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Autore: Jo95    26/12/2018    2 recensioni
Il senso di freddo, vuoto e malinconia che l’aveva attanagliata in quell’istante, guardando quella scena, seppur surclassata dalla consapevolezza di essere salvi, era tornata in quel momento e una lacrima non poté che caderle lentamente sul viso, rigandole la guancia. Fu un solo attimo, mentre piegata su se stessa, gli avambracci posati sulle gambe e la schiena ricurva, lo sguardo fisso a terra e i capelli ai lati del viso, si lasciò andare a quelle sensazioni, cercando di ricomporsi con un grosso sospiro subito dopo, gettando l’ansia fuori dal suo corpo o, per lo meno provandoci.
Questa storia partecipa all’iniziativa Secret Santa indetto dal gruppo SasuNaru fan fiction Italia.
[Sakura!centric, KakaSaku, side!SasuNaru, sidei!ZabuzaxHaku]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Haku, Kakashi Hatake, Sakura Haruno, Team 7, Zabuza Momochi | Coppie: Naruto/Sasuke, Zabuza/Haku
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie, Contesto generale/vago
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Questa storia partecipa all’iniziativa Secret Santa indetto dal gruppo SasuNaru fan fiction Italia. La dedico al mio destinatario Sayuri no Moe, spero ti piaccia, questa ff è il regalo originale vero e proprio.

É stato difficile scriverla perchè non sono solita muovere Sakura o parlare di altri che non siano Naruto e Sasuke o altri pg che uso di più. La coppia per me è inusuale e l’ho fatta più accennata di quel che avrei dovuto, mentre la ZabusaxHaku, beh, sono bellissimi, anche se non avevo mai scritto su di loro fino a pochi giorni fa, li ho sempre amati. Plus, non potevo non mettere, anche solo come accenno la SasuNaru, li amo troppo… La storia è ambientata, ovviamente, dopo la quarta guerra ninja, ma con sviluppi differenti dagli ultimi capitoli, mi sembra ovvio ma preciso.

 An, in pochi giorni ho scritto due cose che non sono rosse e nemmeno lontanamente arancioni, sono introspettive -anche se qui alla fine un paio di battute le caccio fuori- e non sono gay asf -o per lo meno lo sono solo accennate, ma con una coppia etero- io, io non so più chi sono, ho perso la retta via, basta me ne vado, non fermatemi! *fugge* Ok la smetto di fare la melodrammatica, ma vi dico tutto ciò per farvi capire che mi sono messa alla prova e che non è solito scrivere una cosa simile per me, quindi sarei davvero felice e curiosa di sapere cosa ne pensate, sarebbe cosa gradita avere dei feedback di quando in quando, giusto per sapere se sto andando nella giusta direzione, se sono stata anche lontanamente IC (l’OOC lo metto sempre e comunque, per sicurezza) e sono aperta a critiche costruttive che mi facciano migliorare, grazie.

PS: tranquilli, non vi chiedo recensioni gigantesche e complicate, anche due righe bastano.

PPS: l’ho appena riletta, spero di non aver fatto stupidi errori di punteggiatura o altro.

PPPS (<—esiste?): per chi se lo stesse chiedendo, il titolo, beh, non centra niente, davvero, è solo il titolo di una canzone che mi piace e che ascolto molto in questo periodo, non c’è alcun significato nascosto o collegamenti con la storia! -lol-

Buona lettura.

 

 

 

“Sei sempre stato al mio fianco, questa volta però, resterò io qui accanto a te.” (Zabuza parlando ad Haku)

 

 

Black Pearl

 

 

L’ospedale, bianco, pulito, vuoto, aveva il solito odore asettico che permeava nei corridoi e nelle sale d’attesa; lei, seduta in una di quelle seggiole in legno, aspettava e, al contempo, pensava.

L’intero team sette era tornato da una missione estremamente difficile e pericolosa, più di quel che avrebbe dovuto essere. Sebbene, dopo la guerra, il periodo di pace permeava in buona parte nei vari stati, qualche ninja traditore continuava ad esserci; nukenin che vagavano per i loro affari o che venivano assoldati da chi, di pace, ne voleva ma alle proprie condizioni. Vi era, purtroppo, ancora qualche paese oppresso da alcune organizzazioni o da ricchi magnati che sfruttavano l’economia del paese a loro favore e comandavano tramite la forza e la paura assoldando ninja. Il team 7, inizialmente, doveva scortare un carico destinato a un paesino nascosto tra le terre più desolate del paese dell’acqua, con relativo mercante. La situazione in tali posti era talmente precaria che sapevano fin dall’inizio che commerci come questi attiravano, sulla via, banditi, ma che sarebbero potuti incappare anche in uno o più di questi ninja; ciò che non sapevano e che scoprirono solo una volta arrivati era che, tale paese faceva parte proprio tra quelli citati in precedenza e che la situazione era molto più complicata di quel che appariva. Dopo aver consegnato il carico, apparentemente senza problemi, passarono la notte al villaggio. Sebbene tra di loro ci fosse sempre una persona che faceva da guardia a turno e anche se sembrava tutto tranquillo e loro erano tra i ninja migliori, ciò che non si aspettarono fu essere presi di sorpresa mentre dormivano. Il ricco magnate che si era impadronito di quella terra, vedendoli e conoscendo la loro fama, pensò che fossero lì per qualcosa in più che una semplice missione di scorta, così da decidere di attaccare a sorpresa prima che ci fosse la possibilità che lo facessero loro. Così si trovarono a fronteggiare molti più ninja di quelli che erano loro, piuttosto potenti e alcuni con abilità mai incontrate prima, praticamente in mezzo al villaggio, tanto che la tensione -in quel periodo ai massimi livelli- con una pace e sopportazione, da parte degli abitanti, molto precaria, tanto che quando scoppiò lo scontro principale, gli abitanti, trovatisi in mezzo, presero slancio e si rivoltarono contro chi li opprimeva ormai da troppo, pensando che, avendo dei ninja dalla loro parte, il momento per ribaltare le sorti del paese doveva essere quello per forza. Tutto ciò creò ancora più trambusto e Sakura e il suo team si ritrovarono in mezzo a un putiferio, stando attenti anche ai civili. 

 

Sakura sospirò affranta, pensando che, proprio lei, essendo ninja medico, ne aveva avuto di lavoro da fare; difendere chi troppo debole e aiutare curando chi veniva travolto o ferito  le aveva dato molto da fare, assieme a Kakashi, il quale, se prima era stato impegnato con vari ninja -proprio lui, per quanto scaltro e attento, circondato durante il turno di guardia e impossibilitato ad aiutarli prima o avvisarli- l’aveva raggiunta, assicurandosi stesse bene, -del resto lei era il medico, non potevano permettersi che si ferisse- per poi aiutarla contro altri due ninja. Un po’ più in là aveva notato Naruto e Sasuke circondati e, sebbene sapesse i livelli a cui arrivava la loro forza, non riuscì a non preoccuparsi un po’, il suo sesto senso captava qualcosa e un senso di vuoto al livello dello stomaco l’attanagliò quando vide Sasuke gettarsi di fronte a Naruto in una pioggia di aghi, facendogli da scudo.

 

Sakura, nella sala d’attesa mosse irrequieta le gambe e puntellò i gomiti sulle ginocchia, sostenendosi il viso con le mani, pensierosa e nervosa. Tutta quella scena le ricordò, come un grosso flash back, quando, a tredici anni, ebbero la loro prima vera missione e una cosa simile accadde nello scontro con Haku e Zabuza. Le erano passati innumerevoli flash veloci, nella mente, durante lo scontro, non riuscendo più a concentrarsi perfettamente, preoccupata per i due, tanto che riportò alcuni danni dal suo avversario. 

Si toccò la fasciatura alla testa, con una smorfia, pensando che era stata davvero incauta e stupida a distrarsi così tanto, preoccupata o meno che fosse, poteva andarle peggio. Alla fine, comunque, aveva rotto lei qualche osso al suo avversario e non viceversa.

Il tutto si era concluso con la sconfitta dei ninja assoldati da quel verme che controllava il villaggio, anche grazie all’intervento di alcuni ninja del paese dell’acqua che, verso la fine, erano arrivati al villaggio tramite un segnale di allarme. Erano riusciti a sventare per lo più i piani dell’uomo da soli, ma con l’arrivo dei ninja di Mizu no Kuni avevano lasciato loro gli affari interni del loro stesso paese, affiancati dalla Mizukage, la quale era stata avvisata della situazione…purtroppo i villaggi troppo lontani e nascosti nei loro territori aspri e freddi tra laghi e montagne non sempre erano facili da controllare e la Mizukage faceva il possibile per mantenere la pace interna ed esterna nel loro paese, ma c’era sempre qualcuno, loro lo sapevano bene, che non collaborava e ne approfittava della situazione precaria per i propri scopi. Loro avevano riportato molte ferite, chi più chi meno ma quello messo peggio era proprio Sasuke. Aveva lottato pieno di graffi e tagli, imbrattato di sangue, senza lamentarsi troppo e sbaragliando, ad un certo punto, gli avversari assieme a Naruto, quando ebbero la certezza che i più dei civili fossero abbastanza lontani da non essere coinvolti. Purtroppo, se avevano avuto tutte quelle difficoltà, pensò Sakura, era non solo per l’attacco a sorpresa, ma anche per l’impossibilità di dare tutto loro stessi per non coinvolgere ulteriormente gli abitanti, oltre che per proteggerli. Purtroppo il sesto senso di Sakura non aveva errato e, dopo che aveva riposto la katana, barcollante, Sasuke era caduto di fronte i loro occhi; prima di svenire, un nome sulle sue labbra “Naruto”.

 

Sakura tornò per un secondo nel presente, in quella sala d’aspetto spoglia. Innervosita, cominciò a muovere le gambe, facendole andare su e giù velocemente, non ne poteva più di aspettare da sola, continuava a vagare con la mente ai fatti successi ore prima. Rivide gli occhi sgranati di Naruto che, preoccupato, gridava “Sas’ke!” mentre raggiungeva il corpo del compagno, inerme sulla neve, prendendolo per le spalle e scuotendolo, prima di caricarselo sulle spalle e portarlo all’ospedale più vicino. Era venuto fuori che gli aghi che lo avevano colpito in pieno in più punti erano avvelenati, per questo motivo, durante il combattimento, le era sembrato sempre più stanco e affaticato. Arrivati in ospedale i medici specializzati si misero subito a lavoro, in modo da far espellere il veleno e le tossine al corpo di Sasuke il più velocemente possibile, somministrandogli un antidoto per il veleno che riconobbero essere pregno il corpo del ragazzo. Nel mentre Uchiha era in sala operatoria, anche loro erano stati curati, accertandosi che Sakura non avesse una commozione cerebrale per la ferita alla testa inflittale. Si ricordò quanto Naruto, appena poche ore prima, fosse irrequieto.

“É colpa mia, se non mi fossi distratto per parare un colpo da dietro, tornando troppo lentamente in posizione di difesa, Sasuke non si sarebbe buttato di fronte a me parandomi con il suo corpo”.

Sakura l’aveva guardato attentamente negli occhi e “Non è stata colpa tua Naruto, stavi facendo tutto impeccabilmente”. Sentì un “Non abbastanza” mangiato tra le labbra.

 

Solo qualche ora più in là, Sakura, avrebbe saputo che Sasuke, stranamente, aveva agito d’impulso, esattamente come quella volta da bambini, contro Haku e Zabuza.

“Avevo la katana, avrei potuto sviare gli aghi con quella, o almeno una parte di essi, eppure non ci ho pensato, il mio corpo si è mosso da solo, d’istinto” avrebbe detto Sasuke dopo poco sveglio, la voce roca per la gola secca, il corpo dolorante e la pelle pallida, più del solito, stanco e affaticato.

A Naruto, la preoccupazione, non sarebbe passata nemmeno dopo averlo visto sveglio, ma allo stesso tempo Sakura avrebbe visto nei suoi occhi un po’ di sollievo e contentezza e, esattamente come aveva fatto prima del risveglio, avrebbe passato l’intera notte al suo fianco. 

A Sakura un pensiero più che naturale le sarebbe venuto in mente come risposta alle spiegazioni del moro “Non è così strano, volevi proteggerlo e, chiunque, anche la persona più fredda e calcolatrice avrebbe agito d’impulso di fronte alla cosa o alla persona più preziosa per lui”.

D’altronde quei due ne avevano passate talmente tante che ora come ora non si staccavano l’uno dall’altro nemmeno per le più piccole cose e questo non la sorprendeva affatto. Tornata in sala d’aspetto, ancora vicina alla porta, avrebbe poi sentito qualcosa che, forse, sarebbe dovuta restare fra i due: la voce appena incrinata di Naruto che, orgoglioso ma preoccupato si rivolgeva al compagno “Sei uno stupido, sarei riuscito tranquillamente a cavarmela… mi hai fatto preoccupare moltissimo” seguito poi da un “Lo so…” lasciato in sospeso di Sasuke come risposta, poi si sarebbe allontanata lasciando loro lo spazio che necessitavano. Avrebbe pensato, poi, a quel piccolo botta e risposta, riconoscendo che, dietro quelle semplici frasi, si nascondeva molto di più.

 

Ma al momento lei si trovava ancora su quella dannatissima sedia in legno, scomoda, Naruto, dopo essere stato medicato e dopo aver visto Sasuke, dormiente, esser portato in camera, era scappato dentro la stanza appena i medici se n’erano andati e Kakashi-sensei, dopo essere stato medicato a sua volta ed essersi preoccupato per loro, si era messo da qualche parte a parlare con la Mizukage, per poi fare rapporto al villaggio e avvertirli nei minimi dettagli ciò che era successo e del perchè sarebbero rientrati a Konoha con giorni di ritardo. Tutto ciò che era successo l’aveva scombussolata parecchio e non per gli attacchi a sorpresa o la guerra, ci era abituata, era una kunoichi esperta, non era niente di nuovo tutto ciò, ma il come si era svolto il tutto, certe scene, i risvolti, quel senso di vuoto allo stomaco e di paura le avevano fatto ricordare così intensamente quella prima missione così inaspettatamente pericolosa: lei, i ragazzi e Kakashi-sensei in pericolo, loro ancora troppo poco esperti, Sasuke che, come in quel frangente, si era messo d’inanzi a Naruto, la prima volta che si erano visti realmente come team, Haku e Zabuza, quel dolore straziante che si poteva percepire guardandoli l’uno di fianco all’altro mentre lentamente morivano. Il senso di freddo, vuoto e malinconia che l’aveva attanagliata in quell’istante, guardando quella scena, seppur surclassata dalla consapevolezza di essere salvi, era tornata in quel momento e una lacrima non poté che caderle lentamente sul viso, rigandole la guancia. Fu un solo attimo, mentre piegata su se stessa, gli avambracci posati sulle gambe e la schiena ricurva, lo sguardo fisso a terra e i capelli ai lati del viso, si lasciò andare a quelle sensazioni, cercando di ricomporsi con un grosso sospiro subito dopo, gettando l’ansia fuori dal suo corpo o, per lo meno provandoci. La scena di anni prima le si ripresentò nella sua mente: lei che provava a colpire Haku con un kunai, inutilmente, non sapendo cos’altro fare. I Ragazzi in difficoltà, intrappolati tra gli specchi di ghiaccio del ragazzo più grande. La sua paura e la rabbia di Naruto quando avevano temuto per la vita del compagno di squadra e il maestro kakashi che combatteva contro Zabusa… Kakashi che conficcava la sua mano nel busto di Haku che, sacrificandosi, aveva preso il posto dell’altro e la rabbia, la disperazione dello spadaccino della nebbia per aver perso il ragazzo, spingendolo contro tutti quegli uomini sul ponte, in lacrime, furioso, disperato e poi sfinito. Ricordava ancora le parole al corpo esanime di Haku, mentre anche lui stava morendo, uno affianco all’altro, guardandolo un’ultima volta, toccandogli la guancia con dolcezza ed estrema delicatezza “Siamo stati assieme tutte queste volte…quindi morirò affianco a te… se possibile, vorrei andare nello stesso posto in cui stai andando tu”. L’aveva detto piano, piangendo e con una speranza piena d’amore, quell’uomo che tanto sembrava pericoloso e crudele, a sangue freddo, era tremendamente dolce con quel ragazzo e dai suoi occhi si potevano intravedere amore e devozione nei suoi confronti; all’ora capì, non se l’era mai chiesto e mai ci aveva pensato prima, ma era evidente quanto quei due si amassero. Un tremito la scosse e gli occhi pizzicarono un poco, aveva voglia di piangere e non sapeva nemmeno perchè, odiava quella sensazione che la consapevolezza gli aveva schiaffato davanti, eppure era una cosa successa anni fa e che non avrebbe dovuto farle quest’effetto, non ora per lo meno. Eppure non riusciva a smettere di pensare a quanto Zabusa amasse Haku, il suo allievo e quanto, viceversa, il ragazzo con la maschera amasse lo spadaccino… pensò alla loro relazione maestro-allievo, alla loro differenza d’età…quanti anni avevano di differenza? Haku che età aveva? Quindici, forse sedici anni? Eppure, tutto ciò, non sembrava un problema per loro. Pensò a se stessa in una situazione del genere e automaticamente le si presentò l’immagine del proprio sensei in testa. Arrossì leggermente, scuotendo un poco la testa. La figura slanciata e muscolosa, alta di Kakashi vicino a lei, che si approcciava in certi modi… “Oddio no, che strano!” esclamò senza riuscire a trattenersi e arrossendo ancora di più. Il fiato le si fece corto per un istante, era vero, era strano pensarlo in un certo modo, eppure non le dispiaceva e non riusciva a smette e poi capì… ecco perchè era scossa, perchè le erano venuti in mente Haku e Zabuza in quella maniera vivida ed ecco perchè si sentiva così male solo a pensarci, perchè, in oltre, si era concentrata tanto su alcuni comportamenti che prima non la toccavano, non la interessavano, mentre ora sì. Era da qualche tempo che le capitava di soffermarsi ad osservare più del solito il maestro Kakashi e quel giorno, quando li avevano attaccati a sorpresa, non riuscendo a vederlo, non sapendo dove fosse finito, era come scomparso temporaneamente e il non sapere come stava l’aveva agitata come non mai. Il sollievo poi e la gioia quando gli si era affiancato, anche se un po’ malconcio, chiedendole come stesse e aiutandola con i nemici, proteggendola mentre era impegnata a curare i feriti. Quella giornata le aveva ricordato cose, l’aveva scossa, ma ora capiva perchè si era soffermata tanto sulle congruenze dei ricordi con i fatti da poco successi e, soprattutto, perchè si fosse soffermata su tale relazione. Aveva paura ad ammetterlo anche solo nella sua mente, tra se e se, ma alla fine lo fece: si chiese se potesse piacerle il maestro Kakashi e la risposta non era negativa. Rimase imbambolata per qualche secondo, senza riuscire realmente a pensare a qualcosa, poi “Sto realmente cercando di pensare per come quei due non fosse un problema, almeno in apparenza, la differenza d’età e l’essere sensei e allievo?” sussurrò piano.

All’improvviso sentì dei passi leggeri avvicinarsi e si voltò verso quella direzione, vedendo proprio l’uomo dei suoi ultimi pensieri arrivare dal corridoio e avvicinarsi. I capelli argentei, sempre sparati in alto, leggermente arruffati, la solita maschera a coprirgli la parte bassa del viso e il coprifronte ora non più inclinato a coprire l’occhio che prima aveva lo Sharingan, ma portato normalmente, gli occhi scuri stanchi ma vispi e attenti, la cicatrice che svettava perpendicolarmente su quello sinistro. Sakura pensò, soffermandosi su quel dettaglio, che quella vecchia ferita non disturbava minimamente la bellezza di quel volto, anzi, non le dava per niente fastidio, l’affascinava e l’intrigava parecchio.

Hatake si avvicinò del tutto, sedendosi affianco a lei e la guardò, soffermandosi un po’ più del solito sul suo viso, lei sentì le guance scaldarsi appena, le succedeva sempre quando si sentiva esposta o osservata, pur mantenendo un’espressione neutra. 

“Tutto bene, Sakura?”

Lei annuì e dissimulò con un “Sono semplicemente in pensiero”.

Kakashi mosse la testa in assenso, regalandole un sorriso rassicurante, la maschera in stoffa si mosse leggermente per il movimento sottostante della bocca che, anche se non la vedeva, sapeva si fosse mossa all’insù, mentre gli occhi si chiusero, strizzandosi leggermente, mostrando il sorriso proprio grazie a loro. “Tranquilla, Sasuke è forte e non è la prima volta che succede qualcosa del genere, sappiamo bene che ha passato di peggio.”

“Sì, sì, lo so, solo non sono riuscita a non pensare a…” esitò un attimo.

“Non sei riuscita a fare a meno di pensare a cosa?”

Sakura pensò un secondo se dirlo o meno e poi dissimulò, non voleva entrare in argomento con il rischio di scoprirsi… scoprirsi come e cosa, a dire il vero non lo sapeva nemmeno lei, del resto stava solo pensando, facendosi qualche castello in aria “Niente, semplicemente non sono riuscita a non preoccuparmi, come al solito quando riguarda voi zucconi.”

“Noi zucconi?” domandò Kakashi “E ora che centro io?!” ridacchiò l’uomo al suo fianco.

Lei si animò, del resto l’aveva detto appositamente, stuzzicandolo un poco “Certo Kakashi-sensei, sarà anche più esperto di noi, ma quando ci si mette mi fa sempre preoccupare, a volte è peggio di un bambino.”

Il maestro ridacchiò ancora e “Ma come?! Sakura, devi portare rispetto per il tuo maestro e per chi è più vecchio di te.”

Sakura non riuscì a trattenersi e sorrise, furba, per poi ridacchiare ancora nascondendosi con la mano “Certo, io porto sempre rispetto a chi è più grande di me… soprattutto alle persone anziane” disse, battendogli la mano sulla spalla.

Kakashi sbarrò gli occhi, restando ammutolito per un secondo, per poi sbuffare una risata “Piccola impertinente!”

Calò un leggero silenzio, non troppo pesante, mentre Sakura continuò a pensare le stesse cose di prima, Kakashi la guardò, attento, in attesa, come a chiederle nuovamente che cosa ci fosse.

Accortasene, dopo aver rimuginato ancora un po’, fece finta di niente e, mettendosi una mano chiusa a pugno sul mento, pensante, lo guardò dritto negli occhi, con i suoi verde chiaro leggermente sgranati e, poggiando nuovamente la mano sulla spalla muscolosa del proprio maestro aggiunse “Sa, maestro, lei comunque non è vecchio…” al che Kakashi sgranò prima gli occhi e poi, in un sorriso, li strizzò, esclamando un “Grazie Sakura!”, peccato che questa finì la frase precedentemente lasciata in sospeso “…o almeno, non così tanto. Forse è la maschera, ah, ho capito: lei è uno di quelli che sa nascondere bene l’età! Alla fine quanti anni ha, sensei? Cinquanta?”

“Cinquant-“ Kakashi si strozzò non riuscendo a finire nemmeno la parola, ma durò poco perchè Sakura non poté trattenersi più di così e scoppiò a ridere, accasciandosi un po’ di più al suo fianco, la risata cristallina si espandeva nella sala d’attesa vuota, cercando di venire soffocata da una mano davanti la bocca, le lacrime agli occhi, questa volta per il divertimento.

“Tu, screanzata di un’alieva che non sei altro!” disse fintamente arrabbiato, pungolandole qualche volta il fianco con il dito indice, facendola salticchiare sulla sedia, incrementando le risa, quasi non respirava più. “Ok ok, giuro che la smetto di prenderla in giro, maestro, ma è così divertente vederla strabuzzare gli occhi, a primo impatto non sembra una persona che gliene importa troppo dell’apparenza o di ciò che pensano gli altri, invece ora penso quasi che tornato al villaggio andrà a farsi qualche cura di bellezza come fa Ino!” disse ridendo ancora a quell’immagine mentale di Kakashi con una maschera sul viso che non fosse la sua, ma una di quelle anti invecchiamento, o con degli impacchi freddi alle alghe e due fettine di cetriolo sugli occhi.

Kakashi restò spiazzato, a bocca aperta sotto la maschera, guardandola con occhi sgranati, poi, piano piano, si rilassò e si mise a ridere anche lui sempre di più. Calmatosi un po’ la guardò con uno sguardo dolce e “É bello vederti ridere, dovresti essere sempre contenta e serena, sei molto più bella quando non ti crucci per qualcosa. Sai, ti esce una ruga proprio qua in centro -e con un dito segnò il punto in mezzo agli occhi, sulla fronte- dovresti distenderti un po’ di più, o la persona che avrà bisogno di qualche trattamento anti età non sarò di certo io!” scherzò, l’ombra di un sorriso dolce e divertito ancora sotto la maschera.

Sakura si fermò del tutto dal ridere, spiazzata leggermente, poi fece un’espressione furba “Se vuole la ci porto veramente, andiamoci assieme, le farà bene, si sa mai che qualche massaggio le distenda la schiena, la vedo un po’ in difficoltà ultimamente!” e ancora, ridacchiò. Si aspettava qualche risposta come “ma non avevi promesso che avresti smesso di prendere in giro il tuo maestro, Sakura-chan?!”, invece, la risposta che ebbe fu “É un appuntamento, eh Sakura?!” facendola arrossire vistosamente.

Sapeva stesse scherzando, tanto che aveva sbuffato una risata lui stesso, eppure non riuscì a non agitarsi un poco sotto quello sguardo magnetico, soprattutto dopo aver pensato tutte quelle cose in precedenza. Subito non rispose, arrossendo ancora di più, dopo dissimulò, sbruffona, con un “Le piacerebbe…!”

Kakashi sorrise soltanto appena, non rispondendo e facendo cadere la strana conversazione avuta fino a quel momento. Sakura non poté fare a meno di completare la frase nella sua testa “…perché a me sì, piacerebbe.”

 

Quel giorno finì con loro due che aspettarono di entrare nella stanza di Sasuke dopo che si era svegliato, facendogli visita. Non c’erano state complicanze e Kakashi aveva spiegato loro che sarebbero partiti appena Sasuke si fosse ripreso. Quella sera Naruto si era rifiutato di abbandonare quella stanza, come aveva fatto per tutto il giorno, assicurandosi di stare vicino a Uchiha, mentre lei e il sensei erano andati in una locanda vicino per sostare la notte. Sakura non dormì troppo bene quella notte e le successive, mantenendo i pensieri sempre nella stessa direzione in cui andavano quelli di quello stesso giorno. Iniziò così, quindi, un lungo periodo, per lei, anche dopo essere tornati a Konoha, di dubbi e pensieri riguardo Kakashi sensei e ciò che ci girava attorno… pensò addirittura che, prima o poi, avrebbe dovuto davvero chiedergli quell’appuntamento, chissà che cosa gli avrebbe proposto, questa volta, il destino. 

 

 

 

 

 

 

  
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