Sono un coltello sfortunato.
Sono passati cinquant’anni da quando è accaduto l’evento più glorioso della mia vita.
E nessuno ne ha le benché minima idea.
Ma dico io, stupido Yusupov. Andavi in giro bullandoti del vino di Madeira e della torta avvelenati, del colpo di pistola, della Neva gelata di dicembre…
...e hai dimenticato me?
Non mi hai forse usato come assicurazione, piantandomi sei volte nel cuore di quel dannato monaco siberiano?
Poi ok, non sono bastato. Ma per la miseria, quello lì sembrava Superman.
Solo un fiume freddo come lo sanno essere quelli di Madre Russia in pieno inverno è riuscito a mettere a tacere per sempre Grigori Rasputin.
E a proposito di fiumi…
[Viene lanciato un ipotetico microfono]
Kerumph.
Mi presento: sono la Neva.
Sulle mie rive sono accadute cose strepitose.
La grande vittoria di Alexander Nevsky sugli svedesi nel 1240.
Bombardamenti vari e assortiti, sempre con gli svedesi che andavano e venivano un po’ come volevano.
E poi il lungoneva dove sorgono il museo e il teatro dell’Hermitage, il Giardino d’Estate, il Palazzo d’Inverno e molti altri monumenti degni di nota.
Hanno gettato tanti cadaveri nel mio letto.
Ma, se me lo potessero chiedere, ce n’è uno che ricordo con particolare piacere.
E sì, come potreste immaginarvi è quello di Rasputin.
Il motivo?
Semplice.
Quel bastardo mi avrà vomitato addosso migliaia di volta. Gli sta solo bene.