Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hoshi_10000    25/10/2018    2 recensioni
Ogni scelta ha un prezzo, questo chiunque lo sa, ma quale può essere il prezzo per vivere nel segreto? Quali saranno le condizioni per continuare a vivere normalmente, quando un imprevisto entra nella tua vita? E Sinbad e Ja’far saranno pronti a pagare il prezzo delle loro decisioni?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Judal, Sinbad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO



-Sin?-
-Ja’far?-
-Non sono un fantasma e non mi è ancora spuntata una seconda testa, cos’è questo tono sorpreso?-
Dal tono seccato che aveva usato si capiva che se fosse dipeso da lui la discussione sarebbe durata ancora un bel po’, ma prima che potesse proseguire si ritrovò stretto in un abbraccio.
-Non fraintendermi, sono felice di vederti qui, ma sono sconvolto: a quest’ora non dovresti lavorare?-
Nessuna risposta da parte del ministro, che ancora stretto tra le braccia dell’altro si limitava a sfregare il naso contro il suo petto e inspirare l’odore di lavanda.
-Dovrei, ma volevo passare un po’ di tempo con te.-
Sinbad sorrise contento: da anni convivevano, però lavorando tutto il giorno si vedevano poco. Non era mai successo che Ja’far decidesse di prendere un giorno di ferie, e certo non credeva che si sarebbe mai allontanato dalla sua amatissima scrivania solo per stare un po’ con lui.
-Ok, ma non intendo restare nel mio ufficio. Potremmo uscire, che ne pensi?-
-Va bene, scegli pure tu, ma scordati enoteche e birrerie.-
-E- fu interrotto sul nascere, a dimostrazione che non importa quanto una persona possa essere ricca ed emancipata, ci sarà sempre qualcuno che avrà in mano le redini della sua vita: per i più sono madri e mogli, per lui era Ja’far.
-E pure le osterie.-
Sospirò. Ja’far lo conosceva troppo bene.
-Ok, che ne dici del ristornate aperto da poco vicino al porto?-
-Sin?-
-Mmh?!- avendo ancora Ja’far avvinghiato al petto non poteva vederne l’espressione e anche la voce gli arrivava smorzata, così andò a sollevare il volto del compagno, scoprendo però che i suoi occhi si erano fatti di ghiaccio, a perfetta imitazione dello sguardo che aveva da bambino.
-A gestire la burocrazia sono io: l’unica licenza per una nuova attività nei pressi del porto registrata negli ultimi tre mesi è un locale dei piaceri. Vuoi forse morire?-
-Capito, fammi pensare a qualcos’altro.-
-Sappi che è la tua ultima possibilità: sbaglia e sarai condannato ad un intera vita di sofferenze, fai una proposta decente e potrai conservare il trono, l’onore e la tua vita.-
Sinbad tossicchiò, si grattò il naso, poggio il mento sul capo di Ja’far e iniziò finalmente a prendere seriamente in conto le varie possibilità.
-Che ne dici di un pic-nic?-
-E dove?-
-Non so. Preferisci la spiaggia o il bosco dietro palazzo?-
-E per il cibo?-
-Potremmo chiedere qualcosa in cucina.-
-Beh, devo ammettere che te la sei giocata bene.-
Il ministro si staccò dall’abbraccio prese il compagno per mano ed inizio a trainarlo verso la porta.
-Non merito proprio nulla? Nemmeno un premio piccolo piccolo?
Ja’far si girò a squadrarlo con aria truce, per poi sbuffare a metà fra l’esasperato ed il divertito.
-Sei proprio un bambino.-
Fece retromarcia senza lasciare la sua mano, gli arrivò davanti, si alzò sulle punte, gli pose un braccio dietro la nuca e lo baciò.
-Ora la pianti di fare i capricci e ci avviamo?- mormorò suadente Ja’far.
-Ok, ma all’arrivo voglio il bis.-
Sbuffò. Era uno stupido. Era il suo stupido.




**********
Il sole in estate a Sindria era qualcosa di insopportabile, che annualmente obbligava Hinahoho a casa moribondo, piegava Masrur e Sharrkan a girare per il castello senza maglia, Yamu a ricoprire la torre di incantesimi refrigeranti, Pisti a stabilirsi in piscina e, cosa più spettacolare, Spaltos a togliersi l’armatura. Da che abitavano sull’isola Sinbad aveva sempre tentato di imitare Masrur e Sharrkan, ma non era mai riuscito a superare l’opposizione di Ja’far, l’unico essere vivente (oltre a Dracoon) che si aggirava per il castello come nulla fosse, per nulla toccato dal clima.
-Se non allunghi un po’ il passo arriveremo domani.-
-Come puoi essere così insensibile?-
-Semplice: sono anni che ti conosco, so che puoi fare di meglio ma preferisci fare i capricci come il bambino che sei.-
-Parlavo del caldo. Come puoi non sentirlo?-
-Oh, ma io lo sento eccome, solo che mica posso andare in giro nudo.-
-Secondo me è un ottima idea, io la approvo!-
Inutile dire che venne fulminato seduta stante.
-Dimentichi che io non ho un mio ufficio.-
-Perché non ti trasferisci nel mio? Passeremmo molto più tempo assieme e non dovresti attraversare mezzo palazzo ogni volta che devi farmi firmare qualcosa.-
-Hai seriamente bisogno che ti risponda o puoi arrivarci da solo?-
-Illuminami, ti prego.-
Sospirò. La stupidità, purtroppo, era una malattia incurabile.
-Ciò che hai detto è giusto, se condividessimo lo stesso ufficio non dovrei passare tutto il giorno a rincorrerti per controllare che tu lavori, ma mi viene difficile credere che con me in ufficio lavoreresti. Temo piuttosto che passeresti tutto il tempo a cercare di saltarmi addosso, e finirei per non riuscire più neanch’io a lavorare. Quindi grazie, ma credo che rimarrò nel mio ufficio comodamente vestito.-
-Però-
-Cosa c’è ancora?- chiese in tono irritato.
-Non sarebbe più comodo per te togliere almeno il velo?-
Ja’far inchiodò e Sinbad impiegò un paio di metri ad accorgersene e a girarsi. Due occhi fra il triste e l’arrabbiato, con sfumature di rimpianto e di rassegnazione lo fissavano. Ringhiò. -Sai perché non posso, quindi non osare chiedermelo ancora e cammina.-
Accelerò il passo fino ad un’andatura di marcia, staccando Sinbad che rimase diversi metri dietro di lui a guardarlo allontanarsi da lui. Aveva esagerato, cercando di forzare Ja’far.
Aveva ragione: era solo un piccolo, viziato, arrogante ed egoista bambino.




****************
-Ja’far, siamo già nel mezzo del bosco, non credi che potremmo fermarci?-
Non ottenne alcuna risposta e per la verità nemmeno un segno che lasciasse ad intendere che era stato sentito, ma se si fosse ripetuto probabilmente sarebbe finito appeso ad un albero a testa in giù per tutta la settimana, così preferì non insistere. E fu un bene, perché il fatto che il compagno stese un telo presso le radici di un albero indicava che l’aveva sentito, ma che ancora gli ribolliva il sangue nelle vene e non aveva voglia di parlargli.
Ja’far si sedette contro il tronco, lasciando ampio spazio vuoto per dare la possibilità a Sin di sedersi, ma non lo invitò a sedersi né si girò a guardarlo.
-Ja’far, mi dispiace.- gli poggiò una mano sulla spalla. Non ottenne alcuna reazione dal ministro, che non si scomodò nemmeno a scostargli la mano. Anni prima avrebbe interpretato la cosa come un segno positivo senza alcun indugio, ma vivendo a lungo con Ja’far aveva imparato che il suo non far nulla indicava di quanto non gli importasse di lui. Ormai conosceva bene la cura del silenzio e la sua efficacia. E la odiava più di qualunque cosa.
-Ja’far, davvero, scusami, mi dispiace, capisco la tua rabbia, ma per una volta che sei venuto a passare del tempo con me saltando il lavoro vorrei festeggiare.-
Il ragazzo girò lievemente la testa a guardare il compagno con la coda dell’occhio, lo sguardo duro, ma la scelta di spostare lo sguardo indicava che la rabbia stava pian piano scemando.
-Non voglio litigare- si sporse in avanti ad andare a baciargli la mandibola -preferirei mangiare, avere il premio che avevamo concordato in ufficio e magari fare quattro chiacchiere con te. Che ne dici, si può fare?-
-Cosa ti sei fatto dare?-
Non era stato perdonato, ma gli era stata concessa una tregua, durante la quale doveva riuscire a convincere Ja’far a concedergli l’assoluzione.
-Abbiamo focaccia al rosmarino, spiedini da far arrostire con abbondante pancetta, come piace a te, una ciotola d’insalata e metà crostata alle fragole. Cominciamo?-
-Da bere?-
-Abbiamo acqua, succo d’ananas e mezza pinta del vino di Sasan.-
-Ti avevo detto-
-Niente enoteche, birrerie ed osterie, lo so. Però ho pensato che una quantità così piccola non basterebbe mai a farmi ubriacare, e il vino di Sasan piace anche a te. Vuoi che te ne versi?-
Un debole sorriso passò sulle labbra di Ja’far. -Grazie, ma non mi va di bere in pieno giorno.-
-Ok, vorrà dire che lo finirò in seguito.-
Da piccolo aveva spesso sentire dire a Rurumu che di tanto in tanto in ogni coppia era necessario un litigio per ristabilire un equilibrio, ma aveva sempre pensato che fosse pazza. Ora, a 10 anni di distanza, comprendeva quanto avesse ragione.




******
-Sin?-
- Sì?-
-Quant’ho dormito?-
-Non so esattamente, dopo mezz’ora che dormivi accoccolato contro un tronco ti ho portato al castello. Fra venti minuti si cena. Se mi consenti, devo dire che per dormire così a lungo dovevi essere veramente esausto. Il buffo è che il pranzo non era così pesante da provocare un abbiocco simile…-
Un tomo dalle 1500 pagine o più atterrò sulla testa di Sinbad.
-Cos’era, un mattone?-
-La costituzione di questo paese, asino!-
-Il detto “leggere fa male” è vero.- rispose massaggiandosi la nuca.
-Te ne farò di più io se non la smetti d’infastidirmi.-
-Ok ok non ti scaldare, ti vedo un po’ pallido. Non avrai preso freddo dormendo?-
-Forse un po’.-
-Farò portare delle coperte nel mio ufficio per ogni evenienza. Dimmi, cosa ti senti?-
-Ho freddo e un forte mal di pancia.-
-Lo immagino, tremi! Aspettami un minuto, vado in camera a prenderti una coperta, d’accordo?-
Annuì.




*****************
-Senti- disse il grande e potente conquistatore dei sette mari ponendo una coperta sulle spalle del suo più devoto seguace -il tuo colorito è peggiorato. Non avrai la febbre?-
-Solo un po’.-
Andò a toccargli la fronte. -Beh per la verità è anche piuttosto alta. Da che ti conosco è la prima volta che ti ammali.-
-Devo essere fortunato.-
-Ho un piano.-
-Questo dovrebbe tranquillizzarmi?- chiese Ja’far con un lieve sorriso derisorio.
Sinbad lo ignorò, accovacciandosi a terra in modo da guardarlo negli occhi. -Adesso ti accompagno in cucina, ti faccio preparare del brodo ed un po’di tisana. Il brodo bevilo subito, la tisana se non ti va la portiamo in camera con noi e la berrai quando più desideri. Appena arriviamo in camera niente doccia, per oggi vai dritto filato a letto e domani non vai al lavoro, così hai il tempo di rimetterti, ok?-
-Mi chiedo sempre più spesso se non soffra di personalità multipla.-
-Sarà. Dai, ti porto io.-
-Dopo 25 anni di vita so camminare benissimo da solo.-
-Non ne dubito, ma in questo specifico momento ti tremano le gambe.-
Prima che potesse ribattere si ritrovò sollevato come una sposa. E, anche se non lo avrebbe mai confessato ad anima viva, la cosa gli piacque.




******************
-Staccati.-
-Perché? Hai caldo? Vuoi che ti metta un fazzoletto bagnato sulla fronte?-
-Grazie, ma con i farmaci di Eliohapt ed i tre litri di tisana che ho in corpo ora sto meglio, senza contare l’aiuto di questo cuscinetto di semi di lino.-
-Posso aiutare anch’io a tenerti caldo.-
-Così ti ammalerai e non andrai al lavoro domani? Idea geniale, ma bocciata.-
-Oggi sei stato di cattivo umore tutto il giorno, che ti prende?-
-È di questo che volevo parlarti.-
-Mi pareva troppo bello che avessi saltato un giorno di lavoro solo per stare con me… avanti, che devi dirmi? Siamo in difficoltà economiche? Kou ci ha mandato un ultimatum? Un paese alleato vuole lasciarci?-
Dallo sguardo si capiva quanto Sinbad si aspettasse che dietro il comportamento di Ja’far ci fosse qualcos’altro, ma anche quanto fortemente sperasse di essersi sbagliato. Ma aveva indovinato, e ne soffriva.
-Sin- lo sguardo basso ed addolorato, Ja’far sapeva di averlo in qualche modo ferito, ma non riusciva a convincersi che chiedergli di passare una giornata assieme fosse stata una pessima idea -sono incinto.-
Ci fu un minuto di silenzio, poi Sinbad soffiò un flebile -Era meglio l’ultimatum di Kou.-










Piccoli scleri di cui (volenti o nolenti) finirete per far parte: allora? Ammettetelo, non ve lo sareste aspettato! Ora, a parte la sorpresa iniziale, se la cosa si spiegasse tramite uno degli incantesimi di Yamu andato male, sareste incuriositi e non vi fareste problemi, ma appena scriverò la parola magica la metà di voi sparirà. Puf! Per questo, prima di scegliere se continuare la lettura o fermarvi, vi prego di fare un paio di considerazioni, leggendo tutte le note. Solo questo. Ed ora, la parola magica: Omegaverse. Se non sapete cos’è, qui c’è scritto tutto:
http://zombiemagpie.tumblr.com/omegaversedynamics
Parlando con praticamente chiunque conosco è emerso che la considerazioni che i più hanno dell’Omegaverse è quella di un universo alternativo in cui violenza e classismo la fanno da padroni, ma fermativi un attimo.
I principi cardine sono la differenziazione delle persone in base al loro genere secondario e la sottomissione degli omega agli alpha. Rifletteteci. A cosa somiglia? La risposta che viene istintiva è che somiglia a molti meccanismi del mondo animale, ma se vi fermate un secondo noterete che è la situazione di uomini e donne un centinaio d’anni fa, e per dirla tutta non è che oggi sia molto diversa: discriminazione fra uomini e donne, sottomissione al marito e ad ogni suo capriccio.
Sembra un universo immaginario che non ha nulla a che vedere con il nostro, ma se fate attenzione noterete che molti altri piccoli dettagli sono in realtà accentuazioni di caratteristiche della nostra vita quotidiana.
E poi, diciamocelo chiaro: essendo questa fanfiction a rating giallo-arancio e avendo già io la tendenza ad addolcire un po’ non avete granché da temere. Comunque, a voi la scelta, ma logicamente sarei felice se sceglieste di continuare la lettura.
Hoshi_10000


P.S. mi spiace per Come maritare un generale, ma come potrete immaginare da voi al momento l'ho interrotta. Spero che questa storia non faccia la stessa fine, e ringraziamo (o almeno io di sicuro) l'ora di italiano per avermi finalmente fatto venir la voglia d'iniziare a pubblicare.
   
 
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