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Autore: Sophie_moore    04/10/2018    2 recensioni
Questa storia appartiene alla serie "Writober - RWBY's Alternative Universes"
Office!AU
In quel momento, Vernal ebbe un’idea. Se l’avesse seguita, lei non se ne sarebbe accorta. Sapeva essere discreta, e poi erano in pausa pranzo, non avrebbe avuto rogne per essersi assentata dall’ufficio. Perciò si ingozzò con l’ultimo boccone di cibo cinese e si infilò la giacca e il casco.
[...]La scrutò a fondo, mentre salutava delle altre ragazze – probabilmente compagne di classe – e ne prendeva per mano un’altra evidentemente più piccola, dai capelli neri. Non riusciva a capire perché quella bionda le risultasse così conosciuta.

Spero che anche questa storia vi piaccia!
Enjoy!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Raven Branwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'RWBY's Alternative Universes'
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Questa storia appartiene alla serie “Writober – RWBY’s Alternative Universe”

Prompt: Segreti
Personaggi: Raven Branwen/Vernal

L’unico segreto.

«Sto uscendo.»
Raven fu lapidaria, come sempre.
Vernal si morse la lingua. Avrebbe voluto chiederle dove stesse andando, ma tacque. Sapeva che avere a che fare con lei era complicato, per usare un eufemismo. Eppure non poteva fare altro che provare una stima e un affetto illimitati.
«Va bene.» le rispose, nonostante nella sua testa la frase fosse del tutto diversa.
La donna fece quello che ai più sarebbe apparsa come una smorfia, ma Vernal sapeva che era un timido tentativo di sorriso, poi uscì di casa, trascinandosi dietro la porta.
In quel momento, Vernal ebbe un’idea. Se l’avesse seguita, lei non se ne sarebbe accorta. Sapeva essere discreta, e poi erano in pausa pranzo, non avrebbe avuto rogne per essersi assentata dall’ufficio. Perciò si ingozzò con l’ultimo boccone di cibo cinese e si infilò la giacca e il casco.
Poi ci pensò: non sapeva da che parte fosse andata, come si sarebbe mossa. Sapeva che ogni giorno, alle 13.50 usciva dall’ufficio, stava fuori una decina di minuti e alle 14.10 era di ritorno, quindi non doveva essere andata troppo lontana, e la macchina la conosceva bene.
Si convinse a muoversi solo dopo quel pensiero, che la riempì di energia.
Voleva assolutamente sapere dove andasse, perché Vernal sapeva tutto di Raven Branwen, tranne quello.
Si mise in sella alla moto e partì, sgasando. Fece il giro dell’isolato, coperta dal traffico di chi tornava negli uffici dopo aver pranzato e di chi andava a prendere i figli a scuola.
Poco lontano dall’azienda, infatti, sorgeva una scuola liceale che contava almeno millecinquecento studenti, cosa che creava un’ondata di traffico indicibile. Traffico nel quale Vernal si trovò bloccata, imprecando mentalmente.
E fu allora, tra un insulto a una donna col passeggino e un altro ad un anziano che bloccava la corsia, che intravide l’automobile di Raven. Così accostò e scese, dirigendosi ad una panchina lì vicina, che le offriva la visuale perfetta di Raven e di qualsiasi cosa stesse facendo.
Quando fu il momento che la campanella suonasse, un’orda infinita di ragazzini carichi di libri si riversò fuori dalle porte, in piccoli gruppi o in solitaria. Vernal ebbe un brivido: quei ragazzi avevano pochi anni meno di lei, eppure vivevano una vita completamente diversa dalla sua quando aveva la loro età.
Non li sopportava.
Perché Raven era fuori da scuola a quell’ora? Stava aspettando qualcuno?
Poi capì.
Vide Raven irrequieta sul sedile, così seguì il suo sguardo e lo posò su una ragazza, bionda, forse sui quindici o sedici anni. Non aveva idea di chi fosse, però le sembrava di conoscerla. Era familiare.
La scrutò a fondo, mentre salutava delle altre ragazze – probabilmente compagne di classe – e ne prendeva per mano un’altra evidentemente più piccola, dai capelli neri. Non riusciva a capire perché quella bionda le risultasse così conosciuta.
Un’idea si fece largo nella sua mente, un’idea che diventava sempre più plausibile.
Ma dovette muoversi, perché Raven aveva messo in moto.

Riuscì ad arrivare in ufficio appena prima che il suo capo rientrasse, e le sorrise in un modo indecifrabile.
«Stai male?»
Era sempre così diretta.
«Chi era quella ragazza?» domandò, senza pensarci.
Il volto di Raven si indurì a tal punto che Vernal sentì freddo nella stanza. «Non sono cose che ti riguardano, Vernal.»
Vernal tacque, abbassò lo sguardo, e Raven si infilò nel suo ufficio. La giovane non si permise mai più di fare domande, accettando che anche con lei, Raven Branwen poteva avere dei segreti.
  
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