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Autore: LadyKo e Brucy    14/07/2009    3 recensioni
Una vita passata a leggere manga. Fratelli gemelli per non dire siamesi, doraemon in libertà, grembiulini rosa, orsi vaganti, teppisti masochisti e oche formato parassita... ma di che manga stiamo parlando?!
L'Italia incontra il Giappone.

Da LadyKokatorimon & Brucy.
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ore

Ore 9 e 17

Quartiere Chiyoda

 

-Ok, è ufficiale, la mia vita è finita-

Uno sconosciuto uomo giapponese, capelli tinti di biondo che stridono con il completo elegante che indossa, mi guarda in maniera stralunata mentre mi passa accanto, così come fa una ragazza pochi metri più avanti. Ma che ci posso fare se la mia vita è finita?

-Oddio, la mia vita è finita per sempre… per sempre… per sempre…-

Sussurro, finendo in un lungo eco.

Molti dei numerosi passanti di uno straripante marciapiede di Tokyo nell’ora di punta si voltano verso di me, indecisi se chiamare la polizia, la neuro o aspettare magari semplicemente che s’avveri la mia previsione. Avrebbero potuto rendere un grande servizio alla società facendolo, ma gran parte di loro si limita a guardarmi, scuotere un attimo la testa, e dimenticarsi di quella scena a metà tra il patetico e il drammatico che avevo offerto loro. Magari più patetica che drammatica.

Ma scusatemi tanto se non so leggere la vostra cazzo di lingua troppo complicata!

Continuo a camminare facendo a zigzag tra le sagome indistinte degli altri esseri umani che mi stanno attorno, improvvisando ogni tanto un numero da giocoliere con il tomo enorme che mi porto davanti agli occhi e il cellulare, per evitare magari di rompere il collo a qualcuno. Quell’ideogramma che non riuscivo a decifrare è ancora lì dove lo avevo lasciato un secondo prima di una mia giravolta particolarmente aerodinamica, lì a ricordarmi la sua completa incomprensibilità.

VOGLIO MORIRE!

-Prima di passare a miglior vita mi potrebbe cortesemente ascoltare, signorina?-

Immaginandomi il bellissimo serial Killer, in giacca e cravatta e colletto un po’ slacciato sul levigato petto, venuto finalmente a porre fine alle mie infinite pene, mi volto.

Un ragazzo con una cresta di capelli azzurri e un piercing stile mucca che gli va da una narice all’altra mi sta rivolgendo un sorriso da pubblicità del dentifricio, con in mano un volantino arancione stampato a lettere cubitali.

“PRIMO GRANDE PARTY COSPLAY!” è ciò che riesco a leggervi.

-Si terrà tra due giorni al Liquid Room-

Il Liquid room dovrebbe essere una live house, se non sbaglio. Quel grosso edificio un po’ futuristico e pacchiano vicino la stazione di Ebisu a cui qualche volta sono passata davanti perdendomi… questa dannata città non aiuta affatto chi manca di senso dell’orientamento…

-È un esperimento! Tieni questi biglietti sconto! Non so se ci sei mai andata, ma quel posto è costoso un casino! Dovresti ringraziarmi per il gran favore che t’ho fatto dandoti questi fottuti pezzetti di carta, davvero. Comunque ti consiglio di venirci.. sarà veramente pazzesco! Rock- live- cosplay.. WOWOW!-

Ma che diavolo sta dicendo st’esaltato?

Accorgendomi di non aver afferrato una sola delle parole che mi ha buttato addosso alla velocità della luce, manco fossi tornata a quando non sapevo un emerito cavolo di giapponese, sbatto le ciglia, perplessa.

-Eh?-

-Rock… cosplay… YAHOO!-

Ma parla del sito? Mi scuoto il cranio dove i neuroni stanno a cincischiare senza scopo come al solito, cercando di afferrare qualche vago concetto che questo tizio cerca di comunicarmi, ma l’unico che mi riesce chiaro è ‘cosplay’.

-Co.. co.. cosplay?-

-Yeah baby!-

-Intendi.. proprio.. quel cosplay?-

-Yeah baby, hai presente quando ci si veste da personaggi di quei cosi chiamati manga che si fanno in questo luogo che si chiama Giappone? Ecco, proprio quello-

Improvvisamente i miei neuroni sono pronti a vincere il nobel per la fisica, e le mie sinapsi tornano a collegarsi l’un l’altra affinché io riesca ad afferrare il foglio fin quasi ad accartocciarlo, e a rispondere che sì, potrebbe davvero, ma DAVVERO interessarmi.

-Come? Dove? Quando? Perché? A che ora?-

Il ragazzo accoglie il mio entusiasmo con uno ancora maggiore, senza stare a notare il fatto di avermi detto gran parte di quelle informazioni solo pochi attimi prima.

-Al Liquid room, ore 9 in punto. Non mancare Baby… soprattutto se ti vesti sexy!-

Dopo questa uscita non migliore delle precedenti, se ne va saltellando e lanciando urla inconsulte mentre distribuisce volantini a destra e manca, guadagnandosi l’attenzione che prima era stata catturata dalla ragazza- con- manie- pseudo- suicide. Cos’è, avranno mica aperto le porte dei manicomi criminali stamattina?

È il quesito che campeggia sugli sguardi di gran parte degli onesti cittadini sani di mente nei paraggi.

Per non provocare altri danni smetto di camminare e leggere allo stesso tempo, chiudendo il mio libro e mettendoci il volantino come segnalibro, e giungo in poco tempo alla mia meta. Il “Kuma on the road” è chiaramente ancora chiuso, ma una serie di poco rassicuranti nuvolette nere provengono dallo spiraglio della finestra dello studio del capo… ma quell’uomo non ce l’ha proprio una vita sociale?

-Ohayo, Vittoria san! Cominciata bene la giornata?- mi chiede Taro dal sopraccitato ufficio, da cui proviene un odore molto simile a delle esalazioni di zolfo, intento nel riordinare delle brochure in ordine alfabetico per destinazione come se il suo naso non fosse più sulla sua faccia.

-Come al solito, l’intero quartiere mi crede una pazza furiosa-

-Ma no, Vittoria san! Sei solo un po’… eccentrica, Vittoria san- se ripete ancora ‘Vittoria san” con quel tono condiscendente giuro che gliele faccio mangiare quelle brochure. Gli rivolgo un'occhiata azzittante ‘made in italy’, mentre appendo la tracolla e la giacca all’ingresso e poso il libro sul bordo di un vaso, e soprattutto prego qualche entità astratta ed inesistente di procurarmi una maschera antigas.

-Oh.. Nakahara Chuya- Taro sa essere supersonico, quando vuole. Ovvero quando ci sono di mezzo io, il più delle volte. Ora sta sfogliando il mio testo con interesse, emettendo vaghi cenni di assenso, come se tutto ciò che gli capita sotto gli occhi gli fosse più che noto. Cosa per me parecchio irritante.

-“ In alto oltre l'intrico dei rami,

un cielo triste, gremito di anime di bambini morti:

un battito di ciglia e proprio là, sulle distese lontane,

richiami di lana di agnello, immagini antiche di sogno”-

Recita, e riconosco la parte che ho sottolineato ieri sera, prima di crollare cadendo giù di testa dal divano, vale a dire quella che non riuscivo in alcun modo a decifrare… maledizione! Lo scruto, come avesse commesso un crimine imperdonabile.

- Lo… lo stai studiando all’università?-

-Noo, figurati. Mi uccido i neuroni per sport io- dico, in modo duro, anche se devo dire di amare quel poeta, quando lo capisco… ovvero quando ne leggo le traduzioni.

E naturalmente il mio tono l’ha traumatizzato, ma questo ragazzo si crede forse specie protetta? Anche se, da quella quasi- rissa davanti all’università, ho cominciato a rivalutarlo. Abbiamo sempre evitato di parlarne, ed entrambi siamo abbastanza soddisfatti così. Anche perché, in ogni caso, con la seconda personalità di Taro preferirei non avere niente a che fare.

Troppo lenta nell’uccidere, troppo lenta  nel picchiare… potrebbe fare di meglio con la stazza che si ritrova. Alla fine Taro rimane lo stesso allocco che ho conosciuto fin dall’inizio.

Sospiro, archiviando questi pensieri mentre lui è ancora lì sudando freddo, e cercando di sventolarmi qualcosa davanti alla faccia senza troppa convinzione.

-Ci andrai?- Sulla mia testa dovrebbe essere apparso un grosso punto interrogativo… di che diavolo sta parlando?

-Oh… il Liquid Room- interviene Kuma, apparendo dal nulla con un grembiule pervaso di orsetti che stanno appesi a delle palme come scimmie, soffiando dalla mano di suo figlio un foglio che riconosco essere il volantino che mi hanno dato poco fa.

-Gran bel posto-

-Lo conosce?-

-Certo! Ma dammi retta piccola mia, l’O- Nest è in assoluto il migliore- considera annuendo alle sue stesse parole con le braccia conserte, mentre il grosso orsetto vestito da tarzan disegnato sul suo petto sembra quasi imitarlo simultaneamente. Evito di sembrare troppo stupita del fatto che un uomo cinquantenne s’interessi di musica e rock en roll… ma non era un fan delle enka* lui? Che gran grattacapo.

-Ma questa è una festa cosplay, non mi pare di aver mai sentito di feste cosplay in una live house-

-Infatti..- annuisce Taro con modo di fare assolutamente identico a quello del padre.

-Qui dice che ci sarà anche un concorso con premio speciale per la miglior esibizione-

Il signor Kuma, che mi si sta interessando parecchio a questa causa, analizza il volantino con attenzione, come fosse questione di vita o di morte.

-Da che ti vestirai Vittoria san?-

-Non lo so ancora…- borbotto, sottraendo molto poco gentilmente il volantino dalle mani del mio capo, ed intimandogli con linguaggio non verbale di andare a prendermi lo stipendio, dato che è il motivo per cui sono passata così in anticipo. Ma, come per tutti i datori di lavoro, anche i più onesti, il mio capo ama rimandare il momento dello stipendio con tutto sé stesso -… in effetti non ho avuto ancora tempo di pensarci- sai, ne ho avuto notizia solo cinque minuti fa.

Fa su e giù, con la testa, e quasi mi aspetto di vedere una cosa scodinzolare dal suo sedere a destra e sinistra. Che gran fantasia che mi ritrovo.

Rivolgo l’ennesimo sguardo eloquente a padre e a figlio, e finalmente Kuma si decide ad andare a prendere il mio beneamato stipendio. Le cose si svolgono come le avevo già previste: Kuma ha cercato di farmi mangiare qualcosa di probabilmente nocivo che avrebbero dovuto essere olive ascolane… Taro m’ha portato via in braccio credendosi forse il mio principe azzurro senza cavallo bianco… ed ora stiamo fuggendo senza alcun motivo verso la stazione della metro…

Che vita difficile.

L’edificio scolastico mi attira nella sua bocca dentata senza che io lo voglia, come al solito, e vi ci ritroviamo in breve tempo. Taro non mi ha dato nemmeno il tempo di precisare che non avevo alcun bisogno di un accompagnatore, ma anche dicendoglielo lui si sarebbe limitato a sorridermi e ad ignorare l’obbiezione. Camminiamo in silenzio, dato che lui sembra già essersi abituato al fatto che la mattina preferirei tagliarmi un braccio piuttosto che spiccicare parola, mentre cerco di ricordare a memoria qualche verso della poesia che stavo leggendo sulla metro… tentativo del tutto inutile. Decido di riprendere il libro e ricontrollare.

Praticamente, ora, la sua presenza serve soltanto ad evitare di farmi sbattere contro qualche lampione o passante… servizio anch’esso del tutto inutile.

-Taro, che stai facendo?- chiedo, con il libro posizionato esattamente davanti alla faccia.

-Io?-

-No guarda, mio Zio in carriola…- commento in italiano, che naturalmente lui non capisce. –… che hai tanto da guardarti attorno?-

-Prudenza-

-Prudenza?-

-Prudenza-

-Taro kun.. hai mai considerato di essere alto quanto due normali uomini nipponici di taglia media messi assieme?- gli faccio notare assennatamente, anche se so che questo argomento con lui non attecchisce mai.

-Quei due non mi sembrano due normali uomini nipponici di taglia media-

-Chi?- mi volto della direzione a cui sta guardando lui.

-Oh-oh-

Sì, decisamente questi due si sono accordati per rovinarmi la vita nella sua piena interezza, ogni santa mattina fino al mio trapasso. Ikki e Ikku, agitando la mano allo stesso ritmo, quasi da farmi sospettare che lo stiano facendo deliberatamente per farmi uscire fuori di testa, mi salutano da appoggiati quali sono ad un albero del viale, uno da un lato ed uno dall’altro con una gamba piegata e poggiata contro il tronco allo stesso modo, coi loro ghigni rispettivamente splendente e scintillante, e obliquo e profondamente malefico. Ma, purtroppo, entrambi dannatamente belli.

Il tempo che impieghiamo a raggiungerli, in realtà di pochi secondi, si dilata fino a farmi venire l’impressione che ci stiamo muovendo alla moviola.

Ikki guarda Taro, Taro guarda Ikki.

-Nii san- inizia Ikki, con ancora la linea della bocca tirata sulla fila di denti scintillanti e inquietanti. -Sì, Nii chan?-

Sento di star sudando freddo. Anche se non comprendo ancora l’utilità dello stare qui impalata sul marciapiede, davanti ad un albero, senza accennare a fare niente di sensato.

Ikki indica Taro.

-Chi è questo tizio?-

Se fossimo stati in un manga, probabilmente in questo momento mi ritroverei parecchi chilometri sotto terra… a sbattere la testa sull’entrata dell’inferno più profondo.

-COME CHI È?! E PER QUALE CAVOLO DI MOTIVO LO CHIEDI A LUI?- urlo.

-Tu sei il tizio che ho incontrato quella volta a Shibuya!- sbotta Taro.

Una vena comincia fortemente a pulsarmi, e stringo la prima cosa che mi ritrovo in mano, che non ho idea di cosa sia, con tutte le mie forze.

-Oh ha ragione, fratellino! Quella volta che abbiamo pedinato Vittoria san quando stava facendo compere! C’ha fatto compagnia- commenta Ikku, manco avesse scoperto l’acqua calda o un nuovo amichetto per giocare a nascondino.

… qualcosa proprio non va in questa conversazione…

-Oh sì! Quell’idiota che ho picchiato perché guardava troppo Vicchan-

-Oh, tranquillo, in realtà non mi avevi fatto niente- interviene, sempre molto anormalmente, Taro.

-Meno male, meno male- annuisce Ikku a braccia conserte, con profonda serietà.

Ora la vena mi batte così furiosamente che la scatola cranica mi rimbomba.

-Ma che meno male Nii san!-

-Scusate se v’interrompo…-

-Tu sei veramente troppo irascibile Nii chan! Dovresti cercare di controllarti-

-Scuuusateeeee!-

-Ma che controllare e controllare! È facendo in quel modo che poi ti soffiano le rag…-

-SCUSATEEEEE?!-

-Sì, Vittoria chan?- chiedono tutti e tre in coro.

-Non vorrei riportarvi alla memoria ricordi spiacevoli…- comincio, con quanta più calma m’è possibile per non esplodere -… ma vorrei precisare solo una piccola cosa-

-Dicci- annuiscono, sempre in coro.

-Beh, voi due, non so se vi ricordate ma..- mi rivolgo Ikki e Taro.

-… Ieri vi siete quasi picchiati-

Silenzio. Ikki guarda Taro. Taro guarda Ikki. Ikku risplende (il suo bagliore m’impedisce di valutare cosa stia facendo o guardando in realtà)

-Oh- si guardano.

-Oh, hai ragione Vicchan-

-Si mi ricordo, è proprio lui Vittoria san-

-CERTO CHE È  LUI!-

Ma che cosa sono… tutti matti?! E per quale arcano motivo quella che viene poi etichettata come disturbata sono sempre solo io, povera dolce pulzella che si limita a scontrarsi con qualche passante quando cammina solo e soltanto di solito fa di tutto tranne che guardare dove va? Dannato mondo maschilista di merda!

Nella foga del delirio psicopatico sbatto in faccia al primo dei tre che mi sta davanti quello che stavo stringendo nella mano per scaricare la rabbia, che sembra svolazzare e poi posarsi sulla testa d’Ikki senza fargli, purtroppo, poi molto male.

Svolazzare? Oh no. Oh no. Oh no.

-Cos’è questo, Vicchan?-

-Niente- cerco di sottrarglielo, ma è oramai troppo tardi.

-Un party cosplay?-

-No-

-Ma qui c’è scritto così-

-Non capisco assolutamente di cosa stai parlando-

-Non sa ancora da cosa vuole vestirsi-

Maledetto Taro!!! Un giorno mi vendicherò e morirai nel modo più atroce, orrendo, sanguinoso, truculento, truce, brutale, aberrante che sia mai stato ideato nell’infinità cosmica dalla genesi dei tempi… porca paletta!!!

-Ehm… io andrei a lezione-

-Ma manca ancora tanto tempo!-

-Già- concorda Taro… che della lezione non dovrebbe sapere assolutamente niente.

-Quindi… dicci da cosa ti vesti- Ikki ha riacquistato il suo solito modo di fare che indica il desiderio di raggiungere uno scopo ben preciso, e a cui non rinuncerà per niente al mondo, dovesse farsi tagliare un braccio, una gamba o gli attributi sessuali.

Ok, forse a quelli potrebbe tenerci un pochino di più.

Così decido di adottare l’unico metodo di fuga assolutamente infallibile che conosco.

-Oh guardate… un porcellino che s’arrampica su un albero!*-

In meno di qualche secondo, la mia figura si staglia già all’orizzonte, e quelli ancora lì come degli allocchi con le mascelle tendenti al terreno. Spetta e spera.

Anche un maialino può correre i cento metri… quando viene esasperato.

 

 

*Enka= Genere di musica melodrammatica popolare giapponese.

*Citazione da yattaman, precisamente "Anche un maialino sa arrampicarsi su un albero quando viene adulato! Oink!" XD

 

 

 

Ore 12.27

Bar/Caffetteria "Rainbow Flame"

 

-Non è possibile- esclama Vittoria, come da me precedentemente previsto, mentre la raggiungo con il trancio di pizza, le patatine con la maionese e la coca cola che ha ordinato. Non ci vuole molto per capire a cosa sia riferita questa sua affermazione, ed evito volontariamente di seguire il suo sguardo per vedere chi, o meglio, cosa l'abbia spinta ad assumere quell'espressione disgustata quasi simile alla mia.

-Te l'avevo detto che sarebbe stato traumatico- annuncio, ghignando indispettita visto che se non fossi la vittima della situazione non mi farei di certo nessuno scrupolo a sbellicarmici sopra.

Ebbene sì, la mia simpaticissima collega di lavoro, che altri non potrebbe essere che quella sottospecie di piattola a forma di Orihime, non ha ancora deciso di smetterla con il suo spettacolino obbrobrioso che implica me e lei amiche forever. E dal modo ingegnoso con cui riesce a mandare avanti questa storia posso dedurne che non abbia la minima voglia di smettere molto presto.

Da manicomio..

Tra l'altro, appena la Sis ha messo piede nel locale non ha fatto altro che tempestarla di domande, con insistente apprensione, fingendosi totalmente interessata sui fatti che mi e le riguardano, nonostante la realtà si possa facilmente definire di tutt'altra natura.

Qualcuno ce la rinchiuda per favore.. o lo faccio io e non vi dico dove

-Oh mio Dio- sento sibilare dalla Sis, indignata dal modo in cui la suddetta sanguisuga la stia salutando dall'altra parte della caffetteria, mentre le passo affianco con le ordinazioni del tavolo davanti al suo, e non riesco a reprimere un gemito disgustato, simile fra l'altro al suo.

-La tua amica non mi sembra essere molto entusiasta di essere qui- sbotta Eikichi, risvegliandomi dai miei pensieri, mentre svuoto il tavolo vicino al bancone appena liberatosi.

Invece d'interessarti a lei, perché invece non ti fai due conti e capisci finalmente la situazione, non ti scopi quella demente così siamo tutti felici, soprattutto io visto che ciò implicherebbe la fine di questa situazione al limite dell'assurdo??

-E non è l'unica- mi limito a sibilargli, anche se non so proprio cosa mi abbia trattenuto dal ringhiargli dietro tutto ciò che davvero sto pensando.

-Come hai detto che si chiama?-

Ma che cazzo ti frega a te di come si chiama?! Dalle facce che sta facendo posso assicurarti che non tornerà tanto presto.. sempre se tornerà, ovviamente.

-Se proprio t'interessa chiediglielo tu!- mormoro in risposta, ma non faccio neppure in tempo a finire la frase che mi ritrovo la faccia orrendamente e pesantemente truccata di Orihime a due centimetri dal volto, e senza neanche avere l'intenzione di trattenermi, un gemito disgustato mi sfugge di bocca.

-Alfano san, hai deciso di anticipare la pausa? Ti senti stanca? Hai bisogno di riposarti?- dice respirandomi in pieno viso, e guardandomi con degli occhi che evidenziano in modo molto esplicito cosa ne pensino a riguardo.

Se quell'imbecille non si accorge subito della situazione giuro che uno di sti giorni lo eviro, lo giuro!!

-Stammi lontana, Himitsu. E comunque non vedi che sono occupata?!- la riprendo, in quanto sono impegnata a far splendere questo tavolo, e quindi non sono con le mani in mano. Che poi lo stia lucidando da un quarto d'ora e passa sono solo insignificanti dettagli.. totalmente insignificanti, sì.

-Perdonami, volevo solo assicurarmi che stessi bene- mi sorride con un'aria fintamente triste, probabilmente per potersi mostrare al meglio davanti a Eikichi che, va che roba!, ci sta guardando. Che fatto insolito, solitamente lui si fa sempre gli affari suoi.

Pagherei perché fosse davvero così.. e pagherei anche per potermi sfogare una volta per tutte su questa sottospecie di zecca ambulante..

-Sì come no- sibilo, decidendo poi di allontanarmi prima che le mie mani trovino pace attorno al suo collo, e gridino commozione stringendoglielo fino a farle scoppiare i polmoni e farla afflosciare a terra. Senza vita. Immobile.

Dhaaa

Dovrei smetterla di sognare a occhi aperti, anche se sono sicura che questa cosa non rimarrà solo astratta. Questo mio sogno non rimarrà un'illusione.

Prima o poi Orihime Himitsu perirà, oh sì che lo farà.

E lo farà per mano mia, MUAHAHAHAHAHAH!!

Quasi provo compassione per queste due ragazze a cui ho appena chiesto le ordinazioni, visto che vedendo il ghigno sadico e perfido, lo sguardo da pazza omicida, e l'espressione che supera il limite della follia che non sono riuscita a trattenere si sono prese per mano tremanti di paura e sgomento. Quando mi allontano le sento distrattamente singhiozzare e sospirare sollevate che me ne sia andata, e devo davvero farmi forza per trattenermi dal ridere, pienamente soddisfatta di me stessa.

Pensavo di aver perduto un po’ della mia verve, e invece mi ritrovo a costatare, molto deliziata, che, dopo tutto questo tempo, mi basta poco per traumatizzare qualcuno.

-Io mi chiedo come fai a sopportarla- esordisce Vittoria, appoggiata di spalle al muro alla mia destra, col capo abbassato e lo sguardo concentrato a incenerire il cane che le si è appena fermato di fronte ad annusarle le scarpe.

Per la pausa ho deciso, per la sua e la mia somma gioia, di uscire a prendere un po’ d'aria, di comune accordo sul fatto di volerci allontanare e mettere più distanza possibile, nei limiti purtroppo, da quella faccia da culo di Orihime.

-Sinceramente me lo chiedo anch'io- sospiro, chiedendo mentalmente al mio cervello la reale risposta alla corrente domanda, ma purtroppo, a quanto sembra, neppure lui ne è a conoscenza, quindi risulta come noi impossibilitato a risolvere il mistero.

-Cazzo, mi ha bloccato la digestione- aggiunge con tono quasi sofferente, e tanto per confermare le sue parole si tasta lo stomaco con una smorfia sul viso.

-A me non solo quella-

-Sappi che non t'invidio neanche un po’.. avrò pure io le mie sanguisughe da tenere sotto controllo, ma questa qui sarebbe da rinchiudere alla neuro, buttare la chiave e farla saltare in aria con tutto l'edificio!-

-.. saltare in aria… dhaa…- m'incanto a guardare le nuvole che continuano a coprire il sole con mio grande piacere, e inizio a sbavare immaginando Orihime rinchiusa in una cella buia, senza trucco né smalto o altro, con il viso sciupato dalla fame, il corpo coperto da lividi, tagli, colpi di frusta.. che inizia a bruciare e urlare…

Dhaaaaa

-Forse invece ho capito come fai a sopportare la situazione-

Dhaaaaa

-.. avrei dovuto pensarci prima, in effetti-

Dhaaaaa

-.. conoscendoti poi non era così difficile da capire-

Dhaaaaa

-.. Sis?-

Dhaaaaa

-Sis??-

Dhaaaaa…

-ELETTRA!!- mi grida direttamente nell'orecchio, sfondandomi un timpano e facendomi fare un salto da fenomeno da circo, per poi strattonarmi un braccio e fissarmi con un certo disappunto.

Forse ha notato come non l'ascoltavo di striscio..

-Sì?- chiedo con un tono e un'espressione fintamente innocenti, anche se dubito riuscirei mai a farmi comparire un'aureola sulla testa.. hugh, mi viene l'orticaria solo a pensarci.

-Lasciamo perdere- scuote il capo rassegnata, con un filo di comprensione nello sguardo visto che pianificare la morte altrui di certo incanterebbe anche lei.

-Ehm.. stavi dicendo qualcosa?-

-Avevo preso a conversare con il signor tombino. Parlavamo di politica, sai, le solite cose-

-Ah ah ah. Simpatica-

 

Ore 14.45

Negozio di alimentari "Kichigai discount"

 

E quello chi cacchio sarebbe?

Il mio omino del cervello oggi sembra estremamente in sintonia con me, e ho la strana sensazione che continuerà ad esserlo per il resto della giornata.

Un quarto d'ora fa avremmo dovuto iniziare a lavorare, anche se il capo non è così duro sugli orari, anzi, a volte è lui a dirci che prendersela comoda è un nostro diritto.

Valli a capire sti messicani..

Oggi, comunque, sembra esserci una ragione precisa per questo nostro ritardo.

Osservo distrattamente il ragazzo che scortato dalla Matsu.. ehm.. Matsutama? cavolo me l'ero scritto pure sulla mano ma prima me le sono lavate e adesso non ci si legge un fico secco!! Comunque dicevo, il ragazzo scortato dalla socia del capo, con la quale ci raggiunge e che a quanto pare sembra avere del prosciutto spalmato sugli occhi.

Non è possibile che KK non gli faccia minimamente impressione, andiamo, è vestito da mucca! Cioè non che disdegni il cosplay, anzi, ma è una muccaaaaa! Cioè non che disdegni le mucche però… al diavolo le vacche! Possibile che i nostri vestiti e le nostre facce non sembrano minimamente toccarlo?!

-Ragazzi vi devo presentare qualcuno- esordisce la Ma.. cioè la socia del capo, con un grande sorrisone simile quasi a quello che ci mostra il tipo in questione. -Lui è Akio Arai e da oggi sarà vostro collega, quindi mi raccomando trattamelo bene, ok?- ci strizza l'occhio, quasi come da monito, mentre il sorriso sul volto del ragazzo si allarga ancora di più.

Già non lo sopporto.. perché chiunque mi circondi o mi vuole morta o mi rincoglionisce con sorrisi a duecento denti come quelli che fanno gli spot dei dentifrici??

A quella rivelazione, comunque, si sono tutti avvicinati per fargli le congratulazioni e io rimango bloccata dove sono visto che se tornassi agli scaffali evidenzierei quanto poco sia interessata alla faccenda. Non che mi dispiaccia, sia chiaro, però vorrei evitare di essere licenziata l'ennesima volta per incomprensione fra colleghi, visto e considerato che i soldi mi servono e se non me li procuro io di certo non me li regala il vicino di casa.

Fortunatamente i saluti e le presentazioni sono durati neanche cinque minuti, e ovviamente la prima a essere tornata al suo posto sono stata io.

-Alfano san?- sento chiedere alla mia sinistra, e spostando distrattamente lo sguardo noto il nuovo arrivato, che inclina il capo mentre ciocche di capelli biondo miele gli coprono la visuale, costringendolo a spostarseli per potermi guardare senza ostacoli.

-Hn?-

-Da oggi sarò l'addetto agli scaffali, proprio come te, quindi conto sul tuo aiuto ok?- mi chiede con il sorriso che gli va da un orecchio all'altro, e gli occhi castani che mi fissano in maniera che personalmente ritengo sospetta.

-Come vuoi- mi sforzo di rispondere in quanto ho a malapena ascoltato ciò che mi ha detto, intenta a non schiacciarmi le dita con i cartoni del latte.

-Elettra Alfano.. di dove sei?- sento chiedere dopo qualche minuto, neanche cinque, di silenzio e non riesco a non trattenermi dal roteare gli occhi visto che, a quanto pare, gli amanti della tranquillità sono rari qui in Giappone.

-Italia-

-Sei italiana?! Ma dai, e che ci fai in un posto tanto lontano quanto il Giappone?- sbotta meravigliato, mentre stringo i denti sentendo l'irritazione salire.

È mai possibile che abbiano tutti la voglia di farsi i cazzi altrui, e in particolar modo i miei??

-In questo momento lavoro, cosa che dovresti approprinquarti a fare pure tu, che dici?- mi volto a guardarlo con un ghigno sadico, mentre lui aggrotta le sopracciglia con aria mortificata.

-Scusa, non volevo insinuare nulla, solo che è veramente incredibile che ti sia fatta un viaggio tanto lungo.-

-Già.- dico con tono asciutto, sperando che capisca che con questo monosillabo abbia voluto mettere fine alla conversazione.

-Ma sei venuta da sola o con qualcuno? Ci sono anche i tuoi familiari per caso?-

Rettifico: no, non ha proprio recepito il messaggio.

-Il dovere mi chiama- annuncio, indicando col capo il carrello rimasto carico solo di sakè, che fortunatamente si trova dall'altra parte del discount, e quindi molto lontano da lui e dalle sue stupidi e inutili domande.

Mi fermo davanti lo scaffale apposito e mi esibisco in un sospiro di sollievo, visto che finalmente potrò continuare a lavorare senza scassapalle intorno.

-Alfano san, che piacere rivederti anche oggi in splendida forma!-

E che cazzo, anche la vecchia maniaca no!

 

 

Ore 19 e 13

Imprecisato appartamento del quartiere Ikebukuro

 

-Tu… che diavolo stai facendo?!-

Sento una voce che riconosco essere quella della Sis elevarsi dal marasma della musica troppo alta, e mi fermo voltandomi a guardarla. Mezzo onigiri sbuca dalla mia bocca sporca di chicchi di riso, il sedere storto rispetto al resto del corpo e rivolto alla porta di casa aperta, una gamba stesa all’indietro in una specie di copia di un passo di danza classica. Non è certo la prima volta che mi trova in giro per casa impegnata in sessioni di ballo folle e scoordinato, ma devo proprio ammettere che con questa volta mi sono superata.

-Bentornata- la saluto, senza riacquistare una postura umana, con ancora il palato occupato.

-Non avevo idea che volessi andare a La Scala, Sis-

-Ah ah, veramente molto divertente- posa la giacca sull’appendiabiti dell’ingresso, mentre ancora il computer canta a tutto volume con la stupenda voce del mio Hyde*, ignorando la vista inumana appena avuta, e dirigendosi in cucina.

-Qualunque fosse il motivo per il quale ti stavi distruggendo una gamba a quel modo, preferisco non venirlo a sapere- invece DEVI venirlo a sapere, penso, ma ormai la mia voce non riesce più a raggiungerla fin là, in mezzo a tutto il rumore che c’è, e decido di rimandare le spiegazioni a più tardi, poiché ho il vago sospetto che lei mi debba parlare di qualcosa.

Rientra in sala da pranzo poco dopo, con due confezioni di ramen in mano da cui fuoriescono vapori bianchi e fluttuanti, che appoggia poi sul tavolino basso. Spengo la musica mentre lei ha cominciato già a mangiare, e mi siedo davanti a lei.

-Come mai oggi te ne sei andata dal Rainbow senza avvertire?- chiede masticando con gli occhi chiusi, ma intuendo che sono proprio davanti a lei.

-Non mi sembrava esattamente un posto accogliente-

-Puoi giurarci, puoi giurarci-

-O meglio…- ingoio uno spaghetto con un lungo rumore di risucchio -… mi sembravi troppo impegnata a reprimerti dall’uccidere per avvertirti che me ne dovevo andare a lavoro-

-Già già-

-In realtà eri troppo impegnata per qualunque altra cosa-

-Già già…- assente con un movimento della testa che le fa ciondolare i capelli in modo buffo -… com’è andata poi a lavoro?-

-Non so come ti possa interessare, ma niente di che-

-Oh-

-Quei due stavano per darsele di santa ragione, e manco se lo ricordano-

-Sì sì, mi pare di ricordarmi qualcosa a riguardo- ho i miei dubbi, anche perché pur avendoglielo raccontato ho il vago sospetto che le informazioni le siano già scivolate via dalla mente da un bel po’ di tempo, rendendo i miei sforzi inutili. La mia vita si sta trasformando in una specie di soap opera di basso livello, e sembra che io non possa fare niente per evitarlo oltre disseminare trappole negli uffici dell’agenzia per uccidere Taro, in cui lui puntualmente inciampa senza farsi un bel niente. Le vostre maestà Gemelli Super fighi mi sembrano troppo inarrivabili per un tentativo di omicidio. La povera ragazza occidentale mentalmente disturbata sarebbe sicuramente la prima indiziata… uff.

-Tu? Qualche novità?-

-Niente di che, hanno assunto un altro tizio al discount che non sembra avere altra occupazione oltre quella di rompermi le scatole fin quando la lingua non gli si fosse seccata, cosa che non accade mai nonostante le mie suppliche mentali-

-Oh- commento, constatando con malinconia che le bacchette non riescono più ad afferrare niente di commestibile oltre brodo su brodo. La Sis mi porge un'altra confezione che accetto con gioia.

-Ma scusa… ma quei tre non s’erano pure incontrati quella volta che ci pedinavano a Shibuya?- chiede, tornando all’argomento precedente senza avvertire.

-Non se lo ricordavano-

-Che idioti-

-Già- anche se a dirlo è la persona più smemorata di questo pianeta. Ma lasciamo stare.

-Oh, mi sono scordata di dirti una cosa oggi alla caffetteria- sbotto improvvisamente, e tirando fuori il volantino dalla tasca dei jeans glielo porgo senza troppe cerimonie. Ci mette un po’ per afferrarlo e per avere il campo visivo libero per leggerlo, ma poi se lo mette davanti alla faccia, scorrendolo man mano con maggiore interesse.

-Oh, ho capito-

-Già..- annuisco -… La Scala non c’entrava niente-

-Nonché avessi mai avuto dubbi a riguardo…- poi gli occhi le cadono sull’ultima parte del foglio -… oh fottuto dio-

-Cosa?- le chiedo, bevendo un lungo sorso di coca cola.

-Con... concorso…-

-Sì, mi pare che Kuma san ci stesse leggendo qualcosa del genere…- dico, sarcastica, evitando di farle notare che era di quello che stavamo parlando in quel momento, ma considero di esserci già abituata al fatto di non essere minimamente ascoltata quando parlo… o perlomeno accenno implicitamente a qualcosa.

-Ma non ci pensare neanche, figurati se mi metto a ballare, cantare o fare qualunque altra cosa del genere in pubblico! Se ogni tanto mi metto a ballare un po’ dentro casa non è detto che io voglia fare il fenomeno da baraccone…-

-SISSSS!-

-Che cosa ti urli?!

-Tite Kubo…- sembra stia per cessare di respirare -… si vince un incontro con Tite Kubo- silenzio. Ok, forse ho soltanto sentito male… o magari dovrei solo tentare di leggere i volantini fino in fondo quando me li danno.

-Qu… quel Tite Kubo?-

-Sì-

-Proprio… lui?-

-Autore di Bleach, sì-

-Oh porca paletta-

-Già-

Il silenzio aleggia su di noi, mentre finalmente ci guardiamo negli occhi dall’inizio della nostra conversazione, senza bere, mangiare, e ascoltando quello che ci diciamo veramente senza voli pindarici mentali. Ovvero, assolutamente niente.

I nostri neuroni si stancano fin troppo velocemente di lavorare, e arriviamo subito ad una conclusione definitiva. Non serve nemmeno annunciarla a parole.

Annuiamo simultaneamente, mentre io mi precipito al pc sulla cartella della musica scaricata e lei al ripiano dei cd.

-Che ne dici di Gackt*?-

-Lo ascolti solo tu-

-The Rasmus?-

-Troppo depressivi-

-Lady Sovereign?-

-Ci posso fare un pensierino…-

-Linkin park?-

-Ecco, su quelli possiamo anche ragionarci un attimo-

Nella nostra mente, ora, c’è solo un obiettivo.

 

 

*Hyde= cantante della Band giapponese “L’Arc en ciel”

*Bleach= shounen manga (manga per ragazzi) piuttosto famoso

 

 

 

 

 

Brucy: ecco che ritornano le donne diplomate! XD

Lady Ko’: *Lady balla in maniera disarticolata per festeggiare il suo trionfante 100* lalalalalalalalalalalalalalalalalalala trullallallallallallaaaaaaaa ohoh, salve popolo!

Brucy: *Brucy si rannicchia in un angolo a fare cerchietti con un nuvolone sulla testa visto il pessimo voto che avrà preso*

Lady Ko’: SuSu, avrai un voto dignitoso anche tu *patpat* smettila di fare la paranoica

Rompi cavolo e parliamo di qualcosa di serio come… oh guys domani esce Harry potter U-U

Brucy: *si raddrizza ma il nuvolone rimane sul capoccione* oh shit è vero! Devo prenotare!! *_*

Lady Ko’: Io ci vado e basta e se non mi danno il biglietto li meno a sangue, che problema c’è? U-U

Brucy: il problema è che questa settimana mi scordo il cinema, quindi meglio prenotare.. in ogni caso non vedo niente di strano nel menare a sangue qualcuno U.U

Lady Ko’: Nessuno nessuno xD e se mi gira li meno anche se me lo danno U-U rispondi ai commenti va *dorme sugli allori*

Brucy: io non lo farei visto che potrebbero farti arrestare, e non è il caso perdersi il film per una sciocchezza simile U.U e adesso commenti!

 

 

 

Elly Chan: visto che finalmente è arrivato luglio? XD decisamente il tuo sghignazzare ci basta e avanza, non potevamo ottenere di meglio con tua nonna attorno U-U in ogni caso sì, è ingiusto non essere liberi di comprarsi l'alcol desiderato solo perché qualcuno potrebbe, erroneamente, pensare ai giovani come degli alcolizzati.. non sia mai U.U in ogni caso anche noi adesso siamo belle che rilassate, la scuola ormai è un lontano ricordo anche se rimarrà pur sempre un'esperienza alquanto orrida U.U mi raccomando leggi e commenta al più presto né! XD

  
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