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Autore: Sophie_moore    05/10/2018    0 recensioni
Questa storia appartiene alla serie "Inktober - Persona's Stories"
Era riuscita a raggiungere il posto che agognava da quando era bambina: stava per ricevere il suo primo lavoro importante come detective.
Si sentiva fremere il sangue nelle vene, era emozionata oltre ogni immaginazione.
Ma c’era qualcosa che non riusciva proprio a decidere, una cosa che non le dava pace.

Spero che questa storia vi piaccia! Un abbraccio,
Sophie
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Makoto Nijima, Sae Niijima
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia fa parte della serie “Inktober – Persona’s Stories”

Prompt: Business Suit
Personaggi: Sae Niijima/Makoto Niijima

Cosa mi metto?

Era riuscita a raggiungere il posto che agognava da quando era bambina: stava per ricevere il suo primo lavoro importante come detective.
Si sentiva fremere il sangue nelle vene, era emozionata oltre ogni immaginazione.
Ma c’era qualcosa che non riusciva proprio a decidere, una cosa che non le dava pace.
«Makoto!» chiamò, due giorni prima di iniziare ufficialmente a lavorare al suo caso.
Il suo caso.
Sua sorella arrivò di corsa, aggraziata come un felino. La guardò corrucciata e la incitò a proseguire.
«Cosa mi metto.»
L’armadio era spalancato, spiccavano abiti neri e grigi, qualche blu scuro e un singolo viola.
Makoto annuì e si sedette sul letto.
«E se…»
Sae rabbrividì.
«Non posso farlo.»
«Provala, almeno.»
Sae inspirò profondamente, fino a farsi male ai polmoni. Si mordicchiò l’interno della guancia, poi aprì l’anta separata dell’armadio e tirò fuori una gruccia con un completo da uomo.
«Non credo di poterlo fare.»
«Sae… io non credo che ci sarebbe un abito migliore.» confessò Makoto, la voce flebile.
La giovane detective rimase immobile ancora per qualche secondo. Non avrebbe potuto indossare il completo di suo padre, ormai morto da anni, non poteva usare quel completo per il lavoro. Sarebbe stato irrispettoso.
«Almeno provalo. Magari c’ troppo lavoro da fare e ripieghiamo su altro, eh! Ma non possiamo saperlo se non lo provi.»
La sorella maggiore si spogliò in fretta, così poté infilarsi quel completo. Sperava che non le stesse bene, che non fosse possibile indossarlo.
Si diresse allo specchio e tenne gli occhi chiusi per qualche secondo. Non voleva aprirli per scoprire che andava bene.
«Sae, è perfetto.»
Makoto le posò una mano sulla spalla, dandole così il segnale per aprire gli occhi.
Sae si guardò attentamente. Era chiaramente un completo maschile, ma suo padre non era mai stato un uomo grande e grosso, anzi, il fatto che fosse magro come un giunco aiutava: i pantaloni erano leggermente aderenti, dal classico taglio dritto, di un grigio scuro, mentre la giacca arrivava poco più sotto dei fianchi ed era leggermente scollata per una donna, ma di spalle andava bene e la lunghezza delle maniche era perfetta.
Sae si morse le labbra e prese la mano di sua sorella, ancora in piedi dietro di lei.
«Papà ne sarebbe felice. Sarebbe fiero di te, e anche io lo sono.»
La maggiore sentì la lacrima solitaria che le solcava la guancia, lasciandole una scia infuocata. Era una giovane donna che non si lasciava mai prendere dalle emozioni, ma sapere che avrebbe indossato il completo di suo padre la faceva sentire sopraffatta.
Si voltò di scatto e abbracciò sua sorella, con uno slancio e un’energia che Makoto non aveva mai ricordato propria di Sae.
«Grazie.» sussurrò la maggiore, respirando piano.
Makoto sorrise. «Sei fantastica.» le diede un bacio sulla guancia e le lisciò il completo con le mani, affettuosamente.
E per la prima volta in vita sua, Sae le credette.
  
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