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Autore: La Tigre Blanche    26/11/2018    2 recensioni
!!!ATTENZIONE!!! Spoiler dal capitolo 184 in poi, anche nella intro!
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«Hawks» Un sussurro nella notte. [...] «Shigaraki vuole vederti»
*
Il primo incontro ufficiale con la lega dei cattivi si è appena svolto, e Hawks, tornato a casa, si trova solo con se stesso. Di colpo, tutte le emozioni e sensazioni che aveva scrupolosamente imbottigliato esplodono come un fuoco artificiale.
E Hawks deve fare i conti con la parte umana di sé.
*
[Trigger Warning: presenza non troppo sottintesa di PTSD | Accenni Endeavor/Hawks perché l'OTP è l'OTP]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Dabi, Endeavor, Hawks, Shigaraki Tomura
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Comfortably Numb

 

 

 

Come on now
I hear you're feeling down
Well, I can ease your pain
And get you on your feet again

 

 

 

«Hawks» Un sussurro nella notte. La voce di quell’essere era serpentina, gli metteva i brividi, ma non aveva tempo per soffermarsi sul tono viscido di Dabi. Non ora che aveva quasi raggiunto il suo obiettivo. Gli sorrise, quindi, falso come il Giuda.

Dabi sorrise a sua volta, compiaciuto – le clip chirurgiche tirarono e un rivolo di sangue gli carezzò la mascella.

«Shigaraki vuole vederti»

 

 

Hawks continuava a vedere rosso. Sulle mani, sotto le unghie, tra le setole sottili delle sue piume.

C’era rosso, ed era raggrumato ovunque, lo sentiva pungergli la gola e straripargli nei polmoni – ne percepiva addirittura il sapore ferroso in fondo alla gola, e un senso di nausea gli fece girare la testa. Aveva bisogno di disinfettarsi, di sostituire quella sensazione orribile con altro. Dolore?

Il getto della doccia era bollente. Hawks lo aveva messo quasi al massimo, e il bruciore sulla pelle era quasi consolatorio – gli ricordava le mani incandescenti di Enji e, oh, avrebbe voluto così tanto averlo là, in quel box doccia con lui, a carezzargli i capelli e a dirgli che andava tutto bene.

Ma non andava bene per un cazzo, e Hawks si graffiò le braccia e le gambe mentre si insaponava. Era un disastro. Gemette, e non seppe se per il dolore, la rabbia o chissà che altra fottuta emozione – le ali si muovevano a piccoli scatti e le piume e i capelli si erano arruffati, complice il suo istinto animale che lo faceva reagire così. Aveva la pelle d’oca, eppure il getto era fin troppo caldo. Degliutì a fatica, la vista un po’ appannata da tutto quel vapore e quel calore – la testa gli girava da morire e fu colpito nuovamente da un senso di nausea.

Hawks diresse lo sguardo sul piatto doccia, fremente, e ancora vedeva rosse volute intrecciarsi attorno allo scarico.

Rosso, solo rosso, ancora rosso. Cazzo.

Singhiozzò, e piegò la manopola ancora di più verso l’acqua calda. Avrebbe fatto male, sì, e sarebbe stato tutto inutile, ma era quello di cui aveva un disperato bisogno in quel momento. Dolore. Puro, semplice dolore, magari forte abbastanza da farlo svenire o dimenticare tutto. O morire. Sì, a quel punto la morte non gli sembrava una via di fuga troppo malvagia – Hawks sei un eroe, hai delle responsabilità, hai delle vite da salvare, smettila di fare il bambino. Si morse il labbro con forza, un’altra ondata di rabbia iniziò a pompargli nelle vene e gli avvelenò il cuore.

Continuò a sfregarsi la pelle, le piume, i capelli in modo febbrile, quasi scorticandosi dalla foga – pulire, doveva pulirsi, doveva purificarsi. Ma più continuava, più il rosso ancora gli annebbiava lo sguardo e le urla gli rimbombavano in testa e la risata, quella risata così malata gli perforava le orecchie e- e-

 

 

«Dabi mi ha parlato molto di te, eroe numero due»

Shigaraki Tomura sedeva su un divano malconcio, un tallone puntato sul tavolino dinanzi a lui. Attorno a loro, i membri più fidati della Lega. Hawks lo studiò in silenzio, lasciandosi decorare il viso da un’espressione reverenziale.

Era teso. Conosceva l’imprevedibilità di Shigaraki, rinomata tanto quanto la sua crudeltà infantile. Era come un bambino, incapace di distinguere bene e male, pronto ad agire solo per i propri interessi.

Gli faceva schifo.

Lanciò uno sguardo a Dabi, in piedi accanto al divano, che lo incoraggiò con un cenno del capo.

E allora eccolo, un altro, falsissimo, sogghigno.

 

 

Chiuse la doccia con un verso frustrato e uscì come una furia, battendo le ali per scrollarsi di dosso quella schifosa sensazione – avrebbe asciugato dopo, si disse, ma sapeva che era una stronzata.

Assassino.

Prese un asciugamano e iniziò a strofinarsi il viso e il corpo, evitando di guardarsi allo specchio – non voleva neanche intravedere la propria immagine, non importava se fosse completamente appannata per via del vapore. Si tamponò velocemente i capelli, quasi conficcandosi le unghie nello scalpo, e gettò poi il panno a terra con noncuranza.

Sei un assassino, Hawks.

Serrò la mascella e, con movimenti stizziti e disconnessi, aprì la cassettiera posta sotto lo specchio e tirò fuori una valigetta in cui, con cura, erano riposte le spazzole per la toeletta delle sue ali. Di solito lo aiutavano soprattutto nel periodo di muta, ma in quel momento gli sarebbero servire per togliere l’acqua in eccesso dalle piume. Un lavoro certosino, che gli avrebbe occupato il tempo e la mente. O almeno, così sperava. Si sedette su un panchetto che teneva sotto al lavandino, poi distese un’ala e la allungò un po’ in avanti, cercando una posizione comoda per toelettarsi.

 

 

 

«Ti avrà parlato quindi della mia devozione verso di voi»

Contrariamente a lui, Tomura non sorrideva. Semplicemente lo fissava con quei suoi occhietti iniettati di sangue. Aveva qualcosa in mente, Shigaraki, ma, qualsiasi cosa fosse, non sarebbe stato nulla di cui Hawks non potesse occuparsi.

O meglio, così credeva.

 

 

Uno, due colpi di spazzola, e le prime piume sottili, quelle troppo deboli, pregne d’acqua, schizzarono sul pavimento del bagno. Hawks rimase folgorato sul posto. Rosso.

Sei al pari di quella feccia della Lega dei cattivi.

Sembravano...

Quelle piume rosse erano piovute sul pavimento, forse troppo velocemente.

Sembravano… sangue.

Schizzi di sangue.

Sei come Dabi.

Hawks si rovesciò dallo sgabello, le ali che, come impazzite, presero a battere con foga in modo sconclusionato – indietreggiò con gambe e ali fin quando non sentì il freddo delle mattonelle dietro la schiena e anche allora continuò a muoversi, ancora rapito dall’istinto della fuga. Poi si fermò, il cuore a mille e il fiato corto.

Si guardò le mani, e le vide di nuovo macchiate di rosso.

Pianse.

Calde lacrime gli rigarono le guance e gli piovvero sulle mani, e quel nodo che gli stringeva la bocca dello stomaco si sciolse, lasciando che ogni fibra del suo corpo vibrasse al boato di sensazioni ed emozioni che lo travolse. Si sentì soffocare, e quel tornado che prima gli scuoteva le vene tornò a imperversare nel suo stomaco. Si trascinò a fatica sulle mattonelle del bagno e quasi abbracciò il gabinetto mentre quel groviglio di… di roba indefinita gli risaliva in gola, e già ne sentiva il retrogusto acido.

 

 

«Portatelo qua» Ordinò Tomura, e Hawks si sentì gelare il sangue.

Alla stregua di una bestia, un presunto ostaggio fu trascinato davanti Hawks, legato e con un sacchetto di iuta calato sul volto. Dabi fece un passo avanti e tolse il sacchetto, svelando il volto di un giovanissimo eroe. Gli occhi vitrei dalla paura, fissava Hawks quasi supplicandolo di fare qualcosa, qualsiasi cosa. Un pezzo di nastro isolante gli era stato premuto sulla bocca, e lievi singulti erano tutto ciò che riusciva a emettere.

 

 

Vomitò tutto nella tazza. Dolore, infinito dolore assieme a succhi gastrici. Rimase là, in preda a spasmi, lo stomaco che si contraeva sul nulla e lo portava ad aggrapparsi alla porcellana con più foga – le nocche erano sbiancate e le braccia, le ali, tutto il suo corpo tremava. Singhiozzò ancora, a vuoto, troppo sotto choc per riuscire a piangere.

Iniziò a recuperare il fiato solo dopo qualche minuto, e, pian piano, si abbandonò in ginocchio sulle piastrelle fredde.

Rabbrividì e si strinse a sé, deglutendo faticosamente e desiderando, ancora una volta, di essere stretto dalle braccia calde e accoglienti di Endeavor. Lui… lo avrebbe capito, in qualche modo. Lo aveva sempre capito, sin da quando avevano iniziato quell’assurda storia di sesso, mesi addietro. Era strano il loro rapporto, al limite del romantico, anche se, a dirla tutta, nei loro amplessi di romantico c’era ben poco. Eppure, nonostante tutto, in quegli incontri un po’ frettolosi Hawks ritrovava la tenerezza che non aveva mai ricevuto, e si sentiva al sicuro, accettato. Erano due anime rattrappite che si consolavano a vicenda nel modo più vecchio del mondo, e tutto quel calore e quel piacere fisico era… balsamico. Non aveva senso, la cosa.

Ma, in quel mondo là, tutto aveva perso di senso.

Si guardò le mani. Il rosso era sparito.

Forse era tempo di rimettersi all’opera.

 

 

«Hawks, farai di tutto pur di infiltrarti nella Lega dei Cattivi»

«E se–

«Anche a costo di sacrificare vite, Hawks»

«…»

«E’ il governo che te lo impone»

 

 

 

 

The child is grown
The dream is gone
And I have become


Comfortably numb.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

 

Beh, che dire follettini e follettine!

Sono una persona orribile che ama angstare sui suoi pg preferiti, torturandoli come può :’) Come avrete potuto ben capire, mi sono ispirata moltissimo a Comfortably Numb dei Pink Floyd, che mi ha accompagnato durante la stesura di ‘sta storia scritta di getto. Spero che i flashback siano incastrati bene e che non appesantiscano la lettura, stavolta volevo un po’ sperimentare questa tecnica e spero di non aver cioccato in pieno ghghg ;;

Ad ogni modo, se siete arrivati fin qui vi do un biscottino u.u

Ci si rivede alla prossima, magari riuscirò finalmente a partorire la Dabi/Hawks che ho in testa da mESI, chi lo sa(?).

Btw, grazie mille per aver letto!

Bacini & Tortoreggiamenti

 

- Fra

   
 
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