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Autore: Liris    23/10/2018    1 recensioni
Credeva che fossero scivolati tutti verso lidi più piacevoli, lontani dalla burocrazia e dalla noia della politica poco elegante.
Invece lui era ancora lì nella sua perfetta postura da Trou du cul.
"Tu m'as demandé pardon, j't'ai repoussé (repoussé)
J'voulais qu'tu comprennes que je souffrais (je souffrais)"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ente



Tu m'as demandé pardon, j't'ai repoussé (repoussé)
J'voulais qu'tu comprennes que je souffrais (je souffrais)
Mais t'as laissé ton odeur sur les draps (sur les draps)
J'donnerai tout pour être dans tes bras (dans tes bras)



Scivolava con piacere dissacrante il liquido vermiglio, delineando un preciso confine contro le pareti del pregiato calice mentre note fruttate s'innalzavano ad ogni ondeggio protratto da mano gentile. La stanza dimorava in una penombra spezzata dal calore del sole, facente capolino dalle grandi vetrate lasciate libere di innondare di luce, solo con precisa metodica, il marmo dei pavimenti.
Nessuna voce a dissacrare un tale riverbero di quiete pomeridiana, minuti infiniti per una vita ancestrale quale quella dell'entità che dimorava quei territori.

Il 1436 era passato, e con esso la riacquisizione di Parigi.
Era succeduto il 1453 con il culmine della battaglia di Castillon.

Il trattato di Picquigny sopraggiunse solo nel 1475
La fine, pressapoco redatta, di una guerra estenuante che aveva portato solo ad avvillimento e innocenza perduta.
Poche ore prima Luigi XI ed Edoardo IV erano con le loro rispettive corti in quella stessa stanza, a prodigarsi per una pace duratura; un sapore così impalpabile per chi sapeva perfettamente che non sarebbe durata.

Impassibili nella loro curanza di dettagli, ricchezza e sfarzo a dimostranza della reggenza che sostava sulle loro mortali esistenze, avevano firmato di fronte alla benevolenza del Signore.
Eppure il ricordo effimero di tale avvenimento epocale venne surclassato senza troppo indugio dallo sguardo fisso di smeraldo di quell'impertinente anglais.
Credeva che fossero scivolati tutti verso lidi più piacevoli, lontani dalla burocrazia e dalla noia della politica poco elegante. Invece lui era ancora lì nella sua perfetta postura da Trou du cul.

Soppesò a lungo la propria bevanda, mentre lo sguardo soppesava con evidente rammarico l'inattività di Arthur, racchiuso nel suo mutismo da prima donna. Rammarico, si tende a precisare, per la sua assilante inesattezza di posizione.
Francis avrebbe preferito gustare il sapore della meritata vittoria e pace in solitudine, senza un damerino inglese che prendesse parte a tale compiacenza senza invito.
- Così è davvero finita. Abbiamo dovuto aspettare così tanto per poter tirare un sospiro di sollievo, che quasi pare un sogno di disincanto. Naturalmente ti lascerò Calais ancora per poco, Angleterre. Goditela finché non la proclamerò Pays Reconquis. - Portò il bicchiere alle labbra, saggiando il gusto dolce e dalle note fruttate della fermentazione dell'uva, frecciando con il cielo terso delle sue iridi quelle smeraldo dell'inglese.

- Dopo tutto mi lasci un'osso da rosicchiare, come un cane randagio, Stupid Frog. Ce ne vorrà ancora di tempo, prima che tu possa ricacciare ogni inglese da Calais. Se la metti su questo piano, potrebbero ricominciare benissimo i trattati per una nuova guerra. -
- Mon dieu, non arruffare le penne, Angleterre. Sono stati cent'anni di malefici arrabattamenti, e della gente innocente è morta. La causa maggiore è da stipulare nei tuoi confronti. E se davvero la metti su questi termini, non caccerò nessun inglese ma anzi, li costringerò a francesizzarsi insieme agli olandesi presenti sul territorio. -
i toni presero ad asprirsi e il contegno dell'inglese denotò un punto prossimo di rottura, che fu frenato e taciuto all'avvicinarsi del francese.

Francia abbandonò il bicchiere ormai saturo d'aria su un mobiletto di pregiata fattura, afferrando per il bavero il contendente, dimostrando più sicurezza di quanta Inghilterra gli avesse mai visto dipinta in volto; segnato, quest'ultimo da tutto ciò che era passato sotto quelle iridi chiare, dimostrava una maturità profonda che fece mordere la lingua ad Arthur e ricacciare nel cuore qualunque rimostranza.

Aveva perso. Era stato battuto su ogni fronte e dall'indebolimento delle guerre tra Lancaster e York aveva quasi perso quell'interesse morboso nel primeggiare sull'altro.
Stettero nell'insolenza di quella posa statuaria, fino a che Francis non lo liberò con uno strattone.
- Evapora, Angleterre. Per qualche decennio non voglio sapere nemmeno più che faccia tu abbia. Quando ti verrà ancora in mente che un re inglese possa porre il suo flacido culo sul trono di Francia, ti farò ricordare questi giorni e cosa entrambi abbiamo perso. -


 
Et j'ai tenté d'te haïr mais la colère est partie
J'ai fait d'la place dans mon cœur
Je veux qu'tu saches que tu m'manques, que les bons souvenirs l'emportent
Sur la haine et la rancœur


 
La melodia che risuonava placava l'ira, rendeva inerme di fronte all'inevitabile risveglio di coscienza e ricordi dolorosi. Non c'era più il sapore del vino, quel piacevole sentore di vigna, di campi immensi, a perdita d'occhio sotto il fruscio della lavanda in fiore.
Abbandonato il corpo contro lo schienale della poltrona in velluto opaco, un tempo forse di uno sfarzoso blu cobalto.

Ed era passato il 1763, con la fine dei Sette anni di conflitti.
Bonjour, 1783, Trattato di Parigi. Adieu pour toujours, mes enfants

Napoleone infine era caduto e lui stesso non aveva più forza alcuna di contrastare, di continuare quel passo di danza macabra. Quanti ancora s'innalzavano? Quanti cadevano?
Eppure non erano mai i potenti a perdere davvero, ma le vite innocenti schiacciate dal corso di eventi infausti.
Ancora loro proseguivano, si dibattevano come incauti predatori e cocciuti cacciatori fra conflitti per mare e per terra.


 
Oh oh oh oh oh oh oooh
Je n'ai pas su trouver la force de continuer sans toi
Oh oh oh oh oooh oh oh oh
Quoi que t'aies pu m'faire, je n'veux plus jamais te dire au revoir
Car j'ai fini par te pardonner
J'ai fini par te pardonner



Sapeva che Inghilterra non si sarebbe presentato nuovamente. Era un gioco di parti più grande di loro.
Mentre gli scacchi si posizionavano su caselle bianche e nere ed iniziavano la loro Dance Macabre loro si sfidavano nel silenzio delle loro abitazioni, nessun sfiorarsi di pelle, nessun sospiro catturato da bocca famelica.
Guardò il mangiadischi sobbalzare appena, il puntale seguire l'incavo concentrico del disco, le cui note si riproducevano da quella cavità in ottone.
Quante volte aveva danzato sulle stesse sillabe singulte? I piedi nudi a dirigere piroette prive di suono, ovattato questo dal parquet della stanza matimoniale.

E il corpo che ondeggiava fra le sue mani, che prediligeva il tocco esperto, che diveniva un rapido susseguirsi di imprecazioni e desiderio inespresso, se non con sguardo di brace in quel prato di smeraldo.
Si facevano la guerra fra la polvere e il sangue, come fra velluto e raso. Sapeva di nostalgica amarezza ora quel rimpianto, mentre il calice di cristallo conteneva solo aria, e la bottiglia giaceva abbandonata sotto il tavolo, nella stessa posa scomposta dell'entità che respirava per la Francia.

 
On se croise sans se lancer un regard (un regard)
Je n'sais quoi dire quand on m'fait la remarque (la remarque)
Notre entourage tente de nous raisonner (raisonner)
Je pense qu'il est temps de se retrouver (retrouver)
 
 
Venerdì, 8 aprile 1904
 
Lord Lansdowne, ministro degli Esteri britannico e l'ambasciatore francese a Londra, Paul Cambon si strinsero la mano, dopo aver posto le firme sull'accordo franco-inglese, l'Entente cordiale.

Nell'esatto momento, entrambe le nazioni alzarono lo sguardo e tacquero per un tempo imprecisato. Ad entrambi parve di sentire un peso lasciare il corpo, liberarlo di una fatica immane che li aveva coinvolti fin da sempre.
Mentre i mortali proseguivano con le proprie burocrazie politiche, l'entità indissolubili si presero il proprio tempo per squadrarsi.

Decenni, secoli imperituri erano passati sui loro volti, lasciando segni visibili e non, ma scavando nello sguardo una profondità inaudita.
Erano divergli gli abiti, il viso di entrambi più maturo, le spalle fattesi forti dal continuo macerare di battaglie infinite nel passato condiviso.
Francis fu il primo a dare l'esempio, porgendo la mano verso Arthur, che ne soppesò il gesto per alcuni secondi. Successivamente l'afferrò, stringendola con una calma naturale.

- L'avresti mai detto? Siamo natural enemies, eppure siamo arrivati ad un'intesa per chiudere definitivamente secoli di guerre. - Mormorò Inghilterra, rivolgendo un breve sguardo verso la stanza animata da ciarlare confuso, lasciando andare la presa sulla mano del francese.
Questo alzò di poco le spalle, sfoderando un sorriso da schiaffi, portandosi più vicino all'inglese per inspirare con disinvoltura il produmo di perfetto gentiluomo che emanava.
- Oh, ouì, sono sorpreso quanto te, ma trovo che la cosa perfettamente liberatoria. Continuando così saremmo arrivati di sicuro ad un'autodistruzione. -
La vicinanza produsse l'effetto sperato, e Francis poté specchiarsi nell'inconcepibile rimostranza inglese nell'invasione del suo "spazio vitale", che poté leggere nei suoi occhi.
- Questo non vuol dire che trovo la tua presenza piacevole, Stupid frog, sia chiaro. Ti detesto ancora abbastanza per prenderti a pugni. -

- Se sono gli stessi con cui ha dimostrato lagnanza nella mia presa di posizione fra le lenzuola, mon cher, li accetto volentieri. -
- Francis! -
- Je suivrai tes pas jusqu'au milieu des flammes...Je t'en supplie, ne me laisse pas - Fu ciò che sussurrò poco dopo l'insurrezione di Arthur, con vistosa dimostrazione d'imbarazzo su quel volto tanto austero.
Lo stesso ebbe un mutamento, alla comprensione di quelle parole successive, catturato, come una lucciola nel barattolo di un bambino curioso. Taciuto al mondo, coperto fino al mattino, da un velo amorevole, come le mani del francese poste ai lati del suo viso.
Le guance in fiamme a trovar beneficio dalla carezza dei pollici, e le labbra a saggiare nuovamente il gusto dell'adulta nazione oltre Manica.
 
Natural enemies / Natural lovers
 
Je suivrai tes pas jusqu'au milieu des flammes
Je t'en supplie, ne me laisse pas
Je suis dans le noir depuis que t'es partie
J't'en supplie, ne me laisse pas... ne me laisse pas







Note d'Autrice

Bonsoir, mes amis!
Ebbene si, dopo anni (secoli, Liry, SECOLI) eccomi tornata su EFP, e più precisamente in uno dei fandom che mi ha sempre e solo vista come lettrice silenziosa.
Devo dire che ci è voluto qualche santo per permettermi di riprendere in mano Hetalia e soprattutto la scrittura in generale, ma finalmente posso sentirmi soddisfatta di aver recuperato due delle cose che più amavo negli anni della mia gioventù perduta (il vecchiume che trasudo, mamma mia....).

Inauguro quindi questo mio ritorno in auge con una piccola fiction di poche pretese.
Ho sotto mano un po' di canzoni interessanti e penso che nei prossimi giorni trarrò da ognuna qualche perlina abbandonata a se stessa, che spero potrà piacere a chi ancora, come me, ama Hetalia e le sue mille sfacettature.

Grazie a chi leggerà e grazie a chi deciderà di farmi sapere cosa ne pensa ;)
See you ~


- Un po' di ordine -

La Guerra dei Cent'anni fu un conflitto tra il Regno d'Inghilterra e il Regno di Francia che durò, con varie interruzioni, centosedici anni, dal 1337 al 1453. Si concluse con l'espulsione degli inglesi da tutti i territori continentali fatta eccezione per la cittadina di Calais, conquistata dai francesi solo nel 1558.
1436: L'Inghilterra, così rimasta isolata sul continente, subì ripetute sconfitte da parte delle truppe di Carlo VII. Nel 1436 perse Parigi.
1453 - Battaglia di Castillon: ebbe luogo il 17 luglio 1453, durante i regni di Enrico VI d'Inghilterra e Carlo VII di Francia. L'esercito inglese guidato da John Talbot, che aveva rioccupato l'Aquitania, venne gravemente sconfitto da un esercito francese guidato da Jean Bureau. Fu uno scontro decisivo, che pose praticamente fine alla guerra dei cent'anni.
1475 - Trattato di Picquigny: Le disfatte subite in Francia non portarono subito alla pace poiché un qualunque trattato avrebbe portato alla rinuncia da parte degli inglesi a qualsiasi pretesa sul trono francese e inoltre l'Inghilterra in quel periodo era sconvolta dalla guerra delle due rose. Solo il 29 agosto 1475 Luigi XI, nuovo re di Francia, ed Edoardo IV, nuovo re d'Inghilterra, si riunirono con le loro rispettive corti a Picquigny per firmare il trattato che avrebbe messo fine alla guerra.

Pays Reconquis: Nel 1558 un esercito francese, capitanato da Francesco I di Guisa, attaccò la guarnigione inglese di stanza nella città e la riconquistò. La zona attorno alla città, che per due secoli era stato sotto il dominio inglese, il cosiddetto Pale of Calais, venne ribattezzato Pays Reconquis (Terra Riconquistata). Dopo l'arrivo delle truppe del Guisa, gli olandesi che abitavano nella città vennero a forza francesizzati.
1763 - Guerra dei sette anni: La guerra dei sette anni si svolse tra il 1756 e il 1763 e coinvolse le principali potenze europee dell'epoca. La guerra si concluse con la stipula di una serie di paci separate tra i vari contendenti. Trionfatrice del conflitto fu la Gran Bretagna, che si assicurò i maggiori guadagni territoriali e politici: dalla Francia i britannici ottennero la cessione dell'odierno Canada e delle colonie francesi
Seconda guerra dei cent'anni è un'espressione convenzionale usata da alcuni storici per definire una serie di conflitti tra Inghilterra e Francia estesi su un arco di tempo che spazia tra il 1689 e il 1815.
1783 - Trattato di Parigi: La guerra d'indipendenza americana, nota negli Stati Uniti come Rivoluzione fu il conflitto che, tra il 19 aprile 1775 e il 3 settembre 1783, oppose le tredici colonie nordamericane, diventate successivamente gli Stati Uniti d'America, alla loro madrepatria, il Regno di Gran Bretagna.
Il trattato di Parigi, firmato nel 1783, pose ufficialmente fine al conflitto, già concluso di fatto tra il 1781 e il 1782.
Adieu pour toujours, mes enfants: "Addio per sempre, figli miei" Francis si esprime verso Canada e America, essendo entrambi cresciuti insieme sotto il regno di Inghilterra e Francia (F.A.C.E. Family)

Venerdì, 8 aprile 1904
Con l'espressione francese Entente cordiale (in italiano: "Intesa amichevole") si usa definire l'accordo stipulato a Londra l'8 aprile 1904 tra Francia e Gran Bretagna per il reciproco riconoscimento di sfere d'influenza coloniale. Principalmente il trattato definì l'influenza francese sul Marocco e l'influenza inglese sull'Egitto. Segnò la fine di secoli di contrasti e conflitti tra la Francia e la Gran Bretagna e fu una prima risposta al riarmo navale della Germania.
Da questo momento in poi, Francia e Inghilterra saranno per sempre unite da una sorta di amicizia, nei conflitti successivi. 


 
Canzone: Je te pardonne - Maître-Gims

Tu mi hai chiesto perdono, io ho rifiutato (rifiutato)
Io voglio che tu capisca che ho sofferto (ho sofferto)
Ma hai lasciato il tuo profumo sui vestiti (sui vestiti)
Darei qualsiasi cosa per essere tra le tue braccia (tra le tue braccia)
 

E ho provato ad odiarti ma la mia rabbia è svanita
Ho fatto posto nel mio cuore
Voglio che tu sappia che mi manchi, che i bei ricordi hanno la meglio
Sull'odio e sul rancore
 

Oh, oh, oh
Non ho saputo trovare la forza di continuare senza di te
Oh, oh, oh
Qualsiasi cosa tu abbia potuto farmi, non voglio mai più dirti addio
Perché ho finito per perdonarti
Ho finito per perdonarti

 

Ci incrociamo senza scambiarci uno sguardo (uno sguardo)
Non so cosa dire quando ti guardo (ti guardo)
il nostro gruppo tenta di farci ragionare
Penso che sia tempo di ritrovarsi

 

Seguirò i tuoi passi fino al centro delle fiamme
Ti supplico, non lasciarmi
Sto nel buio da quando te ne sei andata
Ti supplico, non lasciarmi... non lasciarmi

   
 
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