Che i loro amici fossero oltremodo invadenti, Clarke se ne rese pienamente conto solo quando sentì i pettorali di Bell, tesi nello sforzo di non caderle addosso, a contatto con la sua schiena. Anche se, dovette ammettere a se stessa mentre cercava di raggiungere la mano sinistra quel maledetto cerchio giallo, arrivare a quella consapevolezza solo in quel momento non era di molta utilità.
Ormai era dentro quella partita di Twister, e ne sarebbe uscita vincente.

Anche solo il fatto che Raven e Murphy fossero d’accordo su qualcosa, sebbene questa fosse solo la decisione di quale insulso gioco fare per passare la serata, avrebbe dovuto metterla in guardia. Avrebbe dovuto cogliere la strana luce che animava gli occhi di Raven fin da quando aveva proposto, con falsa noncuranza, una partita a Twister, e si era posizionata alla lancetta che avrebbe condotto l’andamento del gioco.
Avrebbe dovuto cogliere il fremito di eccitazione nell’immediato assenso di Octavia, l’occhiata maliziosa che aveva indirizzato a suo fratello, secondo lei perdutamente, inammissibilmente innamorato di Clarke da quando la razza umana potesse conservarne memoria.
Avrebbe dovuto notare l’attimo di incertezza di Monty, probabilmente l’unico di loro dotato di un minimo di coscienzioso buon senso e non le sarebbe dovuta passare inosservata la gomitata che Harper aveva rifilato nelle costole al suo ragazzo, unendosi subito al gruppo che a quel punto acclamava a gran voce il Twister. Ed ora pagava lo scotto della sua fatale distrazione.

- Bellamy, piede sinistro sul blu. - Ordinò Raven, senza neanche più far finta di girare la lancetta. Il ragazzo le rivolse uno sguardo a metà fra sconforto e esasperazione.

Che Murphy avesse tendenze sadiche era risaputo, ma Raven non avrebbe teoricamente dovuto essere una mente superiore?

- Questo è impossibile, e tu lo sai. – Rispose da sopra la spalla di Clarke, cercando di ignorare i capelli di lei che gli solleticavano il collo e tutta quella superficie dei loro corpi a contatto.

- Hai troppa poca fiducia in te stesso Bellamy. Basterebbe tu tendessi meglio la gamba e ti abbassassi un pochino di più. – Fece Harper, con un sorriso sornione sul viso.

Ti farei notare che un pochino più in basso c’è Clarke. – Disse Bell a denti stretti, sentendo il corpo della ragazza fremere sotto di sé.

“Lo sappiamo.” Risposero le facce del resto del gruppo.

Con uno sbuffo il ragazzo tentò di protendersi ancora di più senza schiacciare Clarke, ma evidentemente le sue articolazioni avevano altri progetti, e stabilirono proprio quel momento per disertare, facendo collassare Bellamy addosso a Clarke con tutto il suo peso corporeo fra altezza, muscoli e un quintale di riccioli neri.
Non si sa come, nel trambusto che ne susseguì, quando Bellamy spalancò gli occhi si trovò in una posizione delle più improbabili, con ogni muscolo dolorante e per di più con il naso di Clarke a mezzo centimetro dal suo.
Davanti all’intrico di arti e imbarazzo, ingarbugliato sul colorato tappeto di plastica, Raven e Murphy, principali artefici del tutto, si scambiarono un’occhiata.

- Che ne dici, possiamo ritenerci soddisfatti?

- La soddisfazione deve essere irraggiungibile, perché la vita sia stimolante. Io direi di passare a un truccatissimo gioco della bottiglia, che ne pensi?