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Autore: Ladyhawke83    01/11/2018    1 recensioni
Questa One è il seguito ideale di “Nefele”, e si riaggancia anche ai fatti e ai personaggi presenti nella storia “un’ora di luce”.
Vi lascio un estratto.
Buona lettura.
“Beh indossi la pietra del Viaggiatore... ne ho già vista una... so come funziona” Allison sfiorò la gemma, ma subito si ritrasse, come scottata.
“Chi te l’ha data?” Sibilò là druida dai lunghi capelli neri, diventando improvvisamente ancora più aggressiva.
“Non è mia. Un elfo oscuro ha aggredito il mago che la possedeva e me l’ha messa addosso spedendomi qui con un incantesimo...” Disse Isabeau testando sul vago, non sapendo se poteva fidarsi o meno della donna che aveva di fronte.
“E il nome di questo mago sarebbe...” continuò Allison sempre più determinata.
“Simenon” disse Isabeau timidamente.
“Simenon Vargas” concluse quasi imbarazzata.
“Tu sei una folle! Non puoi portare addosso qualcosa che viene dal sangue maledetto...”
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’anello

Isabeau raggiunse un alquanto irriconoscibile Callisto, poco dopo l’alba.

Lui l’aveva sicuramente sentita giungere alle proprie spalle, ma non si voltò, preferendo osservare il mare fondersi con l’orizzonte.

“Lasciami solo, per favore...” Disse lui esasperato dalla presenza di lei, ignara del dolore che attanagliava Callisto quel giorno.

“Mi vuoi dire cosa succede?” Domandò lei avvicinandosi, mentre un’onda tutt’altro che calda le lambiva le caviglie, bagnandole i piedi nudi.

“Niente. Isabeau. Non succede niente”. Mentì Callisto passandosi nervosamente una mano tra i corti capelli umidi e resi ondulati dalla salsedine.

“Non è vero... c’è qualcosa, lo sai tu e lo so io, ed è così da quando siamo giunti al castello dei “Vargas”. Lo pungolò Isabeau, sperando che lo stregone abbandonasse, per un attimo, la propria corazza rivestita di silenzi, e si aprisse con lei.

“Vuoi sapere cosa c’è che non va? Eh, Isabeau... Lo vuoi davvero sapere?” Disse lui, girandosi di scatto, come pronto ad aggredirla.

“Ecco cosa c’è che non va’...” La voce ridotta ad un Ringhio rabbioso e le mani di lui a stringere il polso destro di lei agitandogli la sua stessa mano davanti al viso.

“La mia mano? Cosa ha che non va?” Chiese lei confusa e un po’ spaventata da quella reazione così violenta. Isabeau percepiva la immensa rabbia di Callisto, trattenuta a stento, ma non ne capiva la causa.

“Lo indossi ancora, e sempre. Non te ne separi mai”. Ammise l’elfo puntando i suoi occhi marroni in quelli lucidi e smarriti di Isabeau.

“Ogni volta che io vedo quel fottuto anello al tuo dito, ripenso a quello che lui ti ha fatto e mi sale la bile perché so che tu ancora lo difendi, che tu persisti nell’amarlo...” Confessò infine Callisto lasciandola andare, senza però distogliere lo sguardo da lei.

“E tutta questa tua rabbia verso di me, sarebbe solo per un anello? Anzi per l’anello di Vargas?” Domandò lei quasi risentita.

“Se vuoi puoi tenerlo, o gettarlo in mare, se ti fa stare meglio, per me non fa alcuna differenza...” Isabeau cacciò in mano a Callisto il cerchietto dorato, colpevole di ‘si tanta rabbia e, per tutta risposta lo stregone scosse la testa, sospirando.

“Sei una sciocca. Non cambierebbe nulla, questo anello è solo un simbolo, non è il vero problema...” Aggiunse Callisto, ormai rassegnato, il sole cominciava a riscaldare la sua pelle e un lieve venticello spirava dal mare, invogliando la mente e il corpo dell’elfo a fuggire.

“E allora parla. Dimmi qual è il vero problema, perché io non ti capisco”. Incalzò Isabeau spazientita. Involontariamente era indietreggiata lasciando qualche passo di distanza fra loro.

“Il problema è che io vengo sempre dopo... Sono sempre venuto dopo... “

lo stregone si mise a camminare avanti e indietro mentre parlava.

“Non conta quanto io ti ami, o per quanto tempo io ti stia accanto, Vargas ha sempre avuto il posto d’onore nel tuo cuore, e io questa situazione non la reggo più”. Fu difficile dire quelle parole alla druida che aveva di fronte, quando l’unico pensiero era quello prepotente di baciare quelle labbra imbronciate, ma Callisto sentiva che andava fatto e non poteva più tenersi dentro tutto quel dolore. Doveva agire, per non impazzire.

“Cosa vorresti fare? Lasciarmi? Solo perché, a tuo dire, non ti amo abbastanza? E a nostra figlia non ci pensi?” La bocca di Isabeau si mosse ancor prima che lei potesse dare corpo alle parole che voleva effettivamente dire, troppa era l’emozione e il turbamento.

“Non voglio fingere con Airis, e tu sai benissimo che lei è nata da un gesto incosciente... tu pensavi di essere già incinta del mezzorecchie e sei venuta a letto con me solo per fargliela pagare, non c’è mai stato spazio per l’amore...” Le parole dell’elfo furono dure e colpirono là dove c’era già una pericolosa incrinatura nella sicurezza di Isabeau, con il risultato di far crollare tutto in mille pezzi.

“Sei ingiusto con me...” singhiozzò Isabeau, in preda allo sconforto.

“Mi dipingi come un’opportunista, come una donna orribile e insensibile, ma io non sono così...” copiose lacrime rigarono il volto della druida che, con mani tremanti, si spostò i capelli dal viso.

“Allora dimmi che sbaglio, che sono uno stupido che non ha capito niente...” la incalzò lui, cingendola per le esili spalle. 

L’elfo moriva dalla voglia di abbracciarla, di confortarla, ma non poteva, non in quel frangente. Voleva mettere le cose in chiaro, se non per Isabeau, almeno per se stesso.

Silenzio.

La druida non disse una parola, limitandosi ad abbassare lo sguardo.

“Ecco, come pensavo...” Callisto la lasciò andare abbandonando le braccia lungo i fianchi, con un’espressione sconfitta in volto.

“Lui è... lui è stato importante per me...” tentò di dire Isabeau, impappinandosi con le frasi.

“Lascia perdere, i tuoi occhi parlano per te. E il riflesso che vedo non è il mio”. La fermò Callisto, scuotendo la testa.

“Tu non vuoi capire... io ti amo. Ora stiamo insieme, io sono andata avanti, come anche Vargas ha fatto con Niven... perché non lo capisci?” Ribatte Isabeau con voce rotta dal l’emozione.

“Oh si, certo, mi ami... ma durerà solo finché il mezzorecchie non deciderà di tornare, o non si stuferà del suo nuovo passatempo dagli occhi smeraldo che sospira ad ogni piè’ sospinto del tuo mago...” L’astio e il sarcasmo di Callisto erano fin troppo evidenti. Lo stregone non era mai stato così duro con Isabeau, eppure quel giorno non riusciva a non aggredirla, investendola con quel duello verbale e sentimentale, che non contemplava alcun vincitore.

“Callisto, ti prego, guardami...” Chiese lei, ottenendo solo che lui sfuggisse ancora di più al suo tocco.

“Non puoi perdonarmi? Ho sbagliato in passato, ma non ricapiterà... io...”  Isabeau non riuscì a finire la frase, perché qualcosa, o meglio qualcuno, si materializzò davanti ai suoi occhi tra lo smarrimento generale di entrambi.

“Cosa ci faccio qui?” Domandò un alquanto confuso Vargas, alla coppia che lo fissava impietrita.

“Certo che hai un tempismo perfetto, mago...” Dichiarò Callisto sprezzante, non appena riavutosi dalla sorpresa.

“come si dice? Parli del Diavolo e...” continuò Lo stregone, trovando quello strano scherzo del destino quasi divertente, poi si alzò in piedi con l’intenzione di andarsene, quando fu centrato in pieno da un’ondata di energia magica e potente, che lo sbalzò diversi metri avanti, facendolo rotolare rovinosamente sulla sabbia, gelando il sangue sia di Isabeau, che di Vargas, che non ebbero la forza di fare alcunché.

“Dove credi di andare? Stupido ed inutile mezzosangue...” A parlare era stato un Elfo Oscuro dal profilo affilato e inconfondibile:

Malekith

“Non ti avvicinare” osò Vargas,  ben consapevole di non poter nulla contro di lui, in quanto era stato privato dei propri poteri magici grazie all’inganno perpetrato a suo danno da Loki.

“Non temere” parlò l’inquietante Elfo con voce metallica “non è te che voglio... anche se...” Il mago dai capelli corvini, mentre l’oscuro si avvicinava, indietreggiò lievemente cercando di prendere tempo.

Nel frattempo Callisto, sanguinante e piuttosto incazzato per quell’assalto non programmato, richiamò a se il potere del sangue, facendo apparire le maestose ali draconiche. Con un attacco dall’alto cercò di aggredire l’Oscuro, che lo scansò come fosse un insetto fastidioso.

Isabeau rimase immobile, come pietrificata, non sapendo verso chi andare, Vargas sembrava in difficoltà, ma anche Callisto non se la stava passando bene. Oltretutto la giovane donna sentiva la mente in una bolla confusa, fluttuante senza riuscire a rendere chiaro nemmeno un pensiero. In sottofondo avvertì la voce di Malekith che recitava una strana litania, forse un incantesimo, e lì comprese, decidendosi ad agire.

L’Elfo Oscuro, o meglio il Re degli Elfi Oscuri, alzò una mano verso il mezzelfo dai capelli corvini e strappò dal suo collo l’amuleto con la pietra del viaggiatore, stringendola nel pugno talmente forte che Vargas pensò potesse frantumarla in mille pezzi.

“Bene, bene, bene... credo di aver avuto un’idea di come vendicarmi di te, stupido insetto di Midgard...” Detto ciò l’elfo dalla pelle scura e occhi talmente chiari da sembrare lattiginosi, sollevò in aria Isabeau e, sempre tenendo la pietra tra le dita, fece scivolare fuori le sinistre parole di un incantesimo.

“Il potere del viaggiatore non ti spetta, non ti è mai spettato ed è giusto che stia in un luogo, o meglio, in un tempo ove altri più meritevoli possano usarlo...” Malekith aveva un tono quasi compiaciuto nella voce dura e graffiante quanto mise al collo della druida la pietra dal bagliore azzurro e accecante e lei, senza poter dire nulla, né fare nulla, scomparve alla vista, lasciando Vargas senza fiato e Callisto disperato.

Gridava lo stregone il suo nome, ma Isabeau non poteva sentirlo, e non c’era più nessuna traccia neanche del perfido Re degli Elfi Oscuri.

“Smettila di gridare. Lei non è più qui...” Disse Vargas mestamente, rendendosi perfettamente conto di ciò che era accaduto e di non poter fare nulla per modificare gli eventi. A separarlo da lei ora non c’era ora solo lo spazio, ma anche il tempo, e lui era un mago senza poteri e senza più la pietra del Viaggiatore.

Callisto si guardò il pugno chiuso, con l’illusione che stringendo l’anello di Vargas racchiuso tra le proprie dita, avrebbe potuto riportarla indietro, cancellando ciò che era successo a causa della sua gelosia.

“Perché l’hai privata del mio anello?” Chiese Vargas, con la voce ridotta ad un sussurro.

“Abbiamo discusso... non l’ho preso... Isabeau me lo ha dato” cercò di giustificarsi lo stregone, visibilmente scosso.

“Sei uno stupido zotico!” Gridò Vargas avvicinandosi a Callisto eh, ferito, fradicio e tremante, cercava di reggersi sulle proprie gambe.

“Senza quell’anello non ho nessuna speranza di capire dove diavolo  sia finita... non conosco le intenzioni di Malekith, ma di sicuro non erano amichevoli...” Aggiunse il mago confuso e afflitto.

Ogni volta che Vargas arrivava vicino a qualcosa che assomigliasse vagamente alla felicità, questa gli veniva strappata via, come la sabbia inafferrabile trascinata via dall’andirivieni delle onde del mare.

Così era successo di nuovo, ma sempre con la stessa persona, come se il destino si fosse accanito contro di loro. Lui e Isabeau non dovevano stare insieme. 

“Merda” imprecò mentalmente il mezzelfo non riuscendo più a percepire nessuna traccia della druida, in nessun luogo.

“Lei dov’è ora?” Chiese Callisto con urgenza.

“Non lo so, se lo sapessi non sarei qui a rispondere ad una domanda così stupida...” Rispose Vargas sarcastico.

“Tienilo tu” disse ad un tratto lo stregone riconsegnando nelle mani del mago l’anello della sua famiglia.

Nessuna traccia di lei in quel metallo e nessun filo invisibile da seguire per ritrovarla.

 

 

————

 

Isabeau si risvegliò stordita e tremante, con le membra quasi congelate, si sollevò a fatica in ginocchio, rendendosi conto che aveva della neve in bocca.

“Neve?” Pensò tra sé, poi un flebilissimo bagliore azzurro le ricordò cosa portava al collo e chi aveva incontrato.

“Dove diavolo sono finita?” Sussurrò la druida esasperata guardandosi intorno, e fu allora che si accorse delle impronte sporche di sangue sulla neve fresca.qualcuno era stato ferito e si stava nascondendo non molto bene a giudicare dalle tracce evidenti che lasciava al proprio passaggio.

Sentì un lamento, come un gemito trattenuto, e poi un altro, si avvicinò all’albero dalle fronde cariche di ghiaccio cristallizzato, da dove proveniva quella voce.

“Posso aiutarti? Sei ferito? Sono una druida posso curarti...” disse cautamente Isabeau, ma abbastanza forte da poter essere udita.

“Lui mi sta cercando, fuggi da qui finché sei in tempo...” rispose la voce concitata.

“Ho cancellato le tue tracce fino qui, ora lascia che curi la tua ferita.

“Grazie, ma non dovevi, so cavarmela anche io, sorella...” Disse la donna, apparendo alle spalle di Isabeau, spaventandola a morte.

“Sono Allison... druida e maga di Prim’Ordine e tu chi saresti, e soprattutto, da dove sbuchi?”.

“Mi chiamo Isabeau e, sinceramente non so proprio dove mi trovo...” rispose l’altra ancora un po’ frastornata.

“Beh indossi la pietra del Viaggiatore... ne ho già vista una... so come funziona” Allison sfiorò la gemma, ma subito si ritrasse, come scottata.

“Chi te l’ha data?” Sibilò là druida dai lunghi capelli neri, diventando improvvisamente ancora più aggressiva.

“Non è mia. Un elfo oscuro ha aggredito il mago che la possedeva e me l’ha messa addosso spedendomi qui con un incantesimo...” Disse Isabeau testando sul vago, non sapendo se poteva fidarsi o meno della donna che aveva di fronte.

“E il nome di questo mago sarebbe...” continuò Allison sempre più determinata.

“Simenon” disse Isabeau timidamente.

“Simenon Vargas” concluse quasi imbarazzata.

“Tu sei una folle! Non puoi portare addosso qualcosa che viene dal sangue maledetto...”.

Allison pareva in preda al panico, quando strappò dal collo di Isabeau il potente amuleto ormai privo di qualsiasi bagliore magico.

“Vieni dobbiamo nasconderci, e subito, o lui ci troverà e ci ucciderà!”. Allison cercò di allontanarsi rapida, ma la ferita le doleva, così alla fine dovette accettare l’aiuto di Isabeau e le sue doti curative.

“Chi vuole ucciderti?” Chiese ad un certo punto là druida dai capelli dorati, quando fu certa che entrambe fossero al sicuro.

“Un mago che non era chi credevo che fosse e che mi ha privato di tutto, molti anni fa’...” Ammise Allison sentendo una stretta allo stomaco mentre tentava di allontanare i ricordi umilianti e dolorosi.

“E questo mago sarebbe...” Chiese Isabeau parafrasando la domanda di Allison di poco prima.

“Quel maledetto si chiama Mornon, Mornon Vargas...”.

Isabeau deglutì a vuoto, ricordandosi dove aveva già sentito quel nome, Mornon era un’antenato di Simenon famoso per la vuolenza e per gli atti efferati e crudeli compiuti ai danni di chiunque tentasse di ostacolare la sua ascesa al potere.

“Ora posso dire di essere davvero nei guai...” sospirò la druida, consapevole di essere stata mandata indietro nel tempo, è direttamente nella tana del lupo.

“Vieni, devo farti parlare con una persona” Allison prese Isabeau per il polso trascinandosela con sé.

“Forse quello che ti è capitato può venire a nostro vantaggio” continuò decisa la ragazza, senza mollare la presa, mentre si inerpicava su di una collina interamente ricoperta da un manto di soffice neve fresca.

Isabeau la seguì controvoglia, non aveva alternative

Guardando dietro di sé, scorse le luci della città di Hafn, la casa della notte, e non poté fare a meno di pensare a coloro che si era lasciata alle spalle, involontariamente intrappolata in quel passato incerto e opprimente, da cui forse non sarebbe più tornata .

   
 
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