e quante volte mi pare. Resta ancora da capire, se tu riuscirai a sopportarlo."

Roswehn inizió a sentire tutto il suo corpo accendersi, e incurvò istintivamente la schiena. I seni pulsavano al punto da farle male. Capì in quell'attimo il discorso di Morath sulle carezze: Thranduil era riuscito ad infiammare i suoi sensi in un modo che, se solo l'avesse sfiorata con un dito, là sotto, nel suo punto più nascosto, sarebbe esplosa di piacere.

"È vero quello che dicono: voi umane siete calde... roventi quasi. Schiave della carne, vi definiscono. La cosa mi ha sempre incuriosito..." disse l'Elfo , mentre si accomodava meglio sul letto. I suoi lunghissimi capelli sfiorarono il viso della ragazza, che potè avvertirne la fragranza. 

"Thranduil... aspetta. Io non ho mai..cioè...devi saperlo... perché..." balbettò, sentendosi stupida. Contro cosa stava combattendo, esattamente? Tutta sè stessa implorava di accogliere l'amore dell'Elfo in un modo così feroce, così disperato, che mostrarsi ritrosa era perfino ridicolo. 

"Ah, questa paura..." le disse Thranduil, fermandosi. "Non è che hai fatto la scelta sbagliata stasera?" le chiese.

Roswehn gli rispose: "No, questo no. Lo sai bene cosa provo."

"Allora, forse l'ho fatta io." aggiunse lui. "Potrei averti sopravvalutata, dici?" ironizzó, lanciandole uno di quegli sguardi superbi che tanto l'avevano irritata in passato. Punta nell'orgoglio, Roswehn finalmente reagí. Lasciò i suoi desideri liberi di manifestarsi senza vergogna, senza imbarazzi, senza ipocrisie. Stavolta fu lei a baciarlo con passione. Thranduil ricambió, compiaciuto. Ecco, la donna di fuoco di cui si era innamorato, ecco la rosa che infine  si schiudeva e si apriva. Per lui.

"Vigorosa primavera...ti chiami così? Metterò alla prova il tuo nome, folletto." gli disse. Thranduil rise di nuovo.

Come le piaceva sentirlo ridere. Sentirlo vivo.
"E tu sta' a guardare, quel che ti fa ora...il tuo folletto."

Iniziò la prima notte incandescente di una serie lunghissima di notti memorabili, nel verde bosco a Est di Arda.
   
 
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