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Autore: Ladyhawke83    28/11/2018    7 recensioni
Note dell’Autrice:
Eccola qui, la seconda e ultima OS scritta per la Freedom Challenge, indetta dal gruppo Facebook Boys love.
Questa volta il tema scelto sono i tarocchi, e precisamente la carta del “mago”. Come potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di parlare di un mio personaggio secondario, un po’ bistrattato, come Dorlas, che in realtà è molto di più di una comparsa sullo sfondo. È il migliore amico di Simenon Vargas, una sorta di sua coscienza esterna, un grillo parlante molto riservato e onesto.
Un mago di tutto rispetto.
Spero vi piaccia. Buona lettura.
Ladyhawke83
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Dorlas

 

 

Dorlas si era sempre considerato una persona ligia alle regole e tranquilla. 

Fin da bambino aveva sempre mostrato un carattere gentile e timido, quasi mai osava contraddire gli ordini che gli venivano dati. Persino quando a soli sei anni, era stato deciso per lui che sarebbe diventato un mago, non si era ribellato. Aveva accettato il giudizio di quello strano elfo di nome Ianis che, su insistenza del padre, aveva acconsentito ad esaminare il suo potenziale, senza battere ciglio. L’espressione impassibile e il viso rivolto leggermente verso il basso, Dorlas ricordava perfettamente il colore degli stivali di quello strano signore con lo sguardo severo. Erano blu, ma non un blu qualunque, sembrava quasi che il colore cambiasse a seconda di chi li osservasse, come se quei calzari rispecchiassero le emozioni dell’incauto osservatore cambiando lievemente tonalità ad ogni sguardo.

“Sei felice figlio mio? Sono sicuro che mi renderai orgoglioso” quelle le parole cariche di aspettative che gli aveva rivolto suo padre. Un importante membro della famiglia “scudo d’argento”, mentre sua madre, un’umile sarta, aveva un groppo alla gola e lacrime a stento trattenute, perché sapeva che di lì a poco, il suo bambino, il suo fagottino dagli occhi troppo grandi, avrebbe dovuto lasciarli, per molti anni, forse per sempre.

Così erano le regole dell’Academia. Ogni studente che ne veniva ammesso, doveva lasciarsi, tutto, ma proprio tutto, compresi affetti, alle spalle. Questo per far sì che nulla potesse turbare la mente dei giovani allievi nel serrato apprendimento delle diverse tecniche magiche.

Il piccolo Dorlas non aveva risposto a suo padre, ma non gli era passata inosservata la pena della madre e, quando capì che avrebbe dovuto lasciare la sua amata casa e i suoi cari, entro pochi giorni, anche lui pianse lacrime silenziose in solitudine, per non farsi vedere dal padre, che invece era così entusiasta.

“Madre, starò bene...” Disse, mentre la donna lo abbracciava stretto stretto, poco prima di lasciarlo partire, qualche giorno più tardi.

“Sei pronto ragazzo? Tieni la mia mano e non lasciarla per nessun motivo” a parlare era stato un altro mago che Dorlas non aveva mai visto, ma che aveva tutta l’aria di essere ancora più duro di Ianis.

Il bimbo dai lunghi capelli castani e due grandi occhi azzurri fece segno di sì con la testa e strinse forte quella grande mano ingioiellata, mentre dentro al petto sentiva martellare la paura, ed aveva un impellente bisogno di fare la pipì.

Quello fu il suo prima teletrasporto. Il primo di molti e non fu una cosa molto piacevole. Come avrebbe scoperto poi studiandolo, uno degli effetti più comuni di subire un incantesimo di quel genere, per gli inesperti, era un senso di debolezza e una forte nausea.

Dorlas vomitò parte della colazione sul selciato del grande chiostro centrale dell’Academia, davanti al mago che lo aveva trasportato lì e ad altri riunitesi per l’occasione, tra i quali Ianis fu l’unico a sorridergli benevolo, nonostante la figuraccia.

Ripensando a quel primo giorno di quella che ora era diventata la sua vita, rise tra sé.

“Perché sorridi Dorlas?” Chiese l’altro, vedendolo assorto è strano.

“Oh, no, niente... sai ripensavo al mio primo giorno in Academia...” rispose distrattamente lui.

“Ne è passato di tempo eh? Eravamo bambini spaventati e incoscienti e guardaci ora...” Vargas prima l’amico e poi se stesso.

“Uhm se dovessi guardare davvero come siamo ora, direi che non siamo cambiati per niente!” Rise Dorlas, alludendo al fatto che l’amico mezzelfo si era ubriacato ed azzuffato per futili motivi.

“Vuoi insinuare che non siamo migliorati?” Domandò Vargas sbiascicando un po’ ...” 

“Io forse, ma tu... tu Simenon sei irrecuperabile... Se non ti conoscessi da una vita, a quest’ora credimi ti avrei lasciato là in balia di quei ceffi e del tuo brutto caratteraccio...”

“Ma smettila va’... Amnettilo che mi vuoi bene e senza di me ti annoieresti a morte!” 

“Forse, però avrei evitato di cacciarmi nei guai e di soffrire inutilmente...” gli ricordò Dorlas, mentre sorreggeva il mago suo amico, ancora in preda ai postumi di una sbronza colossale.

“Vero. Tu sei sempre stato quello buono e fin troppo onesto...” Ammise Vargas senza problemi.

“Sai, Simenon, a volte avrei voluto essere diverso. Infrangere le regole. Rompere le catene che io stesso mi  ero imposto, seguendo regole troppo rigide di comportamento...”

Dorlas non aggiunse altro, ma Vargas sapeva a cosa si riferisse. Lo sapeva fin troppo bene, perché lui stesso era stato la causa principale di molte sofferenze patite dall’amico.

Il mezzelfo dai capelli castani si perse nuovamente a ricordare.

 

La prima cosa di lei che lui rammentava erano gli occhi. Quello sguardo intenso, quelle iridi di una rara sfumatura violetta e l’espressione sveglia di chi già ha compreso molte cose nella vita, lo avevano incantato.

Lui aveva solo sette anni, o poco più, ma in presenza di quella bambina, Agata, quello il suo nome, il piccolo mago dai gentili occhi chiari, non riusciva più a parlare, inghiottito dalla timidezza e dalla vergogna.

Lei, per fortuna dimostrò fin da subito una certa simpatia verso di lui. Non era certo facile farsi degli amici in un contesto come quello dell’Academia, dove tutti, grandi e piccini, fin dal primo momento venivano messi in competizione gli uni con gli altri, solo per dare maggior lustro alla scuola o alle Case di appartenenza.

“Non smetterò mai di maledirmi e di chiederti perdono, per ciò che ho fatto a lei, a te...” lo sorprese Vargas, che con quelle parole ruppe l’atmosfera in cui si era calato l’amico.

“...E a te stesso” concluse Dorlas, anticipandolo.

Ne avevano già discusso innumerevoli volte, ma ogni volta che si trattava di lei, del suo doloroso ricordo, entrambi si irrigidivano chiudendosi a riccio. 

Da bambini, loro tre, erano stati inseparabili, facendo fronte comune alle avversità ed alle difficoltà di ambientarsi in luogo così ostile e inflessibile come quella scuola per maghi.

Dorlas, Vargas e Agata erano fra i pochi, pochissimi mezzelfi ammessi nella prestigiosa struttura.

Il loro essere degli Adanedhel, dei mezzi uomini, faceva sì che fossero inconsapevolmente, e il più delle volte deliberatamente, vessati dagli altri compagni, tutti elfi di sangue puro.

Dorlas non avrebbe saputo dire il momento esatto in cui si era innamorato di Agata, sapeva solo che un lontano giorno di maggio, guardandola, mentre ridevano per una sciocca battuta, aveva sentito il proprio cuore spezzarsi e lo stomaco alleggerirsi per poi piombargli sotto i piedi.

Aveva sospirato rendendosi conto che quel suo sguardo traboccante d’amore non sarebbe mai stato ricambiato, poiché le attenzioni di lei andavano tutte verso un’unica persona, dai capelli neri, e gli occhi altrettanto scuri: Simenon Vargas, il loro comune amico, il suo migliore amico.

E mentre Agata sospirava e si struggeva per lui, Simenon non se ne curava, aveva un altro amore, quello per i libri e il bisogno di padroneggiare le arti magiche alla perfezione.

Vargas doveva essere il migliore, doveva superare i suoi rivali, quegli spocchiosi stupidi elfi, viziati e ricchi, lui era un orfano e sapeva che sarebbe diventato qualcuno solo studiando molto, sacrificando ogni altra cosa sull’altare della conoscenza, non poteva permettersi errori. Vargas non aveva spazio per l’amore, ignorava deliberatamente i sentimenti acerbi, ma forti, di Agata per far posto solo alla sua necessità di riscatto.

E fu proprio per questo suo desiderio cieco di voler dimostrare di essere il migliore che la loro amicizia finì, e finì nel modo peggiore possibile.

Agata morì, e morì per causa sua. Vargas rammentava nei suoi incubi peggiori quel momento, come se fosse accaduto il giorno prima.

Era stato un sciocco, incosciente e borioso, un ragazzo troppo egocentrico per rendersi conto che tentare di padroneggiare l’arte proibita, evocando quella cosa, non avrebbe portato altro che guai.

Ma Vargas voleva fare colpo, voleva un riconoscimento e se fosse riuscito a controllare quella gigantesca creatura orrida è abominevole, avrebbe avuto di certo la stima di tutti, amici, nemici e insegnanti.

Che sciocco, sciocco mago.

Dorlas aveva tentato di fermarlo, ma l’amico era stat sordo a qualsiasi avvertimento.

“”Smettila di rompere, sembri maestro Ianis. Se ti dico che posso farcela. Posso farcela! Non gufare e porta anche Agata. Voglio che veda quanto grande è il mio potere...”

Il giovane Simenon Vargas Avrebbe dovuto dire a se stesso “quanto è grande la mia stupidità...” ovviamente non poteva spere che ne sarebbe uscito letteralmente a pezzi e che la dolce Agata avrebbe pagato il prezzo più alto, e con lei Dorlas, il cui cuore spezzato non sarebbe più guarito.

 

“Non so come tu abbia fatto a perdonarmi. Dovevi lasciarmi a morire nel mio stesso sangue, quel giorno...” disse Vargas, cogliendo i pensieri più reconditi dell’amico.

“Devo ammettere che per un attimo l’ho pensato, ero furioso, disperato. Lei era morta per salvarti da quell’evocazione che tu stesso avevo richiamato dal libro proibito, e io volevo solo che tu soffrissi, o peggio che morissi...” Confessò Dorlas, anche se Vargas questo lo sapeva già.

“Poi però mi sono detto che forse salvarti ti avrebbe reso un uomo migliore. Se lei ti amava, allora che diritto avevo io di odiarti?”

“Mi dispiace Dorlas. Mi dispiace davvero... se solo potessi tornare indietro...” Ammise Vargas con occhi lucidi.

“Non importa. Ora tutto questo sta nel passato, e poi io non potevo perdere anche te. Oltre a lei, tu eri il mio unico amico. Eri tutto quello che mi restava in quel luogo... lo sai”.

Dorlas faticava a dir quelle parole, ma ora, a distanza di vent’anni facevano meno male. La cicatrice sul cuore non bruciava più come allora.

“Lo so, e non smetterò mai di ringraziarti e di essere in debito con te, per questo. Sei un vero amico, l’unico per me.

Vargas sorrise mentre gli posava una mano sulla spalla e Dorlas lo aiutò a tirarsi in piedi.

“Se tu non mi avessi mandato dalla vecchia Na’haan, io non avrei conosciuto Niven, né mi sarei mai accostato ai druidi e ad Isabeau.

“Su quest’ultimo punto non so se davvero ti ho fatto un favore...” sottolineò il mezzelfo dai capelli castani, mentre ripensava a tutta quella storia.

“Non avresti sofferto come un cane, e ora non saresti qui, ubriaco perso a non sapere per chi provar più dolore, se per il tuo bel fiume infuocato(1) Niven, o il tuo bel falco Isabeau...” Gli Ricordò, non troppo scherzosamente Dorlas, che in quanto mago dei legami, aveva un particolare talento nello scovare gli intrecci e i problemi sentimentali degli altri, un po’ meno coi propri.

“Lo sai che non è così semplice... Dimmi di te piuttosto. Ho visto come guardi lei. Ne sei innamorato?” Chiese a bruciapelo Vargas, per sviare le domande da sé.

“Io? Innamorato... Di chi? Di Adelaide?” Dorlas si tradì arrossendo lievemente.

“E di chi sennò?” Gli fece eco Vargas, con sguardo malizioso.

“Vuoi forse farmi credere che sei rimasto immune al fascino di quelle iridi violette, che tanto ricordano la nostra dolce Agata?” Lo incalzò il mezzelfo, ora quasi del tutto sobrio.

“È complicato, Simenon... Lei è sua sorella, il cui ricordi ricordo ancora mi tormenta, ed io non so cosa ho da offrirle, a parte un cuore rattoppato ed il mio tempo”. Si giustificò  Dorlas, piu per se stesso, che per altro.

“L’amore è complicato, vecchio mio... e poi credimi quello che hai da domarle è molto di più di ciò che credi...” La voce di Vargas era sincera.

“Sei sempre stato migliore di me, è che ti sottovaluti. Ti sei sempre sottovalutato come uomo e come mago, eppure sei qui e mi hai salvato il culo tante volte, anche quando non lo meritavo affatto...” Vargas stava cercando di convincerlo, ma Dorlas pareva ancora incerto sulla strada da intraprendere.

“Non lasciartela scappare, intesi? Altrimenti mi sentirò autorizzato a prenderti a calci nel sedere...” Vargas rise di quella minaccia. Risero entrambi.

“E va bene, va bene... “ fu costretto a dire Dorkas, mettendo le mani avanti.

“Le parlerò, le parlerò... non voglio certo averti come nemico! Ora andiamo, che si è fatto tardi e Niven non sarà contenta se torni, anche stavolta, all’alba...” Gli ricordò l’amico, facendogli notare che mancava poco al sorgere di un nuovo giorno.

“Andiamo e ricordati, promessa di mago(2) non si infrange, d’accordo?” Vargas porse la mano all’amico per suggellare quel patto e quella tutta strana, ma liberatoria conversazione.

Dorlas avrebbe affrontato Adelaide e i propri sentimenti per lei, e Vargas avrebbe tentato di far chiarezza dentro di sé, per il suo cuore spaccato a metà, tra Niven e Isabeau.

“D’accordo, promessa di mago. Adesso lavati quella faccia e vai a dormire...” Dorlas spinse l’amico su per le scale, non lasciandogli il tempo di replicare, poi se ne andò fischiettando il motivetto che cantavano sempre loro tre da bambini. Vargas sorrisetto sé e gli fece eco, poco prima di entrare nella stanza di Niven, richiudendosi la porta alle spalle, lasciando fuori la maggior parte dei pensieri cupi fino all’indomani.

 

 

Note al testo:

  1. l’aggettivo fiume infuocato riferito a Niven, si rifà alla mia storia “Flame River” dedicata alla coppia Vargas/Niven.
  2. Promessa di mago, è un modo giocoso, che hanno loro tre di giurarsi le cose, un po’ come il nostro “giurin giuretta” che si fa tra bambini. Una volta fatta la promessa, sono guai per chi la infrange...

 

Note dell’Autrice:

Eccola qui, la seconda e ultima OS scritta per la Freedom Challenge, indetta dal gruppo Facebook Boys love.

Questa volta il tema scelto sono i tarocchi, e precisamente la carta del “mago”. 

Come potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di parlare di un mio personaggio secondario, un po’ bistrattato, come Dorlas, che in realtà è molto di più di una comparsa sullo sfondo. È il migliore amico di Simenon Vargas, una sorta di sua coscienza esterna, un grillo parlante molto riservato e onesto.

Un mago di tutto rispetto.

Spero vi piaccia. Buona lettura.

Ladyhawke83

   
 
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