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Autore: Fabio Brusa    06/09/2018    2 recensioni
Lavori, mangi, dormi. Conosci una donna, le sorridi, dormi. Vivete insieme, alimentate speranze, l'ami. Dormi, fatichi, perdi il lavoro. Da un momento all'altro, i droni Raptor arriveranno con l'aggiornamento. Se non torni al lavoro, prima del prossimo pasto, per te ci sarà un reset.
Premiata al "Racconti distopici" di Wired.it.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mentre Alex metteva piatti e posate nella lavastoviglie, dopo la cena del loro terzo anniversario di fidanzamento, si tagliò sul palmo della mano con la lama del coltello. Un taglio minuscolo in confronto alla quantità di sangue che ne usciva. Istintivamente portò la mano alla bocca, ma fu Josh a fermarla. La baciò sulla ferita, pulendo il sangue con le labbra.
«Non imparerai mai a stare attenta.»
Josh le spruzzò il cicatrizzante. Lei era seduta con quell'espressione imbronciata da bambina, gli occhi color cioccolato che evitavano di fissarlo. L'aveva fatto innamorare il primo giorno, non quello in cui si erano conosciuti, ma il primo in cui si erano finalmente visti di persona. «Mi prenderò cura di te» le aveva detto, spontaneamente, senza pensarci. Lei aveva accettato di restare nell'appartamento di Josh, modesto, uno dei tanti accatastati come scatoloni lungo il Viale del Ricordo. Josh sapeva che se lei avesse deciso di accettare la sua proposta le avrebbero rapidamente aggiornato l'hyperlink, e non c'era possibilità di ritorno. Eppure per una ragione sconosciuta gli disse di sì. Era stato uno dei giorni più belli della vita di entrambi: lo compresero con il tempo. Andava festeggiato a dovere.
Non era ritrosia quella di Alex, ma un pudore incancellabile che le permeava ogni rossore. Quando Josh la baciò sulla bocca, però, tornò a spingere lo sguardo nei suoi occhi. L'amava. E sul tavolo ancora imbandito della cucina, quella stessa notte, si amarono per la centesima volta esattamente come fosse la prima.

Le giornate passavano troppo dannatamente lente. Da quattro mesi Josh non trovava lavoro. Aveva concluso il proprio contratto con l'Insomnia e già da prima che accadesse passava ogni momento libero nella Rete a cercare un nuovo impiego. Se fosse arrivato a sei mesi i droni raptor sarebbero arrivati alla porta di casa. Non poteva pensarci: era una possibilità da escludere in ogni modo. Avrebbe perso tutto, gli avrebbero consegnato un aggiornamento riprogrammante per l'hyperlink e senza lasciargli la possibilità di salutare Alex lo avrebbero condotto Altrove. Una dannata parola piena di terrore, Altrove. Luoghi sconosciuti in cui venir riassegnati, secondo leggi che non era in grado di comprendere. Un giorno, da ragazzo, si era ripromesso di scoprire dove finiva il mondo fuori dalla soglia dell'appartamento. Aveva anche costruito un prototipo di respiratore per superare l'atmosfera caustica dell'esterno, pur non essendo mai riuscito a scoprire se funzionasse. Nessuno usciva mai là fuori. Non ce n'era bisogno ed era troppo pericoloso, dicevano. Si occupavano i droni dei collegamenti fisici, per quando ve ne fosse necessità. Raro, ma non impossibile, così come quando il Sistema aveva accettato di condurre Alex da lui. Per il resto, avevano accesso ad ogni possibile svago, risorsa, perfino al lavoro senza bisogno di lasciare casa. Alex non aveva perso nemmeno un giorno di lavoro alla Farmacèutics Origins pur contando il trasferimento. Commetteva i suoi errori, faceva spesso piccoli disastri, ma rimediava con immancabile ottimismo. Nella sua imperfezione, per Josh era perfetta. Non l'avrebbe persa per nulla al mondo. Il mondo, però, crollò nell'istante in cui Alex, con il sorriso sul volto, gli disse le ultime parole che Josh potesse razionalmente comprendere.
«Com'è possibile? Alex, dimmi che non è vero. Ti prego.» «Sono incinta, Josh, ce l'abbiamo fatta.»
Tanto era raggiante lei, tanto era sconvolto Josh. «Ma non abbiamo ancora avuto i permessi, non è possibile. Non ci hanno ancora risposto e il tuo hyperlink continua a somministrarti gli anticoncezionali. E non può essere rotto, altrimenti...»
«L'ho forzato. L'ho forzato io, Josh, non potevo più aspettare.»
«Hai fatto cosa? Sei impazzita? Ti manderanno un reset come aggiornamento!»
«Non lo faranno. So come funziona, ci lavoro tutti i giorni con questi cosi. Speravo almeno potessi essere contento per noi.»
«Ma... io sono contento! Ma anche terrorizzato Alex. Ti rendi conto? E anche se andasse tutto per il meglio, quando nascerà cosa faremo?»
«Quello che si fa sempre: avrà il mio codice, un raptor ci consegnerà l'hyperlink per il piccolo, o la piccola. Dio mio», esclamò tesa ed eccitata Alex, portandosi le mani in grembo, «settandolo con il mio si riconosceranno. Figlio naturale, non ce lo porteranno via. E nel frattempo avremo forse anche ottenuto i permessi.»
Josh arrossì. Non ebbe più parole. Alex gli si gettò al collo e si strinsero così forte da farsi male, e tanto a lungo da sentire il dolore diventare desiderio.

Ogni ora, ogni minuto, ogni secondo poteva pensare solo a lei e alla creatura che le cresceva dentro. Sentiva alla bocca dello stomaco uno sferragliare di metallo e scariche elettriche, totalmente incapace di non sentirsi completo, stupido, felice. Cominciarono involontariamente a parlare di nomi, di cibo per neonati, di educazione, di giochi. Parlavano di progetti mentre Josh le tagliava la carne nel piatto, Alex che non riusciva per l'ostinarsi a usare il coltello con la sinistra. Aveva cucinato lui, come la maggior parte delle volte. Quando riusciva particolarmente bene Alex scriveva alle sorelle: «ho mangiato il tortino più buono del mondo!» Josh non era un grande chef e gli ingredienti erano poveri. Quello che c'era nei piatti era solo devozione.
Ai Caseggiati Forrester avevano già iniziato a consegnare gli aggiornamenti. Erano solo pochi isolati a nord del Viale del Ricordo. Le prime pagine dei notiziari riportavano di un incidente domestico, forse in concomitanza con l'arrivo dei droni. Non era una notizia chiara e non lo sarebbe mai stata. Un padre e una figlia erano rimasti uccisi nello scoppio di un convertitore atmosferico. I gas esterni avevano intasato i filtri al punto di causare il sovraccarico dei compressori. La madre era stata recuperata ma aveva perso l'uso di entrambe le braccia. L'articolo terminava con la chiusura dell'unità abitativa, lo smaltimento dei corpi e il riciclo della donna, ormai inservibile.
«Meglio per lei» fu il commento di Alex, che dalle spalle di Josh sbirciava durante una pausa. Lo disse con le labbra tremanti. «Almeno non dovrà sopportare di vivere la sua famiglia solo attraverso le foto.»

La camera di sterilizzazione si attivò all'improvviso. Ogni spia collegata si accese nell'appartamento, accompagnata da un lento suono intermittente.
«E' arrivato» gridò Josh. Alex era al lavoro nell'altra stanza. Andò ad attendere di fronte al portellone stagno che la procedura fosse terminata con un fremito d'agitazione.
Arrivavano dal mondo esterno i droni raptor, tra i pochi abitanti di un'infinita città di cemento e ricordi. Il loro scafo era ricoperto di una strana ruggine, quasi oleosa, che nella camera di sterilizzazione, ambiente intermedio fra l'esterno e la casa, veniva spazzata via. Uno sbuffo pneumatico accompagnò l'apertura della porta. Un arto tubolare si allungò, porgendo a Josh due supporti-dati, grandi come tessere. Gli aggiornamenti.
Nell'istante in cui si voltò, le ginocchia tremarono.
Fece un passo. Ne fece un altro. E non accadde nulla.
Il raptor non si mosse.
Inondato di apprensione il cuore mancò un battito. Perché non se ne andava? Una sola risposta gli balenò nella mente. “Non avevamo i permessi”. L'angoscia di essere stati scoperti, di veder la propria vita strappata via con il grembo gonfio di sogni gli fece prendere all'istante l'unica decisione possibile. L'unico sacrificio che l'avrebbe salvata.
«Eccomi» disse Alex, spegnendosi subito nel vedere il drone ancora immobile sull'uscio.
«Questo è il tuo.» Josh le consegnò in mano il supporto di aggiornamento. Trattenne le lacrime a stento.
«Josh cosa succede?» L'espressione di Alex era spaventata. Capirono di avere lo stesso dubbio.
Ciò che non capì in tempo Alex, era di tenere fra le mani l'aggiornamento di Josh.
Lui la guardò negli occhi densi senza dire niente. Alzò la mano con la scheda di Alex e se la spinse nel petto, dritto nel foro dell'hyperlink.
Procreazione abilitata”.
Si accorse di aver tenuto chiusi gli occhi per tutti i brevi istanti in cui i dati si trasferivano. Il respiro gli era mancato, ma ora sapeva. Sapeva di aver temuto per il peggio e trovato invece un enorme regalo.
«Alex» mugugnò, fra le lacrime e la gioia. «Ce l'hai fatta!»
Lei, d'obbligo, aveva spinto l'aggiornamento nel proprio hyperlink. Il pettorale elettronico si illuminò.
Gli occhi si sbarrarono.
Una scarica elettrica le percorse l'intero sistema nervoso fino all'ipotalamo.
I muscoli prima si irrigidirono, poi, tremanti, si mossero da soli di alcuni passi. Solo pochi, più in là.
L'ultima cosa che Josh vide fu lo sguardo vuoto della donna che amava fissarlo con smarrimento. Sentì l'intero pianeta scuotersi in preda alle convulsioni sotto i suoi piedi. “Sei mesi di inattività. Riprogrammare” fu l'ultimo messaggio per lei prima che il raptor l'afferrasse, trascinandola all'esterno.
La porta stagna si richiuse.
C'era solo il volto di Josh, nel riflesso del vetro, distante un metro e mezzo da Altrove.

Nota: link ai risultati del concorso "Racconti distopici" di Wired.it https://www.wired.it/play/libri/2015/08/05/raccontidistopici-fuga-dalliperuranio/
Vi aspetto sulla mia pagina facebook Fabio Brusa - Writer.
   
 
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