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Autore: sissi04    31/12/2018    1 recensioni
La compagnia di Thorin Scudodiquercia è decisa a mettersi in viaggio verso la Montagna Solitaria, uccidere il drago Smaug e riprendersi la loro terra natia, ma avranno bisogno di due braccia in più.
E se la compagnia avesse un altro membro?
Tra nani testardi, orchi, elfi, amori nascenti o forse no e strane entità, riusciranno i nostri eroi a portare a termine la loro missione e ad uscirne tutti vivi?
Tenetevi forte, ci stiamo per calare nella Terra di Mezzo, in un avventura che cambierà la nostra vita!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tre giorni passarono da quella notte, all'interno di quella Montagna avevano trovato la forza di sistemare alcune sale nonostante il peso del lutto sui loro cuori; non avevano udito nemmeno un mormorio sulla sorte dei loro parenti rimasti al lago, nulla.
Si aggiravano tra le collinette d’oro nel silenzio più assordante, alla ricerca di quella maledetta Archengemma, maledetta perché il suo ritrovamento appariva come l’unica cosa importante agli occhi di Thorin.
Se ne stava ore ed ore a cercare; non mangiava, non dormiva e per quanti sforzi facesse Miriel, non la guardava nemmeno da quanto avanzata era la sua ossessione.
 
 «Sono preoccupata Balin, non è più lui, continua a rimanere in quella sala, quando lo chiamo non mi risponde nemmeno! Pensi sia la malattia del drago?» sussurrò sconsolata una mattina al vecchio Nano che, affranto quanto lei, le rispose 
 «Sì, temo di sì, una malattia grava su quell’oro, la stessa malattia di cui era affetto vostro nonno e che lo portò alla follia; i-io non so cos altro noi potremmo fare se non stargli accanto ma una cosa è certa» le puntò il grosso dito contro e Miriel non poté fare a meno di notare il tremolio della mano «L’unica cosa a cui lui tiene più anche dell’Archengemma sei tu, io so che dentro di lui il suo amore verso di te è vivo e forte, solo tu puoi farlo tornare se stesso» disse con fervore l’anziano.
 «Lo spero Balin, anche se inizio a perdere questa speranza» gli rispose abbassando gli occhi tristemente, quando all’improvviso Thorin entrò nella sala.
 
Gli osservò le mani tutte graffiate e sporche di sangue, era sudato e pallido, faceva paura.
 «Thorin, Valar, cos’hai fatto?» domandò la giovane andando da lui guardandolo preoccupata.
 «Nulla, limitati a fasciarmele» le rispose sbrigativo e freddo; Miriel lo guardò stupita per alcuni secondi per poi tacere e farlo sedere su una sedia iniziando a pulirgli le mani tozze e callose, fasciandogliele strette così da fermare il sangue.
Terminato il lavoro, rimase a guardarlo cercando di capire dai suoi occhi di pietra quanto ancora c’era del Thorin che amava dentro a quell’involucro freddo al tatto ma non riuscì a penetrare la cortina di ferro che lo circondava come un alone umido.
 
Thorin si alzò in piedi quasi indifferente per poi, prima di andarsene, accarezzarle gentilmente il viso, lasciando la stanza.
 
 
I giorni si susseguivano come nulla, nessuna novità, bella o brutta che fosse, arrivava alla Montagna; le loro giornate venivano trascorse principalmente nella sala del tesoro alla ricerca di quella gemma che avrebbe permesso a Thorin di radunare gli eserciti ma nulla, non ve n’era traccia.


Miriel si svegliò tremando quella mattina d'autunno, un alito gelido era penetrato nel suo pesante mantello; da quando Thorin non dormiva più con lei aveva sempre freddo.
Una volta in piedi andò a passeggiare per gli ampi saloni, memore dei ricordi racchiusi in quella pietra fredda; oramai nemmeno Thorin era più al suo fianco, lo sentiva distante e distaccato, come se fosse in un mondo parallelo al suo. 
Si sentiva così sola, priva di luce e vita.
Passeggiò in religioso silenzio per diverso tempo fino ad arrivare vicino al portone sfondato; lì, seduto in un cantuccio, vide lo Hobbit. 
 
Egli teneva tra le mani qualcosa che dal punto in cui si trovava non riusciva ad identificare bene, così, in silenzio, si avvicinò di più; i suoi occhi rifletterono i bagliori dorati emanati dall’Archengemma.
Lo Hobbit non ci mise molto ad accorgersi di lei, sussultando e alzandosi in piedi
 «M-miriel! N-non pensavo fossi già sveglia» provò a conversare ma l’attenzione dell’amica era diretta ad altro.
 
Bilbo fu percorso da brividi lungo tutta la schiena sotto quello sguardo limpido che scavava in profondità nella sua anima attraverso gli occhi, quel sorriso lieve e calcolatore ma serio aggiungeva un tocco a quell’insieme davvero terrificante.
Miriel lo fissò a lungo, con la mente affollata da pensieri; poi all’improvviso prese a sistemargli la giacca blu e il panciotto scombinato, prendendo facilmente in mano la pietra.

La guardò attentamente mettendola anche in contrasto con la luce del pallido cielo, la lanciò in aria riprendendola subito dopo con il gomito facendola scivolare sull’altra mano per poi sistemargliela nuovamente nella tasca interna della giacca.
 «Lui mai dovrà trovarla, fa di tutto per tenerla lontana da lui, te ne prego amico mio» mormorò guardandolo negli occhi con quel sorriso spento tipico di chi è disperato; subito lo Hobbit annuì deglutendo, guardandola con preoccupazione.
 
Come era arrivata la mezz’Elfo se ne andò tornando indisturbata a passeggiare per la Montagna.
 
 
Passò nuovamente davanti al portone sfondato guardando casualmente la stradina sterrata davanti all’imponenza della roccia, proprio in mezzo ad essa vide camminare i suoi nipoti, Bofur e Glòin.
Venne colta da un improvviso bagliore di speranza, salutandoli con la mano istintivamente con gli occhi lucidi.
 
Come era prevedibile anche i fratelli rimasero scioccati alla vista di ciò che Thorin stava facendo, la sua ossessione e brama per la gemma e quell’oro era oltre misura, lo consumava dall’interno lento ed inesorabile ma nei cuori di ognuno di loro la speranza era come un fuoco ardente.


La situazione precipitò quando ciò che era rimasto della gente del lago giunse tra le rovine di Dale.
Thorin diede subito inizio ai lavori per costruire un muro dove una volta si ergeva la porta, portando i suoi amici e se stesso allo stremo per terminarlo subito.
Miriel cercava di aiutarli come poteva anche se Thorin glielo aveva proibito, portando loro acqua e cibo, facendoli riposare un minimo.
 
Tre giorni dopo finalmente il muro fu pronto, il Nano guardò soddisfatto la sua opera sotto il cielo privo di stelle.
 
Con un po’ di coraggio Miriel provò ad avvicinarsi a lui
 «Non vi sono stelle nell’arco celeste questa notte» disse guardando il cielo oscuro
 «No, non ve ne sono» mormorò l’altro in risposta lasciando poi cadere un silenzio imbarazzante.
 
 «Hai fatto lavorare troppo i nostri compagni, sono esausti, se gli uomini ci attaccassero non riusciremmo a rispondere ora come ora»
 «Sciocchezze, i miei uomini sono forti e robusti, sanno come si conduce una guerra» ribatté l'altro solennemente
 «Thorin io credo tu ti stia facendo trasportare dalla foga di aver riconquistato la Montagna, guarda in faccia la realtà: quanto ci vorrà prima che altri popoli giungano alla nostra porta? In questa Montagna vi è abbastanza oro per saldare il debito con il popolo del lago, onora la promessa fatta a quel buffone e al suo popolo» all’improvviso le parole le uscirono a raffica senza poterle fermare o farla riflettere sulla reazione che avrebbero provocato nel Nano.
 
 «No, non ti permetto neppure di pensarlo, questo oro era dei miei avi e pertanto mio, non mi distaccherò da una sola moneta e su tu credi che io possa farlo, vuol dire che non mi conosci affatto» le rispose con rabbia andandosene come una furia.
 «Aspetta Thorin!» lo fermò tenendolo per il braccio «È tardi e non ho voglia di discutere su questo, il tuo cuore sa cosa è giusto fare, confido in questo  ma… almeno, potresti dormire con me questa notte?» domandò speranzosa.
Il Nano sembrò rifletterci per un attimo, abbassando il volto, per poi guardarla ed annuire «D’accordo» 
 
La ragazza deglutì prendendolo per mano stringendola lievemente, lo portò nella stanza dove dormivano tutti insieme, giungendo al suo cantuccio costituito da un vecchio tappeto e il suo mantello.
Si tolse la cintola dove teneva appesa la spada appoggiandola di lato per stare più comoda, per poi stendersi ed attenderlo.
Lo sentì trafficare per un po’ fino a che non si stese al suo fianco con un pesante sospiro, le accarezzò il viso per poi chiudere gli occhi sprofondando nel sonno più profondo.
 
Miriel lo guardò sospirando, si avvicinò al suo viso facendo sfiorare le loro labbra per poi sistemarsi meglio sotto il mantello e addormentarsi.
 
 
La mattina dopo si risvegliarono con gli Elfi alla porta, era giunti ai piedi della Montagna con l’ombra della notte, portando rifornimenti alla povera gente del lago.

Prima venne Bard, colui che li aveva aiutati e che aveva previsto la distruzione della propria città «Sono venuto dinanzi a voi a chiedere ciò che Thorin Scudodiquercia promise al mio popolo, chiedo che onori la sua parola» disse solenne; i Nani lo guardarono dall’alto delle mura, in silenzio, mentre Thorin si affacciò da una fessura nel muro.
 
 «Perché vieni a bussare alla mia porta Bard l’ammazza draghi ?» chiese atono senza neppure degnare l'altro di uno sguardo.
 «Tu hai fatto promesse alla mia gente, promesse che ora ti chiedo di mantenere oh Thorin Scudodiquercia, che ti chiudi nella Montagna come un ladro nel suo covo»
 «Un ladro?» l'altro rise con tono rauco per breve tempo «Ti ascolto» rispose fintamente calmo il Nano stringendo i pugni
 «Tu hai riconquistato la Montagna con il nostro aiuto, onora la promessa, la mia gente muore di fame a causa vostra, la furia del drago ci ha investiti e strappato ogni cosa» mormorò l’uomo guardando fisso il profilo regale del Nano.
 «Quella promessa non ha più alcun valore, consiglio a te e alla tua gente di tornare strisciando nel buco da cui siete venuti, io non mi distaccherò da una sola moneta» rispose crudele Thorin con anche un sorrisetto maligno dipinto in volto.
 
La compagnia non poté credere ai suoi occhi nel vedere così il loro capo, colui che con il cuore avevano giurato di seguire fino in capo al mondo.
Quando tornò da loro abbassarono d’istinto il capo a tale freddezza, tutti tranne una ovviamente.
Miriel lo guardò severa e scioccata, velocemente lo prese per il braccio portandolo via con rabbia, fino alla sala del tesoro, tra i cumoli di monete dorate e le gemme scintillanti.
 
 «Sei forse ammattito?» chiese infine guardandolo a braccia conserte, esprimendo tutto il suo disappunto semplicemente con lo sguardo di fuoco
 «No, quei pezzi di lerciume hanno avuto ciò che meritano, c’eri tu al mio fianco quando andammo ad umiliarci dinanzi a tutti i regni della Terra di Mezzo per un minimo di aiuto, di carità, compassione… Quante? Quante volte ci hanno sbattuto la porta in faccia?!» urlò rabbioso il Nano camminando avanti e indietro davanti a lei.
 «Lo so, come hai detto ero io al tuo fianco, ricordo ogni cosa ma tu hai promesso a quelle persone, tutti noi lo abbiamo fatto, stai portando disonore su di noi. Quelle persone non hanno più nulla ed è solo a causa nostra, abbiamo risvegliato un drago che sarebbe dovuto morire qui dentro ma noi egoisti come tutta la nostra stirpe non abbiamo riflettuto sulle conseguenze delle nostre azioni e questo ne è il risultato! Smettila di chiuderti in te stesso e fa ciò che so anche il tuo cuore ritiene giusto» gli urlò di rimando cercando di convincerlo caparbia.

 «Questo oro è mio! Mio e del mio popolo! Io sono il re e decido io cosa è meglio! Le sofferenze di quella gente non mi toccano neanche lontanamente e tu, tu devi portarmi rispetto» urlo furioso puntandole un dito contro, non era più lui, Miriel sentì una fitta al cuore ma si fece forza.

 «Il Thorin che è cresciuto con me tra queste mura non si sarebbe mai comportato così, tu non sei lui, non sei mio fratello e l’uomo che amo, no, tu sei un mostro tramutato dalla brama di questo oro!» prese un pugno di monete e pietre preziose per poi lanciarle ai suoi piedi. 
 «Bene, se la cosa non ti sta più bene allora vattene, non ho bisogno di te e per la cronaca, tu sei sola la povera orfanella figlia di un traditore e una sgualdrina, non sei niente per me» disse quelle parole con odio, guardandola con disprezzo negli occhi.
 
Quelle parole la colpirono come uno schiaffo, un pugno nello stomaco, furono capaci di lacerarle il cuore, strapparlo a metà, non riuscì a contenere le lacrime che le inondarono gli occhi.
 «Thorin… t-tu mi stai spezzando il cuore» sussurrò guardandolo disperata, il Nano non aggiunse altro voltandosi dall’altra parte.

Miriel si fece forza, asciugandosi le guance candide, si girò anche lei e se ne andò.
 
 
 

ANGOLO AUTORE: ecco a voi il capitolo numero 20!
Wow, ci stiamo avvicinando alla fine 😍
Scusatemi il periodo di assenza ma la scuola mi ha letteralmente asfaltato e non sono più riuscita a farmi viva, ho approfittato delle vacanze per scrivere.
Anyways, ho impiegato tempo e fatica per scrivere questo capitolo in primis perchè non sapevo come gestirlo (se dividerlo in due, come scriverlo) poi una mattina sono stata colta da illuminazione divina e ce l'ho fatta!
Era un capitolo necessario, in cui ho attraversato diciamo le fasi della pazzia di Thorin, anche per questo è più lunghino del solito.
Spero comunque che vi sia piaciuto, io sto adorando il risultato e se lo adorate anche voi come me fatemelo sapere tramite RECENSIONE (bella o brutta) !!!
Ringraziamento speciale a:
-Lonewolf_08♥️
-ArjaBu♥️

per le dolcissime e graditissime recensioni al capitolo precedente.
Ringrazio ovviamente anche tutti coloro che ancora resistono e seguono la mia storia che va avanti come una lucciola, e beh ovviamente tutti i lettori silenziosi!
Prossimo appuntamento (a meno che non caschi il mondo) è per DOMENICA 6 GENNAIO! IO ci sarò
Un bacione😘
Sissi04✨
   
 
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