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Autore: Zoe__    10/11/2018    0 recensioni
Al primo incrocio, continua verso destra e vai dritta, sempre. Non girarti, mai. Non parlare con nessuno, per nessun motivo. Se ti fermano, mostra il pass. Se non ti fermano, tienilo sempre al collo perché altrimenti non ti riconosceranno. La porta é nera, l’unica nera, la riconoscerai.
Harry e Kate, di Running from the Bullets (qui sul mio profilo!)
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I suoi occhi correvano su ogni cosa attorno a lei, incrociando lo sguardo di altri che invece sembravano guardare tutto, tranne lei, che li osservava silenziosamente.
Passò una mano sul pass che teneva fra le mani e decise di indossarlo. Lo fece passare oltre il cappuccio, lasciato a coprirle i capelli che non aveva avuto voglia di sistemare prima di uscire, quella sera. Sospirò, con tutti quegli sconosciuti attorno le sembrava di soffocare e continuare a passare le mani sui jeans non le era sembrata l’idea migliore. Inoltre, continuando ad osservare la fede che le stringeva l’anulare sinistro, si sentiva più stretta anche lei, ma ogni cosa le impediva di scappare. 
Strinse ancora una volta il manico della borsa nella mano destra, nervosamente, e sollevò il volto verso l’addetto alla sicurezza che aspettava impazientemente che lei la aprisse. Lo fece senza che le fosse detto nulla, silenziosamente si capirono. Lui la lasciò passare senza problemi e chiese ad uno dei suoi colleghi di guidarla dopo aver visto il pass che teneva al collo. L’attenzione delle persone che la circondavano fu, in quell’istante, tutta su di lei, che a testa bassa si diresse verso il backstage.
“Chi é?” Chiese una ragazza, quando l’addetto alla sicurezza controllava, frugandovi, nel suo zaino. 
“Una giornalista.” disse, alzando gli occhi verso di lei e facendole segno di prendere l’entrata opposta, alla sua sinistra. 
Ascoltò quella conversazione distrattamente, arrossendo dalla vergogna quando, ancora una volta, attirò l’attenzione dei presenti. Attraversò il corridoio camminando svelta, raggiunse un incrocio. Deglutì, socchiuse gli occhi e prese il post-it che aveva trovato dietro al pass, nella cassetta della posta, quella mattina. 

Al primo incrocio, continua verso destra e vai dritta, sempre. Non girarti, mai. Non parlare con nessuno, per nessun motivo. Se ti fermano, mostra il pass. Se non ti fermano, tienilo sempre al collo perché altrimenti non ti riconosceranno. La porta é nera, l’unica nera, la riconoscerai. 
x


Ripetè quelle poche parole nella sua mente e proseguì, ancora col cappuccio calato sul capo, non più chino perché in quel piccolo spazio le persone sembravano essere sparite, per un momento. Quando vide diversi membri dello staff camminarle accanto, correre verso quella che aveva tutta l’aria di essere la sua stessa destinazione, non si fermò. Continuò a camminare per secondi che le sembrarono attimi inafferrabili e senza rendersene conto raggiunse la porta, l’unica porta nera su quel piano, in quel corridoio. Le persone lì attorno la scrutarono silenziosamente e si voltarono, parlando fra di loro quando riattraversarono il corridoio per tornare indietro. Prese un sospiro, socchiuse gli occhi, bussò. Il suo sguardo tornò momentaneamente sulla punta delle sue scarpe, deglutì e strinse gli occhi al rumore di passi che si avvicinavano. Sospirò ancora, poi sollevò gli occhi verso la superficie davanti a lei, che si aprì.
“Kate.”
“Harry.” Soffiò. 
Kate sbatté le palpebre più volte, poi guardò la figura davanti a lei con la bocca appena socchiusa. Harry la guardava con un sorriso appena accennato sulle labbra, gli occhi fissi sul suo volto. Teneva il peso sulla gamba destra, la sinistra incrociata dietro a quella ed una mano sulla porta, a tenerla aperta. Non indossava nulla a coprirgli il petto, né un paio di scarpe, tantomeno delle calze. Aveva addosso dei ridicoli pantaloni neri con una striscia laterale dorata, fastidiosamente dorata. Una fortuna, aveva sicuramente pagato quello che Kate avrebbe guadagnato in due mesi, per quei pantaloni del tutto orribili.
“Non ti piacciono, non é così?” Kate alzò lo sguardo dal tessuto scuro e guardo Harry a disagio, non sapendo come rispondere. Odiava focalizzarsi su stronzate come quella, odiava focalizzarsi e basta. Odiava focalizzarsi su cose come quella e su persone come Harry, semplicemente su Harry e basta. 
“In realtà-” 
Welcome to the final show, I hope you’re wearing your best clothes, Kate.” Chinò il capo verso destra e fece un passo indietro. “Vieni dentro.”
La ragazza si guardò attorno e, senza dire altro, mosse qualche passo nel camerino e quasi sobbalzò quando la porta si chiuse alle sue spalle. I suoi occhi vagarono disattenti su quello che c’era attorno e vennero attirati da una quantità innumerevole di paillettes, strass e brillantini. Infine si posarono su un manichino, accanto allo specchio. Aveva su una camicia trasparente ed una giacca nera, decorata di diamanti dorati ed argentati, quasi fastidiosi quanto i pantaloni che Harry indossava e di cui il manichino era privo. 
“Indossi quello, stasera?” Lo seguì con lo sguardo, finché non si sedette sul divano. Lo osservò a lungo dall’alto, prima che rispondesse invitandola a sedersi accanto a lui. 
“Già.”
“Non ti stanchi mai di essere così… extra?” Domandò, sedendosi accanto a lui. Lasciò la borsa a terra e tolse il cappuccio, volgendosi finalmente verso di lui.
“Extra?” Parlò corrucciato, passando il pollice sul labbro inferiore.
“Esagerato.”
“Non è proprio come mi piace essere definito.” Si guardò attorno, osservò tutto quello che lo circondava. “Stravagante, piuttosto. Dovresti saperlo.” Era tutta lì, la sua personalità. Usciva fuori come da un cappello magico.
“Lo so” indicò il pass, Harry rise appena “perché?” Allargò le braccia e si alzò in piedi. 
“Cosa c’è di male?” Aveva ancora un sorriso sornione sulle labbra, quasi beffardo.
“Harry!” Lo riprese, indicando se stessa.
“Ho invitato una mia amica ad un mio concerto, cosa c’è di male?” Si stese allora sul divano, poggiando la schiena al bracciolo sorridendole ancora, mostrandosi in tutta la sua leggerezza. Chiunque, qualsiasi terzo spettatore li avrebbe visti e capito che stavano esattamente su due piani opposti. Che Kate era in piedi per tenere il pugno della situazione, ed Harry era sdraiato e sorrideva per alleggerirla. Chiunque avrebbe detto che Kate vedeva davanti a sé  un’informe massa grigia davanti a lei, in cui il nome di Harry si confondeva con quello inciso all’interno dell’anello che indossava alla mano sinistra e stava in piedi perché voleva forse uscire, rimanendo intrappolata in Harry.
“Forse una falla nel dire che siamo amici?” Chiuse gli occhi in due fessure, guardandolo.
“O forse una falla nell’accettarlo?” Si sollevò a sedere, stette in silenzio vedendola stringere le   braccia incrociate al petto. Si alzò e si avvicinò al suo volto, parlandole quasi sulle labbra. “Avevo voglia di vederti, Kate.” Lei sbatté le palpebre, ma gli occhi di lui rimasero fissi sulla sua figura.
“Sono sposata, Harry.” mormorò, cercando con gli occhi qualcosa che potesse portarla via da quelli ipnotici e verdi che la scrutavano senza pudore.
“Volevo appunto accertarmi delle tue condizioni…” sussurrò, accarezzandole un fianco.
“Idiota.” rispose, tornando a guardarlo.
“Non fraintendermi, ti trovo peggio da come ti ho lasciata l’ultima volta.” La sua mano le sollevò lievemente la felpa e nel farlo Harry sorrise.
“Nessuno ha chiesto la tua-” si interruppe quando, sempre con la stessa naturalezza, si avvicinò al suo collo scoperto e vi lasciò dei baci su. 
“Ma almeno sei vestita.” Alzò il volto sul suo e le sorrise, fossette apparirono ai lati della sua bocca e Kate fu costretta a mordersi le labbra pur di non fare lo stesso. 
Qualcuno bussò alla porta, Harry la guardò ed invitò chi fosse al di fuori della porta ad entrare. Parlò con una voce forse troppo alta e Kate roteò gli occhi a quell’ingiustificato entusiasmo. 
Si scansò velocemente dalla sua presa, sistemò i capelli oltre le orecchie e vide la porta aprirsi. Entrarono un paio di ragazzi, gli consegnarono delle carte ed una bustina che sembrava contenere del cibo. Guardò come tutto avveniva velocemente davanti ai suoi occhi, Harry parlava con disinvoltura con quelli che per lei erano degli sconosciuti, ma che molto probabilmente lo avevano accompagnato per tutta la durata del tour, fino alla fine, fino a quell’ultima data, fino a Los Angeles. E Los Angeles era la loro città, non tanto perché fossero due angeli, a dire la verità di angelico in entrambi vi era ben poco. Era la loro città semplicemente perché li aveva visti costruire, sin dall’inizio, quello che non era esattamente un rapporto definibile in quanto tale, ma era qualcosa che andava oltre e difficilmente poteva essere limitato. 
Non appena la porta si chiuse e furono nuovamente solo loro due, Harry guardò Kate per diversi attimi, rimanendo in silenzio anche quando lo sguardo di lei finì nel suo. Per la prima volta Kate non fuggì, ma continuò ad interrogarsi sulla materia grigia di cui capiva ben poco, avendo davanti la più chiara risposta ad ogni interrogativo, anche il minimo ed insignificante interrogativo. 
“Tieni, questo è per te.” avvicinatosi a lei, Harry le porse quella bustina contenente cibo. Quando Kate si allungò per prenderla, l’avvicinò a sé ed in poco fu vicino alle sue labbra, alla distanza di un respiro. Si chinò sul suo voltò, fece sfiorare i loro nasi. 
“H-Harry” Eve socchiuse gli occhi, stringendo le sue dita attorno al suo braccio sinistro. 
“Kate…” mormorò. Si avvicinò ancora alla sua bocca ed Eveline non riuscì tuttavia a tirarsi indietro. 
“Avresti dovuto seguirmi in tour” sussurrò “avresti potuto semplicemente seguirmi.” E nel parlare, le sue labbra sfiorarono quelle di lei, ma subito dopo entrambi si allontanarono. Fu come se qualcosa fosse improvvisamente piombato fra di loro, Harry si scansò ed abbassò gli occhi per la prima volta quella sera. Kate, invece, lo guardò e gli occhi le si inumidirono dopo diversi attimi. Aveva sperato che quel bacio potesse far chiarezza, sapeva che quel bacio poteva essere la soluzione giusta alla sua confusione. Che nonostante per lei nulla fosse chiaro, per Harry lo era e quello sarebbe bastato a far chiarire le cose anche a lei. Sospirò e strinse le dita attorno alla fede, la sfilò. La prese fra due dita e guardando Harry la strinse in una mano.
“Non è più importante.”


Ciao! Sono tornata a parlarvi di Harry e Kate, che spero abbiate già letto in Running from the Bullets (qui sul mio profilo, ponta ad essere letta!). Aspetto di leggere i vostri pensieri: chi ha pronunciato l'ultima frase? Ci sarà un poi? 

Un bacio, Zoe :) xx 
 

 

   
 
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