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Autore: Stephanie86    21/09/2018    0 recensioni
[Ruby/Dorothy & Nova/Grumpy - Storia appartenente alla serie "Lost and Found]
La fata Nova è tornata a Storybrooke, ma qualcosa in lei è cambiato per sempre.
Dorothy e Ruby lottano contro la Strega dell'Est. E dovranno combattere anche un'altra battaglia.
Che cosa è successo davvero a Nova e in che modo la sua storia è legata a quella di Cappuccetto Rosso e della Paladina di Oz?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Altri, Astrid/Nova, Dorothy Gale, Leroy/Brontolo, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lost and Found'
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Storybrooke.

 

Leroy restò accanto al letto di Nova, indeciso sul da farsi.

Le sembrava incredibilmente fragile, temeva che toccandola avrebbe potuto sbriciolarsi.

“Fermati, non puoi farlo.”

“Perché no?”

“Perché qui hai delle responsabilità. Devi estrarre i diamanti per la polvere fatata.”

“Ma io sono innamorato.”

“Sei un nano, non devi dimenticartelo. Non possiamo nemmeno innamorarci. Non siamo fatti per questo.”

“E se io fossi diverso? Se fossi tu a sbagliarti?”

Sembrava trascorso tantissimo tempo da allora, eppure era come se fosse accaduto il giorno prima. Lui era Sognolo. Era un nano. Ed era diverso. Era speciale. Nova lo aveva fatto sentire speciale.

“Lo sai che una storia fra te e sorella Astrid non è possibile, vero?”

“Sì, lo so. Ho passato una vita intera a sentirmi dire cosa non potevo fare. Lei è stata la prima a dirmi che potevo fare qualsiasi cosa.”

Leroy prese la mano di Nova, stringendola lievemente fra le sue.

Non era più una fata ormai, ma era pur sempre la donna che aveva creduto in lui.

Il suo pollice le accarezzò il palmo. Stava vagliando svariate possibilità. Era vero che non era ferita, ma non aveva più le ali. Forse chi le aveva fatto tutto ciò, le aveva portato via qualcos’altro. E se non lo avesse riconosciuto? Se non ricordasse più niente? Se le avessero portato via anche i ricordi? Se avessero lanciato qualche maledetto incantesimo?

- Chi ha fatto questo? Perché? – domandò.

Nova non rispose, ma gli occhi si mossero sotto le palpebre.

 

***

 

 

Corte Seelie. Foresta Incantata. Il giorno prima.

 

Due cervi maschi che stavano brucando vicino al lago sollevarono le teste all’unisono quando il riflesso del sole calante sull’acqua si frantumò e qualcosa di luminoso sparse goccioline fredde tutt’intorno.

Nova si ingigantì lentamente e l’abbaglio causato dalla trasformazione costrinse i cervi a rifugiarsi nella foresta.

Il cane grigio che aveva visto nella polla le venne incontro, rapido come una freccia e abbaiando, festoso. Si fermò e chinò la testa per annusarle le scarpe.

- Salve. – disse Nova.

- Stai indietro, Toto.

Due mani sollevarono una balestra e Nova si ritrovò a fissare la punta acuminata di un dardo. Istintivamente cercò di estrarre il pugnale che le aveva dato Titania dal fodero, ma al primo tentativo la lama rimase incastrata.

- Oh...

- Chi siete voi? – domandò la ragazza con la balestra.

- Mi chiamo Nova. Non voglio fare del male... mi ha mandato la regina. – Guardò oltre la spalla e vide che Ruby si era tirata su a fatica. – Scusate per il pugnale, io detesto le armi, ma...

- Kansas, metti giù la balestra.

Kansas non mise giù la balestra, ma decise che non correvano alcun pericolo e quindi la abbassò. Toto scodinzolava. Sembrava che le stesse sorridendo.

Nova si avvicinò a Ruby. La ferita alla gamba aveva smesso di sanguinare, ma era profonda ed era evidentemente infetta. Dai bordi del taglio si dipartivano strane ramificazioni violacee e pulsanti. Si erano arrampicate sulla coscia e lungo il polpaccio. Nova toccò la fronte di Ruby. Era molto calda.

- Che veleno è?

- Sognombra. – disse Dorothy. – Siamo qui per questo. Solo la polvere di fata può aiutarla.

- Sì. – Nova avvertiva l’odore metallico del sangue rappreso. Le girava la testa. Coprì la gamba di Ruby. – Non credevo che qualcuno nella Foresta Incantata avesse ancora la Sognombra. È molto difficile trovarla.

- Ad Oz qualcuno ce l’ha. – ribatté Dorothy, seccamente, a denti stretti. – Puoi aiutarci? Cosa devo fare per ottenere il permesso della tua regina?

Nova ripensò all’espressione di Titania mentre guardava nella polla. Ripensò al suo tono, al disprezzo nella sua voce quando aveva definito Ruby una creatura maledetta. Le aveva dato il pugnale perché pensava che potesse essere pericolosa.

“Vai là fuori e scopri che cosa ci fa quella creatura maledetta nel mio territorio.”

- Le parlerò. Sì, io... io le parlerò. Ditemi che cosa è successo. Come si è ferita e chi è stato. – Le tremava la voce, ma sperava che Dorothy non se ne rendesse conto.

Lei le spiegò dell’attacco a sorpresa della Strega dell’Est e del soldato che aveva colpito Ruby.

- Quindi tu sei... quella Dorothy Gale? La paladina di Oz? – disse Nova, sentendosi stupida per non averlo capito subito.

- Non sono la paladina di niente. – rispose la ragazza, gettando la balestra. – Non sono stata capace di aiutarla.

- Non è stata colpa sua. – replicò Ruby. – Le piace addossarsi le colpe.

- Anche a te. – ribatté Dorothy.

- D’accordo, io... io vado. Tornerò con la polvere di fata. – Nova dispiegò le ali.

- Fammi venire con te. - disse Dorothy. – Facci entrare. Se la tua regina ha bisogno di una prova...

- No... no, no! La regina non approverebbe. Serve un invito per entrare e tu... non ce l’hai. Voi non ce l’avete. E poi le può vedere tutto.

- Non me ne importa niente dell’invito! Ruby ha bisogno di quella polvere. Non intendo andarmene fino a quando non me l’avrà data.

Nova si morse il labbro. – Ve la porterò. Lo prometto. Ma non riuscireste comunque a seguirmi senza l’invito. Sarebbe inutile. Rischiereste solo di... peggiorare la situazione. Dovrete aspettarmi qui.

Dorothy scosse la testa e tentò di dissuaderla, ma le parole di buon senso le venivano con difficoltà. Sembravano così prive di significato dinanzi a quel reame sconosciuto, vicino eppure anche irraggiungibile... e dinanzi a Ruby, incapace di muovere un muscolo senza provare dolore.

- Tornerò. – disse ancora Nova.

Toto si accostò a lei con la lingua penzoloni e appoggiò le zampe anteriori sulla sua caviglia. Nova sorrise e gli accarezzò la testa.

 

***

 

Storybrooke.

 

Leroy posò le labbra sulla fronte di Nova. Lo fece senza pensarci, semplicemente perché gli sembrava giusto farle sapere che lui era lì.

“Nova, io non posso venire con te.”

“E la nostra vita insieme? Il sogno di partire?”

“Io sono solamente un nano. Il mio posto è nella miniera e tu devi stare con le altre fate. Questo non cambierà mai.”

Ma era cambiato tutto, no?

All’improvviso Nova emise un lungo respiro simile a un rantolo. Le sue palpebre tremolarono e poi si sollevarono.

- Nova?

Lei lo fissò, come se lo riconoscesse confusamente. Poi batté le palpebre e il suo sguardo divenne più limpido.

- Sognolo...? Leroy!

Le tre fate si precipitarono dentro. Flora e Fauna si intralciarono a vicenda sulla soglia.

Nova si portò una mano alla testa e si guardò intorno. – Dove... dove sono?

- A Storybrooke. Al sicuro. – disse Leroy. Provava un enorme sollievo nel vederla sveglia e totalmente in sé. Il cuore gli rimbombava ancora nel petto. - Ti hanno trovata vicino al lago.

Cominciò a mettere insieme i pezzi. Mentre la confusione si dissipava, si tirò su di scatto e la sua testa cozzò contro la fronte di Leroy, che era ancora chino su di lei.

- Oh! Scusami! – esclamò lei, appoggiando una mano sulla testa pelata del nano.

- Non importa. È tutto a posto. – rispose Leroy.

- Come fai ad essere qui? Chi ti ha fatto entrare? – chiese Nova.

- Noi. – rispose Trilli. – L’abbiamo fatto entrare noi. Reul Ghorm non c’è. Ma tornerà presto.

- L’idea è stata tua, semmai. – ribatté Fauna. – E smetti di chiamarla per nome.

Trilli la ignorò. - Cos’è successo davvero? Come...? Insomma, le tue ali...

- Sì, dicci chi ha fatto questo, così potremmo dargli una bella lezione. Ci metto ben poco a prendere il piccone e...

- Non vorrai davvero uccidere qualcuno! – esclamò Flora, sconvolta.

- Non ho mai parlato di uccidere, sorella. Ho detto ‘dare una lezione’. È diverso.

Nova si rabbuiò. – Non credo tu possa dare una lezione a nessuno. Sapevo benissimo a cosa andavo incontro quando ho preso la mia decisione.

- Quale decisione? – chiese Trilli.

 

***

 

Corte Seelie. Il giorno prima.

 

- Le serve solo un po’ di polvere di fata. Per guarire. E... forse ne serve un altro po’ nel caso in cui qualcun altro dovesse rimanere ferito. La Strega dell’Est...

Nova parlò per diversi minuti, mentre Titania, seduta sul trono, serrava con forza i braccioli, schiacciando i fiori sotto ai palmi delle mani. La fissava con gli occhi leggermente sgranati e non sembrava del tutto presente. Pareva che l’ascoltasse e, al tempo stesso, ascoltasse anche qualcos’altro.

Alla fine sollevò una mano, imponendole il silenzio.

Oberon era in piedi accanto alle porte ed era rimasto rigorosamente zitto. Persino Puck era fin troppo tranquillo, appallottolato in un angolo, quasi si aspettasse una punizione.

Titania si alzò. Nova fece per restituirle il pugnale, ma la regina si diresse verso la polla e osservò le due donne in attesa vicino alle rive del lago.

Sta per succedere qualcosa qui, pensò Nova. Qualcosa che non mi piacerà.

 

 

Dorothy detestava quel posto.

Detestava quell’attesa. Non sapere quanto sarebbe durata gliela faceva detestare ancora di più. Aveva l’impressione che la fata se ne fosse andata già da molto. Il sole era calato. Il buio avanzava. Normalmente chi cercava la Corte Seelie, doveva attendere che il riflesso della luna si specchiasse nel lago e avrebbe trovato l’entrata, se munito di invito.

Ma era bloccata nel mondo esterno.

Raccolse un po’ d’acqua e si inginocchiò accanto a Ruby per aiutarla a bere. Lei ne mandò giù qualche sorso.

- Non sono sicura che mi piacciano... queste fate. – asserì Dorothy. – E soprattutto non mi piace questa regina. Nova ne era praticamente terrorizzata. Potrebbe essere un mostro.

La mano di Ruby le artigliò la gola.

Dorothy emise un gemito soffocato e incrociò due occhi gialli e feroci.

 

 

- Propongo un accordo. – disse Titania. Lo sguardo era fermo. Gli occhi erano fissi in quelli di Nova. Se aveva dato l’impressione di essere sul punto di perdere il controllo di sé, ora quel controllo lo aveva recuperato.

- Un... un accordo? – chiese Nova. La voce che le uscì non sembrava nemmeno la sua, ma solo un guaito ansioso.

- Io ti darò la polvere di fata. La userai per curarla. – disse Titania, parlando lentamente, come se si stesse rivolgendo a qualcuno che non capiva bene la sua lingua. – La quantità sarà sufficiente per salvare quella creatura.

- Sì, mia regina, però io credo che... – iniziò Nova.

- Non ho ancora finito! – esclamò la regina.

Si avvicinò a lei ancora di più, tanto che Nova ne avvertì il fiato sul viso. Avrebbe tanto voluto abbassare lo sguardo o allontanarsi anche solo di un passo, ma si costrinse a fissare Titania, in attesa del resto.

- Dorothy Gale entrerà nella Corte Seelie. E si unirà alla mia guardia personale.

Nova voltò la testa, confusa, guardando uno degli elfi presenti nella sala del trono. Non era uno di quelli che aveva accompagnato la regina quando era venuta a prenderla, ma era comunque un giovane guerriero chiuso nell’armatura argentata, con la lunga lancia stretta nel pugno sinistro, la spada al fianco e il portamento regale tipico di molti elfi.

- Guardia personale...? – balbettò Nova.

- A tempo indeterminato. – concluse la regina Titania.

- Ma... così dovrà lasciare Ruby.

- Sì, è proprio ciò che succederà.

Nova non si aspettava niente di simile. Era pronta ad affrontare un rifiuto ed era anche pronta a combattere, ma...

- Così non potranno vedersi mai più. – constatò Nova, con la sensazione che qualcosa, nel suo stomaco, stesse sprofondando inesorabilmente.

- Potranno incontrarsi il giorno del solstizio d’estate.

- Ma è solo una volta all’anno...

- Il loro è vero amore, no?

- Sì, certo...

La voce di Titania, smorzata e con un tono di logica. Per lei era indubbiamente logico. – C’è sempre il cuore di mezzo e, a volte, è necessario fare una scelta. Se è vero amore, sopravvivrà.

- Mia regina...

- Hai un’ora di tempo per prendere la polvere. La quantità deve essere quella giusta. Solo per quella creatura. E non tornare senza Dorothy Gale. Ti conviene affrettarti.

- E se Dorothy rifiutasse?

Titania sorrise. Non era nemmeno un vero sorriso. Era tagliente come la lama del pugnale. – Non rifiuterebbe mai e lo sai. L’unica che può rifiutarsi qui sei tu, Nova. Dorothy vuole salvarla. Perderla la distruggerebbe. Prima entrerà nella Corte Seelie e poi tu aiuterai il licantropo.

Nova trovò il coraggio di ribattere. - La distruggerebbe anche separarsi da lei.

- Indubbiamente. E tu ne sai qualcosa anche in questo caso. Ma è sempre meglio separarsi... che perderla per sempre.

- Dorothy... è la paladina di Oz. Oz... ha bisogno di lei.

- Sì, c’è una profezia che dice che sconfiggerà la Strega dell’Est. Ma questo è il mio prezzo. La polvere di fata non è gratis. – Titania si allontanò, voltandole le spalle. - E fidati quando ti dico che avrei potuto agire diversamente.

 

 

Dorothy avrebbe potuto allungare una mano ed afferrare la balestra. Era a meno di un metro da lei. Era sicura di poterci arrivare. La freccia era ancora incoccata.

Eppure non ci provò nemmeno.

- Puoi... puoi farcela. – le disse Dorothy.

La presa sulla gola era salda, ma a volte si allentava per poi tornare a stringere. Gli occhi di Ruby cambiavano colore rapidamente. Le unghie le raschiarono la pelle del collo. Il lupo premeva per uscire, deformandogli il volto.

Ruby allentò di nuovo la presa e si ritrasse, producendo un ringhio animalesco. La faccia sembrava tramutarsi di continuo sotto i suoi stessi occhi.

Toto abbaiava furiosamente. Girava intorno a loro, come se stesse cercando un punto scoperto da attaccare.

- Scappa... – mormorò Ruby, supplichevole. – Scappa, Dorothy.

Dorothy la ignorò e la costrinse a sollevare la testa. Poi si chinò e appoggiò le labbra sulle sue.

 

 

Nova sapeva di avere pochissimo tempo. Non solo perché la regina Titania le aveva dato un’ora e non di più per prendere la polvere, uscire e condurre Dorothy con sé. Ma anche perché il tempo laggiù scorreva in modo diverso. Fuori, un’ora poteva significare... un giorno intero.

“Io sono solamente un nano. Il mio posto è nella miniera e tu devi stare con le altre fate. Questo non cambierà mai.”

“Ti sbagli. Siamo noi a controllare i cambiamenti della nostra vita. E non devi mai dimenticare che tu sei speciale.”

“Perché?”

Nova prese una piccola sacca di cuoio e ci versò la polvere di fata sufficiente ad aiutare Ruby. Le tremavano le mani e un po’ di quella polvere scivolò sul pavimento.

Pensò ai nani nelle miniere. Pensò ai nani che estraevano i diamanti. Ogni giorno.

Pensò a Sognolo. A Leroy. Lui era lontano in quel momento e Nova avrebbe tanto voluto che fosse lì, a sostenerla mentre faceva ciò che non avrebbe mai dovuto fare. Era sicura di non poter chiedere a Dorothy di abbandonare Ruby.

Che cosa ne sarebbe stato della loro vita insieme? Della loro felicità?

“Che cosa ci rende diversi dagli altri nani e dalle altre fate?”

“Il nostro amore.”

Nova prese altre ampolle e le riempì tutte. Una serviva a Ruby, il resto della polvere sarebbe servito se qualcun altro fosse rimasto ferito. Se la Strega dell’Est aveva la Sognombra, non avrebbe esitato ad usarla ancora.

Nova mise tutto in un sacco più grande. Il cuore le rombava nel petto e il sangue sembrava scorrere più veloce, ardente e tumultuoso come un fiume in piena.

Con la coda dell’occhio, scorse un’ombra in un angolo della stanza. Lanciò un grido e quasi la polvere le sfuggì di mano.

Puck la fissava, con quegli occhi verde bosco e con quel suo largo sorriso, muovendo appena le punte delle lunghe orecchie.

- Ah, Nova. – Il re degli elfi sedeva su una roccia, come se si fosse sempre trovato lì, anche se fino ad un battito di palpebre prima non c’era nessuno. – Siete estremamente prevedibile.

Paralizzata dalla paura, Nova guardò Oberon con gli occhi sgranati e la sacca con la polvere di fata stretta contro il petto. Non aveva nessuna possibilità contro un elfo di cinquecento anni, che conosceva molti più incantesimi di lei ed era molto più potente.

Il re si avvicinò al tavolo sul quale era sparse alcune pergamene. Prese il pugnale di Titania. - Non è facile uccidere un licantropo, sapete? Molti incantesimi sono inefficaci.

- No, io...

- Potete ucciderli con l’argento. – Estrasse il pugnale dal fodero e le mostrò la lama. - Questo pugnale ha ucciso molti licantropi. I veleni... beh, non li uccidono, ma li spingono verso la follia. La loro parte umana viene completamente fagocitata dalla belva.

- Non posso. – mormorò Nova. – Non posso fare ciò che la regina mi chiede. Non è giusto.

Oberon non cambiò neppure espressione. Sorrideva appena. Posò di nuovo il pugnale. - Ma se non farete ciò che vi è stato chiesto di fare... ne pagherete le conseguenze.

- Lo so.

- Siete davvero disposta a pagare questo prezzo?

- Me lo impedirete?

Lui scosse il capo. – No. Non sono venuto per comportarmi da bruto ed impedirvelo. È una vostra scelta. Se deciderete di farlo, la responsabilità sarà tutta vostra. E comunque non spetterebbe a me punirvi, ma ad una fata. Conoscete le regole.

Nova si morse il labbro. – Io... voglio solo aiutare Ruby.

- La polvere la aiuterà. Titania non vi ha chiesto di ucciderla.

- La regina vuole separarla da Dorothy. Il prezzo è troppo alto.

- Ma non avrete un’altra chance. L’avete già avuta. Ed è tutto merito di Titania.

- Che cosa vuol dire?

Oberon diede un’occhiata a Puck, che si mangiucchiava il cappello. Il profumo di rose appena sbocciate che il re si portava dietro era più intenso, sembrava impregnare la stanza sotterranea dove le fate custodivano la polvere. - Quando pensavate di fuggire con il vostro nano preferito, Reul Ghorm non avrebbe voluto essere indulgente. Voleva togliervi le ali per il semplice fatto che avevate progettato di fuggire. Mandò un messaggio alla regina per chiedere un consiglio su come avrebbe dovuto comportarsi. Diceva che eravate... una buona fata. Perdere delle buone fate è... sempre un vero peccato.

Nova ci mise qualche istante a capire chi fosse Reul Ghorm. Non chiamava mai Turchina per nome, essendo la sua insegnante e una fata di grado più elevato, nonché molto più vecchia di lei.

- Fu Titania a suggerirle di essere indulgente. In fondo... siete giovane. – continuò Oberon. – E lui era... è un nano. Le fate apprezzano i nani. E perché non dovrebbero? Estraggono i diamanti per la polvere di fata.

Non seppe che cosa dire.

- Titania consigliò a Reul Ghorm di parlare con voi, di spingervi a ragionare. Volevate diventare fata madrina. Avevate tanta fretta... eravate stufa di trasportare polvere. – Oberon gesticolava parecchio mentre parlava. – Reul Ghorm parlò con il nano, invece. Andò da quella che considerava... la fonte del problema. Era sicura che non sarebbe riuscita a convincervi, quindi ragionare con un nano le sembrò la soluzione migliore. Funzionò.

“Sogni da sempre di essere una fata madrina e puoi riuscirci!”

“La Fata Turchina è venuta a parlarti.”

“Non ha importanza.”

“Che cosa ti ha detto?”

“Non importa.”

- Titania non è crudele come pensate. Oh, è dura. A volte è impossibile discutere con lei. Mi contraddice sempre.

- Io non penso che la regina sia crudele. – si affrettò a dire Nova.

- Ma forse meritate di sapere perché agisce in questo modo.

- Non le piacciono i licantropi...

Oberon gettò indietro la testa e rise. Rise di gusto. Anche Puck ridacchiò, supportando il suo padrone, ma non sembrava convinto del perché stessero ridendo.

- Non le piacciono? Nova, non si tratta di questo. Li disprezza. Che è ben diverso. – Recuperò un certo contegno. – Meritate di sapere perché li disprezza, tuttavia. Immagino non siate ancora arrivata a quella parte della storia... vero?

- No, io... ecco, no.

- Non importa. – Oberon fece spallucce. Non suonò come un rimprovero, sembrava che se lo aspettasse. - Però dovete sapere. Titania dice il vero quando sostiene che avrebbe potuto agire diversamente con... quella creatura là fuori. Io sono qui per questo, Nova. Mi piacerebbe rispondere alle vostre domande.


   
 
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