Prompt per l’Arcana Challange indetto da PhanItalia.
IL MATTO: Ribellione / Verità /
Viaggio.
Sotto un’onda di calda coperta Ren affonda, scaldato da qualcosa di più caldo
del tessuto lanoso.
Occhi chiusi, labbra serrate – piegate in un sorriso – mentre
sprofonda nell’intimità di carezze da brivido, di cui non libera un gemito solo
per dispetto.
“Sei insopportabile” un sussurro irritato gli stimola il riso ed abbraccia
il corpo caldo su di lui.
Un alluce gli solletica la pianta del piede, un ginocchio preme contro il suo
inguine, un ventre piatto tocca il suo; respirano, si cercano, poi – mentre
gode del calore pelle contro pelle – il corpo sopra di lui si mette comodo
stimolandolo (in)volontariamente. Una carezza sul petto lo fa gemere, i denti
intorno a un capezzolo liberano suoni più decisi. Una risata stavolta gli tocca
il petto e lo scalda. La coperta è sopra le loro teste; sepolto sotto morbide
sensazioni, potrebbe riposare in eterno, ma se proprio deve scegliere come
perdere il respiro, vuole sia con un bacio.
Cercare le labbra che più desidera diventa arduo al buio, ma poi si scontrano –
prima i nasi, poi i menti – ed una risata sopra la sua bocca indica la via. Non
si tratta di buon sapore, la voracità è nel sentire la sua carne, sentirne il
fiato che si mescola al suo, mentre gemiti soffocano dolcemente nelle loro gole
e tutto è perfetto in questa lotta senza vincitori.
Poi un suono terreno, una melodia alla moda, spezza l’incantesimo.
Goro Akechi lo sovrasta con i suoi occhi cremisi allarmati come quelli di un
coniglio che ha sentito uno sparo. Ed è solo il telefono.
“Devo rispondere” dice con una nota d’allarme Goro protraendosi verso la sedia
dove ha abbandonato abiti ed accessori, incluso il suo Xperia.
Ren lo guarda e capisce che non ha voglia di rispondere, tanto quanto Ren non
ha desiderio che quella linea temporale calzi perfettamente con parte dei piani
di Shido.
A prescindere di come andrà, il pentimento di Masayoshi Shido non potrà mai
eguagliarsi a quello di Ren, segnato da un dolore così grande che gli ha
concesso di manipolare il tempo, tornare indietro, con un unico desiderio. Peccato
che Goro Akechi non abbia stimolato un solo desiderio.
“Non farlo” e non lo trattiene solo con le parole, gli afferra il braccio
rimanendo steso, offrendo tutto ciò che è purché il detective non porti la sua
diligenza verso il peggiore dei doveri. “Per stanotte facciamo solo gli
adolescenti irresponsabili”.
“Non siamo già stati abbastanza irresponsabili?” domanda Goro con fare
accusatorio, incapace di perdonare la spontaneità del loro momento davanti
all’assenza di preservativi. Fanculo il romanticismo con Goro Akechi: per lui
c’era uno schema da parte di Ren e doveva esser preparato all’evenienza. Tutto
sarebbe saltato infatti, se non fosse che Ren sapeva essere sexy in molti modi,
riuscendo ad annebbiare l’autocontrollo dell’altro.
“Tecnicamente no: non hai preso ancora la strada per la vera irresponsabilità”.
Il telefono suona e suona, Goro è all’impasse, sovrastato dai suoi desideri,
dalle sue due nature.
Si chiede se Amamiya in fondo non sappia che… no, non può sapere chi lo cerca e
perché lo cerca.
Sta per fare quello che è il suo dovere, quando con uno scatto di reni l’altro
diventa il kohai dei sogni: sguardo lucido, implorante, si struscia contro il
suo corpo e porta il braccio che teneva afferrato dietro la sua schiena,
scivolando in basso, finché Goro non sente le proprie dita tra i glutei di
Amamiya. È un a maschera che gli calza molto bene, che fa sentire a Goro la
gola secca, meno neuroni e più endorfine.
“Fai l’adolescente Akechi-san” gli soffia sulle labbra “non te lo chiedo per
me, ma per te stesso”.
Per se stesso… Goro, quanto Ren, sanno da quanto tempo non fa qualcosa per se
stesso. Robin Hood dovrebbe protestare.
“Mi meriti” conclude con un sorriso impudente che Ren spera irriti abbastanza
la sua nemesi.
Quelle parole diventano la stoccata che
fa centro in modo inaspettato, facendo cadere le maschere di Goro Akechi. Ren
deve aver detto qualcosa di davvero terrificante, bello e doloroso per farsi
guardare come qualcosa che vale più dello stesso egoismo di Goro.
“Non credo Amamiya”.
Tum-tum non è il telefono, ma il caos che regna nel petto del leader dei
Phantom Thieves, arrestato da uno sguardo inedito, che vorrebbe vedere sempre.
“Non credo, ma forse ho bisogno di crederci” conclude con un mezzo sorriso,
autentico come non ama essere.
I ruoli si invertono. Sotto un’onda di calda coperta Goro affonda, scaldato da
qualcosa di più caldo del tessuto lanoso: “credici, credimi Goro Akechi, per
favore”.
Occhi sbarrati, labbra schiuse, sprofonda nell’intimità di baci da brivido e
libera un gemito senza possibilità di ribellione.
“Sei insopportabile” sbuffa arreso Goro Akechi, dimentico di un telefono che
non squilla più.
L'ho scritta in meno di un'ora senza pensare, senza un'idea che non
fosse seguire l'istinto in un momento fluff tra Ren e Goro. Non mi
piace neanche il fluff, ma proprio per questo è bello sfidarsi e
rendere di proprio gusto quello che non digeriamo per come è
creato di solito, no?
Il titolo l'ho preso da quello che è il sottotitolo italiano di quel bel anime che è Shōjo kakumei Utena. Per il vestiario, sicuramente, Goro è in sintonia con la serie; dovevo prima o poi legarli insieme per qualcosa.
Spero vi sia piaciuto il lavoro e non esitate a lasciarmi i vostri pensieri, ve ne sarei grata.