Miei video
bughead:
- Let's go home (se siete in pari
con
l’ultima stagione)
- Trampoline
- Tell me
Storia
scritta per Una Challenge
sotto l’Albero, indetta dal gruppo Il
Giardino di Efp su Facebook.
Prompt:
A
decide di confessare a
B i suoi sentimenti la notte della Vigilia, ma poi lo vede baciare
C…
Celtica
L’Albero
più grande del mondo
C’è
un albero davanti al Pop’s. Dev’essere alto almeno
due metri, ma le lucine
colorate lo fanno sembrare molto più imponente.
Jughead
si sente piccolo al confronto. Ha undici anni e da sempre desidera un
albero
come quello nella sua casa. Si chiede come potrebbe farlo
entrare… Immagina la
punta dell’abete piegata contro il soffitto della roulotte,
le luci che pendono
verso terra…
No,
decisamente non è una bella immagine.
Una
mano si posa sulla sua spalla. «Jughead.»
Prima
di vederne il viso, riconosce la voce. «Ehi,
Archie.»
Archie
sorride. «Alla fine sei venuto.»
Lui
scrolla le spalle, come se nemmeno si fosse accorto di essere arrivato
fino lì.
«Volevo fare due passi» mente Jughead.
Non
gli va di dirgli la verità. Non gli va di parlare dei
Serpents, dei litigi,
delle lattine di birra vuote. Non gli va nemmeno di spiegare
perché, tra tanti
posti in cui sarebbe potuto andare, ha scelto proprio quello.
Archie
gli batte una mano sul braccio. «Sono felice che tu sia
qui.»
Jughead
vede la macchina del signor Andrews fare retromarcia e uscire dal
parcheggio. È
una serata tra ragazzi. Una vigilia di Natale diversa dalle precedenti.
«Ho
visto Cheryl e Jason un attimo fa» dice Jughead.
«Non sono sicuro che dovrei
restare…»
«Invece
devi» ribatte Archie. «Anche Betty ti direbbe la
stessa cosa. Non puoi fare il
loro gioco.»
A
quel nome, Jughead abbassa gli occhi. Vorrebbe chiedere di lei,
perché non sia
ancora con loro.
Verrà?
O sua madre troverà una scusa per tenerla a casa?
Jughead
stringe la mano a pugno e si ripromette di non fare domande. Non
può ammettere
niente, nemmeno ad Archie…
«Mi
stanno lasciando in pace» riprende Jughead, lanciando
un’occhiata di sbieco
alla vetrina da cui vede i fratelli Blossom seduti al tavolo.
«È più il modo in
cui mi guardano. Soprattutto Cheryl…»
«Cheryl
è fatta a modo suo. Lo sai, Jug.»
Lui
annuisce piano. Si guarda intorno, ma a parte la neve lieve che ricopre
ogni
cosa, nessuna automobile si ferma da Pop’s.
Archie
gli indica il cielo. «Inizia a nevicare. Dai,
entriamo.»
Jughead
lo segue su per i gradini, ma davanti alla porta a vetri si ferma.
Volta il
capo e prende a studiare il parcheggio vuoto.
Il
freddo lo avvolge, e non è la neve, non sono i fiocchi che,
piano, si stanno
posando sulla sua giacca, infiltrandosi sotto il tessuto. Non
è nemmeno la
notte, il gelo, la bassa temperatura.
È
lei. Lei che non è arrivata. Lei che non sa ciò
che Jughead prova da qualche
tempo, ogni volta che la vede.
E
adesso, alla vigilia di Natale, Jughead vorrebbe solo questo: vederla.
Non
alberi alti due metri, lucine colorate o chissà quale
regalo. Nemmeno hamburger
gratis forniti dal comitato genitori-insegnanti.
Vorrebbe
che la neve smettesse di cadere, che lei fosse lì con lui.
Vorrebbe restare con
lei per un momento, fuori dal Pop’s, senza Archie intorno. Le
mostrerebbe
l’albero altissimo, staccherebbe un finto ghiacciolo e lo
chiuderebbe tra le
sue mani.
Non
le direbbe altro, se non di conservarlo, in attesa di essere
più grande, di
tempi migliori, di giorni in cui gli occhi di Betty smetteranno di
illuminarsi per
Archie.
Le
chiederebbe solo questo…
Jughead
si gira, socchiude gli occhi e posa la mano sul vetro della porta per
seguire
il suo amico. E quando è dentro, al caldo, è
Archie a indicargli il parcheggio,
puntando il dito verso l’esterno.
Lui
si volta ancora. Due fari illuminano la neve che scende trasversale.
Rallentano
fino a fermarsi, poi due ragazzine escono dall’auto e corrono
verso il Pop’s.
«Arriva
Betty» mormora Archie, e Jughead sente un brivido.
Si
spostano per farle entrare, e se Polly si limita a un saluto veloce
prima di
correre dai suoi compagni, Betty si ferma davanti a loro.
Ha
alcuni fiocchi di neve sui capelli, le guance arrossate e un bellissimo
sorriso. Solo che sta guardando Archie. Si allunga e lo bacia su una
guancia.
«Buon Natale, Archie.»
Jughead
sente qualcosa spezzarsi dentro. È come se una voragine
l’avesse appena
inghiottito. È forse diventato invisibile? Betty non vede
che c’è anche lui,
che è venuto apposta per lei?
«Tanti
auguri, Juggy» dice lei velocemente. Poi torna a guardare
Archie. «Allora? Cosa
pensi che riceverai per Natale? Vi va una cioccolata calda?»
Jughead
guarda fuori, la neve che cade lenta a ricoprire i segni delle gomme.
Si fa
coraggio.
«Betty,
puoi venire un attimo fuori? Archie, perché non prendi un
tavolo e non ordini
cioccolata per tutti?»
Archie
sembra sorpreso, ma annuisce.
Betty
invece lancia una brutta occhiata all’esterno. «Sta
nevicando. Non possiamo
uscire dopo? Tutti insieme?»
Jughead
la prende per mano ed esce, portandola con sé.
«Solo un momento. Promesso.
Voglio farti vedere una cosa.»
«Cosa?»
domanda Betty, mentre scendono i gradini.
Il
suono dei loro passi sulla neve attutisce i battiti del cuore di
Jughead. La
accompagna fino all’albero, alza gli occhi verso la punta che
sembra sfiorare
il cielo nero, poi li abbassa su di lei.
Betty
segue il suo sguardo. Sorride contro le sue previsioni.
Trema
appena sotto la neve, ma negli occhi ha la stessa luce di quando vede
Archie.
«Siamo
corse dentro e non l’ho proprio notato… Grazie,
Jug.»
Ora
è a lui che sorride. Forse anche Betty desidera un albero
come quello in casa
sua. E se Jughead fosse più grande, se non ci fosse
l’intera scuola alle
vetrine del Pop’s, lo prenderebbe per portarlo nel suo
salotto.
Poi,
mentre immagina i vari modi per trasportarlo fin là, se ne
accorge: ha ancora
la mano di Betty nella sua. E nel gelo della neve è come una
piccola fiamma che
lo scalda dentro.
Fa
un passo avanti senza lasciarla, raggiunge l’albero e allunga
la mano a
prendere l’ornamento di ghiaccio appeso sopra la sua testa.
Lo sgancia dal
ramo, lo studia e poi lo offre a Betty.
Lei
solleva le sopracciglia e sorride. «Per me?»
Jughead
vorrebbe dirle che non è niente, che non è
abbastanza, che è solo il simbolo di
due mani intrecciate, della neve che cade e di quella vigilia che non
scorderà
mai.
Invece
scrolla le spalle. «Non ti ho preso niente per
Natale.»
Betty
stringe il ghiacciolo nella mano libera e poi lo infila in tasca. Non
ha ancora
smesso di sorridere. Si fa più vicina, tanto che Jughead
riesce a sentire il
suo fiato caldo sul viso. Poi gli bacia la guancia.
«Grazie,
Juggy.»
Gli
lascia la mano, sorride, sorride e sorride, ma se ne va. Lo lascia solo
davanti
all’albero di Natale più grande che Jughead abbia
mai visto.
E
quando si volta, le loro impronte non ci sono più.
C’è
solo un punto vuoto sull’albero più alto e bello
del mondo.