- Questa storia appartiene alla serie “Writober – RWBY’s Alternative Universe”
- Prompt: Segreti
- Personaggi: Raven Branwen/Vernal
- L’unico segreto.
- «Sto uscendo.»
- Raven fu lapidaria, come sempre.
- Vernal si morse la lingua. Avrebbe voluto chiederle dove stesse andando, ma tacque. Sapeva che avere a che fare con lei era complicato, per usare un eufemismo. Eppure non poteva fare altro che provare una stima e un affetto illimitati.
- «Va bene.» le rispose, nonostante nella sua testa la frase fosse del tutto diversa.
- La donna fece quello che ai più sarebbe apparsa come una smorfia, ma Vernal sapeva che era un timido tentativo di sorriso, poi uscì di casa, trascinandosi dietro la porta.
- In quel momento, Vernal ebbe un’idea. Se l’avesse seguita, lei non se ne sarebbe accorta. Sapeva essere discreta, e poi erano in pausa pranzo, non avrebbe avuto rogne per essersi assentata dall’ufficio. Perciò si ingozzò con l’ultimo boccone di cibo cinese e si infilò la giacca e il casco.
- Poi ci pensò: non sapeva da che parte fosse andata, come si sarebbe mossa. Sapeva che ogni giorno, alle 13.50 usciva dall’ufficio, stava fuori una decina di minuti e alle 14.10 era di ritorno, quindi non doveva essere andata troppo lontana, e la macchina la conosceva bene.
- Si convinse a muoversi solo dopo quel pensiero, che la riempì di energia.
- Voleva assolutamente sapere dove andasse, perché Vernal sapeva tutto di Raven Branwen, tranne quello.
- Si mise in sella alla moto e partì, sgasando. Fece il giro dell’isolato, coperta dal traffico di chi tornava negli uffici dopo aver pranzato e di chi andava a prendere i figli a scuola.
- Poco lontano dall’azienda, infatti, sorgeva una scuola liceale che contava almeno millecinquecento studenti, cosa che creava un’ondata di traffico indicibile. Traffico nel quale Vernal si trovò bloccata, imprecando mentalmente.
- E fu allora, tra un insulto a una donna col passeggino e un altro ad un anziano che bloccava la corsia, che intravide l’automobile di Raven. Così accostò e scese, dirigendosi ad una panchina lì vicina, che le offriva la visuale perfetta di Raven e di qualsiasi cosa stesse facendo.
- Quando fu il momento che la campanella suonasse, un’orda infinita di ragazzini carichi di libri si riversò fuori dalle porte, in piccoli gruppi o in solitaria. Vernal ebbe un brivido: quei ragazzi avevano pochi anni meno di lei, eppure vivevano una vita completamente diversa dalla sua quando aveva la loro età.
- Non li sopportava.
- Perché Raven era fuori da scuola a quell’ora? Stava aspettando qualcuno?
- Poi capì.
- Vide Raven irrequieta sul sedile, così seguì il suo sguardo e lo posò su una ragazza, bionda, forse sui quindici o sedici anni. Non aveva idea di chi fosse, però le sembrava di conoscerla. Era familiare.
- La scrutò a fondo, mentre salutava delle altre ragazze – probabilmente compagne di classe – e ne prendeva per mano un’altra evidentemente più piccola, dai capelli neri. Non riusciva a capire perché quella bionda le risultasse così conosciuta.
- Un’idea si fece largo nella sua mente, un’idea che diventava sempre più plausibile.
- Ma dovette muoversi, perché Raven aveva messo in moto.
- Riuscì ad arrivare in ufficio appena prima che il suo capo rientrasse, e le sorrise in un modo indecifrabile.
- «Stai male?»
- Era sempre così diretta.
- «Chi era quella ragazza?» domandò, senza pensarci.
- Il volto di Raven si indurì a tal punto che Vernal sentì freddo nella stanza. «Non sono cose che ti riguardano, Vernal.»
- Vernal tacque, abbassò lo sguardo, e Raven si infilò nel suo ufficio. La giovane non si permise mai più di fare domande, accettando che anche con lei, Raven Branwen poteva avere dei segreti.