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Autore: Will P    09/12/2018    1 recensioni
Momo ha studiato il problema da tutti i punti di vista, analizzato qualsiasi strategia, cercato ogni possibile soluzione, ma la realtà è una sola: manca una settimana al Natale, e non sa ancora cosa regalare a Jirou.
In poche parole, è spacciata.
[Momo/Jirou natalizia ft. Momo & Todoroki (e un pochino di Todoroki/Midoriya)]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Kyoka Jiro, Momo Yaoyorozu, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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★ Questa storia partecipa al "Calendario dell’Avvento 2018" di Fanwriter.it! ★

Disclaimer: Titolo @ I'll Be Home For Christmas - Bing Chrosby.
Avvertimenti: F/F, superfluff.
Note: Volevo scrivere una robina semplice e veloce, invece mi sono venuti quasi 3k farciti di headcanon e fluff, perché non sia mai che facciamo le cose facili. Ma le lelline si meritano questo e altro.




And presents on the tree

Momo posa la penna, incrocia le braccia, e osserva i piani di battaglia sparsi su tutta la sua scrivania come residui di un’esplosione.

Ha studiato il problema da tutti i punti di vista, analizzato qualsiasi strategia, cercato ogni possibile soluzione, ma la realtà è una sola: manca una settimana a Natale, e non sa ancora cosa regalare a Jirou.

In poche parole, è spacciata.

*

Nella disperazione, decide di cercare alleati.

“Todoroki-kun, tu cosa regalerai a Midoriya?”

Todoroki, con un boccone di soba a metà strada tra il piatto e la bocca, si blocca e la guarda. Momo si sente rassicurata - e un po’ onorata - quando il suo amico abbassa le bacchette, invece di rispondere con un sonoro sluuurp. Si vede che la questione è seria.

“Per cosa?”

La questione è decisamente seria, ma non per quello che pensava lei.

“Per Natale,” dice, e improvvisamente le sale l’ansia per motivi tutti nuovi. “Todoroki-kun, hai preparato qualcosa per Natale, vero? È la festa più importante per una coppia, Midoriya ci resterebbe malissimo se te ne dimenticassi - cioè, no, non se la prenderebbe, ma sono sicura che -”

“Ah, quello,” la interrompe Todoroki. “Midoriya ha già organizzato tutto. Pranziamo a casa sua, poi andiamo a vedere le luminarie in centro e a pattinare.”

Momo lo squadra con un sopracciglio alzato. “Quindi tu non hai fatto niente.”

Todoroki scrolla una spalla, come a dire sai com’è fatto. In effetti Momo riesce a immaginarsi benissimo Midoriya, con un pacco di dépliant natalizi in mano al posto di uno dei suoi quaderni, che parla a macchinetta di appuntamenti e itinerari e locali dove passare la giornata. Lasciargli organizzare tutto come vuole è già un regalo in sé e per sé.

“Gli ho preso l’edizione esclusiva di Silver Age All Might,” aggiunge Todoroki, lentamente. “Quella con il set di mantelli interscambiabili?”

"Oh," dice Momo, poi si accascia sul tavolo, senza preoccuparsi nemmeno delle macchie di cibo sparse qua e là.

Si era scordata di quanto fosse facile fare regali a Midoriya. Todoroki decisamente è l’ultima persona che potrebbe aiutarla, in questa missione.

“... non va bene? Devo prendergli qualcos’altro?”

E adesso l’ha anche fatto preoccupare per nulla, perfetto, complimenti su tutta la linea, Yaoyorozu.

“Nonono, va benissimo!” Ruota la testa per guardare Todoroki, finendo con metà della faccia schiacciata contro il tavolo. C’è una chiazza appiccicosa sotto la sua guancia, ma non le importa. Se la merita. “È un regalo perfetto, Midoriya sarà felicissimo.”

Todoroki si rilassa, abbassando un attimo gli occhi per mescolare un pochino la sua soba messa da parte. Poi però torna a studiarla, con la testa appena inclinata di lato. “Qual è il vero problema?”

Momo sospira, sperando di potersi fondere con il tavolo per non doversi preoccupare più di nulla. “Non so cosa regalare a Jirou.”

“Comprale qualcosa.”

“Ha detto che i miei acquisti sono ’esagerati’ e ’francamente ridicoli’ e che non riuscirebbe mai a ripagarti, quindi non devo ’tirare fuori un soldo’.”

“Creale qualcosa.”

“Ha detto anche niente Quirk.”

Torodoki la fissa. “Quindi...?”

Momo nasconde il viso dietro un braccio, perché la sua disperazione è indecorosa e va nascosta al mondo. “Dobbiamo regalarci qualcosa di fatto a mano.”

“Ah,” dice Todoroki... e basta. Sperava in qualcosa di più utile. “Quindi?”

“Quindi non so cosa fare!” sbotta, alzandosi di scatto, la coda allentata che le ondeggia pericolosamente dietro alla testa. “Non so fare niente! Non so disegnare, non so dipingere e non so scrivere. Non so cucire né lavorare a maglia, non so fare il bricolage, non so nemmeno lavorare il pongo senza Quirk. Non ho tempo di imparare a cucinare, e non credo che a Jirou importi qualcosa di una composizione di ikebana!"

Finita la tirata fa un respiro profondo, e combatte la tentazione di ributtarsi sopra - o direttamente sotto - il tavolo cercando di sistemarsi i capelli. Todoroki la sta ancora guardando, la soba abbandonata in mano, gli occhi appena sgranati e l’aria un po’ stordita.

“Oh,” dice alla fine. “Non pensavo fosse così complicato uscire con una ragazza.”

Momo sopprime una risata molto poco elegante, ma prima che possa spiegargli che no, non è una cosa da ragazze, è una cosa da Jirou, Todoroki continua in tono sommesso: “Ma tu sei una delle persone più creative che conosco, riuscirai sicuramente a trovare qualcosa.”

Suo malgrado, le sfugge un debole sorriso. “Grazie,” dice, “ma sono giorni che mi lambicco e non mi viene in mente nulla.”

“Pensa a quali sono i tuoi punti di forza, non a cosa vorresti fare. A quel punto ti verrà in mente qualcosa.”

… huh.

Questo era un punto di vista che non aveva considerato.

Mentre Todoroki torna al suo pranzo, Momo inizia a considerare il problema sotto questa nuova luce. È vero che non sa fare dolci o cucire peluche, ma ci sono cose che sa fare. Se solo riuscisse a trovare quella giusta, con un po’ di pianificazione…

Tira fuori carta e penna senza nemmeno rendersene conto, e ha quasi riempito una pagina di schemi quando si accorge di essersi dimenticata una cosa. “Grazie davvero, Todoroki-kun,” dice, alzando gli occhi dal foglio. Sorride di nuovo, e questa volta sul serio.

Todoroki risponde con uno sluuurp particolarmente soddisfatto.

*

Mentre aspetta di fronte alla stanza di Jirou, con un pacchetto squadrato stretto tre le braccia e uno svolazzare di farfalle nello stomaco che proprio non si vuole placare, Momo fa respiri profondi e si dice che ha fatto tutto quello che poteva fare, che il suo regalo non sarà niente di speciale ma almeno è fatto col cuore, e che per Jirou quello è l’importante. Sono giorni che se lo ripete, ma magari questa volta ci crederà davvero.

(Forse si sarebbe sentita più sicura in camera sua, ma da quando si è fidanzata non riesce più a stare nella sua stanza con Jirou senza avvampare. Non ci aveva mai fatto caso prima, se non per i soliti problemi di spazio cui è ormai abituata, ma ora il suo letto è così… . Non è affatto appropriato.)

Per fortuna, prima che possa perdersi a pensare di stanze e letti e agitarsi per mille altri motivi, Jirou apre la porta e Momo smette di pensare a qualunque altra cosa.

“Ehi,” la saluta, con un po’ di fiatone. “Sei in anticipo.”

Porta un enorme maglione natalizio, rosso a motivi bianchi, così lungo che le fa da vestito e così largo che lo scollo lascia intravedere una delle sue solite canotte nere. I ghirigori del maglione, in realtà, sono delle cornici di piccoli teschi e ossa ricamati tutti in fila, e a guardarla Momo sente le farfalle nel suo stomaco sbatacchiare in giro impazzite.

“Ero impaziente,” ammette, e Jirou la fa entrare ridacchiando.

Dopo appena qualche passo, però, Momo si ferma, perché la stanza è… spaziosa. Camera di Jirou non è mai stata spaziosa - tra tutti gli strumenti e le attrezzature e le pile di dischi in ogni angolo è, se possibile, anche più piena della sua - ma ora la sua roba è tutta ammucchiata da una parte per lasciare libera metà della stanza, dove una chitarra appoggiata a una sedia se ne sta isolata di fronte al letto.

Momo esita, stringendo un po’ più forte il suo pacchetto. Stava facendo le pulizie? È per questo che aveva il fiatone prima? Forse dovrebbe tornare più tardi e lasciarla finire, così -

“Siediti qui,” dice Jirou, prendendola per le spalle e guidandola fino al letto. Momo si accomoda, confusa, e diventa ancora più confusa quando, invece di unirsi a lei, Jirou si allontana.

“In realtà dovevo fare ancora - ma vabe’, no, non importa, tanto non…” dice Jirou, girando a scatti per la stanza, come se cambiasse idea a ogni passo di cosa dovrebbe fare. Momo resta a fissarla con gli occhi sgranati, perché Jirou nervosa è uno spettacolo che non aveva mai visto prima - nemmeno tutte le volte che sono state in pericolo di vita, nemmeno quando l’aveva baciata all’improvviso sopra gli appunti di letteratura giapponese - ma non saprebbe come altro definirla, mentre si siede rigida di fronte al letto e inizia ad accordare la chitarra bofonchiando.

Momo non sa bene cosa dire, e non sa bene nemmeno cosa sta succedendo (ha un’idea, anzi, un sospetto, ma non osa sperare davvero che…) così in dubbio aspetta in silenzio, la schiena dritta e le mani strette un po’ troppo forte attorno al suo pacchetto.

Dopo nemmeno un minuto, Jirou smette di accanirsi sulle corde della sua povera chitarra e fa un respiro profondo. “Okay,” mormora, poi finalmente guarda Momo negli occhi. “Okay, allora. Lo so che ho insistito tanto per un regalo fatto a mano, ma io so fare solo questo, quindi… Non è niente di che, non ci sono nemmeno le parole, ma ecco. Ho scritto un pezzo. Per te.”

E senza nemmeno dare a Momo il tempo di ricordarsi come si fa a respirare, Jirou si riabbassa sulla chitarra.

Non è la prima volta che la sente suonare, né la prima volta che la sente provare qualcosa di originale, ma questo pezzo è diverso. È più dolce dei suoi soliti brani, più calmo, anche se il ritmo finisce comunque per farla ondeggiare sul letto senza pensarci - è una melodia morbida e allegra e Jirou l’ha scritta per lei, e Momo rischia di non riuscire a sentirla per quanto le rimbomba forte il cuore nelle orecchie.

Pur con tutto il nervosismo di prima, ora Jirou sembra perfettamente calma. Fa sempre così, quand’è nel suo elemento. Le sue mani si muovono sicure da un accordo all’altro e Momo non sa neppure più cosa guardare - le sue dita che accarezzano veloci le corde, la curva del polso attorno al collo della chitarra, o la sua espressione, seria e concentrata solo per lei.

Ogni tanto mormora qualcosa sulla musica, troppo piano perché la possa sentire, ma in quei momenti Momo non riesce a staccare gli occhi dalle sue labbra.

Le ci vuole qualche secondo per rendersi conto che la canzone è finita, che Jirou la sta fissando in attesa, e che le sta anche chiedendo qualcosa.

“Cosa?” chiede, e la voce le esce strozzata come se non parlasse da secoli, ma sta ancora cercando di processare gli ultimi minuti.

“Ti ho chiesto se ti è… Stai piangendo?”

“No,” dice Momo, poi si tocca gli occhi. “Oh. Sì?”

Jirou sembra sempre più allarmata, così Momo si affretta ad asciugarsi gli occhi con una mano e a battere furiosamente il letto accanto a sé con l’altra, per farsi raggiungere subito dalla sua ragazza e - e - piangerle un altro po’ addosso, probabilmente.

Jirou mette a terra la chitarra e si siede vicino a lei, un’espressione tra il cauto e lo speranzoso in viso, e allora Momo deve abbracciarla immediatamente. Per forza, o finirà per scoppiare. Il suo regalo scivola tra di loro e le si conficca uno spigolo in una coscia, ma non importa.

“Mi hai scritto una canzone,” dice, nascosta contro il collo di Jirou.

“Be’, un pezzo, le parole non volevano saperne di uscire fuori quindi…”

“Mi hai scritto una canzone!”

“... ti piace?”

Momo allenta l’abbraccio giusto quanto basta per poterla guardare negli occhi. “È la cosa più bella che abbia mai sentito in vita mia,” dice, sincera, e quando Jirou alza gli occhi al cielo con un mezzo sbuffo la redarguisce con un bacio a stampo, rapido e dritto al punto, per farle capire quanto è seria. “Davvero.”

Jirou si morde un labbro, abbassando gli occhi. “Non è nemmeno una canzone intera.”

“Ma è la mia canzone,” dice Momo, con un sorriso enorme, e a quel punto è Jirou a stringerle le braccia alla vita e baciarla.

È un po’ meno dritto al punto, e molto meno rapido, ma dopo poco Momo si stacca di botto lo stesso, perché non hanno ancora finito di scambiarsi i regali. (E perché c’è un letto e c’è Jirou e all’improvviso fa molto caldo e se continua su questa linea di pensiero potrebbe svenire.)

“Adesso devi aprire il mio!” Lo recupera e muore un po’ dentro quando lo vede tutto sgualcito, con il fiocco dorato storto e la carta rossa stropicciata, quasi rotta in un angolo, ma Jirou le ha dedicato una canzone, quindi lei può essere abbastanza coraggiosa da darle un regalo meno che perfetto. Sale meglio sul letto e si mette in ginocchio, braccia tese di fronte a sé e capo abbassato, e porge il regalo a Jirou parlando tutto d’un fiato: “Non è niente di speciale, non è bello come la tua canzone, ma l’ho fatto io e spero ti piaccia.”

“Oh wow,” dice Jirou con una risatina imbarazzata. Si accomoda anche lei sul materasso, a gambe incrociate, e prende il regalo dalle mani di Momo con la massima delicatezza. “Già il pacchetto è troppo, io ti ho scritto quel pezzo per non dover litigare con i fiocchi.”

Momo si torce le mani in grembo, spalle dritte e schiena rigida - Jirou dice sempre che le sembra la posizione più scomoda del mondo, ma per lei è un’abitudine confortante - mentre osserva la sua ragazza scartare con cura il regalo, sciogliendo piano il fiocco e ripiegando con attenzione ogni lembo di carta aperto, fino a svelare il quadernone dalla rigida copertina blu notte contenuto al suo interno. “Wow,” ripete, poi lo apre, e non dice altro mentre le sue sopracciglia si sollevano sempre più in alto.

Momo attende, composta, chiedendosi distrattamente se sarebbe troppo maleducato iniziare a rotolarsi per terra dai nervi.

Dopo quello che potrebbe benissimo essere un secolo, Jirou volta una pagina. “L’hai fatto tu.”

“Sì.”

Un’altra pagina. “Non l’hai comprato.”

Momo si stritola le mani. “Lo so che la qualità è scadente, te l’avevo detto che sarebbe stato meglio comprarti qualcosa, ma visto che ci tenevi tanto ho provato -”

“Momo,” la interrompe Jirou, alzando finalmente gli occhi per lanciarle uno sguardo incredulo. “Cosa stai dicendo, è bellissimo.”

“Prego?”

“È ridicolo, sembra stampato!”

Momo arrossisce. “Oh no, ci sono così tante imprecisioni,” dice, ricordandosi di tutte volte che aveva dovuto cancellare e riscrivere qualcosa, tutte le foto ritagliate storte, tutte le ore passate a lottare con una colla che non voleva proprio saperne di funzionare (tanto che alla fine aveva dovuto Crearne una lei).

La cosa che aveva sempre saputo fare meglio, fin da bambina, era studiare, e i libri erano sempre stati una delle sue cose preferite al mondo. Nulla di particolarmente artistico, men che meno di adatto per un regalo, ma poi si era ricordata di tutte le volte che Jirou le aveva fatto i complimenti per i suoi appunti chiari e precisi, e a pensarci bene non le sarebbe dispiaciuto regalarle qualcosa come un libro, o un’agenda - delle pagine in cui lasciare qualcosa di suo, e in cui magari Jirou avrebbe potuto aggiungere altro… e a quel punto l’album di foto era stata una soluzione quasi ovvia.

Aveva comprato il quadernone di base e Creato tutto il resto (quello non era contro le regole!) poi si era messa al lavoro, ed era stata una sfida - che la colla aveva quasi vinto - ma era anche stato divertente. Era stato divertente organizzare ogni pagina, tracciare con cura ogni scritta, passare ore a guardare foto di loro due per scegliere le migliori, e forse in certi punti era stata un po’ troppo entusiasta con il glitter, ma alla fine era rimasta soddisfatta del risultato. E finalmente tutte le sue lezioni di calligrafia erano servite a qualcosa.

(In più, c’è qualcosa di incredibile nel creare un libro. Sarebbe impossibile farlo, con il suo Quirk: sa le molecole di ogni tipo di carta, conosce ogni passaggio della rilegatura di un volume, ma non avrebbe mai le parole giuste per riempirne uno. Invece grazie a Jirou c’è riuscita, solo con le sue mani, e anche se non è un vero libro e non l’ha riempito tutto lei, è speciale.)

Jirou le prende una mano, e Momo torna finalmente a guardarla. “Tu sei ridicola,” dice, con un sorriso dolce che lo fa diventare un complimento, e Momo si trova a rispondere con un altro sorriso senza neanche pensarci, intrecciando le dita alle sue. Con l’altra mano Jirou sta seguendo i contorni di foto e ritagli tra le pagine dell’album, e a ogni carezza distratta delle sue dita il petto di Momo si riempie un po’ più di gioia, fino a rischiare di scoppiare. “Grazie per il regalo. Grazie per avermi dato corda con questa storia.”

“Possiamo rifarlo l’anno prossimo,” dice, e ride quando Jirou s’illumina come - be’, come un albero di Natale.

Non è stato così tremendo, alla fine, anche se è quasi impazzita per trovare il regalo giusto.

Dopotutto con Jirou non ha bisogno di essere perfetta, basta soltanto essere se stessa.








Note bis:All'inizio questa fic doveva essere soltanto "Jirou vieta a Momo di comprarle (perché Momo ha una concezione particolare dei soldi) e crearle (perché così non vale) un regalo di Natale, e Momo Va In Panico" ma sappiamo tutti che all'inizio questa fic doveva essere... sono le ultime parole famose di ogni fanwriter, per cui bam, quasi 3k di lelle che non possono farcela nella vita.

Jirou che compone un pezzo per Momo è una cosa quasi banale (ma siccome c'è pochissima roba su di loro abbiamo tutti il dovere MORALE di scrivere i peggio cliché), mentre Momo mi sembra davvero una persona che si divertirebbe genuinamente a creare uno scrapbook. È come organizzare gli appunti della lezione, solo con più glitter. Forse non è accuratissimo che Momo vada così in palla per una sciocchezza, ma penso che una sana combinazione di perfezionismo + inesperienza + fiducia in se stessa altalenante potrebbe portare a deliri del genere. (Oltre al fatto che il primo Natale con la tua ragazza non è affatto una sciocchezza.)

Todoroki invece non ci doveva proprio essere, in partenza, ma quando ho deciso che Momo doveva piangere miseria con qualcuno la scelta è stata ovvia. Sono adorabili come amici, specie con Todoroki in versione cheerleader ufficiale di Momo, e poi così sono riuscita a infilarci anche un po' di TodoDeku a tradimento. Si sono infilati a tradimento da soli anche un bel po' di headcanon (tipo Rich Girl Momo che ha studiato calligrafia, ikebana e postura e si siede in seiza quando deve stare comoda, lol) ma dopotutto chi è che ha il controllo di quello che scrive? Certamente non io.

   
 
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