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Autore: devil_may_cry_wrath_92m    21/11/2018    0 recensioni
[hitman]
una musica che rimarrà per sempre nel cuore dello spietato agente 47
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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~~Romania
Nicole si era persa. Lo doveva ammettere, si era persa e non riusciva più a trovare la strada da cui era arrivata, tutta colpa della sua passione per gli animali, aveva visto una lepre e per seguirla, stupidamente si era separata dal resto del gruppo con cui era.
“Mi verranno a cercare, non vedendomi più mi verranno a cercare” si continuava a dire ma il problema era che stava nevicando e quasi sicuramente le sue impronte erano state ricoperte e cosa ancora più grave si era allontanata troppo.
Aveva freddo, anche se indossava un cappottino imbottito tremava come una foglia a causa del gelo,  i suoi piedi gli sembravano due pezzi di ghiaccio e le sue manine erano rosse paonazze dal freddo e gli facevano male.
“Mamma, papà dove siete, non lasciatemi sola” cominciò a dire la bambina; non voleva morire, aveva solo nove anni, voleva vedere e fare ancora tante cose per questo aveva insistito per venire in Romania con i suoi genitori, erano  venuti lì per il loro lavoro, lei non capiva di che cosa si occupassero sapeva solo che li costringeva a partire e a stare lontani per molto tempo lasciandola sola nel suo appartamento di Los Angeles in compagnia solo delle varie baby sitter che i suoi genitori sceglievano. Questa volta però si era impuntata e aveva chiesto ai suoi genitori se poteva venire con loro, dopo l’iniziale rifiuto di loro alla fine  era riuscita a convincerli, soprattutto quando gli aveva promesso che non li avrebbe disturbati durante le riunioni di lavoro.
Arrivati in Romania avevano preso alloggio in un albergo e lì Nicole era rimasta affascinata e stupita da quelle persone che parlavano una lingua che lei non conosceva e soprattutto da tutta quella neve, lei era nata in California e non aveva mai avuto l’occasione di vedere la neve. Era contentissima di essere venuta con i suoi genitori e tutto stava andando bene fino a quando ebbe l’idea di andare con un gruppo di turisti che avrebbero visitato una zona fuori dall’abitato vicino ad una immensa foresta. I suoi genitori non erano venuti con lei e le avevano messo una sorta di guardia del corpo per controllare che non si facesse male o che non gliene facessero. Appena arrivata però aveva visto quella lepre  e visto che il gruppo era composto da circa una dozzina di persone era stato facile per lei allontanarsi non vista dal suo “cane da guardia”  e dal resto del gruppo, seguendo quella lepre si era inoltrata nella foresta e quando la perse di vista si accorse di essersi persa anche lei.
Aveva camminato non sapeva quanto e adesso era lì in un immenso campo innevato e alle sue spalle una foresta ancora più grande.
Si diresse verso un albero caduto e si accucciò sotto i suoi rami. Stava per mettersi a piangere quando gli venne in mente una cosa che gli diceva sempre sua madre: “Quando sei spaventata o hai paura cerca di calmarti. La paura non deve fermarti devi vincerla, devi trovare il modo di calmarti” Nicole si mise a cantare, gli piaceva cantare la rilassava, i suoi genitori le dicevano che aveva una bella voce e che con qualche lezione sarebbe diventata bravissima. “L’ave Maria di… come si chiamava quel tipo?” si disse mentre cantava l’aveva sentita un giorno alla televisione ed era rimasta come affascinata dalla voce della cantante e da quelle parole  che l’aveva imparata a memoria.
Mentre cantava teneva gli occhi chiusi e lentamente si calmò anche se tremava ancora per il freddo, all’improvviso sentì un rumore come di passi che si avvicinavano. Aprì gli occhi, uscì da sotto i rami e si trovò davanti a qualcosa di strano.
Era un bambino, non era come gli altri bambini che aveva incontrato in albergo aveva qualcosa di strano, il suo aspetto era nella normalità, indossava degli scarponi da neve, pantaloni neri, una giacca da neve grigia e dei guanti da neve neri, avrà avuto dodici anni ma a parte questo c’era qualcosa di inquietante in lui, era calvo, la sua pelle era molto chiara, quasi pallida e i suoi occhi, di un azzurro intenso, la stavano fissando con una freddezza che la facevano rabbrividire.
“Ciao, chi sei?” chiese Nicole, nessuna risposta dal bambino “Fai parte del gruppo che era con me? Ti sei perso anche tu?” niente, quel bambino continuava a fissarla con quello sguardo freddo e inespressivo “Per favore dimmi qualcosa, ho paura” “Non dovresti averne” gli disse finalmente  il bambino, la sua voce  aveva un che di sinistro sembrava come una folata di vento che usciva da un sepolcro chiuso da secoli. “Come mi hai trovato?” gli chiese Nicole “Ho sentito la tua voce. E’ raro sentire qualcuno cantare così bene” Nicole arrossì leggermente e gli chiese: “Abiti qui?” il bambino indicò con un cenno della mano dietro di sé e disse: “A quattro chilometri da qui” “Sei venuto con i tuoi genitori?” “No, sono venuto qui da solo a piedi” a quelle parole Nicole si chiese se il suo nuovo compagno la stesse prendendo in giro “Hai fatto tutta questa strada nel bel mezzo del niente  a piedi?!” con un cenno del capo il bambino disse: “Correndo” “Correndo?! Mi prendi in giro!” “No, mi sto allenando” “A fare che cosa?” a quella domanda il bambino cambiò discorso chiedendo: “Da dove vieni?” “Ero in un gruppo che…”  “No, da quale nazione vieni? Sei americana non è vero?” “Sì, sono nata a Los Angeles”  “E come mai sei qui?” “Ero con un gruppo di altre persone, ma mi sono messa a rincorrere una lepre e ora sono qui” disse Nicole con la voce rotta dal pianto “Calmati, ti riporto io indietro” “Davvero?” “Ma dovrai promettermi una cosa altrimenti ti lascerò qui a morire assiderata” lo disse con un tono che fece capire a Nicole che il suo compagno non scherzava “Qualunque cosa” “Devi giurarmi di non dire a nessuno di avermi visto”  “Lo giuro, non lo dirò a nessuno” “Vieni con me”
Nicole seguì il suo compagno nella foresta anche se faceva veramente fatica a seguirlo si muoveva con un passo che avrebbe fatto invidia a qualunque maratoneta, non camminava, correva si spostava con un’agilità fuori dal normale un paio di volte Nicole gli disse di rallentare perché non ce la faceva più.
La bambina non sapeva quanto aveva corso e per quanto tempo in quella foresta ma quando arrivò al margine di essa sentì delle voci che la stavano chiamando, le riconobbe immediatamente: erano i suoi genitori fece per correre in quella direzione ma si fermò, si voltò verso il suo amico e gli chiese: “Allora io vado, ti rivedrò?” “Non credo” “Mi puoi dire come ti chiami? Io sono Nicole” “47” “Cosa?” il bambino disse di nuovo: “47. E’ il mio nome” “Ma non è un nome” “No, ma è il mio. Continua a cantare Nicole, sono sicuro che un giorno diventerai qualcuna”
Nicole vide il suo misterioso amico correre nella direzione da cui era venuto e sparire nella foresta mentre lei ne uscì e si diresse verso le voci, come fu contenta quando riabbracciò i suoi genitori anche se il suo sguardo era ancora puntato verso la foresta dove era scomparso il misterioso 47.    
   
 
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