Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: CTE    18/11/2018    3 recensioni
Il 18 novembre del 1928 usciva il celebre Steamboat Willie, il cartone animato con protagonista quel personaggio meraviglioso che è Topolino, che oggi compie la bellezza di novant'anni.
Per festeggiarne il novantesimo anniversario, mi sono cimentato nello scrivere una versione con personaggi Dragon Ball.
Auguro a chi legge una buona lettura.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chichi, Goku, Vegeta
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Novant'anni e non sentirli


Era una gran bella giornata.
Un bel sole di metà estate illuminava il grande fiume, le cui acque scorrevano placide e tranquille, diffondendo tutto intorno a loro il loro tipico gorgogliare che instilla serenità a chi lo ode.
Ad un tratto, al gorgogliare del fiume si sostituì il brontolio di un motore, e le acque limpide e serene vennero mosse ed agitate dal passare di un piccolo bastimento che filava controcorrente.
Era il battello “Steamboat Willie”, una modesta barca di fiume che stava risalendo la corrente.
Le sue due ciminiere fumavano con un gorgoglio leggero e continuo, le pale sui fianchi dell'imbarcazione colpivano l'acqua in perfetta sincronia con un rumore secco e ritmato che sembrava il battere di una grancassa, spingendo il vaporetto su per il fiume.
A quella sinfonia di cigolii e gorgoglii si aggiunsero i fischi di tre sirene disposte in fila sul tetto della plancia, che dominava la prua del vaporetto dalla sua posizione rialzata.
A far suonare le sirene era stato il piccolo Goku.
Il bambino era un moretto talmente basso che faticava a vedere oltre il timone davanti a lui, aveva due occhi grandi e neri, e i capelli erano pettinati con una strana capigliatura a palma; il suo vestiario era composto solo da un paio di scarpe gialle che gli erano enormi, un paio di pantaloncini rossi con due grossi bottoni bianchi e con un buco dal quale usciva fuori una lunga coda marrone e pelosa, e un cappello da marinaio alto e stretto appoggiato sui capelli neri, arancione e con cucite davanti quattro stelle rosse di metallo luccicanti.
Il piccolo teneva il timone con entrambe le mani e fischiettava dandosi il tempo col piede e seguendo il ritmo dato dalla sinfonia di suoni e rumori dello Steamboat Willie.
Il bambino era allegrissimo, adorava stare al timone, e quella bella giornata calda gli metteva ancora di più il buon umore.
«Non c'è nulla che possa rovinare questa giornata!» pensò.
Ma proprio quando aveva fatto quella congettura, sentì una mano afferrare e stringere la sua coda e tirarlo malamente all'indietro costringendolo a mollare il timone.
Goku, massaggiandosi la coda dolorante per come era stata stretta, guardò l'autore di quel gesto, e subito sbiancò.
Il nuovo arrivato era un ragazzo quasi adulto molto più alto di lui, ed anche lui possedeva una lunga coda che gli usciva da un buco nei calzoni, aveva dei lunghi capelli neri che formavano una fiamma sulla sua testa, ed in volto un'espressione fredda, accentuata ancora di più dai suoi occhi severi color ebano e dal ringhio infastidito stampato sulla bocca.
L'uomo era scalzo, ed il suo unico vestito era una salopette blu tenuta da una sola spallina fissata ai calzoni da un grosso bottone giallo.
“V V Vegeta!” balbettò Goku accennando un saluto da marinaio.
Il nuovo arrivato incenerì con lo sguardo il bambinetto facendolo sussultare spaventato, poi con un gesto brusco gli tolse il cappello dalla testa e se lo mise sulla sua.
“Il mio cappello!” protestò Goku toccandosi la testa ormai nuda.
“Cosa diavolo ci fai al timone?” sbraitò Vegeta irritato.
“Stavo solo...” cercò di giustificarsi timidamente Goku quando Vegeta lo interruppe urlandogli:
“Al timone deve stare il capitano! Cioè io! Tu che sei il mozzo devi stare sul ponte a pulire.”.
Vegeta puntò un dito verso la scala che dalla plancia scendeva fino al ponte ed ordinò:
“Fila a ramazzare il ponte!”.
Il piccoletto abbassò lo sguardo e fece un cenno con la mano portandosela alla fronte; prima di scendere giù approfittò di un momento in cui il capitano gli dava le spalle per tirargli una sonora pernacchia.
Purtroppo per lui il capitano se ne accorse, e il mozzo dovette lanciarsi giù per le scale per non essere colpito da un calcio di Vegeta, che non riuscendo a colpire il suo bersaglio perse l'equilibrio e cadde a terra.
Goku ruzzolò giù, scivolò su una saponetta ed atterrò dentro un secchio pieno d'acqua.
“Che botta” mormorò mentre si rialzava e si massaggiava il posteriore dolorante.
“Che botta! Che botta!” gracchiò una voce.
Il moretto alzò subito lo sguardo, e guardò un pennuto verde e con gli occhi a spillo appollaiato su un trespolo in mezzo al ponte.
Era Bara, il pappagallo di Vegeta, che non appena vide il bambino fissarlo cominciò a ridere e a gridare sbattendo le ali verdi:
“Goku stupido! Goku babbeo!”.
“Ti faccio vedere io!” gli rispose Goku.
E subito dopo il bambino afferrò il secchio e lo buttò addosso al pappagallo, che cominciò a gridare cercando di levarsi il secchio di dosso.
Intanto in plancia Vegeta aveva preso in mano il timone.
“Brutto mocciosetto” stava borbottando sottovoce “Ogni volta che mette mano al timone crede di essere il capitano... mi da sui nervi!”.
Vegeta mise una mano in tasca e tirò fuori un grosso pezzo di tabacco, ne staccò un boccone coi denti e, rimettendo il resto in tasca, cominciò a masticare rumorosamente.
Dopo qualche momento, il capitano si guardò intorno come se volesse accertarsi che non ci fosse nessuno a vederlo, e tirò un grosso sputo.
Poi si rimise a masticare.
“Capitano Vegeta!” chiamò una voce.
Vegeta si affacciò dal parapetto e guardò Goku sul ponte con in mano una ramazza.
“Potrebbe non sputare il tabacco sul ponte?” domandò il bambino “Poi lo credo che è sporco!”.
“La nave è mia e faccio quello che mi pare!” borbottò infastidito il Capitano.
“Veramente è di suo padre, non sua.” mormorò Goku.
“Cosa hai detto?” ringhiò Vegeta fulminando il mozzo con lo sguardo.
“N Nulla.” rispose Goku abbassando lo sguardo.
“Torna subito al lavoro! O il prossimo te lo becchi in testa!” ordinò il capitano.
“Si Capitano!” disse nervosamente il moretto rimettendosi a pulire il ponte di corsa.
Il capitano si rimise a masticare borbottando.
Tirò un altro sputo, e questo volando in aria roteò come un boomerang, tornò indietro e colpì la campana appesa vicino al timone.
Vegeta sentendo la campana tintinnare dopo il colpo non poté far a meno di ridacchiare divertito, e ritentò il trucco sputando di nuovo.
Questa volta però il colpo cambiò direzione, e mentre il capitano guardava la campana pregustandosi il suo suono venne colpito in piena faccia.
Goku dal ponte vide Vegeta pulirsi con le mani la faccia imbrattata di una porcheria marrone e mettersi a borbottare infastidito, ridacchiò divertito e poi si rimise a pulire il ponte.
Il sogno del piccolo era sempre stato il diventare un grande capitano di una bellissima nave.
Quando abitava con la sua famiglia, andava sempre col padre e col fratello a vedere i grandi battelli a vapore che si fermavano sul piccolo porticciolo del suo villaggio, guardandoli con gli occhi luccicanti di ammirazione.
Finalmente quando compì dieci anni, suo padre, col quale aveva discusso per mesi e mesi, gli diede il permesso di imbarcarsi come mozzo su un battello che apparteneva ad un suo conoscente: il vaporetto Steamboat Willie, capitanato dal figlio del conoscente di suo padre: il Capitano Vegeta Jr.
Lo accompagnò per salutarlo il primo giorno la sua famiglia al completo: i genitori e il fratello maggiore.
Sua madre, prima che salisse a bordo, gli mise in testa un bel cappello da marinaio, tutto arancione e con quattro stelle rosse e brillanti cucite davanti.
“Per quando diventerai un grande capitano piccolo.” gli disse.
Quando salpò Goku era al settimo cielo. Si sentiva bene, come se ce l'avesse fatta e come se il suo sogno fosse ormai realizzato.
Ma il capitano lo fece tornare coi piedi per terra in men che non si dica.
La prima cosa che fece il primo giorno fu di rubare il cappello al bambino e metterselo in testa.
“è il capitano che deve indossare il cappello, non il mozzo!” sentenziò.
E quando Goku protestò Vegeta gli mollò un bel calcio sul sedere.
Vegeta era un vero despota, trattava il piccolo come uno schiavo. Mentre Goku non avrebbe voluto far altro che stare al timone tutto il tempo, Vegeta lo metteva a fare lavori come ramazzare, pulire e strofinare l'intero battello, caricare e scaricare i carichi che portavano, spalare carbone in sala macchine e pelare cipolle e patate in cambusa.
In più il capitano aveva un pessimo carattere, quanti calci nel di dietro si prese il piccolo mozzo per colpa dei malumori del capitano, senza contare che Vegeta si mostrava sempre molto altezzoso e spocchioso, si credeva e atteggiava come un grande ufficiale, e dire che come Goku era poco più di un contadino, come dimostravano i suoi modi e i suoi vestiti.
Malgrado la tirannia del capitano, a Goku quel lavoro piaceva tanto, poteva viaggiare sul grande fiume come aveva sempre sognato anche se era un lavoro molto duro, in più mandava sempre ai genitori parte della sua paga per aiutarli, e una parte la teneva da parte per conservarla.
“Un giorno.” disse smettendo di lavorare e fissando le acque blu del fiume “Sarò il capitano di un battello tutto mio, e non farò altro che stare al timone.”.
“Rimettiti al lavoro sfaticato!” gridò Vegeta richiamandolo alla realtà.
“S Si Capitano.” disse Goku rimettendosi al lavoro di corsa.
Nel primo pomeriggio lo Steamboat Willie fece porto al molo Podunk, dove ad attendere il vaporetto c'era già pronto il carico: diverse casse e gabbie con polli e galline che starnazzavano allungando la testa fuori dalle gabbie, altri animali da cortile e tra questi spiccava una mucca, magrolina ed esile, che si gonfiava prendendo una stazza degna di un bovino unicamente quando doveva prendere fiato e muggire.
Goku scese sul molo tenendosi aggrappato al paranco della gru del battello.
I suoi occhi si posarono sulla piccola casupola della biglietteria, che fissò fino a che Vegeta non lo richiamò al lavoro sbraitando.
Il piccolo fece passare una cinghia attaccata al gancio della gru facendo alzare le zampe alla mucca e portandogliela alla vita, poi gesticolando verso il battello urlo:
“Tira!”.
Il paranco si issò, ma visto che la cinghia era troppo larga e la mucca troppo magrolina, questa si sbilanciò in avanti e cominciò ad agitarsi scalciando, muggendo e facendo tintinnare il grosso campanaccio che le cingeva il collo.
Subito Goku le afferrò la coda e la tirò per rimetterla dritta, ma nel tirarla la cinghia premette e schiacciò le mammelle, che schizzarono di latte Goku, infradiciandolo dalla testa ai piedi.
Mentre il bambino si asciugava e si strizzava la coda come uno strofinaccio, il paranco calò il bovino a terra.
“Sbrigati con quella mucca mozzo!” gridò Vegeta dal ponte della nave “Non abbiamo tutto il giorno!”.
“Agli ordini Capitano!” gridò Goku.
Il bambino provò a tirare la cinghia per stringerla, tirò e tirò come un forsennato ma questa non voleva saperne di collaborare.
“Adesso che faccio?” si chiese mentre riprendeva fiato.
Si guardò intorno, poi sgranò gli occhi esclamando:
“Ho trovato!”.
Corse verso un carro vicino al molo carico di pieno, ne prese un covone con una forca e corse dalla mucca.
L'animale non appena vide il pasto lo ingoiò in un sol boccone, e all'istante le si gonfiò la pancia, tanto che la cinghia non solo le andò giusta, ma addirittura stretta.
“Tira!” gridò Goku.
E il paranco si issò di nuovo, e stavolta senza non ci furono problemi.
“Ora pensiamo al resto del carico.” disse il piccolo rimettendosi al lavoro.
Non molto lontano, in mezzo alla campagna, una piccola bambina stava correndo.
La piccola indossava delle scarpette con tacco grandi e gialle e un vestito con una gonna blu a pallini bianchi, ed in testa portava un piccolo cappello ornato da un unica margherita che ondeggiava e sbatteva da tutte le parti.
Aveva un viso molto carino malgrado l'espressione di fatica dovuta alla corsa, con due occhi grandi e neri, una boccuccia ed un naso piccoli e dei lunghi capelli corvini legati in una coda.
Sottobraccio teneva una piccola chitarra ed un fascio di fogli legati con uno spago.
“Sono in ritardo!” continuava a ripetere “Perderò il battello!”.
Intanto al molo Podunk, Goku aveva appena finito di portare il carico sul battello.
“Sali a bordo moccioso.” ordinò Vegeta da sulla plancia “Si parte.”.
“Ma Capitano.” disse il bambino dal porticciolo “Abbiamo una passeggera da far salire a bordo.”.
“è in ritardo!” sbottò il capitano “E Vegeta non aspetta mai nessuno.”.
“Ma dobbiamo aspettarla!” gridò Goku.
“Perché?” chiese Vegeta “Ha pagato il biglietto?”.
“Esatto!” rispose il ragazzino.
“Allora tutto a posto!” esclamò Vegeta “Se ha già pagato non devo aspettarla per incassare il prezzo del biglietto... Ed io che mi stavo inquietando.”.
“Ma Capitano.” protestò Goku.
“Mai pagare prima!” gridò il capitano talmente forte da far sobbalzare il mozzo “Ora sali a bordo o questa settimana niente paga mozzo!”.
Anche se non voleva, Goku dovette obbedire, e dopo che fu salito a bordo lo Steamboat Willie si staccò dal molo sbuffando, gorgogliando e fischiando, allontanandosi e prendendo la via del grande fiume.
Pochi istanti dopo, sul molo ormai deserto, arrivò di corsa la moretta col vestito blu, che guardandosi intorno si disse ansimando:
“Sono in ritardo... è già partito.”.
Scrutò per un momento il fiume, e vide il vaporetto che filava sbuffando.
“Forse riesco a raggiungerlo.” si disse.
E subito si rimise a correre sulla riva del fiume.
Goku si era seduto sul ponte con la schiena poggiata al parapetto, la sua coda che spuntava da dietro si agitava in aria nervosamente.
Il moretto stava pensando alla passeggera che dovevano imbarcare, perché non era una passeggera qualunque.
Era la sua amica Chichi.
Aveva conosciuto la bambina la prima volta quando si imbarcò per un passaggio, i primi giorni in cui lavorava come mozzo, e ci fece amicizia quasi subito.
Chichi aveva la sua stessa età, e anche lei come lui aveva un sogno: la moretta voleva diventare una musicista e suonare in tutte le città del grande fiume.
Per questo la bambina spesso si portava dietro la sua chitarra e si esercitava durante il viaggio e faceva sentire all'amico le canzoni che aveva imparato.
“Aveva studiato una nuova canzone proprio per oggi.” mormorò il piccolo sbuffando.
“Gokuuu!” gridò una voce lontana.
“E me la voleva fare ascoltare.” mormorò guardandosi i piedi.
“Ehi! Gokuuu!” strillò di nuovo una voce.
“Mi sarebbe piaciuto sentire Chichi suonare.” sbuffò.
“Gokuuu!” urlò la voce, stavolta molto più vicina.
Resosi finalmente conto di esser chiamato, il bambino si alzò e guardò oltre il parapetto.
È indescrivibile la sua sorpresa nel vedere la bambina dal vestito blu correre come una furia sull'argine gesticolando e chiamandolo.
“Chichi!” esclamò il bambino.
“Aiutami a salire Goku!” gridò la bambina.
Il bambino si agitò, corse per il ponte guardandosi intorno e colpendosi in testa per farsi venire un'idea.
“Accidenti!” si disse “Come faccio? Che fare?”.
Ad un tratto gli occhi del piccolo si posarono sulla grande gru sul ponte davanti a lui.
“Ho trovato!” esclamò.
Subito si mise a far ruotare la grande manovella dell'argano, e il braccio della gru cominciò a muoversi verso la riva, portando il grosso paranco con attaccato all'estremità un uncino alle spalle di Chichi.
Il gancio, quasi come fosse stato una mano dotata di vita propria, afferrò e tirò su la gonnella della bambina e si agganciò alle sue mutandine bianche e merlettate, per poi issare la bambina alzandola da terra.
“Bene!” disse Goku vedendola “Ora ti porto a bordo Chichi!”.
Continuando a ruotare la manovella, la gru ruotò su se stessa portando la bambina dalla riva al ponte del vaporetto.
Mentre era in aria, a Chichi caddero di mano la sua chitarra e il plico di fogli, che cadendo si aprì mostrando il suo contenuto: una serie di pentagrammi con in cima un grosso titolo scritto a caratteri cubitali: Turkey in the straw.
Visto che la sua roba era caduta sul ponte, e visto che era ancora sospesa in aria, Chichi non se ne curò, pensando di recuperarli appena toccata terra.
Purtroppo non si accorse che chitarra e spartiti erano caduti vicino ad una capra nera, che non appena vide quegli oggetti si leccò le labbra sbavando.
Con un ultimo giro di manovella, la bambina poggiò finalmente i piedi sul ponte, il gancio si divincolò staccandosi e si allontanò. Prima di andarsene però, l'uncino sistemò la gonna della bambina rimettendola a posto, per buona educazione probabilmente.
“Ciao Chichi!” la salutò Goku avvicinandosi e sorridendole.
“C C Ciao Goku!” rispose la bambina arrossendo e sistemandosi il vestito nervosamente.
“Non vedo l'ora di sentire la tua nuova canzone Chichi!” disse il bambino.
“Te la faccio sentire subito.” rispose Chichi.
La moretta si guardò intorno in cerca della chitarra e degli spartiti, e subito sobbalzò puntando un dito e gridando:
“Aiuto Goku! La mia chitarra!”.
“Che succede?” domandò il piccolo.
Ma quello che vide fu sufficiente come risposta: la capra si era mangiata tutti gli spartiti, aveva appena ingoiato l'ultimo foglio e stava addentando la chitarra.
“Fermala Goku!” lo pregò Chichi.
“Ci penso io!” disse il bambino.
Con un balzo raggiunse la capra ed afferrò il manico della chitarra non ancora ingoiato, e cominciò a tirare per recuperarla, puntando i piedi e tirando come un ossesso.
“Molla lo strumento!” mugugnò stringendo i denti per lo sforzo.
Ma l'ovino era più testardo di lui, e con uno strattone levò di mano il manico a Goku che cadde a terra ruzzolando via, ed in un sol boccone finì il suo pasto.
“Mi dispiace tanto Chichi!” si scusò il bambino avvicinandosi all'amica “Sono mortificato.”.
“Non è colpa tua Goku.” rispose Chichi mostrandosi calma e sorridente “Vorrà dire che suonerò la prossima volta.”.
Anche se cercava di mostrarsi tranquilla, Goku capiva che la sua amica ci era rimasta molto male, e in un momento di rabbia guardò male la capra e le tirò un bel calcio nel sedere gridando:
“Stupida capra! È tutta colpa tua!”.
Appena la colpì, la capra emise uno strano rumore: una specie di suono molto gradevole.
“Ma che?” si domandò il bambino.
Afferrò l'ovino per le corna e lo scosse leggermente, e di nuovo l'animale emise una serie di note armoniose e gradevoli.
Sorridendo per quella scoperta e per l'idea che gli balenò subito in testa, Goku chiamò Chichi facendola avvicinare.
“Cosa c'è?” domandò la moretta.
“Puoi farmi ancora sentire la tua canzone Chichi!” rispose sorridendo il bambino.
“Non scherzare.” rispose Chichi “Senza chitarra è impossibile!”.
“E invece si.” annuì il bambino.
Goku aprì la bocca della capra come fosse stata la tromba di un grammofono, poi ne afferrò la coda e la piegò in tre dandole la forma di una manovella e fece cenno all'amica di avvicinarsi.
“è assurdo!” esclamò la moretta.
“Fidati di me.” rispose Goku.
Un po' titubante, Chichi prese in mano la coda-manovella e cominciò a farla ruotare.
Non si può descrivere il suo stupore quando udì uscire dalla bocca della capra un suono allegro e vivace come quello si un organino di strada, una sinfonia allegra nella quale riconobbe subito le note della marcetta sulla quale si era esercitata per giorni.
“Turkey in the straw.” mormorò stupefatta.
“Hai visto!” le chiese Goku sorridendo.
Chichi gli sorrise dicendogli:
“Oh Goku. È stupendo!”.
“Ed ora.” disse il bambino cominciando a battere il tempo coi piedi e facendo un inchino “Potrei avere l'onore di suonare questa canzone insieme a te?”.
“Certo... Maestro Goku!” rispose la bambina ridendo.
Non facendoselo ripetere due volte e sempre battendo il tempo coi piedi, Goku andò a preparare gli strumenti musicali.
Intanto gli animali si aggregarono per ascoltare quel concerto improvvisato ed inedito: le galline e le papere tirarono fuori le teste dalle gabbie per guardare dondolandosi a tempo di musica, e Bara si era messo a ballare alzando ritmicamente le zampe e sbattendo le ali verdi come fosse stato il direttore d'orchestra.
Goku approntò velocemente la sezione percussioni: alla grancassa un grosso bacile per la lavanderia, al rullante un bidone di metallo tenuto su da un corto palo di legno, al cimbalo il coperchio del bidone appeso ad un gancio, c'era inoltre una sezione di campane composta da una serie di padelle appese al muro in fila decrescente, e come mazza e come bacchette, Goku tirò fuori un grosso martello e due cucchiai.
Il piccolo prese in mano le bacchette-cucchiai ed afferrò la mazza-martello con la coda ed iniziò a suonare: con colpi secchi e decisi la grancassa batteva il tempo coi suoi colpi in battere, mentre col tamburo Goku si cimentò in rulli, abbellimenti ed esercizi degni di una banda militare. Quando iniziò la seconda parte della marcetta Goku terminò con un rullo di tamburi e con un colpo di piatto-coperchio in levare, per poi buttarsi sulle padelle. Battendole come fossero state campane, il bambino suonò la seconda parte della melodia con tanto di arpeggi e armonie.
Poi notò vicino ai suoi piedi Beerus, il gatto sphynx che Vegeta aveva portato a bordo per cacciare i topi, un micio spelacchiato con la pelle scura, più tendente al viola che al rosa. Sentendolo miagolare a Goku venne un'idea, e mollando bacchette-cucchiai e mazza-martello bloccò il felino con un piede mentre con una mano gli afferrò la coda iniziando a stringerla e a tirarla.
Tirando e mollando la coda del povero Beerus, il micio si lamentava con miagolii e soffi alle volte più acuti e alle volte più gravi, e grazie al suo orecchio il mozzo riuscì a trasformare quei versi in note, suonando il gatto come fosse stato uno strumento musicale.
Terminò la sua esibizione roteando in aria Beerus,, che lamentandosi venne mollato e fatto cadere dritto sul piatto-coperchio, dando un bel colpo forte e deciso.
Ma il concerto era appena all'esordio, Goku tirò fuori di gabbia una papera, e schiacciandole il corpo col braccio ed allungandole e tirandole il collo la fece starnazzare e suonare a mo' di una cornamusa, facendole tirare anche strida più e meno forti, per rispettare i segni dinamici.
Intanto Chichi continuava a tirare la manovella-coda dell'organino-capra, guardando il suo amico sorridendo, non credeva che Goku potesse essere un così bravo musicante, anche se suonava strumenti davvero poco ortodossi.
Goku terminò l'assolo di cornamusa-papera, e si guardò intorno in cerca di un altro strumento col quale cimentarsi in un'improvvisazione.
“Ho trovato!” esclamò.
Il moretto si avvicinò ad una maialina mamma che stava allattando i suoi porcellini, e cominciò a tirare i piccoli per le loro codine arricciate.
Questi grugnendo e strillando fecero, a loro modo, il loro assolo nell'esecuzione.
Poco lontano, su in plancia, Vegeta stava al timone. Il capitano, con la testa tra le nuvole, stava canticchiando il motivetto che si sentiva in tutto il battello, battendo il piede e scuotendo la sua coda in aria come fosse stata una maracas.
Ad un tratto si riebbe, scosse la testa e si domandò:
“Ma che diavolo è questa musica?”.
Giù sul ponte, la marcetta era ormai alla fine.
Stava per partire il ritornello finale, e Goku, per concludere in bellezza, decise di cimentarsi di nuovo alle percussioni.
Raggiunse la mucca e le aprì la grande bocca, scoprendo una tastiera da xilofono formata da una fila di denti a ferro di cavallo, tutti piatti e larghi, senza contare un paio di denti in più che pendevano dal palato.
Il mozzo tirò fuori due mazzuole da xilofono dalle tasche delle sue braghe ed iniziò la sua esibizione finale.
Era bravissimo, le due mazzuole correvano e saltavano tra un dente e l'altro, suonando la prima parte della melodia abbellendola con contrappunti e arpeggi, arrivò poi alla seconda parte, dove si cimentò in trilli saltando da una nota all'altra e bei glissandi facendo scorrere le mazzuole per tutta la tastiera-dentiera.
Quando la musica si fermò, Goku diede i colpi finali sui due denti superiori e sulla lingua del bovino canticchiando a bassa voce il motivetto che stava suonando in assolo:
“Shave and the Haircut... Two bits.”.
Quando si girò, Chichi lo stava applaudendo, sorridendo e gridando:
“Bravo Goku! Evviva il maestro!”.
E il ragazzino rispose con un bell'inchino da cerimonia.
Mentre si rialzava si accorse che la sua amica aveva smesso di applaudire, e che lo stava guardando preoccupata.
Si voltò e sbiancò: davanti a lui, con le braccia poggiate sui fianchi e picchiando irritato un piede in terra, il Capitano Vegeta lo stava incenerendo con lo sguardo.
“è questo che fai invece che lavorare?” chiese Vegeta irritato.
Goku deglutì l'aria e sospirò, poi con un sorriso nervoso fece un cenno di saluto al suo superiore e mormorò defilandosi:
“Torno al lavoro.”.
Vegeta lo afferrò per la coda, facendogli anche molto male, e lo trascinò tirandolo fino alla cambusa, dove con un sonoro calcio nel sedere lo buttò dentro facendolo atterrare su una grande pila di grosse patate.
“Ora le peli tutte mozzo!” ordinò Vegeta indicando un coltello ed un secchio posati a terra.
“A A Agli ordini Capitano.” balbettò il bambino accennando un saluto.
Quando Vegeta se ne andò sbattendo la porta, Goku tirò un sospiro, guardò l'enorme pila di tuberi e disse:
“C'è poco da fare... Al lavoro.”.
Prese un'enorme patata grande quasi quando lui, e con quattro colpi di coltello tagliò via la buccia, e con essa buona parte della polpa, riducendo il tubero ad una dimensione pari alla sua piccola mano per poi gettarlo nel secchio.
Fece lo stesso con un altro paio di patate, e di nuovo era più la parte che buttava via insieme alla buccia che quella che finiva nel secchio, quando la porta si aprì.
Il mozzo si voltò e vide entrare Chichi, che si mise davanti a lui con le mani dietro la schiena.
“Cosa c'è Chichi?” chiese Goku.
La bambina senza dire nulla portò le mani davanti a se, facendo vedere quello che teneva.
“Ma è il mio cappello!” esclamò il bambino prendendo in mano il berretto arancione ed osservandolo stupito.
“Glielo ho rubato a quel prepotente di Vegeta senza che se ne accorgesse .” disse la bambina.
“Ma non dovevi farlo Chichi.” la rimproverò il mozzo.
“Se lo meritava quel despota.” rispose la bambina “Quel cappello è tuo, non suo... E poi l'ho scambiato con il mio. Quel fanfarone non se ne accorgerà nemmeno.”.
Finita la frase Chichi indicò con un dito il suo capo, dove in effetti il suo cappellino con il fiore non c'era più.
E in effetti era così, su in plancia Vegeta si era messo in timone, cacciandosi in testa il copricapo di Chichi senza neanche guardarlo.
“Grazie.” disse il bambino contemplando il suo copricapo.
Subito dopo gli venne un'idea, mise in mano il cappello arancione alla bambina e le disse:
“Portalo con te quando scendi Chichi e tienilo tu per me. Così Vegeta non potrà rubarmelo di nuovo.”.
“Ma è il tuo.” rispose Chichi.
“Lo verrò a prendere quando sarò diventato un Capitano.” le disse Goku “E ti prometto che ti porterò in giro per il grande fiume con il mio battello, e ti lascerò suonare quanto vuoi.”.
“Va bene Goku” disse la bambina sorridendo “Lo conserverò per te... Però devi promettermi una cosa.”.
“Tutto quello che vuoi.” rispose il bambino.
“Che mi verrai a trovare qualche volta.”.
Il bambino, vedendo come sorrideva l'amica nascondendo il volto, arrossì imbarazzato. Comunque rispose balbettando:
“C C Certo che verrò a trovarti.”.
“Oh Goku!” esclamò Chichi “Ti aspetterò.”.
“Adesso però vai, o il Capitano si arrabbierà.” la redarguì il mozzo.
Chichi fece per uscire, quando era sulla porta si voltò verso l'amico.
“Ehi Goku.”mormorò.
Il bambino si avvicinò incuriosito e chiese:
“Cosa c'è?”.
La bambina si gettò su Goku dandogli un bel bacio sulle labbra, alzando istintivamente la gamba e lasciando al ragazzino il segno rosso delle labbra, come se avesse avuto il rossetto.
“Grazie per avermi aiutato oggi.. E per aver suonato per me!.” rispose la bambina.
E poi corse via chiudendo la porta.
Il moretto rimase come imbambolato a lungo, rosso come un peperone.
“P P Prego.” balbettò.
“Goku babbeo!” urlò una voce stridula facendolo rinsavire.
Il mozzo si guardò intorno, e scoprì Bara appollaiato dall'oblò che lo stava fissando.
“Goku pela patate! Goku babbeo! Goku in punizione!” gracchiò forte sbattendo le ali verdi.
E poi l'animale si mise a ridere con il suo gracchiare irritante.
Goku lo guardò malissimo, afferrò una patata e gliela lanciò contro gridando:
“Questa è l'ultima goccia!”.
Il tubero colpì in pieno il pappagallo, Goku vide Bara cadere all'indietro e lo sentì cadere in acqua alzando un bello spruzzo d'acqua.
Ed ascoltando in pappagallo gridare e lamentarsi alzando altri spruzzi d'acqua, il piccolo mozzo si portò le mani alla pancia e scoppiò in un'allegra e forte risata.
E il sipario di questa storia si chiuse.


Fine





Nota dell'autore

Con questa one-shot, che peraltro è la prima in assoluto che pubblico, ho voluto omaggiare, sperando di esserci riuscito, il capolavoro della Walt Disney, che molti considerano l'esordio di quel meraviglioso topo coi calzoni rossi, che ha novant'anni ma che non invecchierà mai.
Spero davvero che l'idea di trasporre l'episodio in un testo scritto con personaggi Dragon Ball vi sia piaciuta e che non l'abbiate trovata troppo scontata.
Certo, ho dovuto apportare delle modifiche.
Prima di tutto ho dovuto aggiungere dei dialoghi, dei quali il cartone è sprovvisto. Ho cercato di interpretare al meglio tutte le gestualità e le espressioni dei personaggi per decidere cosa farli dire.
E rimanendo a tema la frase “Shave and the Haircut two bits” è la versione inglese della famosissima canzoncina che in italiano fa “Ammazza la vecchia col flint”, essendo un cartone americano ho preferito usare la versione in inglese.
Poi ho modificato volutamente qualche scena e ne ho aggiunte di inedite, come ad esempio le due brevi storie di Goku e Chichi e il loro bacio.
L'ho voluto fare per dare alla storia un tocco tutto suo, per non farla diventare un semplice episodio uguale identico con solamente personaggi diversi.
Circa la scelta dei personaggi posso dire che ho optato per loro tre perché, chi poteva interpretare Topolino se non il protagonista di Dragon Ball?
E Chichi e Vegeta sono venuti fuori di conseguenza.
L'età da bambini di Goku e Chichi l'ho decisa per giustificare la bassa statura dei due rispetto a Vegeta, che nel racconto è un ragazzo più grande, e quindi più alto e robusto di Goku.
Non ho potuto fare a meno di citare la famiglia di Goku. Chi mi conosce sa che io adoro i suoi genitori, e quindi capirà che non ho saputo resistere e li ho citati... anche se non li ho nominati, così da lasciare a chi legge libera interpretazione, soprattutto per il ruolo della madre che è piuttosto controverso (ancora per un mese, poi non ci sarà santo che tenga).
Ci sono inoltre due personaggetti con ruoli minori che mi sono divertito ad aggiungere e nominare, uno è palese, l'altro non molto perché l'ho preso da una mia storia.
Dopo queste note sul racconto non mi resta altro che ringraziare tutti quelli che leggeranno o commenteranno.
Spero davvero di avervi divertito e vi saluto tutti quanti.
CTE
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: CTE