Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Segui la storia  |       
Autore: CthulhuIsMyMuse    10/09/2018    0 recensioni
"Giovanni aveva compreso che il tempo non le aveva cambiate, almeno non fisicamente, ma riusciva a vedere chiaramente i solchi che aveva lasciato nell'anima di ognuna di loro. L'unica cosa che era rimasta identica era la loro dipendenza l'una dall'altra, erano nate insieme, continuavano a vivere insieme e molto probabilmente sarebbero morte insieme e questa immagine azionava la leva della tristezza che era posta accanto al suo cuore."
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Scese le scale di impeto e batté anche l’ultima porta presente alle sue spalle. Appena varcò la soglia del garage si ricordò che era presente un altro ospite in quella casa. Troppe persone per i suoi gusti al momento, ma purtroppo non poteva sbarazzarsi di nessuno dei due presenti e questo la infastidiva ancora di più. 

Appena prima che la donna oltre la barriera potesse aprire bocca ne oscurò il perimetro ottenendo in risposta un elevato numero di impropri e lamentele delle quali non si curò. 

Girò oltre la porta e si accasciò lungo il muro dal quale trapelava ancora una certa frescura. 

Non poteva crederci, l’aveva sgridata perché aveva cercato in qualche modo di proteggerli. Era proprio da Bel avere quel tipo di reazione di fronte a degli esseri tanto inutili. 

«Fanculo» 

Una risatina echeggiò tra le pareti della sua mente, l’ombra ai suoi piedi tremolò sulle piastrelle come un’onda marina, si stirò e lentamente si elevò dalla superficie piatta andando ad accucciarsi accanto a Layla che sbuffò sonoramente. 

L’ombra aveva le fattezze di una donna la cui estremità inferiore era dipendente da quella della figura umana da cui prendeva vita. 

Probabilmente un attento osservatore avrebbe trovato degli elementi in comune con la stessa Layla e non gli sarebbero sfuggiti quelli che sembravano lunghi capelli che sinuosamente si avvinghiavano intorno alla stessa figura che invece, con Layla, avevano poco a che fare. 

Ahi ahi ahi, c’è un po’ di maretta tra le sorelline oggi 

La voce proveniva dall’interno del suo corpo e in esso stesso di diffondeva di modo che nessuno oltre a lei la potesse. 

Si diffondeva come un riverbero tra le cellule, le fibre e gli organi. Inizialmente era un eco fastidioso che sembrava trafiggerla come piccoli aghi attraverso la pelle.  

Nel tempo, forse anche per il cambiamento della relazione che le legava, era diventata un’onda che dolcemente si posa sul bagnasciuga. 

«Oggi manchi solo tu, vedi di non peggiorare la situazione» le rispose secca. 

L’ombra vibrò e fluttuò davanti a lei. Sembrava eretta e con una mano poggiata sul fianco destro che sporgeva di pochi centimetri esternamente. 

Che crudeltà da parte tua, e io che ero venuta a consolarti” piagnucolò prima di tornare a ridacchiare divertita. 

Da quando aveva preso confidenza non aveva mai perso un’occasione per canzonarla un po’.  

Ma Layla non era in vena e le rispose secca. «Invece di dire stronzate, parlami del ragazzo». 

L’ombra sembrò quasi sorridere. Si abbassò di qualche centimetro, il corpo nero scorse lungo il pavimento creando un angolo di novanta gradi a livello della vita della donna che poggiò la testa sui dorsi delle mani. 

Oh, lo trovo molto carino Lo sguardo torvo che le rivolse Layla non sembrò infastidirla troppo “Ma tu non sei della stessa opinione a quando pare” sospirò “Sei sempre così chiusa in te stessa, Layla. Così restia a fare amicizia. Davvero, non comprendo come tu possa essere la gemella di una ragazza tanto carina e disponibile come Bel” la canzonò. 

Evitò per un pelo la mano della donna che le ringhiò addosso «Non mi serve una seduta di psicanalisi, soprattutto da te e non mi interessa l’estetica di quel coso. Dimmi solo cosa hai percepito e cosa ne pensi prima che ti confini nell’ombra per i prossimi mille anni» 

Ottenne un mugugno scontento “Con te non si può proprio scherzare”. 

L’ombra si mosse in avanti quasi strisciando e si sedette - anche se nessuna parte del suo corpo era realmente poggiata sulle superfici presenti - accanto alla compagna, la testa tenuta alta da una mano nera “Sinceramente non saprei. Non è che le entità vanno in giro con un cartello di riconoscimento. L’unica certezza è che non è un essere appartenente alla schiera dei demoni” 

Layla alzò un sopracciglio «Ne sei sicura?» 

L’ombra allungò le braccia e si avvinghiò al collo dell’altra “Molto sicura. Non percepivi anche tu una sgradevole sensazione? Come se non fossimo sulla stessa lunghezza d’onda. Quel brivido sotto la pelle che brrr” Avvicinò la bocca alla guancia, la fece scorrere verso l’orecchio e soffiò delicatamente nel padiglione. 

Layla non percepì realmente l’aria, perché l’ombra non emetteva nessun fiato, la sensazione del brivido le fu trasmessa tramite le stesse parole che le solleticarono la base del collo costringendola a incassarlo tra le spalle.  

Vedi, proprio così”. 

«Non c’era bisogno della simulazione» in qualche modo si sentiva più calma ora, sicuramente la presenza dell’ombra le aveva permesso di distrarsi almeno un minimo. 

L’altra ridacchiò con la sua voce argentina e squillante. 

«Quindi deve essere un angelo» regnò per un istante il silenzio tra le due figure «Quando ha parlato con Bel, il ragazzino, le ha detto che una voce ripeteva nella sua testa una frase» fece una breve pausa «L’abbiamo trovata» 

L’ombra piegò la testa di lato “Temi che si riferisse a noi?”  

Layla si passò le mani tra i capelli «Si». 

“Del resto è lo stesso ragazzino che abbiamo visto in sogno” 

Quelle parole le fecero venire in mente quel ricordo poco gradevole e per un istante si rese conto che era stata lei stessa a cacciarsi in quel guaio, mettendo da parte sua sorella del sogno e del fatto che il ragazzino assomigliava alla persona che aveva visto. 

Si gratto la nuca con più foga «Lo so» digrignò tra i denti stretti mentre stringeva i crini tra le dita. Si era condannata da sola, sarebbe stato un bel grattacapo e difficile da gestire visto che Bel era passata in modalità mamma chioccia. 

Portò le ginocchia al petto e poggiò la fronte su queste, chiudendo le braccia sopra la testa. 

La situazione la irritava e in qualche modo sapeva che sarebbe solo peggiorata. 

Dopo qualche istante un risolino divertito fece eco nella sua testa «Non c’è niente da ridere» volse la testa verso l’esterno e osservò la sagoma presente ancora accanto a lei. 

Oh Layla, se ti vedessi rideresti anche tu” svolazzò leggiadra intorno alla mora e si acquattò di fronte a lei “Qual è la tua preoccupazione? Il ragazzino? Abbiamo affrontato nemici più insidiosi e subdoli uscendone vittoriose” dondolò su  stessa “Oppure è tua sorella che ti cruccia?” allungò le braccia e avvolse il viso dell’altra tra le mani nere.  

Ne sfiorò la pelle con delicatezza e attenzione, come se stesse tenendo un prezioso vaso di porcellana “Eppure non dovresti preoccuparti. È millenni che si comporta così, ma lo sai che la sua prima preoccupazione sei tu e tu soltanto” Le sfiorò la guancia con il dorso di quella che doveva essere la sua mano e con voce materna mormorò “Nonostante tutto questo tempo resti sempre così umana...ti invidio...”. 

Layla scostò il volto, premette le mani sul terreno e si alzò in piedi «Non c’è niente da invidiare» farfugliò poggiando la schiena sulla parete ed incrociando le braccia al petto. 

L’ombra le lasciò il viso e si alzò a sua volta. Dal busto le gambe iniziarono a prendere una forma più consistente andando poi a svanire, verso il pavimento, sfumando verso i piedi di Layla ai quali sembrava ricongiungersi. 

Allungò nuovamente la mano, le sfiorò con delicatezza il mento “Non ti crucciare bambina, vedrai che tutto andrà come deve andare...”.  

Mentre parlava il tono si affievolì come la sua figura che si nebulizzò per ricadere lenta verso il terreno a riformare quella che era l’ombra originaria della ragazza. 

Layla si coprì il volto con le mani facendole poi scivolare verso il mento «Questo non è per niente rincuorante» sbuffò scuotendo la testa in senso di diniego. 

Rimase in silenzio, con i suoi pensieri fino a che una voce acuta non fece capolino. 

«Ehi»  

«Ehi stronza, hai finito di parlare da sola?» la prigioniera, o quantomeno l’ospite presente nel suo corpo, aveva iniziato nuovamente a lamentarsi della sua situazione. 

Era sdraiata sulla sua branda, con le braccia che ciondolavano nel vuoto e il volto rivolto verso il soffitto bianco. 

Layla non le rispose, la fissò con sguardo vacuo fino a che non la vide mettersi a sedere. Il busto sollevato dal letto era leggermente reclinato in avanti, la testa ciondolava su un lato come se fosse stata senza vita. 

Per un istante le sembrò una bambola abbandonata sul letto da una bambina ormai stanca di giocarci insieme. 

L’idea svanì quando alzò il capo e ricambiò il suo sguardo con uno pieno di astio, del resto non doveva essere piacevole essere rinchiusi in una gabbia invisibile ed essere poi lasciati al buio per un tempo indeterminato. 

Si allontanò dal muro e avanzò di un passo «Hai bisogno di qualcosa?» domandò secca, non che fosse davvero interessata ai suoi possibili bisogni. 

«Devo andare in bagno» la canzonò, seppur fosse una richiesta vera. Fece scorrere le gambe oltre il bordo del letto e si mise a sedere più comodamente poi indicò, con le mani, la parte più bassa del ventre «Questo dannato corpo umano ha delle necessità che non posso più rimandare». 

Layla sbuffò e le diede il fianco, pronta ad andarsene da quella stanza «Non è un mio problema» proferì scatenando così l’ira dell’altra. 

«Fanculo!!!» urlò «Fammi uscire da questa cazzo di gabbia!!» la pelle paonazza del volto era in netto contrasto con il biancore delle mani chiuse in pugni tesi dal nervoso. Avrebbe voluto reagire ma, come tutti gli animali, il suo corpo ancora ricordava la prima volta che era entrata in contatto con la barriera, e non era un’esperienza che voleva ripetere «Sei solo una stronza! Una puttana! Una...». 

Era scattata in avanti con una rapidità inumana, la donna imprigionata non riuscì quasi a percepirne lo spostamento ma avvertì perfettamente le dita premere vigorosamente attorno al suo collo e impedire il flusso dell’aria nei polmoni. 

Si aggrappò con forza al polso per cercare di liberarsi.  

Grugnì qualcosa ma la donna di fronte a lei non abbandonò la presa anzi, le dita sembrarono premere ancora con più intensità. 

La guardò con occhi iniettati di sangue ma fu ricambiata da un abisso vuoto. Non c’era rabbia nella sua espressione, non c’era gioia, non c’era niente. Come se fosse stata svuotata completamente del suo essere, un fantoccio vuoto. 

Il leggero cigolio della porta e una voce sgomenta fu quello che la salvò «Layla» come sentì il suo nome la presa si allentò «ma cosa...» quando fu liberata dalla morsa tossì con vigore, quasi infastidita dall’aria che era tornata a circolarle nel corpo. 

Layla ritrasse l’arto, la barriera si richiuse lasciando nuovamente isolata la prigioniera «Urlava troppo» proferì alzando leggermente le spalle «Cosa vuoi?» domandò senza troppi convenevoli. Era ancora arrabbiata con lei. 

Bel rimase sull’uscio, ancorata alla maniglia della porta «Volevo...» abbassò lo sguardo e le gote le si imporporarono. Layla la guardò e riconobbe la sua espressione da scusa, ma non disse molto. Incrociò le braccia sotto al petto e tamburellò il piede, un paio di volte, sul pavimento. 

La sorella l’osservò sottecchi e arricciò le labbra «chiederti scusa...» sbiascicò. 

Layla inarcò un sopracciglio «Cosa?»  

La gemella batte un piede per terra, chiuse gli occhi e tese il corpo in avanti «Scusa, scusa, ti chiedo scusa!» urlò con veemenza. 

Ma non sembrò abbastanza «E per cosa ti scusi?» domandò la mora facendo un passo avanti, verso la gemella, che la guardò con occhi grandi e persi «Per come ti ho trattata prima. Non volevo sgridarti...ma...» poggiò la mano libera sulle labbra, come se non volesse continuare la frase ma Layla non aveva intenzione di lasciargliela passare liscia. Si avvicinò ancora e flesse la schiena di pochi gradi in avanti «ma?» 

Bel strinse gli occhi, inspirò profondamente e continuò «Ma è solo un ragazzino» aggiunse con più calma «Sarà già spaventato e preoccupato così. Incatenarlo e minacciarlo non migliorerà la sua situazione» alzò lo sguardo languido sulla gemella la quale fu costretta ad arrendersi, in qualche modo. 

Sbuffò sonoramente e allargò le braccia che fece ricadere rumorosamente lungo i fianchi «E’ un rischio» le parò con tutta la calma che riusciva a possedere, non voleva litigare di nuovo «lo sai che è un rischio, vero?» 

Bel annuì. 

Si avvicinò alla gemella, azzerando quasi completamente le distanze e abbassando il tono della voce «Non è diverso da ciò che facciamo di solito, Bel. Dovremmo liberarcene e basta». 

«E se ci fosse di aiuto?» domandò l’altra piegando il capo verso destra. 

«Aiuto per cosa, Bel? Ce la caviamo perfettamente da sole, non abbiamo bisogno di...» si fermò quando vide gli occhi dell’altra riempirsi inumidirsi, fu come essere pugnalata al cuore. 

Sospirò, le prese il volto tra le mani con dolcezza e poggiò la sua fronte su quella della gemella. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Il profumo dell’altra le riempì le solleticò le narici «Va bene» proferì con quanta più convinzione riuscì a trovare. 

Bel sgranò gli occhi chiari, incredula «Va bene?» domandò con una punta di perplessità. 

L’altra si allontanò di qualche centimetro, poteva vedere il suo volto riflesso nelle iridi cristalline della gemella, avevano la stessa purezza di secoli precedenti ed era qualcosa di incredibile. Le carezzò il volto e alla fine la liberò dal contatto, ma prima che la mano potesse tornare lungo il fianco Bel la intrappolò con la sua «Va bene, cercheremo di aiutare il tuo cucciolo ferito» la risatina che udì nella testa la fece sospirare «ma devi promettermi che se la situazione peggiora lo esorcizzeremo». 

Bel strinse la mano della sorella e le sorrise ampiamente con l’aria trasognata che tanto la distingueva «Promesso!». 

“Ci sarà da divertirsi” 

«Ti prego stai zitta» borbottò tra se e sé, un'occhiata in tralice della gemella. 

«Vuoi mangiare qualcosa?» aggiunse infine Bel. 

«Solo se non cucini tu» aggiunge prendendosi un buffetto in piena fronte da parte dell’altra. 

«Sei cattiva, come se non cucinassi bene» aggiunse piagnucolando. 

«Lasciamo stare» Layla strinse la presa sulla mano della gemella per trascinarla fuori dalla stanza. Prima di uscire però diede un’occhiata all’altra presenza, che sedeva sulla branda con ancora la mano poggiata sul collo.  

«Più tardi dovremmo occuparci anche di lei» Bel la guardò con una nota di tristezza negli occhi. Annui con il capo e poi seguì la sorella oltre la porta. 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: CthulhuIsMyMuse