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Autore: Stardust87    17/09/2018    6 recensioni
“Non si è mai troppo grandi per ascoltare storie”
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N.B. Questa storia si ricollega in un certo senso alla os Father and Son;
 
 




Fable
 
 



“Non si è mai troppo grandi per ascoltare storie”
Stephen King
 
 
 




Kagome ripose l’ultima scodella della pila di piatti della cena nell’acquaio ricolmo di acqua calda e sapone lasciandosi sfuggire un sospiro. Avrebbe dovuto lavarli e poi metterli a scolare nel gocciolatoio - lo aveva assicurato a sua madre prima che uscisse insieme a suo fratello Sota e a suo nonno per recarsi ai bagni termali - ma la voce calda e profonda di Inuyasha, che proveniva ovattata dal piccolo salotto della casa, aveva catturato completamente la sua attenzione. Si asciugò le mani con uno strofinaccio a scacchi bianchi e rossi, e si diresse adagio verso la porta. Scostò con una mano la tendina verde che pendeva dall’architrave in legno e si appoggiò stancamente allo stipite a ridosso del corridoio che divideva la cucina dalle altre camere.
Le venne spontaneo sorridere, ma non volendo interromperli e disturbarli, si limitò a sostare in quell’angolo poco illuminato intravedendoli dalla porta aperta, cullata dal suono della voce virile di suo marito e dalle conseguenti risate sguaiate del piccolo Ryu.

Il mezzo demone era intento a raccontare, in maniera fin troppo concitata, una favola al loro bambino, come ogni sera prima di portarlo a dormire nella stanza dove era stato sistemato il suo lettino nelle varie occasioni in cui restavano per la notte.
Sedeva su dei voluminosi cuscini accanto al caminetto acceso, con le gambe incrociate fasciate nella usuale veste rossa e teneva il loro piccolo seduto a cavalcioni sulle cosce. Reggeva tra le mani un vecchio libro di favole piuttosto sgualcito, e la sua profonda voce era accompagnata dal crepitio del fuoco che fungeva da confortante sottofondo. La luce principale nella stanza era spenta, ed essa era rischiarata solo da un abat-jour sistemato vicino al divano e dal riverbero rossastro delle fiamme nel camino che proiettavano lingue di fuoco sulla loro candida pelle.
 
Ryu spostava lo sguardo incantato dal libro al volto di suo padre, completamente assorto dalla bellissima storia che suo padre gli stava, a suo modo, narrando.
Aveva le guance paffute arrossate sugli zigomi e i ribelli capelli neri arruffati sulla sommità del capo.

Kagome sapeva che sicuramente suo figlio non stava capendo molto delle tantissime parole che uscivano come un fiume in piena dalla bocca di Inuyasha, ma si capiva che era palesemente rapito, catturato dalle strane movenze delle sue mani e dalle buffe smorfie che egli faceva spesso per farlo ridere. Lei stessa ridacchiò sommessamente più volte, udendo la strampalata storia inventata dal mezzo demone.
Già, perché lei sapeva che Inuyasha non era in grado di leggere molto bene.
Aveva una sorta di infarinatura dovuta alla perseveranza di Izayoi, ma la capacità di lettura di Inuyasha, non essendo stata applicata nel corso degli anni, si era purtroppo arrugginita nel tempo.
Anche lei aveva cercato più volte di insegnargli qualcosa, ma il carattere focoso e impaziente del mezzo demone non l’avevano di certo aiutata e, a malincuore, aveva infine rinunciato.

E nei momenti come quello, sapeva anche che lui ne era profondamente amareggiato ma che non avrebbe mai mostrato a suo figlio quella sua mancanza. Forse, proprio per amore di Ryu, un giorno si sarebbe finalmente deciso a mettere da parte l’orgoglio e a imparare.

<< Era un mostro cattivo, cattivissimo, con tanti occhi a palla e lo sguardo da pesce lesso! >> lo udì affermare con voce gonfia e tetra.
Ryu rise nuovamente di gusto, mentre suo padre sbarrava gli occhi dorati e se li allungava verso il basso con le mani.

<< … e aveva anche una lingua lunghissima che usava per leccare tutti i lecca-lecca del mondo! >>

Inuyasha tirò fuori la propria lingua, stirandola verso il basso ed emettendo un verso gutturale e lamentoso.

<< Ecca-ecca! >> strillò il piccolo, battendo forte le mani e iniziando a dimenarsi sulle gambe del mezzo demone.

Inuyasha sapeva che suo figlio ne andava pazzo e non aveva resistito a inserirlo nella sua personale favola. La madre di Kagome e suo nonno lo viziavano di continuo con quei dolci di ghirlande colorate dallo stecco lungo e sottile. Kagome li rimproverava di esagerare, che troppi dolci gli facevano male, ma loro alzavano le spalle noncuranti, ripagati dagli occhi lucidi di felicità del nipotino.
E scoppiavano tutti a ridere quando, in occasioni di feste e rimpatriate, beccavano il mezzo demone, appartato in un angolo, intento a ingurgitare voracemente quanti più lecca-lecca possibile. Lì poi scoppiava quasi sempre un furioso litigio, con Miroku e Koga che lo prendevano in giro, e che finiva sempre tra finte lotte e inseguimenti vari tra le risate del resto del gruppo.

<< E poi l’orrendo mostro inseguiva la gente con i suoi piedi enormi e pelosi. “Voglio mangiare tutto!” strillava come un matto, e le persone scappavano via spaventate >>

Ryu, mormorando parole senza senso, che sapevano però di grande apprezzamento, girava al contempo le pagine del libro con solerzia e cura, come per aiutare il padre in quello strampalato racconto. Mentre lo ascoltava estasiato, il piccolo gli indicava, con il dito indice tozzo e paffuto, le colorate immagini raffigurate sul libro dalle quali Inuyasha prendeva spunto.

<< Non sapevano proprio come fare a sconfiggere il mostro, era troppo forte per loro >>

Suo padre scosse la testa sconsolato e il suo volto si fece serio. Ryu, di rimando, si zittì di colpo e fissò trasognato il genitore, attendendo con ansia il lieto fine della favola.

<< Allora arrivava in loro aiuto un grande guerriero, con i lunghi capelli argento, orecchie a punta e unghie affilate. Il guerriero attaccava il mostro con la sua enorme spada e… >>

Inuyasha fissò negli occhi il figlio per qualche istante, restando in solenne silenzio.

<< Ecca-ecca >> mormorò Ryu seriamente spalancando la bocca.

<< Certo, il guerriero riuscì alla fine a sconfiggere il mostro e venne ricompensato dalla gente del villaggio con tanti, buonissimi lecca-lecca! >> confermò Inuyasha scoppiando a ridere e arruffandogli teneramente i capelli.

Il piccolo strillò eccitato e tuffò le braccia al collo del padre che, d’istinto, lo strinse a sé. Con gli occhi lucidi e il labbro tremolante, gli baciò il capo più volte, aspirando il profumo della sua pelle e dei suoi capelli.

Kagome avvertì il cuore vibrare e gonfiarsi d’amore, mentre le lacrime facevano capolino dai suoi occhi. Afferrò il lembo del grembiule da cucina, che teneva attaccato alla vita, e se li asciugò strofinandoli appena.

Adorava guardarli giocare insieme, assistere alla manifestazione pura e spontanea del loro amore. Nonostante il carattere burbero e scontroso di Inuyasha, aveva sempre saputo che egli aveva un cuore d’oro. E quando era in compagnia del proprio figlio, si poteva assistere alla magia di quella trasformazione. Una trasformazione che non aveva niente di artificioso, ma che era del tutto naturale.

Lei aveva vissuto quella scena tante volte nei suoi sogni più intimi, ma mai avrebbe avuto il coraggio di rivelarlo. E infinite volte l’aveva vista palesarsi davanti ai suoi occhi commossi, ravvisata però sempre di nascosto. Amava infinitamente il suo Inuyasha, soprattutto quando calava la maschera e dava la libertà alla parte di lui più pura, quella dolce e protettiva.

La speranza e la gioia di vedere con i propri occhi quei sentimenti tanto anelati finalmente realizzati, aveva col tempo fatto sparire dal suo cuore e dalla sua mente la paura di compiere scelte sbagliate, ogni più piccola incertezza verso il futuro.

Lei doveva tornare proprio là, in quell’epoca remota, con lui.

Non aveva più alcun dubbio, ora. Era quello il loro posto, era così che doveva essere.

Sapeva che insieme sarebbero stati felici, forse non sarebbe stato per sempre (il “vissero felici e contenti” era un’utopia contemplata solo nelle fiabe e non voleva farsi illusioni), ma era certa che nella loro personale favola - che un giorno avrebbero raccontato a Ryu - sarebbero stati comunque molto felici.

 
 
  
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