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Autore: GiselleTankian    17/11/2018    4 recensioni
Candy quella notte si ritrovò, certamente, nel posto sbagliato. La puzza di alcol e fumo l'avevano oppressa per tutta la serata, fu circondata da gente che, a dirla tutta, detestava, diventata invisibile per il suo stesso ragazzo e colpita alle spalle da colui che più amava. Ma chi ci dice, con certezza, che tutto ciò fosse una cosa negativa?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Daron Malakian, John Dolmayan, Serj Tankian, Shavo Odadjian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INFORMATIC ELISA (non toccare) Ciao a tutti ^-^ Questa è la prima fanfiction sui System Of A Down che scrivo...o almeno, la prima che viene resa pubblica, infatti sono molto insicura ogni volta che devo pubblicare qualcosa...ma la voglia di tirar fuori anche qualcosa di mio ha avuto la meglio! Come primo capitolo mi sono un po' lasciata andare e penso sia uno dei più carini che io abbia mai scritto nella mia triste vita ahahah. Spero vivamente che possa piacervi e farvi appassionare. Vi auguro una buona lettura ♥ -Giselle

2001


Era una fredda e buia serata autunnale a Los Angeles, quando Candy si era arresa ai capricci del suo ragazzo e aveva accettato di seguirlo ad una di quelle feste di cui lei, ovviamente, non era molto amica. Forse, era la troppa gente...o forse, la troppa gente che non le andava a genio. Candy non era una santa, anzi, ma ritrovarsi in un luogo pieno di ragazze mezze nude che limonano, ragazzi che fumano erba come se fosse il loro ossigeno, o generalmente in un tale ambiente, non era di certo una delle sue opzioni di divertimento preferite.
 
«Questa sarà l'ultima volta» disse, sbucando nel soggiorno dopo essersi messa dei semplici leggins neri e una maglia corta e brillantinata dello stesso colore. «Lo sai che mi stanno sul cazzo queste cose qui»

Joey la scrutò, seduto sul grande divano rosso che Candy aveva avuto in casa da sempre, accennando un sorriso e spegnendo la televisione alla quale non aveva prestato attenzione neanche per due minuti interi. «Smettila» le disse ridacchiando e avvicinandosi a lei mentre posizionava entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni, «Non sono mica così brutte...ci si diverte nei nightclubs, sai»

La ragazza alzò gli occhi al cielo, mentre nella testa le si formava il pensiero della sua serata ideale: lei, il suo ragazzo, cibo spazzatura, sepolti dalle coperte mentre guardavano qualche programma nonsense che di solito mandavano in onda la notte. I locali, le discoteche...non erano per lei, non lo erano mai stati, nonostante ogni tanto, specialmente nella sua età adolescienziale, la paura di passare per l'asociale di turno o addirittura "colei inferiore alle sue amiche" aveva avuto la meglio sulla sua persona: le aveva fatto mettere vestiti più corti del dovuto e tacchi che solo la più abile delle modelle avrebbe potuto indossare senza rischiare di ammazzarsi almeno tre volte.

«Dai, tutti i ragazzi vanno con le proprie ragazze!» esclamò Joey, mentre le spostava i lunghi e ondulati capelli misti fra un biondo e un castano per poterle legare la collana che lui stesso le aveva regalato.

«Okay, questa è una cazzata però»

«Okay, ho mentito» entrambi scoppiarono a ridere, divertiti, nonostante non ci fosse nulla di estremamente esilarante. «Fatto»

Candy osservò la collana argentata di cui era entrata in possesso qualche giorno prima. Joey gliel'aveva rinchiusa una piccola scatolina di colore rosa e gliel'aveva messa davanti agli occhi in un attimo che era si era distratta e concentrata su tutto un altro mondo. Una bellissima collana con appeso un ciondolo a forma di cuore...forse "un po' banale", pensò, quando la vide per la prima volta: ma a lei non importava, avrebbe amato anche un sasso se le fosse stato donato col cuore.

«Allora, andiamo?»

La ragazza, nonostante nell'animo fosse un po' scocciata, non poté fare a meno di sorridere e annuire. Alla fine, stava facendo felice il suo ragazzo: un piccolo sacrificio non l'avrebbe uccisa di certo. No?

***
Candy riconobbe subito il nightclub in cui erano diretti: quelle terribili e accecanti luci rosse che emetteva l'nsegna non potevano di certo passare inosservate. C'era stata una sola volta lì dentro, all'incirca cinque anni prima, e ricorderà sempre quella notte in cui fu trascinata a bere talmente tanto che, ad un certo punto, si ritrovò a vomitare sul vestito nuovo di una sua amica...se così si può chiamare: da quel giorno le parlava a stento.

La ragazza scosse la testa per scacciare via quel ricordo e non se ne rese neanche conto, come non realizzò neanche che erano ormai sul punto di varcare la porta d'ingresso.

«Ti faccio conoscere qualche amico» disse Joey, tirando fuori dalla tasca una sigaretta e posizionandosela in bocca. «Sono simpatici»

«La conosco la tua concezione di "simpatici"» ribatté la giovane, seguendo con uno sguardo contraddittorio la mano del ragazzo che andava ad accendere la sigaretta.

«Fare nuove conoscenze non fa mai male, Candy»

«Dipende...»

Joey ignorò la risposta e la prese sottobraccio, sapendo che molto probabilmente avrebbe rischiato di perderla tra la folla se l'avesse lasciata per conto suo. Dio, Candy odiava trovarsi in mezzo a tutta quella gente. Lo odiava più di ogni altra cosa. Ricordava ancora quel 23 Dicembre di sette anni prima: la sua prima serata in discoteca. Muoversi era praticamente impossibile, tutti ti urtavano, ti spingevano, non potevi perdere un attimo di vista le tue amiche che subito vi ritrovavate in parti opposte...e le cose che più l'avevano mandata fuori di testa: la puzza di sudore quando andavi in pista, e le braccia della gente che si strusciavano contro le sue lasciandole tutto il loro sporco sudore addosso. Probabilmente, uno dei peggiori incubi che potrebbe ritrovarsi a fare la notte.

Fortunatamente, il cammino verso una meta conosciuta solo da Joey non si rivelò traumatico come si era immaginata. "Wow, sono sopravvisuta" pensò tra sé, ringraziando qualcosa o qualcuno nell'alto dei cieli, una volta arrivata in uno spazio pieno di tavoli e divanetti. Stringeva il braccio di Joey guardandosi attorno. Già, la sola visione di due ragazzi che stavano per prendersi a pugni le fece domandare, nella sua testa, quando sarebbe finito tutto questo e quando sarebbe potuta uscire da quel buco infernale.

«Ragazzi!» gridò Joey, lasciando il braccio di Candy per allargare le sue in segno di saluto. «Ci becchiamo di nuovo, eh!»

La ragazza scrutò attentamente quel gruppo di persone verso la quale il suo ragazzo si era diretto, mentre con gli occhi leggermente spalancati seguiva lentamente i suoi passi. Beh, ovviamente la ragazza ebbe confermata la sua tesi: seduti c'erano diversi ragazzi e diverse ragazze, tutti totalmente strafatti. Per prima cosa notò quel mucchio di erba che, molto ordinatamente, avevano disposto sul tavolino, accompagnata da filtri e tutta quella roba di cui lei avrebbe volentieri fatto a meno. C'era anche una bottiglia di vodka mezza rovesciata a terra e un bicchiere spaccato a metà. Che diavolo avevano combinato lì dentro?
Voltò lo sguardo verso le ragazze ed erano posizionate talmente tanto bene sulle gambe dei loro uomini che Candy si ritrovò la mente offuscata dall'immagine delle loro parti intime...ovviamente avevano ben pensato che per quella sera l'intimo avrebbero anche potuto non metterlo.

«Questa è la mia ragazza, Candy» inaspettamente si ritrovò ad essere presentata a quel branco di, secondo lei, ritardati mentali, che ora la fissavano quasi inespressivi.

«Cristo...» sussurrò, attenta a non farsi sentire o capire.

«Candy?» ripeté la biondina che aveva letteralmente le gambe allargate in faccia ad un ragazzo con degli occhi neri, particolarmenti grandi, e una strana barbetta legata in due treccine. «Daron!» gridò ridacchiando, «Hai sentito come si chiama? Candy!»

«Candy...» ripeté lui, con gli occhi socchiusi e il collo abbandonato allo schienale. Poi un leggero sorriso gli spuntò in volto:«è un nome particolare...»

"Come è possibile che queste grandissime teste di cazzo non abbiano mai sentito il mio nome da nessuna parte?" sbottò Candy nella sua mente, mentre iniziava a pentirsi sempre di più di aver ascoltato le richieste di Joey. "Non mi meraviglierei se questa finta bionda avesse uno di quei nomi che puntualmente si danno alle troie"

«Conoscevo una di nome Candy» improvvisamente un ragazzo estremamente magro, pelato, e con una barbetta legata in una treccina, parlò:«Poi è morta.»

«Shavo!» una tuonante voce alle spalle della giovane la fece sobbalzare come se qualcuno le avesse appena gridato dritto nell'orecchio. «Non dire cazzate, non conoscevi nessuna Candy» continuò un ragazzo decisamente più alto rispetto alla Candy reale, con dei capelli neri e uno strano e lungo pizzetto alla quale la ragazza non sapeva attribuire un nome adatto per indicarlo. Aveva degli occhiali da sole nonostante fosse notte fonda, e le si era affiancato mentre faceva uscire del fumo fuori dalla bocca.

«D'accordo, me lo sono inventato» fece l'ennesimo tirò dalla sua canna, perdendosi in non si sa quali pensieri affianco ad un altro ragazzo rasato, con una barbetta nera e una specie di canotta bianca. Sembrava estremamente serio...e sobrio. Cosa accidenti ci faceva in mezzo a questa gente?

«Comunque a me piace il tuo nome» disse l'uomo con gli occhiali da sole, accomodandosi. Il viso si spostò velocemente su Joey, e nonostante gli occhi non fossero visibili, il sospiro che uscì fuori dalla sua bocca fu abbastanza chiaro per far capire che la vista del ragazzo di Candy non era certamente una delle migliori che potesse sperare di avere davanti.

«Che hai, Serj?» tuonò, fra tante virgolette, Joey. «Vuoi altri problemi per caso?»

«Non mi sembra di aver aperto bocca»

«Lo so che mi vorresti fuori dalle palle» ribatté il più giovane, prendendo in mano la bottiglia di vodka e facendo un sorso. «Ma stasera ci sono anche io» si buttò a sedere, allentando la cravatta che aveva indossato, forse, per sembrare più elegante. «Forza, Candy» le fece un gesto con la mano, «Vieni a bere anche tu»

Candy aggrottò lo sopracciglia, muovendo le labbra come se stesse per dirgli qualcosa, qualcosa che non starebbe stato molto educato e gentile. Poi il suo sguardo cadde quasi involontariamente su Serj, rivolto verso di lei in silenzio come se fosse curioso di sentire una sua risposta, e quando lo ripuntò sul suo ragazzo aprì un poco le labbra, riappacificando l'espressione sul suo volto. «Lo sai che non bevo»

«Daiii Candy!» squittì una bruna, totalmente ubriaca, sdraiata a terra con la schiena appoggiata ad uno dei divanetti, «Per una volta che esci di casa...siamo ad un night club mica ad un convento di suore...» disse in un modo estremamente irritante e tra mille singhiozzi.

Il ragazzo fece un sorso particolarmente lungo dalla bottiglia di vodka di cui si era appropriato, leccandosi le labbra prima di parlare:«dai...ti ho portato qua per divertirci mica per guardarci»

«Adesso vuoi pure costringere la tua ragazza a bere?» mise bocca Serj, girandosi verso di lui prima che Candy potesse pensare a qualsiasi cosa.

«In effetti dovresti lasciarla stare» si unì il più sobrio di tutta quella mandria di persone, mentre si scostava dalla spalla la testa del pelato, «Se non vuole bere, non beve»

«Intanto, John, lei è la mia ragazza, sto solo cercando di non farla sentire esclusa...e secondo, Serj, vedi di tapparti quella cazzo di bocca»

«Basta, mi hai rotto i coglioni» colui alla quale fu riferita l'ultima frase si rimese la sigaretta in bocca, e come se da un momento all'altro qualcuno lo avrebbe afferrato, prese a camminare come una furia allontanandosi il più possibile. Candy gli rivolse un rapido sguardo, andando a sedersi al suo posto dopo che le fu intimato da Joey e qualche altro sconosciuto lì in mezzo. Cazzo! Non poteva crederci! Le aveva detto che le avrebbe fatto conoscere qualche "amico", vero, ma addirittura farla sedere in mezzo a quella gente cercando di farla bere? Una cosa era certa: quando sarebbero usciti da quel fottuto locale, glielo avrebbe detto chiaro e tondo: col cazzo che ci tornava in uno di questi posti!

Quando un ragazzo dai capelli tinti di viola, sistemati in una specie di cresta, si presentò totalmente a petto nudo portando all'incirca altre tre bottiglie di non si sa quale strano alcol, John mise le mani in avanti e subitò si alzò per andarsene via il prima possibile da quella calca di psicopatici, rischiando anche di inciampare sulla gamba di quello strano soggetto di nome Daron, che magicamente si era risvegliato giusto in tempo per versare qualche altro liquido nel suo bicchiere.

«Mannaggia a te, Daron» disse riacquistando appena in tempo l'equilibrio, «Ci manca solo che ora mi fai ammazzare»

«Eh?» rispose confuso l'altro facendo cascare in testa alla bruna, che ora era letteralmente andata, svenuta a terra, la vodka che ancora aveva nel bicchiere. «Oh, merda» disse, nonostante ignorò totalmente l'accaduto.

C'è da ammettere...che difronte a questa breve scenetta comica, Candy non riuscì a trattenere una leggera risata che prepotentemente le era uscita contro la sua volontà, mentre si metteva una mano davanti alla bocca e si voltava rapidamente in un'altra direzione. Prese un profondo respiro e tornò subito seria. Un bicchiere di alcol le venne posato davanti e lei, che di storie voleva sentirne poche, non disse nulla con la bocca ma fulminò in ogni modo possibile il suo ragazzo con lo sguardo, e si azzardò a fare un breve sorso di quello schifo che volentieri avrebbe sputato in faccia a qualcuno.

«Uhhh!» esclamò una ragazza dai capelli corti, rosa, e un vestitino argentato appena sotto le cosce. Si era accomodata accanto a lei coprendole totalmente la visuale di Joey. «Un altro po'!» continuarono in coro altre ragazze quasi del tutto andate, mentre come delle psicopatiche versavano altro alcol e gettavano sigarette contro la povera Candy, che ora stava maledicendo l'intero mondo.

«Cazzo!» gridò, prendendo in mano il bicchiere con tutta la rabbia possibile e mandando giù tutto quello che c'era all'interno.

-

«Serj!»

John aveva visto l'amico accostarsi in un angolo non molto distante dalla porta che dava sul retro, e aveva deciso di seguirlo perché avrebbe preferito mille volte stare solo con lui che restare un altro secondo in mezzo a quel gruppo di folli. «Che fai qui?»

Serj fece un tiro dalla sua sigaretta, voltandosi per non dare le spalle all'amico. «Joey è proprio un coglione» disse, senza troppi giri di parole. «Non capisco perché continuo a ritrovarmelo vicino ogni volta»

«Ma l'hai vista la ragazza?» disse John, appoggiandosi al muro. «Mi domando come cazzo faccia a stare con un soggetto del genere»

Serj allungò il collo per riuscire a trovarla, e un senso di enorme dispiacere gli si fece spazio nel cuore quando la vide circondata di persone che la intimavano di bere e unirsi a loro. Glielo potevi leggere negli occhi che questo non era un posto adatto per lei. Glielo potevi leggere negli occhi che in quel momento sarebbe solo voluta scappare via...potevi leggere tante cose nei suoi occhi, se fossi stato attento. «Ma guardala...solo una testa di cazzo come Barnes poteva portare la propria ragazza qui»

«Poverina» continuò John, «Probabilmente neanche sapeva che quello diventa tutta un'altra persona quando si lascia andare...e si è già lasciato andare» lo indicò, mentre una ragazza gli si strusciava contro senza neanche che Candy potesse vederlo, «...da parecchio»

Joey era lì, nascosto da Candy, con una ragazza che non faceva altro che toccarlo ripetutamente in modo da farlo eccitare. La sua schifosa mano accarezzava il suo petto, lentamente gli sbottonava la camicia, addirittura era arrivata a leccarlo su mezza faccia. Il problema più grande, fu però Joey stesso: il ragazzo infatti non sembrava per niente dispiaciuto, era come se si fosse completamente dimenticato di avere una ragazza che, tra l'altro, aveva abbandonato in mezzo a sconosciuti ubriachi e troie strafatte. Candy, di certo, aveva immaginato la serata in modo diverso. Liberarsi da quella calca di luridi fu un'impresa. Cercava di farsi spazio spingendo qualcuno qua e là, ma puntualmente una mano sudata la riprendeva e la trascinava riportandola al punto di prima, e ritornava a mandar giù qualche bicchierino di "schifo". Era come trovarsi in un fottutissimo incubo!

«Cazzo, basta» Serj buttò la sigaretta a terra.

«Cazzo, basta!» gridò Candy, colpendo qualcuno random nelle palle per poi gettarsi a terra e iniziare a passare tra le gambe della gente per poter tornare a respirare un po' di aria pulita. Più andava avanti e più le sembrava di essere schiacchiata. Il tacco a spillo di una le aveva, a momenti, bucato una mano, e puntualmente le ginocchia di qualcuno la colpivano in faccia...e lei, ricadeva a terra. Ma poi, una mano l'afferrò di nuovo, e mentre quasi si rassegnava ad essere riportata al centro dell'attenzione di quegli psicopatici, una voce esclamò:«presa!» e realizzò che non la stavano riportando indietro verso il tavolo, ma bensì in avanti. Qualche secondo, e la forza con cui venne tirata fuori da quell'ammasso di gente la fece piombare tra le braccia di qualcuno, qualcuno che ora l'aveva stretta a sé, allontanandola il più possibile.

Aveva chiuso i pugni e stringeva la maglietta di colui che l'aveva tirata fuori, spaventata, ancora con gli occhi chiusi.

«Cazzo!» la voce di due ragazzi che scleravano all'unisono si fece più vicina. «Questa sera sono più pazzi del solito!»

Candy aprì gli occhi, lentamente, ora sicura al cento per cento che non si trovava più in mezzo a quella gente.

«Ti correggo, Daron: sono più rincoglioniti del solito»

«Uo, Serj...» iniziò Shavo ridacchiando, «Perché stai abbracciando la ragazza di Joey? Se ti vede ti ammazza...»

Candy in quel momento spalancò gli occhi, alzando la testa per osservare Serj e staccandosi da lui una volta realizzato che ancora lo stava stringendo. Restò a guardarlo in silenzio, ancora leggermente sconvolta. «Ehm...» iniziò, facendo un respiro profondo prima di riprendere a parlare, «Ti ringrazio...Serj» tentennò un poco, abbassando lo sguardo, e qualche attimo dopo rialzandolo velocemente, «Davvero, ti ringrazio davvero tanto»

L'uomo sorrise e fece una specie di inchino con la testa, «Ti ho vista in difficoltà...era la cosa giusta da fare»

«Ohhhhhh!!!» delle voci esultanti fecero voltare sia Candy, sia gli altri quattro ragazzi: compreso John, che li aveva raggiunti da qualche secondo. «Guardate Barnes!!»

Non fu tanto la scena di Joey Barnes che baciava appassionatamente un'altra donna a colpire dritto nel il cuore di Candy, ma bensì tutto ciò che aveva subito quella sera: il suo ragazzo aveva insistito per farla andare in un posto che detestava e lei aveva accettato solo per farlo felice...e fu ripagata così: totalmente dimenticata, lasciata a soffocare in mezzo a persone alquanto discutibili, spinta a bere dal suo ragazzo stesso...basta, era troppo. Una prepotente carica di rabbia, delusione, chi più ne ha più ne metta, si fece spazio nel suo corpo e in quel momento avrebbe solo voluto gridare come se non ci fosse stato un domani. Ma non lo fece...si staccò la collana che le era stata regalata pochi giorni prima e la gettò a terra, iniziando a correre verso il bagno mentre le lacrime iniziavano a bagnarle l'intero volto, e di certo il:«Candy!» che gridò Serj non sarebbe servito a farla tornare indietro.




















   
 
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