Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Melomi 1925    17/10/2018    0 recensioni
Il destino a volte può essere cattivo, e con noi lo era stato. Eravamo separati, destinati alla lontananza, divisi in epoche diverse. Quel muro ci ha fatti incontrare, e se è successo è solo perché ci siamo sempre appartenuti. Nulla è come sembra, e le cose si capovolgono velocemente. Una sola decisione può cambiare le nostre vite, e forse quella decisione non spetta a me. "Adesso come faremo?" dissi sentendo un groppo in gola. Harry mi guardò negli occhi e poi mi accarezzò una guancia con la sua mano fredda, non voleva perdermi. "Troveremo un modo per stare insieme. Non ti lascerò andare per niente al mondo." Mi sorrise debolmente forse per rassicurarmi. Ammiravo la sua forza, anche se leggevo sul suo viso tutta la paura possibile. Era arrivato il momento di decidere, di combattere contro le epoche che ci dividevano.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Londra 2018

Quel sabato mattina a Londra faceva freddo, sentivo l'umidità spingermi sulle spalle ed entrarmi fin dentro le ossa. Il cielo era plumbeo e pieno di nuvoloni, segno che di lì a poco avrebbe ripreso a piovere. Odiavo particolarmente quel tempo, soprattutto per il modo in cui incideva sul mio umore, rendendolo cupo e scontroso. Stavo aiutando mio padre a scaricare dalla sua macchina scatoloni pieni zeppi di mausolei antichi, la sua più grande ossessione. Il sabato era il giorno delle spese, e gli piaceva rivestire il suo studio di cose polverose che si portavano dietro troppa storia, per i miei gusti. Non era la prima volta che chiedeva il mio aiuto in quel genere di operazioni, ma in certi casi diventava davvero ossessivo e fuori controllo negli acquisti. Era riuscito a tappezzare ogni angolo della nostra casa, di oggetti di ogni tipo, che entravano in contrasto con l'arredamento moderno che al contrario preferiva la mamma.

Alzai lo sguardo sulla sua figura incappucciata, prima di afferrare l'ultimo scatolone e varcare la soglia della mia abitazione. Vivevamo in "Past's Road" al numero 87, in una piccola casa che i miei genitori avevano comprato grazie ai loro sacrifici. La adoravo soprattutto perché dalla mia camera si poteva ammirare quasi tutta Londra, oltre al fatto che affacciava praticamente nel giardino della mia migliore amica Paige.

"Che cosa ce ne facciamo di quelle candele, non c'è più posto nel tuo ufficio" gli feci notare adagiando con delicatezza lo scatolone a terra.

Mi fissai le mani sporche che pulii frettolosamente sulla mia tuta consunta, per poi poggiarle in tasca in attesa di una sua risposta. Papà era professore di paleontologia alla University di Manchester, amava così tanto il suo lavoro che a volte tornava a casa stanco morto e si addormentava di punto in bianco sulla sua poltrona, che aveva comprato rigorosamente in qualche negozietto che vendeva oggetti obsoleti di qualche decennio. Io invece a differenza sua, non ci trovavo nulla di così allettante nello studiare cose avvenute secoli prima, infatti a scuola non potevo di certo inserirmi nella lista di persone che aveva bei voti in storia.

"Troverò un posto, bambina" rispose guardando con ammirazione il pavimento del soggiorno pieno zeppo di scatole.

Nonostante avesse i suoi cinquant'anni suonati, sembrava ancora un giovanotto, uno di quelli che si arrotola la camicia fino ai gomiti e che indossa pantaloni alla capri.

"La mamma non sarà contenta di tutte queste cose nuove, non farà altro che pensare che il tuo disturbo ossessivo compulsivo stia peggiorando" dissi punzecchiandolo nel suo punto debole.

Amavo farlo, soprattutto perché papà sapeva sempre essere giocoso e alla mano. Probabilmente gli somigliavo così tanto, che era quasi impossibile non scambiarci per padre e figlia.

"Voi non potete capire quanto questo sia importante per me, non potete" sbottò nervoso. "C'è un grande valore affettivo dietro queste cose e non vi permetto di prendermi in giro" urlò con la sua voce grossa.

Misi una mano sul cuore sentendomi davvero in colpa, forse avevo esagerato, o forse avrei solo dovuto smetterla di farlo sentire costantemente ridicolo.

"Papà" cominciai a voce bassa.

Ma non mi guardò, al contrario mi sorpassò e si piegò in basso. Prese una delle scatole e cominciò ad aprirla lentamente, quasi come se stesse maneggiando un vaso di cristallo.

"No, Skyler va in camera tua" disse brusco.

Alzai gli occhi al cielo e non mi mossi dalla mia mattonella. Volevo saperne di più, volevo capire perché fosse così preso da tutta quella robaccia.

"Dimmi almeno come ti è nata questa passione" lo pregai gentilmente avvicinandomi.

Continuai a guardare i suoi movimenti, ed il modo con cui fissava quegli oggetti. Sembrava così nostalgico, come se gli mancasse qualcosa.

"Non posso dirtelo, non è arrivato ancora il momento" farfugliò velocemente rimettendosi in piedi. "Devo lavorare adesso" mi sorpassò con lo scatolone tra le mani, diretto nel suo studio dove rimase rintanato per tutto il resto del pomeriggio.

xxx

Ero distesa sul letto nel silenzio assordante della mia cameretta, avevo il naso al insù e stavo fissando il soffitto bianco sopra la mia testa, il comportamento di papà mi aveva confusa e riempita di dubbi. Nel ultimo periodo, le cose erano davvero peggiorate, la sua fissazione per la storia, ci stava pesando troppo sia a me che alla mamma. Alcune sere li sentivo litigare, ma non avevo mai approfondito la questione, avevo sempre cercato di far scorrere, ma adesso, dopo le cose che papà mi aveva detto qualche ora prima, cominciavo a credere che dietro le sue parole ci fosse qualcosa di più grande, qualcosa che stava tentando di nasconderci. Sbattei le palpebre ripetutamente e allungai le braccia per sgranchirle, quando in quel preciso istante, mi balenò in testa un'idea che forse mi avrebbe aiutato a comprendere di più mio padre. Mi alzai frettolosamente dal letto e calai la scala retrattile per salire su in soffitta, che si trovava praticamente ubicata nella mia stanza.

Il mio peso fece scricchiolare i gradini ad ogni passo, e quando finalmente arrivai in cima, aprii con forza la piccola porticina che mi separava dalle mie domande, l'aria rarefatta mi pizzicò il naso; accesi in fretta l'interruttore delle luci e tossii per i cumuli di polvere. Mi guardai intorno, per cercare di scorgere qualcosa di familiare, ma ovunque girassi lo sguardo, niente sembrava così interessante. Così sconfitta ed amareggiata, mi misi a sedere per terra tra tutta quella polvere, sbuffai più volte e diedi un calcio ad una pallina di piombo che utilizzava papà per le sue lezioni. La vidi rotolare lontano e fermarsi di fronte ad una parete semivuota. Inarcai le sopracciglia e mi alzai dal mio posto, mi avvicinai a quel muro che era palesemente diverso dalle altre tre pareti che mi circondavano: bianco, pulito, come se la polvere non fosse mai riuscita a sporcarlo. Di fronte ad esso era posto un baule di legno su cui erano state incise due iniziali in oro: una D e una A. Feci un giro intorno ad esso per poi ritrovarmi il muro bianco scarlatto alle mie spalle. Aprii l'oggetto con delicatezza e la prima cosa che attirò la mia attenzione furono delle vecchie fotografie giallastre, che ritraevano un giovane simile a mio padre che indossava degli abiti ottocenteschi, accanto ad una donna dai capelli scuri e dai lineamenti dolci.

Trattenni il fiato per qualche secondo, prima di prendere l'iphone dalla mia tasca ed accedere a facebook. Digitai velocemente il nome di mio padre nel motore di ricerca e rovistai tra le sue foto. Ricordai che qualche tempo prima, ne aveva caricata una di quando aveva più o meno la mia età. Non appena questa mi apparve sotto agli occhi, li strabuzzai e la misi a confronto con quella trovata nel baule. Erano praticamente la stessa persona. Che cosa ci faceva mio padre in quelle fotografie? Cosa diavolo significava? Ma soprattutto, chi era la donna che gli stava accanto?

Poggiai quelle foto sul pavimento ed infilai la testa in quel mausoleo per ricavarne qualche altra informazione, ne tirai però fuori una scatolina in legno, perfettamente decorata con alcuni ghirigori. Non riuscii a trattenere la curiosità e l'aprii, ne saltò fuori un grosso pagliaccio a molla con un cappellino davvero inquietante, che per lo spavento mi fece sobbalzare all'indietro, risucchiata dal muro.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Melomi 1925