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Autore: Luu    30/12/2018    3 recensioni
Dal testo: "...allora ti lasci andare, togli la maschera da stoico guerriero saiyan ed indossi quella da maschio fragile, sottomesso a fisiologici desideri, che neanche una volontà di ferro come la tua riesce a vincere.
E' solo per poco, pensi..."
Breve quadro introspettivo scritto in seconda persona che vede come protagonista un giovane principe mercenario alle prese con urgenze che non sempre la guerra, da sola, riesce a soddisfare.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Insane urge.


Ormai conosci la strada a memoria. Una volta fuori dal dormitorio riservato ai soldati d’élite, ti incammini sempre dritto fino al solito bivio. A sinistra: la caotica pista di atterraggio e partenza delle navicelle che, nonostante l’ora tarda, pullula imperterrita di mercenari, ingegneri e mercanti di ogni razza. A destra: la via che porta nel luogo in cui anni addietro, da ragazzino ingenuo qual eri, non avresti mai pensato di mettere piede. Ignori i saluti dei soldati in uniforme, alcuni tesi e giovanissimi, pronti a partire anche in questa notte gelida, sperando di scaldarsi con la guerra.

Ignori il caos e vai a destra, in quella via dove nessuno osa fiatare, nessuno incrocia il tuo sguardo e nessuno chiede nulla. È meno affollata del solito, ma ormai non ti interessa più. Te ne sbatti di ciò che pensa la gente, perché in fondo sai che quella è la debolezza di tutti e che giudicarti sarebbe da ipocriti.

 Entri nella struttura diroccata, la porta meccanica stride nelle tue orecchie, è vecchia, da sostituire, e ci mette un po’ ad abbassarsi, fino a chiudersi alle tue spalle. La luce al neon, ad intermittenza, mostra il lungo corridoio da cui si dipartono una decina di stanze. Cinque a destra e cinque a sinistra, alcune occupate solo da sporadici gemiti sconnessi e cigolii continui. Ma non varcherai la soglia di nessuna di quelle disponibili, non lo hai mai fatto al piano terra, non è lì dentro che troverai quello che stai cercando. Allora arrivi fino in fondo, sali le scale, lentamente, non hai fretta. Sei ancora in tempo per ripensarci, ma non lo fai. Zittisci il tuo ego smisurato, lo confini in un angolo angusto della mente, ormai persa in naturali e perverse elucubrazioni.

Finalmente sei al terzo piano, il più freddo, ma anche il più silenzioso. Lì il prezzo è più alto nonostante il degrado, lì i soldati semplici non mettono piede. Ma tu sì, tu puoi, e vai da lei. Non è qualche assurdo e nauseabondo sentimento a legarvi, non è qualche smielata emozione a mandarti in quella stanza ogni volta che quel primordiale istinto prevale sulla ragione. L’unica cosa che ti interessa, è sapere che l’hai toccata solo tu e pochi altri. Ti dà il voltastomaco anche solo il pensiero di metterlo dove in troppi l’hanno già infilato, per questo motivo ti ritrovi in quel bordello improvvisato alla base, invece di fare visita alle lussuose strutture che si ergono nelle città di proficui pianeti appena conquistati. Perché sai che in quei luoghi viziosi c’è un eccessivo via vai che ti disgusta, ma che fortunatamente ha reso poco frequentata questa trascurata casa di malaffare, finanziata tempo addietro da Freezer, o da chi per lui.

Superi un paio di porte, fino a trovarti davanti alla sua, che vi separa da un tempo che è il massimo che il tuo corpo possa sopportare. La apri senza annunciarti, né bussare e la vedi di spalle che si versa da bere. Si volta e ti regala il solito sorriso ammiccante, che paradossalmente riesce solo a metterti tristezza.

Prende un altro bicchiere, ma la fermi subito. Non è di quella roba che hai voglia.

La afferri per la cinta di stoffa della sua tunica striminzita e te la tiri incontro, all’improvviso, mordendole le labbra con rudezza, facendole scivolare dalle mani il calice vuoto che si frantuma in mille pezzi ai vostri piedi. Lei addenta la tua lingua di rimando, sa cosa ti piace, si muove bene, è esperta e allora ti lasci andare, togli la maschera da stoico guerriero saiyan ed indossi quella da maschio fragile, sottomesso a fisiologici desideri, che neanche una volontà di ferro come la tua riesce a vincere.

È solo per poco, pensi.

Così il materasso si scalda, ma non si arroventa di una tenera passione tra amanti, lo incendiate di rabbia repressa, perché odiate entrambi l’universo in cui siete costretti a vivere: lei, che per l’aliena bellezza fu sottratta anni addietro al suo mondo dato alle fiamme e confinata in una stanza a soddisfare maschi alfa per denaro; tu, che per la forza dimostrata già dall’infanzia venisti prelevato dal potente Freezer ed obbligato a sottometterti ed ubbidire in silenzio, assediando corpi celesti, non nel nome del tuo impero, ma di quello del despota che rese polvere la tua casa. Siete solo due anime accecate da un malessere perpetuo e lo sfogate con un’iraconda frenesia, che sembra interminabile.

Nonostante l’esperienza, lei arriva sempre per prima, lasciandoti indietro fino a prendere in solitudine quello che stavi cercando, perché il tuo orgoglio ti rende complicato e poco avvezzo ad accontentarti lestamente. Non hai la premura di uscire al momento giusto e la inondi del tuo rinnegato piacere, non te ne curi, perché la natura non vi ha resi compatibili e lei, sterile nei confronti del tuo nobile seme, non potrà mai darti un erede. Soddisfatto, o per così dire, ti sdrai un attimo accanto alla sua esile figura e arrivi all’apatica constatazione che non le diano abbastanza da mangiare. Ovviamente non te ne importa, non ricordi neanche il suo nome, se mai te l’abbia detto… non vuoi pensare a niente in quel breve istante di pace e resti lì a guardare il soffitto, contando le chiazze di umidità di cui è tappezzato. La maggior parte dei soldi che guadagna da quelle scopate, evidentemente, le vengono sottratti. Tutto il denaro che circola su quel pianeta, in un modo o nell’altro, giunge sempre tra le mani di Freezer. Sorridi appena, amaramente, rendendoti conto che è impossibile non pensare, non si può semplicemente staccare il cervello e riuscire ad impedire ai concetti di prendere forma nella mente. Ti dai dello sciocco, chiudendo gli occhi per un attimo.

Lei non ti guarda, ma azzarda stringersi al tuo corpo prestante senza neanche farsi percepire e dice qualcosa che non ascolti. Senti un suono flebile che sembra giungere da lontano, realizzando, invece, che la fonte di quella voce si trova solo a pochi centimetri dal tuo collo teso. L’aliena sta singhiozzando, le capita spesso, sai che si odia perché permette alla vita di risucchiarla in quel modo e allora il tuo braccio si muove da solo, circonda il suo fianco sottile. Avverti le sue costole contro la pelle che ricopre quell’arto che è sfuggito alla tua volontà e ti chiedi, pertanto, cosa ti stia spingendo in quel muto ed assurdo gesto di conforto. Però continui a farlo e lei continua a piangere. Senza neanche rendertene conto, la stanchezza prevale sulle tue membra calde, ti addormenti confuso e disgustato da tutta questa insensatezza, ma allo stesso tempo cullato dal suo tormento, forse più intenso del tuo.

Poche ore dopo ti svegli e lei è ancora lì, nuda, riposa accanto a te. Ti alzi e ti rivesti in silenzio lasciandola da sola in quella stanza fetida, senza rimorsi, perché sai che tu sei l’unico che lei riesce a tollerare, sei l’unico che le piace. Assurdo. Tutti ti temono e lo sa anche quella femmina pelle e ossa, il tuo nome è leggenda su quel pianeta e su quelli circostanti e non capisci come mai una puttana frustrata possa sentirsi tranquilla a dormire accanto ad un assassino del tuo calibro. Ti fermi un secondo a riflettere, in mezzo al corridoio desolato. Pensi al fatto che è da un po’ che non ti fa pagare, forse perché saresti potuto andare da qualunque altra al terzo piano, ma ti sei sempre ritrovato a bussare alla sua porta. Forse perché, a differenza di molti, non ti diletti in perversioni particolari e non sei un malato stupratore. Non le hai mai donato volontario godimento, ma non le hai neanche arrecato dolore in nessuna occasione, per evitare di renderle impossibile procedere nel suo lavoro per te. Lei avrà pensato ad una tua preferenza particolare e, conoscendo bene la tua nomea da lurido bastardo, si sarà sentita scioccamente importante ed avrà deciso di darti piacere gratuito, quando in realtà le tue motivazioni risiedono nel semplice fatto che sei un abitudinario del cazzo.

Riprendi a camminare verso l’uscita.

Forse osa un tuo contatto nel sonno perché è stanca della solitudine in cui è costretta. A ben pensarci, forse hai frainteso la sua generosità e dorme indisturbata perché non ha nulla da perdere, perché non le importa se anche decidessi di ucciderla… riusciresti lì dove lei, da sola, ha sempre fallito. E lo sai, perché il tuo occhio attento ha notato dei tagli inconfondibili su quelle braccia fragili e tremanti, tempo fa hai visto per puro caso degli aloni rossi nella vasca del suo sudicio bagno e non serve un intelletto superiore per capire che quella ha cercato di ammazzarsi diverse volte. La cosa, stranamente, non ti piace. Perderesti la tua cortigiana e tu odi i cambiamenti, la tua vita da soldato ti ha portato a ripudiarli ed ormai modificare la routine non fa più parte del tuo stile.

 Attendi che l’uscio meccanico si alzi per permetterti di uscire, accompagnandoti all’esterno con il solito frinire di ingranaggi arrugginiti. Respiri l’aria fresca in quella mattina grigia, devi andare in missione e velocizzi il passo, mentre alle tue spalle quella porta scrostata si richiude con estenuante lentezza e giungi ad un’ormai ovvia conclusione. Nessuno verrà mai ad aggiustarla.

E tu dovrai trovarti un’altra puttana.

 


Ciao a tutti quelli che oggi volevano angustiarsi un po’ senza un valido motivo! xD

Spero comunque che siate stati soddisfatti della breve lettura e che vogliate rendermi partecipe dei vostri pensieri a riguardo. ^^

Da parte mia, posso dire che c’è dell’ambiguità voluta nell’ultima frase. Ho pensato infatti di concludere con l’incertezza di ciò che accadrà ad un personaggio del quale non importa nulla al protagonista, ma che potrebbe suscitare curiosità nel lettore. E qui dovrebbe arrivare il senso che volevo dare alla oneshot, ovvero che non ci è dato conoscere la sua identità, perché Vegeta in primis non la ritiene importante ed è il suo quadro introspettivo a fare da protagonista. Questo è il motivo per cui l’aliena non ha volto, non ha voce né nome, è nella storia ma di fatto è come se non ci fosse, perché Vegeta vive la sua vita da conquistatore mostrando indifferenza nei confronti di tutto ciò che fa da contorno alle guerre che combatte, alle stragi che compie, alle umiliazioni di un bastardo che è la sua più grande ossessione. Il sesso è quindi un’azione priva di pathos, lo fa perché deve e basta, lo definisce debolezza, perché ciò che è fisiologico sfugge al controllo personale ed è quindi costretto a cedervi. Però, come avete potuto osservare, Vegeta riesce forse a provare pena, per un brevissimo istante, nei confronti dell’anonima aliena, nella quale in un certo senso riesce a leggere un tormento simile al proprio. Un attimo di lieve ed assurda empatia inespressa, che svanisce quasi immediatamente, quando realizza che prima o poi la prostituta, che ha persino deciso di non chiedere alcun compenso per il suo lavoro, probabilmente finirà per togliersi la vita.

E dopo queste noiose (ma spero esplicative) note d’autrice, vi saluto e vi ringrazio infinitamente per aver letto, augurandovi un felice 2019! ^^

Un bacione a tutti,

Luu.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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