«Kacchan, calmati!» cercò di placarlo Izuku, con un sorriso tirato e nervoso e il sudore che iniziava già a imperlargli la fronte.
«Col cazzo che mi calmo!» sbottò nuovamente il biondo per tutta risposta, le sopracciglia ferocemente aggrottate sugli occhi scarlatti e furenti.
«Dovresti invece, il tuo amico ha ragione.»
Una voce bassa e morbida bloccò sul nascere le proteste di Katsuki, gelandogli per un istante il sangue nelle vene. Si voltò di scatto – perché, cazzo, quella voce veniva proprio da dietro di lui – e si trovò a fronteggiare una figura avvolta in un lungo mantello blu come la notte, il cappuccio calato sul viso a celarne i lineamenti.