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Autore: Watson_my_head    12/01/2019    5 recensioni
Raccolta di one shot a tema Johnlock.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hi everyone! 
Rieccomi con una storiella carina che spero vi faccia un po' sorridere. Ci ho messo molto a scriverla, non perchè sia un poema epico in pentametro giambico, ma semplicemente perché tra l'idea, il concept e le varie stesure è passato molto tempo. Mesi. La storia precendente è difatti posteriore a questa. Vabbè insomma.... Buona lettura! 
(Fatemi sapere!)


 

***




“Voglio saperlo. Voglio l'elenco.”

John aveva sospirato per l'ennesima volta e poi lo aveva ignorato, continuando a leggere il giornale seduto sulla sua poltrona.

Era un giorno qualunque al 221b di Baker Street. Un giorno in cui Sherlock Holmes si era messo in testa di sapere quali fossero stati i giorni più felici della vita di John Watson. Della loro vita insieme, ovviamente.

Era partito tutto per caso, dalla colazione. John sembrava felice in modo particolare quel giorno, forse a causa delle attenzioni che suo marito gli aveva riservato quella notte o forse per il toast al formaggio cotto alla perfezione secondo le sue preferenze. Chi avrebbe potuto dirlo. Sherlock lo aveva guardato e aveva sentenziato:

“Sei felice.”

“Puoi ben dirlo.” - era stata la risposta, seguita da un sorriso compiaciuto ed un'alzata di tazza a mò di brindisi.

“Perché?”

“Come sarebbe a dire perché?”

“Perché sei felice?”

John aveva posato la tazza ed ora lo guardava per cercare di capire cosa gli dicesse quella sua testa.

“E' un modo per farti dire delle cose carine, vero?”

“No.”

“E allora quale sarebbe il punto?”

“Voglio sapere perché sei felice.”

La pazienza di John era già quasi esaurita. Rimase in silenzio per evitare di apostrofarlo malamente e continuò a mangiare.

“Sei sempre così felice? O ci sono dei momenti in cui sei più felice di altri?”

John si sentì già sconfitto. E non era ancora iniziato niente.

“Sono felice con te. Punto.” - e fu quasi comico, perché la dolcezza di quello che aveva appena detto faceva a cazzotti col modo in cui lo aveva pronunciato. Quel tono sarebbe stato perfetto per degli insulti, magari.

“Quindi sei sempre felice. Da quando stai con me, intendo.”

“Sherlock. Al momento mi sento molto meno felice di quanto fossi cinque minuti fa, per esempio. Che ti passa nella testa? Non capisco.”

“Niente. Scusa.”

John rimase a fissarlo per qualche secondo prima di tornare al suo toast. Anche quello sembrava più buono cinque minuti prima.

Sherlock mangiò in silenzio le sue uova, e insieme a quelle ingoiò le altre 46 domande che aveva già preparato, comprese quelle alternative in base alle risposte che John avrebbe potuto dargli. Le immagazzinò da qualche parte per riutilizzarle in un probabile (immediato) futuro.

 

Il silenzio stampa durò tre ore. Tre ore in cui John riuscì ad andare a lavoro, a visitare i primi quattro pazienti e a prendere un caffè di metà mattina con un collega. Poi ci fu il primo di una serie di messaggi che dicevano più o meno tutti la stessa cosa e che potrebbero essere riassunti con: “E quindi se sei sempre felice con me, voglio l'elenco dei momenti in cui sei stato più felice” e per John iniziarono alcuni giorni di assoluta agonia.

 

Sherlock lo aspettava in piedi, dietro le porte, con quel suo fare losco e vagamente inquietante, solo per ripetere la stessa identica affermazione, “voglio sapere quali sono stati i momenti più felici per te”. Oppure si intrufolava nella doccia, o lo svegliava in piena notte, o lo interrompeva mentre era intento a fare qualsiasi cosa. Una volta lo chiamò addirittura al telefono. E lui odiava telefonare.

John fu poco, davvero poco felice in quei giorni. Quasi ci scappò un divorzio la seconda volta che Sherlock lo svegliò nel cuore della notte. Ma fu punito e reso inerme e soddisfatto fino alla mattina dopo.

La tortura continuò per svariati giorni. Ogni momento di silenzio veniva puntualmente interrotto dalle domande di Sherlock e dalla sua ostinata ricerca della verità.

“Voglio sapere quali sono stati i momenti più felici per te.”

Sempre la stessa domanda.

John non era mai stato un uomo dalle grandi abilità oratorie, né un romantico di quelli che si vedono nei film, quelli che regalano rose rosse accompagnate da bigliettini sdolcinati. Lui era uno che andava dritto al sodo. Lo era sempre stato, fin dai tempi della scuola e delle prime ragazzine che gli sorridevano nascondendosi dietro i capelli. Non era un romantico per definizione certo, ma sicuramente era uno che sapeva amare. Decine e decine di conquiste nel corso degli anni e altrettanti cuori infranti e scie di lacrime aveva lasciato dietro di se John H. Watson. Per qualcuna fu difficile accettare che la loro relazione fosse finita e che lui fosse andato oltre, spesso, con qualcun altra. Nella lunga carriera amorosa di John ci furono non poche scenate ridicole e nottate in bianco, serate rovinate, bicchieri rovesciati, maglioni da buttare e periodi (brevi) di “voglio stare da solo per un po'”. Poi tutto ricominciava da capo, nuova ragazza, nuovo amore della vita. Amore della vita che poi non lo era mai.

Nessuno lo fu mai.

 

Fino a Sherlock.

Fino a quel giorno in cui l'incontro fortuito con un vecchio amico trasformò per sempre l'esistenza sua e di quello che sarebbe diventato a breve il suo coinquilino. John pensava spesso a quel giorno, a quanto le cose potessero essere andate diversamente se anche un minimo particolare fosse cambiato. Se non avesse deciso di passeggiare in quel parco per esempio. Se si fosse attardato altrove per bere da solo quel caffè a cui poi aveva rinunciato. O se Mike fosse andato da un'altra parte per la sua pausa. Troppe variabili, così tante da far girare la testa. Ma la fortuna aveva voluto diversamente e John ringraziava ogni giorno per quell'incontro inaspettato. (Ogni giorno tranne quelli in cui Sherlock si trasformava nel più impossibile degli esseri umani.)

Era felice adesso. John Watson era felice. Chi avrebbe mai potuto dirlo. Non ci avrebbe creduto nemmeno se glielo avesse rivelato un se stesso del futuro, perché era davvero troppo difficile anche solo da immaginare. E invece era successo. Certo, era stata una strada lunga e molto tortuosa, a tratti devastante, ma alla fine le cose avevano assunto il profilo inaspettato delle cose felici.

 

Fu dopo quasi una settimana di domande incessanti che John comprese che l'unico modo per liberarsi di suo marito sarebbe stato assecondarlo. Quindi aspettò che uscisse, prese un foglio ed una penna e iniziò a scrivere. Poi piegò il foglio e glielo mise sul cuscino prima di uscire per andare a lavoro.

Sherlock tornò un paio d'ore dopo gelato fin nelle ossa e con l'aria stanca. Fece una doccia calda e poi finalmente, seduto sul letto pronto per indossare il pigiama, trovò il foglio che John aveva lasciato per lui.

 

 

Sei insopportabile.

Sei l'essere umano più insopportabile che sia mai esistito sulla faccia della terra. Ed io ti amo, Sherlock. Mi fai impazzire con le tue richieste irragionevoli e le tue continue domande e quelle cose che a volte dici e che capisci solo tu. Perdo la ragione... E guarda cosa mi stai facendo fare. Vuoi sapere quali siano stati i giorni più felici della mia vita da quando stiamo insieme ma come tu faccia a non capire che ogni giorno è il più felice, questo non lo so. Eppure sei un genio. E non so come tu possa pretendere che io mi metta ad elencarti i momenti in cui mi rendi più felice mentre siamo seduti a fare colazione o mentre leggiamo un libro prima di dormire o in chissà quale altro momento. Non sono capace. Sono un blogger io. Le cose le scrivo (e a detta tua neanche bene), ma è quello che so fare meglio quando si tratta di comunicare e quindi tenterò di spiegarti con le parole scritte quali sono stati i momenti più felici della mia vita con te. E dato che so che sei uno scienziato pignolo (ma molto sexy), ti stilerò un elenco preciso a cui potrai fare riferimento quando vorrai e che potrai catalogare nella tua mente nella stanza che so che hai dedicato a me. C'è il mio nome sulla porta, lo so.

Questa non è una classifica, è un elenco in ordine sparso. (Ti prego non chiedere una classifica. Fai il bravo).

 

-I MOMENTI PIU' FELICI DELLA VITA DI JOHN H. WATSON-

 

  1. Guardarti dormire.

  2. Sentirti suonare il violino solo per me.

  3. Prepararti i vestiti da indossare mentre stai ancora facendo la doccia.

  4. Poterti accarezzare i capelli mentre guardiamo qualcosa alla tv. E stare abbracciati sul divano, l'uno sull'altro come se i nostri corpi fossero l'unico spazio disponibile.

  5. Cucinare per te.

  6. Ordinare cibo da asporto per te.

  7. Portarti a cena fuori e passeggiare lungo il fiume con te.

  8. Metterti il pigiama quando sei troppo assonnato per farlo da solo.

  9. Metterti il pigiama quando lo richiedi espressamente.

  10. Riscaldarti.

  11. Abbracciarti quando un incubo ti sveglia nel cuore della notte e farti addormentare di nuovo.

  12. Ascoltare le tue deduzioni quando siamo su un caso e sentirmi così fiero di essere tuo marito.

  13. Vedere come si illumina una stanza quando entri tu. E constatare che tutta l'attenzione è su di te. E sapere che sei solo mio.

  14. Far vedere a tutti quanto tu sia solo mio.

  15. Tenerti per mano.

  16. Trovarti addormentato con uno dei miei libri addosso.

  17. Toccarti.

  18. Toccarti...

  19. Baciarti.

  20. Lasciarti segni dappertutto su quella pelle bianca e vederti parlare con le persone sapendo cosa c'è sotto quei vestiti.

  21. Morderti.

  22. Prenderti dove voglio. Quando voglio.

  23. Lasciarmi prendere quando vuoi. Dove vuoi.

  24. Ascoltare i discorsi senza senso che fai quando stai per addormentarti.

  25. Prendermi cura di te quando sei malato.

  26. Tornare a casa da lavoro e trovarti raggomitolato sulla mia poltrona.

  27. Ogni volta che pronunci il mio nome.

  28. Pronunciare il tuo nome quando sono dentro di te.

  29. Sfiorarti.

  30. Nasconderti i biscotti.

  31. Fare l'amore con te.

  32. Correre con te per tutta Londra e farmi picchiare pur di proteggere te.

  33. Farti male quando me lo chiedi.

  34. Svegliarmi e trovarti accanto a me.

  35. Quando fai quelle cose che ti fanno assomigliare a un gatto, anche se tu dici che non è vero.

  36. Ogni volta che ti dico ti amo.

  37. Ogni volta che mi dici ti amo.

  38. Leccarti.

  39. Litigare con te. Perché anche solo litigare con te mi fa sentire più vivo di qualsiasi cosa io abbia mai fatto nella mia vita.

  40. Guardarti mentre ti vesti e non mi presti attenzione.

  41. Spogliarti.

  42. Ascoltarti ridere.

  43. Sapere che ci sono sorrisi che nessuno ha mai visto, destinati solo a me.

  44. Saperti geloso di me.

  45. Sapere che obietterai questa lista dicendo che questi non sono nello specifico i momenti più felici (lo sono per me, ogni volta, ogni giorno) e quindi:

  46. La prima volta che ci siamo baciati. Che tu hai baciato me, per l'esattezza. Era un giorno d'autunno, eravamo in cucina e tu eri arrabbiato perché per l'ennesima volta ti avevo toccato i capelli. Eri così bello che pensavo di morire.

  47. La prima volta che abbiamo fatto l'amore. Ricorderò per sempre i tuoi occhi e le tue mani. E la paura folle.

  48. Quando hai detto ti amo la prima volta. Ed eri tutto rosso. (Se adesso fossi qui ti bacerei.)

  49. La prima volta in cui mi sono svegliato nel tuo letto. Il nostro.

  50. Il giorno del nostro matrimonio. Sei stato così bravo ed io non lo dimenticherò mai.

  51. Quella volta in cui mi hai detto “sei l'amore della mia vita”.

  52. Quella volta in cui ti ho detto “non lasciarmi mai.”

     

  53. Averti incontrato.

    E lo so che questo fa parte di un'altra vita, ma non posso evitare di metterlo in questo elenco. E' quando tutto è iniziato. E' lì che cominciamo noi due.

  54. Tornare a casa stasera.

  55. Farti dire il mio nome...

  56. Amarti.

 

E se questo elenco non dovesse essere ancora abbastanza, ti farò vedere questa notte.

Ti amo, Sherlock.

 

Tuo,

John H. Watson, sexy medico militare, sexy blogger, amore della vita di Sherlock S. Holmes.

 

PS: adesso però smettila di chiedere. Ok?"

 

*

 

Sherlock non chiese più niente.

Si sentiva felice come non mai e pretese che venissero messi in atto parecchi punti di quella lista. John fu ben felice di accontentarlo e dopo averlo guardato addormentarsi aggiunse un ultimo numero.

 

57. Quel giorno in cui ho scritto la lista dei momenti più felici insieme a te.

   
 
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