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Brothers
Cap.1
Fratellone
La
navicella di Freezer vagava a velocità sostenuta,
sfrecciando
tra i pianeti, girando su se stessa o scendendo in picchiata attraverso
lo
spazio profondo. Superava decine e decine di pianeti di diverse
dimensioni,
alcuni di essi di un solo colore tendente al rosso, al violo o al
verde, altre
volte passando accanto a planetoidi con diverse sfumature. La luce dei
diversi
soli, quasi sempre di un giallo brillante, si rifletteva sulla sua
superficie bianca
cromata. Al contrario non veniva rimandata dalle grandi cupole di simil
vetro,
oscurate dall’interno. Solo l’immensa cupola da cui
guardava il padrone della
navicella, ogni tanto, rimandava alcuni riflessi sulla grande calotta
azzurrina.
Man
mano che si avvicinava a un pianeta, i portelloni
al cui interno si trovavano le zampette di metallo candido, fremevano.
Una
serie di portelloni sferici contenevano navicelle bianche sferiche,
simili a
spore, attivante per la partenza e l’invasione.
Ogni
tanto qualche minuto asteroide si abbatteva sui
fianchi frastagliati, coperti da delle rivestiture simili a titanici
pannelli
di legno, ma resistenti agli urti cosmici.
All’interno
del mezzo si profilavano labirintici
dedali di corridoi di metallo, che si affacciavano si innumerevoli
stanze
chiuse da delle porte automatiche.
Nella
parte più buia e meno illuminata del mezzo si
trovavano i cubicoli adibiti a camere da letto per i saiyan, prive
degli aerosi
bagni del resto del veicolo spaziale.
In
una di queste stanze si rifletteva la fioca luce di
una torcia, abbandonata sul letto adibito anche a tavolo. Nel medesimo
talamo
era seduto il principe dei saiyan, intento a infilarsi la battle-suit
sul corpo
smagrito, ma muscoloso.
Un
piccolo della sua stessa specie correva davanti a
lui, agitando rapidamente le braccia e lasciandosi sfuggire delle
rumorose
risate.
“Vuoi
stare fermo due secondi?
Non
riesco a prepararmi con te che continui a correre
avanti e indietro.
Perché
non vai a infastidire tuo fratello o Nappa?”
domandò
Vegeta. Teneva gli occhi socchiusi e le labbra piegate in una smorfia,
mentre
era intento a infilarsi uno stivaletto.
“Voglio
stare con te prima che tu parta” mormorò
l’altro,
con gli occhi liquidi. La sua voce supplicante risuonò sulle
pareti di metallo
della minuta stanzetta.
Vegeta
sbuffò sonoramente, a pieni polmoni.
<
Odio quando mi fai gli occhioni da cucciolo, non
riesco proprio a dirti di no > pensò, scuotendo il
capo. Facendo ondeggiare
le ciocche more larghe tre dita che componevano la sua frangetta e
muovendo la
punta dei suoi notevoli capelli a fiamma.
“Facciamo
così, moccioso. Puoi accompagnarmi fino alla
navicella. Appena vedi che sta arrivando Lord Freezer, ti sbrighi ad
andartene”
cedette con tono rassegnato.
<
Prima di metterti nei guai o direttamente farti
ammazzare > rifletté.
L’altro
saltellò sul posto, sorridendo, dimenando ritmicamente
la voluminosa coda di pelliccia castana.
Vegeta
finì di prepararsi, si alzò in piedi e gli
sfuggì un sorriso, passandogli una mano tra i capelli e
scompigliandoglieli. Si
allontanò con passo marziale, l’altro lo
seguì, trotterellandogli dietro.
“Fratellone…”
chiamò con voce infantile.
“Io
non sono Radish, perciò non chiamarmi in quel
modo…
Kakaroth…” rispose Vegeta, con tono esasperato.