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Autore: MackenziePhoenix94    23/10/2018    0 recensioni
TERZO ED ULTIMO LIBRO.
Steven Rogers non c'è più e Bucky Barnes, il suo migliore amico, ha preso il suo posto, diventando il nuovo Capitan America.
La situazione generale, però, non è semplice.
Bucky non si sente adatto al ruolo: il suo passato pesa come un macigno, il rapporto con Charlotte si sta sgretolando sempre di più, non riesce a trovare un equilibrio con James, e Sam e Sharon non perdono occasione per ripetergli quanto sia poco portato per ricoprire un ruolo così importante.
Eppure tutti concordano su un obiettivo in comune: Brock Rumlow e l'Hydra devono essere fermati il prima possibile, per sempre.
Ma a quale prezzo?
Tramite il sacrificio di quante persone?
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brock Rumlow, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Erano trascorsi esattamente sei mesi da quando Steve Rogers e Clint Barton erano stati uccisi, ed in quel lungo lasso di tempo erano cambiate molte cose.

La squadra degli Avengers non esisteva più: Tony si era ritirato a causa dei sensi di colpa e della scoperta che lo scudo era passato nelle mani di Bucky; Natasha era rimasta troppo sconvolta dalla perdita del suo migliore amico ed aveva dato le dimissioni quasi subito, mentre Scott aveva finalmente trovato il coraggio e la forza di fare ritorno da Hank Pym ed Hope.

Wanda era stata catturata dall’Hydra e nessuno era ancora riuscito a trovare il luogo dove era rinchiusa, sempre se fosse ancora in vita.

Tutta quella situazione era stata un vero colpo basso per Nick Fury, che aveva dovuto rimboccarsi per bene le maniche per poter andare avanti, per riuscire a trovare una soluzione a tutto quel casino: insieme a Charlotte era riuscito a trovare Bucky in un vecchio appartamento di Washington e grazie ad una bugia lo aveva convinto ad unirsi allo S.H.I.E.L.D; a lui aveva affidato il ruolo di nuovo Capitan America non perché lo ritenesse degno, ma perché un soggetto instabile come lui doveva essere controllato a vista, naturalmente a sua insaputa.

Ma Barnes era una persona difficile da controllare; proprio a causa del suo passato non desiderava sentirsi dare degli ordini e questo creava non pochi scontri tra lui e Fury.

Eppure, nonostante la situazione completamente avversa, il Direttore dello S.H.I.E.L.D era riuscito a creare una nuova squadra composta dall’ex  Soldato D’Inverno, Charlotte, Sam e Sharon: il più grande doveva ricoprire il ruolo di Leader, Charlie aveva assunto la nuova identità dell’Agente Tredici (che un tempo era stata di Sharon), Sam era ancora Falcon, mentre la nipote di Peggy si occupava di monitorare la situazione a distanza, rimanendo costantemente dietro le quinte.

Fury aveva inoltre deciso di rendere i Thunderbolts momentaneamente non operativi: a suo parere, dopo quello che era accaduto, avevano ancora bisogno di molto allenamento da parte di Rhodey prima di affrontare una vera e propria missione; ed anche se i giovani non erano affatto d’accordo, si erano arresi alla prospettiva del duro lavoro che attendeva tutti loro quattro.

Chi soffriva maggiormente in quella complessa situazione era Sharon Carter: la giovane Agente, difatti, non aveva ancora superato la perdita del compagno che amava; non ci era ancora riuscita perché lo aveva sentito esalare l’ultimo respiro attraverso l’auricolare con cui era in contatto con lui, perché in quel momento avrebbe dovuto essere a suo fianco a dirgli ‘addio’.

Avrebbe dovuto esserci lei e non Bucky a sorreggergli il capo e ad abbracciarlo, stringendolo al proprio petto.

A malapena era riuscita a vedere il corpo, ed i segni che portava l’avevano sconvolta nel profondo; sapeva perfettamente che quell’immagine non se ne sarebbe mai andata dalla sua mente e l’avrebbe portata con sé fino alla fine dei suoi giorni.

La giovane donna si passò la mano destra sul volto, in un gesto lento e stanco, poi uscì dalla stanza ed andò nell’ampio giardino della Villa; lei ed il resto della squadra erano andati a vivere in un  lussuoso edificio fuori New York che era diventato a tutti gli effetti la loro nuova Base e nuova casa, ed era dotato di ogni genere di attrezzatura per i loro allenamenti.

Sharon sollevò la testa bionda e vide un elicottero eseguire una manovra di atterraggio ad un paio di metri di distanza, strinse le mani a pugno nella speranza che la missione fosse andata a buon fine, le pale si fermarono e dopo pochi istanti vide Sam scendere con un agile salto; poi uscì dal mezzo anche Bucky che aiutò Charlotte a fare lo stesso.

Lo sguardo dell’Agente s’indurì in quello stesso istante, notando come mancasse la persona che dovevano catturare.

“Lo avete preso?” domandò appena i tre si avvicinarono.

“Lo avevamo preso” rispose Sam, scuotendo la testa amareggiato.

“Che cosa significa?”

“C’era un cecchino posizionato sopra al tetto di un edificio. Gli ha sparato alla testa quando stava per parlare”

“Quindi la missione è fallita?”

“Non proprio” intervenne Barnes, mostrando alla più piccola una valigetta grigia “l’uomo aveva questa con sé. So che non è molto ma forse riusciremo a trovare qualche indizio a nostro favore”

“E come credi che una valigetta possa indicarci il luogo della Base dell’Hydra?” domandò Falcon, incrociando le braccia all’altezza del petto, sempre pronto a trovare un qualunque appiglio per attaccare l’ex Soldato D’Inverno, per sputargli in faccia tutto l’odio che provava nei suoi confronti; odio che, dopo la scomparsa di Steve, non aveva fatto altro che crescere in maniera esponenziale.

“Non lo so, Samuel, ma al momento è l’unico modo che abbiamo per scoprire qualcosa”

“Sto solo dicendo che l’intera operazione avrebbe potuto andare diversamente”

“Si, se qualcuno mi avesse ascoltato avrebbe potuto andare diversamente”

“Mi stai dando la colpa?”

“Era tuo compito controllare i tetti degli edifici, per evitare che ci fosse qualcuno pronto a spararci”

“Ti posso assicurare che quell’uomo è sbucato da nulla. Altrimenti lo avrei fatto”

“Volete smetterla di litigare? Questo non è proprio il momento” borbottò Charlotte, coprendosi la ferita con la mano destra, avviandosi verso l’ingresso principale dell’abitazione.



 
Charlie generò dell’energia azzurra nel palmo della mano destra, lo passò sopra alla ferita e quella sparì subito, insieme al sangue ormai raffermo, come se non fosse mai esistita.

La giovane si controllò un momento la pelle tesa del ventre, poi si sistemò la canottiera verde che indossava e tirò un sospiro di sollievo: aveva perso la testa a Bucarest, quando aveva visto quell’uomo dell’Hydra a così poca distanza da lei qualcosa era scattato nel suo cervello, ed aveva commesso l’errore di ogni novellina, attaccandolo senza pensare alla possibilità che fosse armato.

Era stata fortunata che la mira dell’uomo fosse pessima e che l’avesse colpita allo stomaco, anziché in una parte più importante come la testa od il cuore, perché in quel caso anche per un Gigante Di Ghiaccio come lei non ci sarebbe stata via di scampo.

Uscì dalla camera da letto e passò davanti alla vetrata da cui si poteva vedere l’interno del piccolo laboratorio della Villa; si fermò ad osservare Bucky che stava prendendo in mano una siringa e decise di andare da lui.

“Perché sei qui?”

“Ti ho visto in difficoltà. Se vuoi ti posso aiutare con l’iniezione”.

L’uomo la guardò in silenzio, poi le passò il piccolo oggetto e si sdraiò sulla brandina bianca.

“Te la faccio nel braccio destro?”

“Credo che sia un po’ complicato farla in quello sinistro”

“Cerca solo di rilassarti” rispose la giovane; prese uno sgabello per sedersi, poi sfiorò con le dita della mano destra la pelle del braccio di Barnes, per trovare una vena, quando riuscì finalmente a scovarla pulì la zona con cura e poi conficcò l’ago, premendo tutto lo stantuffo.

Guardò per un momento il volto dell’ex Soldato D’Inverno e lo vide con gli occhi chiusi, le labbra serrate e le sopracciglia corrucciate; quella puntura non era niente in confronto a tutto quello che aveva subito in passato, ma era sicura che risvegliasse in lui ricordi molto spiacevoli.

Avrebbero voluto chiedergli di questo, ma ogni volta che ci provava Bucky si richiudeva in sé stesso, rispondendo con qualche parola secca.

“Grazie” mormorò poi lui, aprendo e chiudendo la mano destra a pugno.

“Come ti senti da quando hai iniziato a prendere la cura? Ti senti meglio?”

“Non sento nulla di diverso”

“Ahh!” esclamò Charlie, mentre gettava la siringa usa e getta dentro ad un cestino; la storia della finta cura la metteva sempre a disagio, soprattutto in presenza di Bucky, temeva il momento in cui avrebbe scoperto che era tutta una montatura, che una cura non era stata trovata perché non esisteva, ma soprattutto temeva la sua reazione, perché conosceva molto bene quello di cui era capace.

Involontariamente si portò una mano al collo, sfiorò appena la pelle e rabbrividì.

“Anche il tuo comportamento a Bucarest è da recriminare”

“Cosa?”

“Ho detto che anche il tuo comportamento a Bucarest è da recriminare. Non avresti dovuto scagliarti contro quell’uomo. Aveva una pistola, avrebbe potuto colpirti alla testa od al cuore. Poteva ucciderti per una tua stupidaggine, ti rendi conto di questo?”

“Ti stai preoccupando per me?”

“Io mi preoccupo per la squadra. E sei stata tu a compromettere l’intera missione”.

Charlotte socchiuse le labbra ed appoggiò le mani sui fianchi; le sue guance si dipinsero subito di un rosso vivace, a causa della rabbia.

“Che cosa avrei dovuto fare? Quell’uomo è uno dei responsabili…”

“Quell’uomo non ha ucciso Steve. È stato Rumlow. Se avessi avuto più sangue freddo forse adesso non saremo in questa situazione, non ci hai pensato? Anche io voglio che l’Hydra paghi il giusto prezzo per quello che ha fatto ma non è in questo modo che ci riusciremo, quindi ti prego di non fare mai più questo errore. La prossima volta potrebbe costare la vita di qualcuno di noi tre”

“D’accordo” rispose lei, stringendo le labbra, si avvicinò alla porta della stanza e poi si voltò un’ultima volta a guardare l’uomo di cui un tempo era innamorata “ricordati che domani devi uscire con James. Avete molto da recuperare voi due”.
 
   
 
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