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Autore: Ladyhawke83    28/10/2018    2 recensioni
“Cosa leggi?” Chiese la druida allacciando le braccia intorno allo stomaco di lui e poggiandogli il mento sulla spalla.
Il mago, dimostrando una concentrazione stoica, non si lasciò distrarre da quel suo profumo così famigliare e dalla voglia di ricambiare quell’abbraccio spontaneo.
“Non sto leggendo, sto studiando... e ti sarei riconoscente se mi lasciassi finire”. Rispose lui, quasi distrattamente.
“E da quando lo studio è più importante di me?” Domandò lei, fingendosi offesa.
“Da quando, mia dolce aranel, sono stato prescelto per diventare il nuovo Arcimago”. Le ricordò il mezzelfo voltando il viso quel tanto che bastava per sorriderle.
Un missing moments dal passato di Vargas e Isabeau.
Genere: Fantasy, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Scintille di promesse infrante 
 

“Cosa leggi?” Chiese la druida allacciando le braccia intorno allo  stomaco di lui e poggiandogli il mento sulla spalla.

Il mago, dimostrando una concentrazione stoica, non si lasciò distrarre da quel suo profumo così famigliare e dalla voglia di ricambiare quell’abbraccio spontaneo.

“Non sto leggendo, sto studiando... e ti sarei riconoscente se mi lasciassi finire”. Rispose lui, quasi distrattamente.

“E da quando lo studio è più importante di me?” Domandò lei, fingendosi offesa.

“Da quando, mia dolce aranel, sono stato prescelto per diventare il nuovo Arcimago”. Le ricordò il mezzelfo voltando il viso quel tanto che bastava per sorriderle.

Ad Isabeau però non sfuggirono i segni sotto gli occhi e la pelle tirata, nonostante il sorriso rassicurante.

“Sembri esausto Vargas, vieni a letto...” insistette la druida, sdraiandosi sul giaciglio, mentre il mezzelfo se ne stava seduto sul bordo con il pesante tomo in mano, assorto in chissà quali pensieri.

“Più tardi, ora dormi” Vargas avrebbe voluto dirle altro, anzi fare tutt’altro con lei, ma l’esame incombeva e lui non si sentiva per niente preparato, o più che altro aveva la pesante convinzione che il ruolo di Arcimago, per quanto fosse allettante, non facesse per lui.

“Non riesco a dormire” brontolò lei, sperando di intenerirlo.

“Allora tienimi caldo il letto e fa’ silenzio” Le rispose bruscamente.

“Come volete, mio signore” rispose lei, dandogli del voi, apposta per rimarcare il fatto di essere arrabbiata infagottandosi nelle lenzuola.

Vargas la guardò tutta arrotolata nel letto, che fingeva di dormire e scoppiò a ridere.

“E va bene. Alla fine l’hai vinta sempre tu. Fammi posto, testarda di una druida!”. Il mago chiuse delicatamente il tomo di magia arcaica che aveva fra le mani, lo ripose ai piedi del letto, in una scricchiolante cassapanca, poi si stese accanto ad Isabeau.

La druida tentò di ignorarlo, ma lui le cinse la vita intrufolandosi tra lei e le lenzuola, facendole involontariamente il solletico.

“Non sono testarda, sei tu che sei troppo preso dai tuoi libri!” Disse lei, tra un risolino e l’altro, pur sempre decisa a mantenere la propria posizione.

“I libri non mi hanno mai deluso, le persone sì”. Vargas diventò serio, mentre pronunciava queste parole è Isabeau si voltò a guardarlo, occhi scuri e liquidi fissarono i suoi, dove frammenti di verde e oro si divertivano a rimescolarsi col marrone chiaro delle foglie d’autunno. Entrambi erano così vicini da potersi sfiorare solo respirando.

“Mi dispiace se ti ho deluso” si scusò la druida convinta che quel l’affermazione così decisa fosse rivolta a lei.

“Non parlavo di te... però se hai intenzione di deludermi sappi che non so se potrei sopportarlo”. Ammise il mago più a se stesso che alla ragazza.

Isabeau voleva dirgli tante cose, rassicurarlo, ma decise che baciare quelle sue labbra così invitanti, sarebbe stata una risposta più che eloquente.

Vargas rispose a bacio morbido e caldo, dapprima lentamente, quasi fosse reticente a lasciarsi andare, poi vista l’insistenza di lei e un calore crescente nel bassoventre decise che le remore potevano anche aspettare l’indomani.

“Ho bisogno di te” le disse Vargas, e non era una semplice frase dettata dal desiderio fisico di possederla, ma nascondeva qualcosa di più intimo e personale, qualcosa che avrebbe reso quella notte molto diversa dalle altre notti che avevano trascorso amandosi in segreto.

“Sono qui. Sono sempre stata qui” rispose lei, mentre gli carezzava i capelli alla base delle spalle e lui faceva scivolare una mano sotto la sua veste, fino a sfiorarle il seno.

Isabeau sospirò di piacere, ma rimase concentrata su di lui, sulle sue  parole. Il mago le appariva teso, preoccupato, quasi fragile quella sera, come se tutta la corazza di determinazione e distacco fosse venuta meno al contatto con la pelle di lei. Sembrava come un naufrago in cerca di un appiglio sicuro per non affogare è Isabeau in quel momento si sentiva quell’appiglio.

“Cosa succede Vargas? Puoi parlarmi se vuoi...” Domandò lei tra un bacio e l’altro, mentre gli accarezzava il viso.

“Non possiamo semplicemente fare l’amore e basta?” Il tono uscì forse un po’ troppo deciso e spazientito, tanto che Isabeau sì immobilizzò e lo guardò confusa.

“Ti prego...” aggiunse lui un po’ più dolcemente e nei suoi occhi ardevano scintille di promesse infrante e attese mai sopite, oltre a qualcos’altro, che aveva un che di angoscioso, come un’ombra nefasta.

Isabeau non disse nulla, si limitò a stringersi a lui, sfiorando con le labbra il profilo della sua spalla.

Si amarono così, in silenzio, lasciando parlare i corpi e le mani, c’era nel loro modo di toccarsi un’urgenza ed un voglia reciproca che non aveva bisogno di parole, eppure c’era qualcosa di malinconico e triste in quell’amplesso, come se fra loro fosse imminente un addio, come se stesse per cambiare tutto, eppure niente.

Isabeau riprese fiato piano piano, la mente vuota e il viso accaldato dopo il piacere, Vargas la guardava, ma non la vedeva, i pensieri persi altrove. Non era la prima volta che lui fuggiva via da lei, anche se solo con la mente.

“Mi sei mancato. Ti amo lo sai?” Disse lei sperando di riportarlo indietro dai suoi pensieri, che facevano sembrare la loro stanza troppo piccola per contenerli tutti.

Im melin eg” le rispose lui, guardandola davvero.

“Adoro quando parli in elfico, fa sembrare tutto più bello e melodioso” Ammise Isabeau.

“Non diresti così se sentissi la vera pronuncia elfica... io lo parlo, ma non sono mai riuscito ad estirpare il pesante l’accento della mia lingua dalle nobili parole degli Edhel”. Vargas si era sempre vergognato di essere diviso a metà tra l’eredità elfica della madre e la più volgare parte umana e maledetta del padre.

“Ho sempre amato quel tuo accento spagnolo, rende tutte le parole che pronunci calde e avvolgenti. L’elfico sarà anche una lingua nobile, ma è fredda, come se non si adattasse alla vita dei mortali”. Isabeau voleva sollevargli il morale, ma il mezzelfo si incupì e si chiuse ancora più in se stesso, una torre invisibile e inviolabile.

“Vargas cos’hai? Non può essere solo l’esame per diventare Arcimago a farti stare così...” Isabeau ancora nuda sotto di lui, lo costrinse a guardarla non lasciandogli modo di fuggire il suo sguardo.

“Non ho niente. Sono solo stanco” mentì lui, convinto.

“Capisco, e immagino che questa stanchezza non abbia nulla a che vedere con gli incubi che fai ogni notte...” azzardò lei, facendogli capire che sapeva.

“Come sai degli incubi?” Vargas scattò, come se lei avesse toccato un nervo scoperto.

“Semplice... Ti lamenti nel sonno” disse tranquillamente Isabeau, come se per lei fosse naturale condividere il letto, e il sonno, con lui. Per Vargas quella non era mai stata la normalità.

“Mi dispiace, sono sempre stato abituato a non avere nessuno accanto per tutta la notte”. Dichiarò lui, quasi si sentisse colto sul fatto.

“Beh ora hai me, hai noi... Non sarai più costretto a rimanere da solo, se non lo vuoi” Gli disse Isabeau, riferendosi anche al piccolo Nak’ell, che dormiva profondamente poco distante. La druida sorrise al mago un po’ imbarazzato per quelle parole, baciandogli l’angolo della bocca dove un accenno di barba scura le fece formicolare il labbro ancora umido.

“Ora dormiamo. Ho bisogno di qualche ora di sonno” Disse Vargas, mentre lei sbuffò, limitandosi a voltarsi accoccolandosi al corpo del mezzelfo.

Se dovrò combattere combatterò. Se dovrò morire, ben venga anche la morte, purché non tocchi lei...”.

Il mago sospirò prima di lasciarsi andare alle braccia di Morfeo, con il cuor pesante e nella mente il presentimento che presto quella tranquilla vita sarebbe cessata e lui avrebbe dovuto lasciare lei e tutto quello che gli era più caro.

 
   
 
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