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Autore: Giuly_2905    30/12/2018    7 recensioni
[OutlawQueen |Missing Year]
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“Perdonatemi, Milady!” Il fuorilegge apparve davanti a lei con in mano una palla di neve.
Regina aggrottò le sopracciglia, facendo poi sparire la sua palla di fuoco. “Spero che tu non abbia appena lanciato volontariamente quella palla contro di me!”
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills, Robin Hood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A Regina mancavano i giorni in cui gli unici autonomi abitanti del palazzo fossero lei e il suo amato padre. Ovviamente c’erano anche i servitori, ma loro sapevano quale fosse il loro posto e se ne stavano in disparte, senza mai dare problemi. Con loro vivevano anche i soldati dell’esercito, ma erano comandati dalla strega, che teneva segregati i loro cuori magici, perciò facevano tutto ciò che veniva loro detto di fare.
Amava la pace e la tranquillità di quel periodo e quelle cose adesso le mancavano dannatamente. Inoltre, riusciva a pensare. Anche se la maggior parte dei suoi pensieri e dei suoi ragionamenti erano distruttivi o si basavano sulla vendetta o sulla morte di Biancaneve, almeno riusciva ad ascoltarli, distraendosi così da altri pensieri, più tristi e oscuri.
 
Adesso, invece, il castello era così pieno di vita che non riusciva neanche a concentrarsi. All’interno di esso alloggiavano quasi la metà degli abitanti della Foresta Magica,  con tanto di aggiunta di creature magiche. Non sapeva neppure come Biancaneve fosse riuscita a farceli stare tutti, visto che ciascuno di essi aveva addirittura un alloggio e un letto proprio, che era più di quanto si potessero permettere, vista la confusione del posto. 
 
David e sua moglie si erano circondati da esseri viventi, che in cambio della loro generosità, li tempestavano di regali e risate. Anche adesso, trovandosi fuori dalla mura del castello, Regina riusciva a sentire le grida di gioia che rallegravano e riscaldavano le stanze reali.
 
Maledì mentalmente il ladro per averle impedito di prendere la pozione del sonno – anche se in verità era stata la Perfida Strega, nonché sua sorellastra, ad impedirle di compiere l’atto, ma ormai ogni scusa era buona per incolpare il fuorilegge. Se fosse caduta sotto la maledizione del sonno, sarebbe stata sì sola, ma almeno avrebbe avuto un po’ di pace e tranquillità e sicuramente si sarebbe rilassata. 
 
Tutto quello che Regina voleva era un po’ di solitudine e un posto tutto suo. La sua camera non poteva più definirsi sua, né privata, visto che Biancaneve ci entrava quando le faceva più piacere, senza nemmeno essere annunciata, impaurita che la matrigna potesse ricadere in depressione e fiduciosa che sarebbe stato meglio se Regina avesse condiviso con lei i suoi dispiaceri. Così, per un po’, era riuscita a ritrovare conforto nel suo frutteto. Ma erano arrivati nella foresta incantata in tardo autunno e ormai l’inverno si avvicinava sempre più velocemente. Poche settimane dopo che erano arrivati, quando ormai la stagione gelida era alle soglie, molte delle foglie erano già cadute, così come le mele. L’albero spoglio perse il potere di poter nascondere la regina dagli sguardi incuriositi degli abitanti del castello, lasciandola così priva di copertura. 
 
La parte peggiore era che il fuorilegge e i suoi uomini si erano accampati non lontano dal frutteto. Nonostante lei fosse riuscita ad aggirarli più volte per poter raggiungere il suo rifugio, il problema sovveniva una volta arrivata sotto, visto che adesso potevano vederla. Lui poteva vederla. Regina aveva notato gli sguardi sfuggenti che lui le lanciava spesso, il modo in cui la guardava, come i suoi occhi azzurro cielo seguivano ogni suo movimento. Non solo quando era sotto il frutteto, ma anche durante i pasti, alle riunioni del consiglio (anche se ancora adesso non aveva capito come mai gli era stato permesso di parteciparvi) o quando si trovano nella stessa stanza assieme. Tutto questo la infastidiva (anche se in verità la rendeva anche euforica e la eccitava, ma questo non lo avrebbe mai ammesso). 
 
Un giorno, però, Regina aveva bisogno di allontanarsi, e anche alla svelta, dal castello e soprattutto da  Biancaneve e dal suo crescente pancione. Ma, soprattutto, aveva bisogno  di smettere di ascoltare discorsi sulle  gravidanze e sui bambini, che non facevano altro che ricordarle sempre di più il suo amato Henry, che le mancava da morire. 
 
Aveva approfittato del fatto che la sera prima avesse nevicato abbondantemente, trovando così la scusa di dover controllare il suo albero, per poter uscire fuori e trovare un po’ di pace. Con il freddo che faceva e con la neve attecchita, tutti gli abitanti si erano rintanati dentro le mura del castello, al caldo e al coperto. 
 
Regina si sistemò su una panca di pietra, stringendosi nel mantello ricoperto di piume e osservando le nuvolette calde che uscivano dalla sua bocca. Chiuse gli occhi e assaporò quel momento di pace e tranquillità che stava sperimentando e che non aveva provato da molto tempo.
 
Il momento però duro poco.
 
Qualcosa di freddo e duro la colpì dietro la schiena, per poi frantumarsi. Regina si alzó di scatto, creando una fiamma dal palmo della mano, pronta a lanciarla e ad incenerire chiunque l’avesse colpita. Ogni fibra del suo corpo era all’attenti e lei era molto arrabbiata. 
 
“Perdonatemi, Milady!” Il fuorilegge apparve davanti a lei con in mano una palla di neve.
 
Regina aggrottò le sopracciglia, facendo poi sparire la sua palla di fuoco. “Spero che tu non abbia appena  lanciato volontariamente quella palla contro di me!”
 
“Non l’ho fatto apposta. Il mio bersaglio era qualcun altro.” Ammise il ladro.
 
“Pensavo che il grande Robin Hood non mancasse mai il bersaglio.” Lo canzonò lei, inarcando un sopracciglio.
 
“Si, ma solo con il mio arco, non con delle palle di neve”, puntualizzò l’uomo. 
 
“Beh, stai più attento. La prossima volta non sarò così misericordiosa,” sbottò Regina. 
 
Robin alzó le mani in segno di pace, sorridendo poi in modo beffardo. La sua espressione fece infuriare ancora di più Regina, che si chinò e raccolse della neve formando una palla. Nel frattempo il ladro si era voltato e fece per andarsene, quando la prima palla lo colpì alla schiena, bagnandogli la giacca. 
 
Robin si voltò verso di lei con un sorrisetto che gli alleggiava sulla bocca. “Vi rendete conto, Milady, che avete appena dichiarato guerra? Vi darò una possibilità, permettendovi di rimediare a ciò che avete fatto.”
 
Lei di tutta risposta gli lanciò un’altra palla di neve. 
 
Il ladro rise. “Come volete, allora”. 
 
Le tirò addosso una delle sue palle di neve, ma Regina fu abile e riuscì a schivarla, partendo al contrattacco e tirandone una addosso a lui. Continuarono la loro sciocca lotta spostandosi dal frutteto al cortile aperto, dove avevano anche più spazio per muoversi. 
 
Entrambi gli avversari avevano sferrato colpi, mancato i bersagli e quasi colpito il nemico, ma nessuno dei due voleva arrendersi, nonostante avessero i nasi rossi dal freddo e i loro indumenti fossero inzuppati. I denti di Regina battevano per il freddo, mentre Robin rabbrividiva ogni volta che era fermo ad aspettare il colpo dell’avversario o quando non era chino a raccogliere le palle. Visto che sapeva che nessuno dei due avrebbe ceduto per primo, dichiarandosi sconfitto, il ladro si rese conto che c’era solo un modo per porre fine a questa lotta, sperava solo che la sua idea non gli costasse la testa.
 
Il ladro caricò la regina, prendendola alla sprovvista. Il braccio di lui le circondò la vita, mentre caddero sulla morbida neve. I due atterrarono in un mucchio, lui con mezzo corpo disteso sopra quello di lei. Le braccia di lei gli avevano circondato il collo come risposta automatica alla caduta.
 
Rimasero così, gli occhi scuri di lei che guardavano quelli chiari di lui. I respiri divennero più erratici e pesanti e le loro facce erano a soli pochi centimetri di distanza. Regina si rese conto che le bastava alzare un pochettino la testa per far incontrare le loro labbra, scambiandosi così un..
 
Spostati da sopra di me, ladro!” Gli diede una leggera spinta facendolo finire sopra la neve. “Sei fortunato che non ti spello vivo dopo quello che hai fatto.”
 
Robin rimase disteso sulla neve sorridendo alla sua scenata. “Beh, grazie mille, Milady.”
 
“Ti conviene cercare degli indumenti asciutti. Roland sarà molto triste se dovessi ammalarti perché hai preso freddo stando fuori”. Aggiunse poi con voce morbida. “Buona giornata, ladro”. 
 
“Buona giornata anche a voi, Milady.”
 
Regina si allontanò da lui a testa alta. Nonostante fosse di spalle, riusciva a percepire su di lei i suoi occhi azzurri e il suo sorriso. Anche i lati della sua bocca si alzarono in un sorrisetto, ma lei cercò di rimanere inespressiva, assottigliando così le labbra. Biancaneve avrebbe già avuto abbastanza domande, una volta che l’avrebbe vista tutta bagnata, ci mancava solo il ladro e il suo sorrisetto che le faceva venire voglia di prenderlo a schiaffi o di riempirlo di baci. 
 
Doveva stare alla larga da lui il più possibile, ma sapeva di già che sarebbe stato difficile.

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Spazio autrice:

Ciao a tutti, sono tornata con una os OQ. Cosa ne pensate?

P.s Non siate timidi ;)

   
 
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