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Autore: Caterpillarkable    24/11/2018    0 recensioni
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Aveva appena mosso qualche passo in direzione dell’uscita del parcheggio antistante il locale, quando qualcosa – o meglio, qualcuno – lo spinse da dietro. Abituato come sempre alle risse, Skull stava voltandosi con già la sua espressione minacciosa e il pugno pronto e carico a spaccare il naso dell’ubriaco che andava cercando la rissa, ma si dovette bloccare. E ricredere.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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La Domenica era sempre stato un giorno ozioso, da passare in famiglia. Non che Skull amasse particolarmente dover accompagnare le sue sorelle a fare shopping al centro commerciale o nei negozi della città. Avere quindi la scusa di Skulldog e della sua vaccinazione fu quasi una manna dal cielo per il ragazzo. Di certo non era così che s’era aspettato di passare l’unico giorno libero della settimana, ma era uno scotto che aveva intenzione di pagare piuttosto che accompagnare quelle due bulle che, sicuramente, l’avrebbero riempito di pacchi, pacchetti e sacchetti.
Con Skulldog al guinzaglio, il batterista dei OneUp s’incamminò verso lo studio veterinario di Saerloon. Mani affondate nelle tasche dei pantaloni neri e cuffiette nelle orecchie con la musica della band, Skull pensava a come migliorare la sua parte. In effetti, senza nemmeno accorgersene non solo era arrivato alla sua destinazione, ma aveva passato l’intero tragitto a muovere la testa al ritmo che la sua stessa batteria gli risuonava nelle orecchie – melodia che, forse, avevano udito anche tutte le persone che gli passarono di fianco, considerando l’alto volume.
La sala d’attesa della clinica non era eccessivamente piena, doveva solo attendere che la signora anziana con il suo chihuahua particolarmente agguerrito – Skull riusciva a sentire quegli abbai striduli anche con la musica così alta – venisse chiamata e poi sarebbe stato il suo turno. Skulldog era tranquillo, spiaggiato sul pavimento piastrellato fresco, la testa alzata e la lingua di fuori, con il fiato corto per la passeggiata fatta. Sembrava non rendersi conto che sarebbe stato vaccinato e per il padrone era tanto meglio così, poteva ancora concentrarsi sul ritmo che gli auricolari gli sparavano nelle orecchie.
Qualcosa, oltre all’abbaio stridulo del cane minuscolo, però, disturbò il suo ascolto. Più precisamente il suono delle campanelle che segnalavano l’arrivo di un nuovo cliente.
Skull, dal canto suo, non si degnò nemmeno di alzare lo sguardo per controllare se nessuno avesse bisogno di una mano. Con sguardo infastidito, il ragazzo continuava a prestare attenzione solo ai suoi colpi di cassa e piatti, imitando con i battiti delle mani sulle proprie cosce ciò che stava udendo. Interruppe la sua attività solo quando un paio di gambe ed un trasportino per gatti si fermarono proprio di fronte a lui, monopolizzando il suo campo visivo.
Lentamente il batterista alzò lo sguardo, scontrandosi con la visione di Aubrey, la ragazza della sera prima. Con un trucco un poco meno pesante ed un rossetto aranciato invece che violaceo, Skull aveva tentennato sul riconoscerla. Dal trasportino uscì un miagolio, che interessò particolarmente Skulldog.
«C-Ciao. Aubrey, giusto?»
Si maledisse per quel tentennamento iniziale. Solo Eliantho riusciva a fargli quell’effetto e, doveva ammetterlo, quella cantante non era la ragazzina dai capelli rossi.
Certo, però, che il sorriso ch’ella gli rivolse subito dopo, con quell’anellino al labbro inferiore, era proprio bello. Aveva visto giusto la sera prima, Skull: Aubrey era una bomba sexy, anche con quella tenuta più da casa che da serata.
«Sì! Vedo che ti ricordi. È strano incontrarsi dal veterinario, non credi? Forse è il segno del destino, ieri sera non siamo riusciti a parlare molto.»
Senza chiedere e con una naturalezza pazzesca, la ragazza dai capelli ramati si sedette sulla sedia vicino a Skull, la portantina con dentro il gatto bianco e rosso sul terreno alla sua sinistra. Al batterista arrivò la scia del buon profumo d’ella, quando si mosse per accomodarsi. Dolce ma con una punta amara di fondo, cosa che, forse, lo intrigava.
«Sei sorpresa che io ricordi il tuo nome?»
Il ragazzo non poté che domandarglielo, mentre spegneva il lettore musicale e si toglieva del tutto gli auricolari. Sebbene fosse un duro e un bullo, era pur sempre conscio che parlare con la musica nelle orecchie non era una mossa furba, soprattutto se voleva prestare attenzione alla sua interlocutrice.
«Sì, sai, con tutte le fans che sicuramente si presentano e tutto il resto. Insomma, tanti nomi e tante facce, non credevo ti ricordassi di me
I capelli sciolti di lei sembravano emanare un buon profumo di cocco e vaniglia, soprattutto quando, nel parlare, si portò una ciocca di essi dietro l’orecchio. Contemporaneamente, sul volto di Skull si disegnò un sorriso furbetto al sentire quelle parole, perdendosi a pensare a tutti gli autografi che aveva firmato su posti molto invitanti, su quanti reggiseni erano stati lanciati sul palco e, ancora, a quanti post e lettere di fans erano arrivati – certo, un numero considerevolmente più basso di quello di J.Jay.
Non si rese conto che risultò un pochino indelicato nei confronti della ragazza. Non sapeva nemmeno cosa rispondere, il ragazzo. Lasciò semplicemente che il silenzio scendesse tra loro due.
La signora anziana con il suo chihuahua, nel mentre, stava assistendo a quella scena. Il cagnolino che abbaiava imperterrito a Skulldog, troppo incuriosito dal gatto miagolante nel trasportino.
«Allora… Come mai sei qui, Skull
«Vaccino, niente di che. E il tuo gatto?»
Non era un amante dei gatti, lui. Erano piccole bestie di Satana, quelli. I bulldog erano decisamente meglio, ma per una gnocca così avrebbe mandato giù il rospo. Almeno per quella volta.
«Visita di controllo.»
Tra i due cadde l’imbarazzo, ognuno a fissare il proprio animale domestico. Oramai il cane era finito vicino, forse anche troppo, alla portantina del gatto. Con uno strattone, Skull allontanò il proprio animale dall’altro, prendendola un po’ come scusa per riacquistare sicurezza in se stesso.
Non era Eliantho, poteva anche farcela a parlare con quella ragazza dal buon profumo.
«Senti… Ti andrebbe di andare a bere qualcosa, dopo?»
Ecco, l’aveva detto. Skull aveva appena invitato Aubrey in uno dei tanti bar della città. Ora doveva solo aspettare la risposta della ragazza, che lo stava guardando sorpresa.
«Mi piacerebbe.»
Il batterista esultò dentro di sé, mentre la veterinaria entrò in quel momento nella sala d’aspetto per chiamare proprio lui, Simon. Un po’ si vergognò di rivelare così il suo nome, ma non poteva farci nulla.
Fu mentre stava andandosene nello studio per il vaccino al suo cane, con le gambe che gli tremavano un poco per l’eccitazione all’idea di un appuntamento con la ragazza, che gli arrivarono le parole di Aubrey.
«Però non posso, ho le prove con le Heller. Facciamo un’altra volta?»
Skull girò il capo con un sorriso triste sulle labbra, annuendo però. 
Che cazzo di sfiga che ho.” 

  
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