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Autore: L_Fy    13/07/2009    16 recensioni
"Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant'è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v' ho scorte." Dante Alighieri, La Divina Commedia
Genere: Commedia, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 23 : I tre terzi

Capitolo 23 : I tre terzi

A l'alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,        
l'amor che move il sole e l'altre stelle.

Dante Alighieri, La Divina Commedia, Paradiso, Canto XXXIII

 

Nonostante il male dappertutto, nonostante ogni cellula del suo corpo fosse impegnata a gridare di dolore, Eva aveva capito e ogni cosa andò al suo posto: il perché di tutto svelò il suo senso, finalmente chiaro e tutto sommato persino scontato. La morte di Alfredo, Cornelia, Giacinta… perché avevano cercato lei… Eva, Raf e Vlad. Così a portata di mano, sempre visibile, sempre sottovalutato e ignorato…

Qualcuno sta cercando un Sanguemisto, giù all’Inferno.” ricordò Eva con la voce di Raf.

“Ecco perché hai cercato Silvia.” sfiatò Eva alla polvere.

Col senno di poi, quanto era banale… la solita vecchia storia. Che cosa voleva un Demone? Il potere, naturalmente. E che cosa poteva mai volere Ellena, la figlia di Lucifero, il Demone tra i Demoni, se non un potere grande… più grande di qualsiasi altro potere esistente?

“E cos’era questo se non il Triumviro?”

“Il Triumviro.” bisbigliò a fior di labbra, così piano che si sarebbe perso nel caos che li circondava.

Ma Ellena sentì: con un verso disarticolato, un misto di rancore e paura, le rovesciò addosso ancora il suo potere ed Eva gridò. Si perse, per un attimo, staccandosi dal suo stesso corpo: precipitò all’indietro verso una specie di ovattato grembo materno fatto di vigile incoscienza, un lungo tunnel della rimembranza sulle cui pareti vide scorrere a ritroso la propria vita, gli orrori dei Demoni, la luce dei cori angelici, la propria dolorosa giovinezza… la solitudine… Lorella, Gino… Sandra, Paolo… Raf e Vlad… lei stessa bambina che…

*          *          *

… si pulisce il naso sulla manica del maglione già lercio e immediatamente una mano compare dal nulla e le dà una pacca sul braccio.

“Si usa il fazzoletto” sussurra una voce gentile ma sofferente, come se fosse al limite della pazienza “Quante volte te l’ho detto, Eva? Non la manica. Il fazzoletto.”

“Capito.” dice Eva, ma sta mentendo.

A dire il vero non gliene importa un fico di quello che dice Sandra. Sandra è pallosa. Sandra pensa sempre e solo a tener pulita la camicia e a non far cadere le calze. In quel momento sono ben altre le priorità di Eva: è una ragazzina irrequieta, curiosa e un po’ selvatica che se ne frega altamente del maglione coi buchi e della calze cascanti. E’ conturbante e bella in modo imbarazzante, la piccola Sanguemisto, e ha imparato che la sua bellezza è un’arma potente: la usa, sforzandosi di avere Presenza, come le ha insegnato zio Vlad.

“Guardami”, ordina con il pensiero rizzando impercettibilmente la schiena e il mento “Guardami, zio Raf.”

Raf, in piedi davanti a lei, sta parlando animatamente con Vlad e qualcun altro che Eva non sa chi sia. Indossa una camicia bianca e i suoi capelli sono di un biondo platino che risplende alla luce come se fosse filamento di stella. Come attirato dal muto richiamo di Eva, l’Arcangelo si gira a guardarla coi suoi occhi buoni e le sorride distrattamente. Eva ricambia raggiante, ma poi anche zio Vlad si gira a guardarla e i suoi occhi gialli e severi la rimettono subito a posto.

“A cuccia, scimmietta.”

Eva sbuffa e fa una silenziosa linguaccia alle spalle del Demone. Ha solo dodici anni, ma ha già deciso che un giorno sposerà zio Raf e ucciderà zio Vlad. Forse prima lo bacerà, medita dubbiosa mentre il suo sguardo acerbo fissa la snella e armoniosa schiena di Vlad, cercando di capire quale dei due sentimenti prevale nei suoi confronti: avversione o “ehm”?

Fino a poco tempo prima era solo avversione. Ultimamente però Eva è piena di “ehm”. Ha vagamente intuito che è proprio di quello che stanno parlando zio Raf e zio Vlad.

“La bambina sta crescendo” sta dicendo infatti il tizio nuovo con voce greve “E la sua parte demoniaca è molto forte. Sandra e Paolo mi dicono che ha crisi in continuazione…”

“E’ in piena età della contaminazione” ribatte Vlad accomodante “E certi istinti sarebbero tipici anche in una normalissima dodicenne Umana.”

“Non tutti” precisa Raf con la sua voce come musica “Se non ci fossi tu la parte demoniaca di Eva sarebbe molto meno invadente.”

“E se non ci fossi tu, Bambi, Eva avrebbe smesso di soffrire, perché sarebbe già dove dovrebbe stare.”

“All’Inferno con voi? Ma fammi il piacere.”

“Tutori” li interrompe il tizio nuovo con voce pacata ma decisamente impaziente “Non siamo qui per ascoltare le vostre eterne lamentele. Siamo qui perché dobbiamo prendere una decisione fondamentale, importantissima, addirittura storica.”

Raf china il capo con condiscendenza, Vlad sbuffa. Il tizio nuovo si schiarisce la voce e prosegue.

“Il Comitato di Sorveglianza ha studiato attentamente il vostro caso e dopo anni di valutazioni siamo giunti alla conclusione che questo esperimento sta diventando molto pericoloso. Troppo pericoloso.”

“Ma ognuno di noi ha sempre un terzo…”

“Zitto, Vlad: non sei nella posizione per poter argomentare. Semplicemente, l’Equilibrio tra voi è troppo precario. Voi due siete stati scelti perché le vostre forze sono paragonabili e opposte in modo tale che si elidano quasi perfettamente. Ma la Sanguemisto no. E’ troppo instabile, facilmente corruttibile…”

“E’ solo una bambina” protesta Raf debolmente “Ma il suo cuore è davvero puro.”

Il tizio nuovo osserva Raf con qualcosa di strano negli occhi… sembra quasi compassione.

“Raf, la Sanguemisto sta crescendo” dice poi con semplicità “Tra poco sarà adulta. La sua natura Lussuriosa sta già dando forti segnali di contaminazione…”

“Non è vero!”

“… e inoltre la ragazzina è innamorata di te. Per il momento non ha ancora associato il sentimento con la carne, ma quando accadrà, perché è inevitabile che accada data la sua natura… sai cosa succederà? Cadrà l’Equilibrio. O ti amerà ancora, rimanendo tua succube, o ti odierà, e Vlad avrà libero accesso al suo potere.”

“Andiamo, boss, questo non può essere comunque un problema. Io e Rosaspina saremmo comunque agli opposti e due terzi del potere non sono sufficienti a rompere l’Equilibrio.”

Il tizio nuovo improvvisamente guarda Eva. La guarda fissamente, con chiari occhi slavati pieni di solenne sospetto. Eva sbatte le ciglia, inconsapevole di essere così bella da spezzare il cuore: il tizio non le piace perché la guarda come se lei fosse una minaccia per chissà cosa e chissà chi.

“Due terzi del potere” scandisce lentamente il tizio, quasi soprappensiero “E’ su questo che abbiamo basato tutto. Sull’Equilibrio abbiamo costruito i nostri rapporti in questo instabile Piano. Ma da un po’ di tempo mi tortura il pensiero che forse abbiamo osato troppo…”

“Ancora con questa storia” sbuffa Vlad irriverente “Insomma, decidetevi: prima create questo Triumviro come la nuova frontiera di collaborazione tra Inferno e Paradiso in istanza su questo Piano e poi vi cagate sotto ogni volta che se ne parla!”

Il Sommo guarda Vlad con severa serenità.

“Vlad. So che tu non vedi l’ora di creare caos e confusione. Ma a dire il vero dovresti essere preoccupato anche tu. Perché potrebbe succedere anche quello che nessuno di noi ha valutato.”

“E che cosa sarebbe?”

Il Sommo torna a guardare Eva che ricambia imbronciata e solenne.

“I tre terzi” dice alla fine con dolente gravità nella voce “E’ questo il disastro che tutti temiamo.”

*          *          *

“Eva? Eva!”

La voce di Raf.

Ansiosa, spaventata, piena di orrore e di cuore. Una supplica allo stato puro: ti prego, resta con me…

Ed Eva, ubbidiente, rivolse avanti i suoi occhi mentali e ripercorse il tunnel delle rimembranze a velocità vertiginosa, ripiombando dentro il suo corpo e dentro la realtà con un tonfo doloroso che la lasciò senza fiato, anche se ancora immobile. Per un attimo, l’impatto con il dolore fisico che attanagliava le sue membra mortali la lasciò senza fiato, desiderosa solo di tornare indietro e sfuggire a quel orrore. Poi mosse un dito e Raf le prese la mano stringendola forte.

*          *          *

“Presto. Presto.”

Una voce nuova nella testa. “C’è un vero e proprio convegno di presenze aliene, qui dentro” ridacchiò per un attimo Eva, sull’orlo dell’isteria. A chi somigliava, questa? Forse un pochino a Cornelia…

“Presto. Presto!”

“Presto cosa?”

“Ellena!”

La mano di Eva si mosse ancora, con più decisione: si aprì e si chiuse, come a comunicare l’urgenza che sovrastava addirittura il dolore fisico.

“Ellena” scandì lentamente Eva con voce piana “Vuole. Vlad. Triumviro.”

*          *          *

Ellena voleva il Triumviro.

Intuibile, dopotutto. Addirittura scontato. Il Potere supremo!! Per quello aveva messo in moto quel po’ po’ di casino.

Per ottenerlo però doveva prima distruggere il Triumviro già esistente perché uno dei limiti imposti dal Comitato di Sorveglianza era che ne potesse esistere uno e uno solo.

Poi, doveva creare uno nuovo Triumviro.

Distruggere Eva, Vlad e Raf.

Legare Silvia, Ellena e Giacinta.

Quello doveva essere stato il piano originale. Ma poi Giacinta si era dimostrata inadeguata e Silvia troppo debole, così Ellena, vedendo Eva all’opera, aveva cambiato idea: aveva deciso che si sarebbe limitata a uccidere Vlad e a sostituirsi a lui nel Triumviro.

Semplice. Elementare, no?

Tutti quei diabolici raggiri erano sfociati in un piano degno di Machiavelli. Eliminare Vlad senza sollevare domande, in maniera pulita… quella sì che si era presentata come una sfida degna dell’intelletto di Ellena! Se le cose fossero andate come dovevano, avrebbe tolto di mezzo Vlad nel più indolore e legale dei modi. L’idea del Processo era stata semplicemente geniale. Peccato che Eva le avesse rotto le uova nel paniere con la sua idea di chiamare Sisar.

“E poi, chi se lo aspettava che Raf avrebbe disobbedito al Comitato di Sorveglianza?” ammise una voce nella testa di Eva che sembrava proprio quella di Ellena “Chi pensava davvero alla possibilità che il tuo bel faccino facesse innamorare sia l’Arcangelo che il Demone?”

Lei e Raf avevano soffiato Vlad direttamente da sotto il naso di Ellena.

“Logico che si fosse incazzata tanto.” meditò una voce come quella di Gino nella testa di Eva.

*          *          *

“Eri. Quasi. Riuscita” gracidò a fatica Eva: il concetto che voleva esprimere era che Ellena era quasi riuscita a fare fuori Vlad senza scoprirsi.

“Eri. Quasi…”

La lingua non le funzionava bene, con la bocca piena di sangue.

Sangue. Aveva sangue dappertutto, come se i suoi vasi sanguigni stessero pian piano cedendo alla pressione insostenibile di quel dolore accecante. Ma doveva parlare, meditò con cocciuta urgenza: doveva distrarre Ellena, mentre Vlad… “Mentre Vlad muore.”

“No” bisbigliò Eva a fior di labbra “Non avrai il posto di Vlad.”

Ellena sentì. Girò la testa di scatto e digrignò quel terribile surrogato di denti che le devastava la bocca, un po’ strafottente e un po’ guardinga.

“Ma certo che lo avrò, bambina” soffiò come un gatto “Io ottengo sempre quello che voglio. Ora infatti non c’è altro da fare che aspettare che lo stronzo muoia, no?”

Si avvicinò al corpo disteso a terra di Vlad: lo colpì con un piede e Vlad non si mosse, inerme e abbandonato come un oggetto inanimato.

“Sei morto, bastardo?”

Una sensazione di freddo panico serpeggiò lungo la schiena di Eva, facendola tornare del tutto in sé.

“Vlad, che diavolo fai, non fare scherzi stupidi, Vlad, VLAD…”

*          *          *

Perché d’un tratto pensare al suo nome le provocava un tale subbuglio di emozioni? Perché riusciva solo a visualizzare, come un disco mentale difettoso, solo la testa di riccioli rossi posata stancamente sul suo petto, insieme a quella voce, ruvida e morbida?

“Quanto vorrei poter dormire.” 

Vlad, oh, Vlad…

*          *          *

“E’ morto, finalmente!” esultò Ellena trionfante: rialzò lo sguardo e incrociò lo sguardo di Eva.

Per poco non scoppiò a ridere mentre la convinzione occupava gradatamente il posto lasciato libero dalla paura.

Eva gemette, ottenebrata dal dolore che si spandeva in ondate regolari, così potente da offuscare tutto… ma non abbastanza da togliere la consapevolezza.

“Vlad!” urlò senza voce.

Ellena in un modo o nell’altro aveva ottenuto quello che voleva. Ci aveva messo più tempo di quello che aveva previsto e aveva dovuto rivoltare tutti i piani così ben congeniati… ma Vlad alla fine era morto e lei avrebbe avuto il suo terzo.

*          *          *

Ellena rise, la testa rovesciata all’indietro. Rise a più non posso assorbendo il male e il dolore che Eva e Raf irradiavano, famelica come un vampiro di emozioni, esultante per la sua imminente vittoria.

“Eva…”

La voce di Raf, rotta e delicata come un fiore sperduto in una tempesta.

“Raf.”

Gli occhi di Eva, annebbiati e iniettati di sangue, incontrarono quelli turchini e spalancati di Raf. Si guardarono come attraverso una fitta cortina di nebbia, attraverso il tempo e lo spazio.

*          *          *

Di nuovo fu come ripiombare indietro nel tempo e avanti nel futuro, con l’anima e la mente che percorrevano distanze siderali in direzioni opposte.

*          *          *

“Il suo inutile terzo” borbottò affranta una voce nella testa di Eva: era ruvida e scorbutica come quella di Gino “Ellena non avrà mai niente di più di quello. Nella sua presunzione, non ha valutato che non avrebbe mai avuto accesso al vero potere del Triumviro.”

“Potere? Quale Potere?”

*          *          *

“Corri, corri, piccola patetica Sanguemisto! Che importanza ha, ormai? Il tuo bel stallone infernale è morto!”

*          *          *

“Che Potere?”

 Quello che hai tu… quello che userai per salvare tutti.”

“Cosa?”

“Vai!”

*          *          *

L’ultima voce era ancora di Vlad.

Dura, secca, imperativa. Eva fu scossa da un brivido, come se l’avessero frustata.

“Andare dove?” si chiese angosciata, la mente alla deriva: ma poi ricordò che c’era un solo posto dove volesse stare, in quel momento e sempre.

“Andiamo. Da. Vlad.”

Raf le strinse forte la mano e annuì.

*          *          *

Arrancarono, un millimetro alla volta, gemendo senza sapere di gemere, così accartocciati da sembrare un comico mucchietto di burattini legnosi. Ma erano vicini: Eva poteva vedere con chiarezza il profilo di Vlad la sua mano abbandonata sul polveroso pavimento sconnesso della chiesa.

“Presto” gracidò Eva sopra la risata grassa di Ellena “Presto.”

*          *          *

“I tre terzi” sussurrò la voce di Gino con logica sicurezza che le infuse un’assurda tranquillità “Tu hai i tre terzi, Eva.”

“Di cosa? Di cosa?”

*          *          *

Eva allungò una mano. Ellena la vide e corrugò la fronte, senza smettere di ridere. Immediatamente una stilettata di dolore partì dalle dita protese e si irradiò in tutto il corpo, lucente e immensa, incontenibile e straziante. Non gridò perché non ne aveva la forza. Raf invece strillò tutto il suo dolore con la sua voce d’Angelo, possente e disperata.

Ellena rise ancora di più.

“E’ finito!” esultò con selvaggia esultanza “Vlad è morto e il vostro stupido Triumviro è finalmente finito!”

*          *          *

“Vlad non è morto!” esclamò una nuova voce nella mente di Eva: era accorata e coraggiosa, sottile e delicata come quella di Lorella. Vlad non poteva essere morto. L’acciaio adamantino dentro Eva si rifiutava semplicemente di accettare quella possibilità, perché che fosse odio o amore, che fosse bisogno o necessità o niente di tutto quello, Eva voleva che Vlad fosse vivo. E se lei lo voleva…

“Così sarà. Perché tu hai i tre terzi, Eva.”

“Di cosa? Di cosa?”

*          *          *

Eva allungò di nuovo una mano con laboriosa lentezza: le sue dita tremavano dallo sforzo indescrivibile, le sue vene scoppiavano in corpo come tubature difettose.

“Raf ti ama e vuole quello che vuoi tu. Vlad ti ama e vuole quello che vuoi tu… I tre terzi, Eva, sono ciò che vuoi tu.”

“I tre terzi allora sono… il potere…?”

“… tu cos’è che vuoi?”

Ellena smise di ridere, blandamente stupita dal fatto che Eva si muovesse ancora.

*          *          *

Dì cosa vuoi!”

*          *          *

“Voglio, voglio….”

Non aveva la forza nemmeno per pensarlo. Chiuse gli occhi e focalizzò il viso di Vlad. I suoi occhi gialli e vividi, il suo sorriso storto. Poi si figurò Ellena sparire in una nuvola di fumo, agonizzante e dolorante.

*          *          *

La mano di Eva toccò la mano di Vlad. Immediatamente, l’altra mano di Eva venne strizzata dalla presa di Raf: forte e improvviso, qualcosa si mosse scaturendo dalle loro mani unite. Qualcosa che iniziò con un garbato silenzio, piccolo e definitivo come il momento della creazione del mondo.

*          *          *

Ellena ruggì, rabbiosa ma ancora inconsapevole.

“Ma allora…” disse pensando di proseguire con svariati improperi, ma non ne ebbe il tempo.

*          *          *

Qualcosa di lucente e sottile avvolse Raf, Eva e Vlad distesi sul pavimento: era come un bozzolo liquido e perlescente. Emetteva un suono leggero, come un frusciare di foglie. Ellena, col sorriso cattivo congelato sulle labbra frastagliate e oscene, spalancò gli occhi e inspirò brevemente. Ignorava ancora di stare vedendo…

“… il vero Potere. Quello più grande di tutto, più grande anche…”

… quei tre stupidi distesi sul pavimento, quei tre patetici avanzi di fogna…

“… del Comitato di Sorveglianza, di qualsiasi Angelo o Arcangelo…”

La luce. Che luce! Ellena alzò un braccio per proteggersi dalla luminosità improvvisa che usciva da…

“… qualsiasi Demone… qualsiasi male e qualsiasi bene…”  

… Eva lo sentì fluire dentro di lei, sentendosi come una brocca che viene riempita d’acqua fresca. Era freddo ed era rovente, era leggero ed era pesante, era la luce più accecante ed era il buio più profondo… era

“IL POTERE!!!”

… sentimento e mancanza di sentimento, era gioia ed era apatia, era…

“POTERE!!!!”

… qualcosa di così enorme e onnipotente che Eva non poté far altro che subirlo abbacinata, sentendolo scorrere dentro e fuori di lei, riducendo ogni molecola, ogni atomo del suo corpo ai minimi termini di energia e nello stesso tempo sincronizzandola in perfetta sintonia con il resto del mondo. Era un tutt’uno con il Potere, era…

“… amore, ecco, solo amore, perché io amo Raf e Vlad e la vita e il mondo e tutto, oh, tutto è puro amore, solo amore…”

… nello stesso tempo anche tenebra e nulla, un risucchio infinito e ovattato di niente…

“… oblio e fine, perché anche questo è Potere, il potere della morte…”

… avvolse tutto con una tale devastazione che niente fu più quello che era, semplicemente…

“…sei l’Universo intero, una piccola particella dell’Universo e l’Universo è solo una piccola particella di te…”

…una gioia così enorme da non avere più voce e più sostanza, puro spirito, pura energia…

“PURO AMORE!!!”

… più forte dell’amore stesso, più forte di tutto, così forte che per un attimo infinitesimale Eva…

“… ti senti al di sopra di qualsiasi vetta, al di sopra del nulla e dell’infinito, per un attimo…”

… si sentì Dio.

*          *          *

Il Potere esplose e crepitò come una bomba. La luce che si sprigionò era così abbagliante che tutto intorno le cose si deformarono, disintegrandosi e sublimando come se fossero fatte d’aria. Ellena non fece nemmeno in tempo ad aprire la bocca che la Luce la investì: non fu nemmeno ombra, semplicemente nel giro di un respiro Ellena non fu più nulla. La Luce e il Potere si gonfiarono come una nuvola, rombando in un delicato suono ultraterreno. La terra non tremò, ma fu peggio di un terremoto; l’aria vibrò come se fosse un velo sul punto di spezzarsi.

*          *          *

“Mi preparo un tè.” decise Silvia Nirani ben nascosta nel suo nuovo covo segreto.

Il suo animo era inquieto e spaventato. Era così stufa di essere spaventata, pensava spesso con un filo di autocommiserazione. Mentre apriva l’acqua del rubinetto per riempire il bollitore pensava che sarebbe quasi stato…

Il bollitore le cadde di mano mentre indietreggiava bruscamente, incespicando come se l’avessero spinta. Il cuore ebbe un balzo così doloroso che sembrò incastrarsi in gola.

Per un attimo sentì come se un’assurda catena mentale le stringesse il petto in una morsa, strizzandole fuori il respiro.

“Eva” pensò senza nessuna logica.

Quel piccolo nome per un tempo infinitesimale le scatenò dentro al cuore un’esplosione di trionfo e potenza inammissibile.

Fu solo per l’ombra di un attimo, ma il suo cuore prese a battere forte e rapido come un tamburo mentre il respiro si affannava a recuperare qualcosa di misteriosamente perduto.

“Eva” pensò ancora Silvia, con la lucidità di un antico ricordo “Eva.”

E la catena invisibile che le opprimeva il petto si spezzò.

*          *          *

L’Universo intero sussultò per un breve attimo, solo un sussulto che però si propagò in lungo e in largo, incurante di dimensioni spazio temporali, incurante di concetti come unità di misura e limiti. Si propagò inesorabile nella sua consapevolezza di essere al di sopra di tutto, dentro a tutto, oltre a tutto.

*          *          *

Il Sommo stava con la mano premuta sulle palpebre, incurante del ronzio confuso degli Angeli del Comitato che parlottavano tra di loro febbrilmente. Stava pensando che aveva proprio bisogno di un piccolo soggiorno ristoratore in mezzo ai Cori Angelici quando una stilettata improvvisa squarciò l’ovatta tranquilla in cui galleggiava il suo spirito, rapida come un lampo, bruciante e possente come un fulmine a ciel sereno.

“Eva” pensò quasi senza sorpresa “Eva…”

*          *          *

Nessun Umano lo percepì, perché nessun Umano era stato creato fornito di strumenti per percepire qualcosa di così enorme e mastodontico.

*          *          *

Bersaba alzò di scatto gli occhi verso il soffitto: un attimo prima era persa in golosa contemplazione della sua collezione di pelli rare, un attimo dopo guardava su, gli occhi spalancati, la bocca di plastica molle spalancata in un urlo muto, agghiacciante.

“Eva” pensò a sproposito.

Chi diavolo era? Quel nome non le era nuovo. Forse un Demone o qualcuno che…

“Eva”

Fu come una trafittura di mille punture. Bersaba gridò inarcandosi mentre un vento invisibile squassava e riduceva in polvere la sua preziosa collezione.

*          *          *

Gli Ultraterreni presenti nel Piano invece percepirono una scossa, una vertigine incandescente che durò solo un attimo e lasciò tutti inermi e consapevoli di aver vissuto qualcosa di irripetibile.

*          *          *

Amelia scattò in piedi, facendo cadere lo specchio in cui stava rimirando la propria sublime immagine: senza fiato, confusa e alla mercé di una forza che sembrava essere dovunque, spalancò gli occhi verso l’alto, la mente invasa da un unico suono possente quanto inconcepibile:

“Eva.”

*          *          *

I Piani di Sotto e di Sopra subirono una vera e propria rivoluzione: l’Inferno tremò violentemente; i Cancelli Celesti vibrarono e stridettero come lamiere contorte; i Cori Angelici si spezzarono; i Gironi Infernali si ribaltarono. Il Comitato di Sorveglianza schiantò nel caos, Sommi e Arcangeli inebetiti e doloranti come dopo una notte di sbornie terrestri.

*          *          *

Alana aprì la bocca per ingurgitare l’ennesimo bocconcino… in quel momento si trattava di carne cruda, stillante sangue caldo. Appetitosa! Purtroppo era dovuta salire sul Piano terrestre per poter assaporare una tale prelibatezza, ma d’altronde nessuno se ne sarebbe avuto a male se un Demone Capitale avesse fatto una puntatina per un innocente spuntino…

“Eva” pensò aprendo la bocca.

Alana ebbe appena il tempo per spalancare gli enormi occhi gelatinosi per la sorpresa che il suo enorme, putrido corpo scoppiò col rumore flaccido di un frutto maturo che si schianta a terra.

*          *          *

Angeli che ridevano, Demoni che piangevano, anime che entravano e anime che uscivano.

*          *          *

Linus, Demetrio, Morgana… tutti gridarono un unico nome, ignari e consapevoli di aver avuto una parte in quell’esplosione di Potere inimmaginabile.

*          *          *

Durò un attimo e tutti i mondi possibili rimasero toccati in maniera indelebile, definitiva. Un attimo dopo la realtà di ogni singolo Piano aveva ripreso il sopravvento e le maglie del controllo si erano di nuovo strinte nelle mani di chi di doveva vigilare.

*          *          *

Sisar stava piagnucolando dentro un fazzoletto, seduto sul letto di Vlad. Stringeva al petto un cuscino che tratteneva ancora l’odore maschio e arrogante del Demone e ogni volta che ne assaporava l’effluvio Sisar si abbandonava a un breve scoppio di lacrime.

Che stupido che era stato a tradire Vlad, pensava con cocente rimorso: quello stronzo figlio di puttana gli mancava come l’aria, come se…

“Eva” lo attraversò intensamente un pensiero, rapido e abbagliante come una cometa scesa davanti ai suoi occhi.

Il cuore gli balzò in gola, incastrandosi e ostruendogli il respiro “Eva.”

Non si diede nemmeno il tempo per chiedersi cosa fosse stato: la prima cosa che riuscì a sfiatare quando ebbe recuperato l’uso delle proprie funzioni fu: “Vlad…?”

*          *          *

Ma il Potere c’era stato e tutti l’avevano toccato con mano. Tutti erano stati sfiorati da quella luce trasversale, inaspettata. Nessuno sapeva da dove fosse venuta: non ancora, per lo meno.

Ma nessuno, mai, l’avrebbe dimenticata.

*          *          *

Lucy, seduta sul suo trono, alzò gli occhi sul cupo velluto che limitava l’altezza del suo regno. Non c’era rabbia né tempo in quegli occhi neri, solo un profondo, ineluttabile stupore.

“Eva…?” pensò un attimo prima che il suo trono tremasse.

*          *          *

Era passata una vita. Anzi, erano passate milioni di vite. Rapido come era arrivato, il Potere abbandonò le figure sul pavimento della chiesa distrutta, lasciando dietro di sé una scia crepitante di elettricità e un tiepido odore di bruciato. Dopo un tempo indefinito, che poteva essere un secondo o parecchie ore, Eva sentì la necessità di respirare e provò a esalare un tremulo respiro. Il petto le doleva e bruciava come fuoco: ci fu un breve lasso di tempo in cui lottò contro la nausea e la vertigine, poi contro il dolore allucinante che le pervase tutte le membra; finché  lentamente, misericordiosamente, il dolore scemò, rimanendo un vago e pulsante sudario che ricopriva tutto il corpo. Solo allora tentò di aprire una fessura d’occhi. Un mondo di nebbie grigie si presentò alle sue pupille, vago eppure conosciuto, reale.

“Sono ancora viva” pensò Eva, non senza una punta di genuina sorpresa.

Sbatté le ciglia e i contorni presero definizione. Era buio, inframmezzato da fiamme libere: c’erano rumori vaghi e lontani, attutiti dal ronzio persistente nelle orecchie che vibravano ancora come stimolate da un concerto rock. Cautamente, Eva tentò di muovere una mano e scoprì di averla occupata da una forma morbida e immota. Dopo un laborioso tentativo di inclinare la testa, Eva riuscì ad abbassarla abbastanza da vedere che era una mano.

Bianca, immobile, perfetta: la mano di un Angelo.

“Raf.” gracidò con chissà quale residuo di voce.

Incredibilmente, la mano d’Angelo si mosse: tremò nella sua come le ali di una farfalla addormentata e ben presto Eva sentì una voce dolce gemere di dolore. Raf: era ancora vivo. Dolorante e a pezzi come lei, forse. Ma vivo.

“Dio grazie.” pensò Eva con un tale sollievo che gli occhi le si riempirono di lacrime, annebbiandole di nuovo la vista.

Subito dopo, lasciò ricadere la testa in direzione opposta, ansiosa di vedere cosa c’era nell’altra sua mano. Sbatté le ciglia più volte, ma il risultato fu sempre lo stesso: la sua mano era vuota.

“Vlad…?” bisbigliò in un soffio.

Niente. Non un gemito, non una bestemmia, non la sua voce strafottente che berciava “Che cazzo vuoi, scimmietta?” 

Niente. Dove prima c’era Vlad rimaneva solo un’ombra vagamente più scura sul pavimento.

Eva rimase a guardarla immobile, senza pensare a niente.

Con lentezza esasperante, la vita rifluì intorno a lei: l’aria prese a circolare tra le macerie, le voci ad alzarsi e lamentarsi, le luci a lampeggiare, la notte a premere sui fuochi accesi. Ma i suoi occhi rimasero lì, su quell’ombra vaga, come a volerla conservare il più a lungo possibile.

“Eva?”

La voce di Gino, intontita e preoccupata, la raggiunse da una distanza abissale. I suoi passi si avvicinarono, insieme a quelli leggeri e discontinui di Lorella. Le loro voci parlarono, miste a quella musicale e tremante di Raf. Mani gentili la toccarono e la rivoltarono delicatamente, chiamandola ancora.

“Eva! Eva!”

Solo quando il tocco leggero delle dita di Raf le passò sulle guance realizzò che stava piangendo.

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Wow, che pioggia di recensioni per questo capitolo!! Meno male, pensavo che dei miei debosciati ultraterreni non leggesse più nessuno…

So che avete ancora un milione di domande: rimane da pubblicare l’epilogo che ha qualche risposta, ma non tutte. Forse non vi piaceranno nemmeno. Però, rimandate il terzo grado per la fine… quando scapperò in Cambogia e non potrò leggere i VS legittimi insulti! XD

Ovviamente come al solito ho il cuore pieno di gratitudine, per tutti voi in particolare:

CHAMELION, che con le sue note attente, insindacabili, mai banali, correttissime, mi fa sempre valutare l’ipotesi di riscrivere tutto n modo migliore… ma come disse il cuoco ormai la frittata è fatta!! Terrò buoni i tuoi consigli per il futuro però, sappilo, perché mi sei stata davvero utile e preziosa, nonché adorabile e corroborante nei tuoi deliri!!

LEVSKY, ritornata dalle vacanze, beata lei… spero che tu non sia morta di autocombustione e ti prego, non morire nemmeno adesso… c’è ancora da leggere l’epilogo. Che dirti Darling, grazie from the deepest of my soul … in cambio, il segreto: la buona riuscita di una storia la fa il lettore, quindi tu. Se non fossi qui a leggerla, non ci sarei nemmeno io ascriverla…

KRISMA: il mio dolce fiorellino di loto!! Dai, ti prego, dimmi se ci avevi beccato… in fondo non era così difficile, vero? Scrivo questo per tergiversare sul fatto che siamo alla fine e che la nostra stramba epistola finirà… anche tu mi mancherai, fiorellino mio, molto più di quanto pensi. Sono le vostre recensioni, in realtà, a essere una droga!!

AURORA: Hi love!! Did you have a good trip? Warm weather in London? Lot of nice guys…? J Mille baci, e ancora di più perchè siamo alla fine e te ne voglio lasciare una scorta fino alla prossima volta…

LAURAROBERTA87: Mia amatissima, se non ci fossi tu a coniare tanti frizzanti aggettivi per la mia storia, chi lo farebbe? Te ne sono grata e ti mando tatni bacetti umidi di lacrime, perché ormai siamo in fondo e tu sai quanto divento liquida quando mi commuovo e arriva la malinconia. Uff. Tu però mi vuoi sempre bene, vero?

WHITE SHADOW: Tesovooooo! Devi dirti una cosa che medito da tempo, adoro i tuoi GOSH ficcati in mezzo al dialogo… mi ricordano Alan Ford e l’infanzia passata con la maglietta della Vegé e la Girella Motta…che dirti, spero che non ci siamo troppi sorrow per il finale, anche se so di meritarmi qualche mazzata per come ho concluso la storia… ma che dovevo fare, l’allegro e ultraterreno triangolo felice? Dai… non era plausibile. Sappimi dire dopo l’epilogo se mi vuoi ancora scuoiare a vivo o se posso sopravvivere!! Baci baci baci

NIKOLETTA 89: Hai avuto tutte le risposte, dolcezza…? Spero di sì, con l’epilogo non miglioro un gran che la situazione, quindi… ciao anche a te, alla prossima, l’ultima (sob!)

KILLER: Mia cara e dolcissima assassina, mi sei mancata davvero tanto, ma in questi tempi estivi è normale assentarsi per attività ludiche e vacanziere… almeno si spera siano tali!! Mi prostro a te in ringraziamenti per i complimenti, spero che il finale non sia stato troppo “duro” e ti aspetto il prossimo, ultimo lunedì di luce e d’ombra… che tristezza!!

MARZYPAPPY: Ma ciao mia ricciolona bella, scusa il sottotono ma l’umore è sempre basso quando arrivo in fondo a una storia e so che per un po’ perdo il contatto con i miei amici… chiamarli lettori mi sembra limitativo, soprattutto con personcine adorabili come te!! Appena riesco mi fiondo su face book per vedere le prove, qui dal lavoro sai che mi bloccano tutto (bastardi…). A presto, un abbraccione!!

WILLHOLE: Wow, gosh, ehm… l’unica cosa che riesce a tamponare la mia logorrea a slavina è l’imbarazzo e le tue recensioni sono davvero troppo piene di complimenti (immeritati!!) per non farmi imbarazzare. Non che non mi faccia piacere… soprattutto quando capisco che hai colto quel sottile filo d’Arianna lasciato in mezzo alla storia per ricondurmi indietro, a me stessa, alla mia anima… pochissimi lo trovano, ma quando succede è meraviglioso!! Quindi il grazie lo dico io a te: nel tuo caso sapere che leggi le mie storie è qualcosa di più di semplice gratificazione, è magia. Sono io che non mi stancherò mai di chiederti pareri, commenti, parole.. finché ne avrai, sarà incantevole ascoltarti.

MARIKA: No, ti prego, non morire… non voglio uccidere nessuno!! Soprattutto i miei adorabili lettori, così appassionati e cari, così generosi e costanti… dove le ritrovo persone come voi?!?!? Ti adoro anche io, Darling!

PRINCESS: E meno male che sei viva!! Come si dice, ogni tanto batti il classico colpo, così mi metto il cuore in pace e capisco che sei ancora tra noi. Aspetto commenti su questo capitolo conclusivo… senza linciaggio finale, grazie, che la pelle mi serve ancora… mil besos, chica querida!!

LONDONLILYT: Amore mio… tranquilla, con questo capitolo e l’epilogo la storia finisce, abbondantemente prima della tua partenza per la Sardegna… dove sai che ti invidierò ogni secondo di permanenza!! E un passaggino a Milano, quando lo rifai? Possiamo organizzare un miniraduno, quando sei nei paraggi, ne… pensaci!!

ANTHY: Tesoro adorato, tempi duri per voi studenti… capisco che sia dura, con questo caldo, arrivare in fondo agli esami, ma pensa a noi poveri lavoratori!!!! Comunque, grazie come sempre di esserci, per me è già tutto. Un abbraccio forte, a presto!

 

  
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