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Autore: _Crys_    15/11/2018    1 recensioni
In un giorno di ordinaria nostalgia, nasce un legame molto speciale, fatto di tenerezza, coraggio e amore per la libertà. E per il vento!
Il primo incontro tra la guardiana e il suo famiglio.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Ciao Purreru! >> Esclamai sorridente entrando nella boutique dei famigli, gestita dal più dolce e timido dei Purrekos. Purreru ricambiò il mio saluto con il suo solito, adorabile balbettio. << Oh, C-Crys! Ciao… m-mi darai tu una m-mano oggi? >>
<< Esattamente. >> Affermai. Aiutare Purreru con i famigli era una delle cose che preferivo fare in assoluto, lì al Q.G.
D’altronde, i giorni stavano procedendo lenti come non mai a causa dell’assenza di Ezarel, Nevra e Valkyon, tutti e tre in missione in una terra lontana dal nome impronunciabile. Senza di loro le mie giornate sembravano grigie, mi ricordavano tanto il cielo plumbeo della mia città, quando minacciava di portarvici un maestoso temporale.
La solitudine mi faceva venire voglia di possedere delle grandi ali, le sole che mi avrebbero permesso di avere ciò che volevo: la libertà.
Fantasticavo mi avrebbero riportato a casa, dalla mia famiglia che tanto mi mancava, o almeno, più vicino a quei tre dannati Capi della Guardia.
La mia voglia di volare era così accentuata che persino di notte non facevo altro che sognare di innalzarmi oltre le nuvole. Ma per quanto potessi immaginare tutte le vie di fuga del mondo, restavo maledettamente ancorata lì a terra, incapace.
L’unica cosa che mi distraeva e mi restituiva un po’ di colore in tutto quel marasma di nulla, era il tempo che passavo aiutando Purreru ad occuparsi dei famigli.
<< B-bene Crys, allora p-potresti occuparti di questi Sitourche? >> Purreru mi mostrò un cesto da cui iniziarono a scrutarmi cinque paia di piccoli occhietti curiosi, ma ancora assonnati. Erano talmente dolci che m’incantai a guardarli per qualche istante. Tornai poi a guardare Purreru, per chiedergli ulteriori disposizioni. << Hanno b-bisogno di un bagnetto… >> Mi spiegò gentilmente il Purrekos. << Conta su di me! >> Risposi sfoderando uno dei miei migliori sorrisi.
Dopo avermi spiegato che i Sitourche erano creature estremamente pigre e avermi augurato buon lavoro, Purreru mi fornì l’unico mezzo con cui sarei riuscita a convincere i cuccioli a seguirmi all’istante; dei fiocchi di neve imperfetti. A quanto pareva quei piccini ne erano ghiotti. Difatti non appena ne ebbi sventolato con delicatezza uno sotto i loro tondi nasini blu, sgranarono i tenerissimi occhietti e mi seguirono fino al parco della fontana.
Una volta lì mi accinsi a lavarli tutti, uno per uno, in modo accurato ed attento. Ai piccolini sembrava piacere molto, alcuni soffrivano persino il solletico sulla pancia.
Fu mentre mi occupavo del penultimo cucciolo che accadde; una macchiolina bianca e blu che si muoveva ai margini della mia visione attirò la mia attenzione. Sulla cima di una delle piccole cascate artificiali che componevano la fontana c’era un cucciolo di Plumobec, che scuoteva il suo corpicino per darsi coraggio e saltare oltre la fontana. Sembrava così emozionato dal modo in cui le sue piume fremevano e la sua coda ondeggiava nervosamente, come se un intenso mix di timore ed eccitazione avesse preso posto nel suo cuore.
Nel mio petto invece sentii sbocciare un fiore d’apprensione; Purreru mi aveva spiegato, tempo prima, che i Plumobec non erano famigli nati per volare. Quel piccino sarebbe precipitato in acqua o peggio, contro uno dei grandi sassi che delimitavano la fontana!
Istintivamente poggiai il Sitourche di cui mi stavo occupando sul prato e mi fiondai nell’acqua cristallina della fontana, che fortunatamente non era poi così alta, giusto in tempo per prendere al volo il cucciolo e impedire che si facesse male. Il piccolo iniziò a fissarmi per capire cosa fosse andato storto nel suo tentativo di volo e soprattutto, cosa si fosse intromesso fra lui e l’acqua.
I suoi occhi erano del mio colore preferito; blu di Persia.
Avrei voluto fare qualcosa, portare il piccolo sul prato, cercare un suo eventuale padrone, ma m’incantai a guardare quella creatura, quel piccolo miracolo che avevo tra le braccia. Egli inclinò la testa verso destra, scrutandomi ad occhi spalancati.
Spinta da chissà quale istinto che albergava in me, mi feci col viso più vicino al suo. Senza il minimo timore lui appoggiò la fronte sulla mia, chiudendo gli occhi e spingendomi a fare altrettanto.
Solo allora, ad occhi chiusi, vidi tutto chiaramente. Il cucciolo creò una connessione che sembrò scaturire direttamente dal suo cuore e con impeto la trasmise al mio. Allora non lo sapevo, ma quel legame non si sarebbe mai spezzato.
Perché io e quel cucciolo avevamo la stessa incontentabile voglia di volare.



Angolo autrice:
Ed ecco un'ennesima storia scritta per partecipare ad un concorso, questa volta, su Eldarya.
Il tema era naturalmente il primo incontro tra la guardiana e il famiglio e questa è stata la mia partecipazione.
Tristemente, sono stata squalificata per il numero dei caratteri, che a quanto pareva superava leggermente il limite imposto nel regolamento. In realtà avevo fatto un lavoro di taglio e cucito non indifferente, perchè volevo rendere la storia molto più completa! Purtroppo non è stato possibile.

Il titolo è una fusione di due parole presenti nel dizionario elfico, rispettivamente "Gwedh" che vuol dire legame e "Sù" ossia il rumore del vento. Lo ritenevo adeguato.
Spero che questa storia vi piaccia!

- Crys.
   
 
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