NOTA: Questa shot si situa dopo Infinity War, quindi contiene piccoli (o grandi) spoiler sul film.
Lettori avvisati.
3# — La Speranza è Ancora Qui
Ogni
vostra notte inizia nello stesso modo: appena le luci delle lampade
svaniscono e le voci cadono, come per non turbare la perfezione del
buio, le mani si cercano per stringersi più forte e i volti
si
avvicinano, condividendo il respiro e l’anima molto
più di quanto
i baci riescano a fare.
«Domani
mattina non ti alzare prima di me. Aspettami», sussurri
sempre con
una preghiera nel tono, rivelando quanto sia importante per te quella
richiesta: perché nei tuoi sogni la Paura cavalca senza
freni e ti
porta immagini di solitudine e silenzio, di una casa vuota e di un
nome che chiami e invochi, ma dal quale non giunge mai risposta
—
nessuno è rimasto a dartela; perché ora sono in
tanti a temere il
risveglio e ciò che questo svela.
«Non
andrò da nessuna parte», risponde Banner con
dolcezza, appena prima
di accarezzarti la fronte e lenire i tuoi timori, «e di certo
non
dove tu non puoi raggiungermi.»
C’è
sempre qualcuno che piange in quegli attimi, distante e allo stesso
tempo vicino a voi; a volte è appena un singhiozzo che ha il
sapore
del ricordo o un sospiro perduto, un gemito mormorato che tuttavia
segna un’altra ombra e si assomma ai tanti perché,
ai se
solo avessi potuto,
alle già troppe
sconfitte. O forse sei solo tu che senti tanta pena, tu che non hai
perso tutto e sei rimasta a soffrire e vivere non senza
chi ami, ma con lui?
Sai
troppo bene cosa si prova a essere spezzati, però; essere
distanti
dalla metà che completa il proprio mondo, credere di non
poter più
conoscere pace, separarsi dalla parte migliore di sé.
Hai
cercato di non versare lacrime per tutto il tempo che tu e Bruce
avete osservato un cielo opposto, con la sola connessione dei vostri
oggetti a testimoniare la vita incapace di fermarsi; non hai pianto
quando i suoi occhi sono ritornati a incontrare i tuoi, e con essi la
luce… ma allora la Morte non aveva raggiunto il Regno di
Wakanda, e
il mondo ancora non conosceva il dolore.
Lo
hai fatto ore dopo, ancor prima di realizzare pienamente il silenzio
stridente e la calma assassina: quando nella speranza morente ti sei
trovata tra le dita l’ennesimo oggetto improvvisamente
tuo e con
esso anche le
mani che l’hanno stretto
con te, tenendoti forte, insieme,
come solo pochi saprebbero fare.
Sai
bene come alla sofferenza si possa rispondere con altrettanta
perdita, con ulteriore distanza; lì non avrebbe luogo
l’amore né
la pietà, se così tanta esistenza potesse essere
cancellata senza
che il coraggio riuscisse a difenderla. Ma hai anche appreso come
l’umanità non sia così facile da
sconfiggere; può piegarsi ma
non spezzarsi, inginocchiarsi ma solo per riprendere le forze,
ricominciare nella sua tanto disprezzata, sottovalutata,
fragilità.
Tu
stessa, prima di Bruce, credevi di non avere alcuna
possibilità di
riscatto e cambiamento; tuttavia una sorte diversa ti ha trovato, e
nel momento più buio te lo ha riportato. E se in tanti anni
di prove
sei riuscita a non cadere, perché il resto
dell’umanità non
dovrebbe resistere come te? Se siete ancora qui non può
essere un
semplice caso, scherzo di un destino indifferente: il futuro si
è
rifugiato nelle vostre mani, e queste non sono mai lasciate sole.
Notte
dopo notte lo pensi e ripensi, convincendoti sempre più; e
giorno
dopo giorno, il nuovo mattino fa un po’ meno paura.
«A
cosa stai pensando?»
Un
sospiro, le fronti che s’incontrano di nuovo e un
abbraccio che vale
più di qualunque parola. «Che
per quanto sia dura la
battaglia,
noi non siamo nati per arrenderci; che, in qualche modo, ce la
faremo, così che
la speranza non rimanga
solo un’illusione.»