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Autore: Lamy_    22/01/2019    0 recensioni
[Sequel di ‘Another World’]
Blake Harris e Niklaus Mikaelson sono la coppia più invidiata del quartiere francese. La loro relazione procede a gonfie vele da due anni, ma l’ibrido pensa che sia giunto il momento di compiere un grande passo. A minacciare la loro felicità, però, ci pensano i demoni del passato.
Il loro amore durerà sempre e per sempre?
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO TERZO: GLI AMORI PASSATI.

“Cercò di metterci una pietra sopra, ma quella si rifiutava di far da coperchio al passato.”
(Alice Munro)
 
Due settimane dopo.
Klaus non si poteva definire un dormiglione, non lui che in quanto vampiro aveva poco bisogno di riposare, ma la sua parte da lupo lo obbligava a svariate ore di sonno. Quando quella mattina si svegliò, per prima cosa cercò Blake tastando l’altra parte del letto. Non trovandola, si mise a sedere e controllò la sveglia che segnava le sette e un quarto del mattino. Avevano trascorso tutta la notte a fare l’amore fino ad addormentarsi, perciò era strano che lei fosse già in piedi. Udendo dei rumori provenire dalla cucina, ipotizzò che la ragazza stesse cucinando. Raccattò i boxer e la raggiunse, trovandola intenta a riempire un piatto di biscotti mentre reggeva il cellulare tra l’orecchio e la spalla.
“Sì, mamma. No. Lo sai che posso pagare tutto di spese mie. No, dì a papà di stare tranquillo. Sì, io sono rilassata. Niklaus è qui, te lo saluto. Va bene. Ci sentiamo dopo. Ti voglio bene.”
Quando Blake si voltò, sul suo viso spuntò un sorriso.
“Oh, buongiorno! Ho preparato dei biscotti al gusto di limone e lamponi, assaggia!”
“Blake, perché continui a torturarmi così?”
“Sta attento a quello che dici, Mikaelson, potrei annullare il matrimonio. Ti torturo perché hai vissuto per più di mille anni e hai saggiato infiniti dolci, pertanto puoi essere considerato una specie di esperto in materia. Adesso mangia!” Gli intimò Blake puntandogli contro il guanto da cucina. Klaus addentò un biscotto e si lasciò conquistare dal travolgente sapore.
“E’ squisito, come tutti i dolci che prepari. Sei eccezionale in quello che fai, mia cara.”
“Adulatore!” borbottò Blake, che però in cuor suo sorrise per il complimento.
“Ti sei svegliata presto per preparare i biscotti?” domandò lui mangiando un altro biscotto. Blake annuì e si sedette di fronte a lui, a dividerli c’era solo l’isola della cucina.
“A dire la verità, no. Freya mi ha svegliata con un messaggio per ricordarmi nell’appuntamento in atelier. Manca una sola settimana alle nozze e io non ho ancora un vestito, ma suppongo che l’influenza dei Mikaelson sarà un’ottima alleata.”
Klaus se la immaginò con indosso l’abito da sposa e sorrise, sarebbe stata bellissima. Certo, Blake era una ragazza dai gusti semplici, ma per l’occasione aveva in mente di acquistare qualcosa di sensazionale. I preparativi erano stati ultimati, ora non restava che godersi gli ultimi stralci prima del grande giorno.
“I tuoi genitori vogliono pagarti l’abito?”
“Niklaus, non ricominciare. Lo sai che sono in grado di pagare il vestito di tasca mia. La pasticceria frutta bene e ho un nutrito gruzzoletto da parte. Abbiamo pagato tutte le spese a metà, quindi posso pensarci da sola al vestito!” disse Blake, testarda come suo solito.
“Dico solo che per me i soldi non sono un problema. Ho accumulato molte ricchezze durante i secoli, posso permettermi di farti un regalo.”
Blake lo guardò in tralice, detestava che lui si sentisse in dovere di buttare via i soldi quando non era necessario.
“Mi ricopri costantemente di regali, Niklaus! Capisco che tu lo faccia perché ci tieni, ma alle volte diventa insostenibile perché io non posso ricambiare.”
“Io non voglio che tu ricambi, Blake. Ti ricopro di regali perché te lo meriti e perché posso concedermelo. Voglio solo renderti felice.” Ribatté l’ibrido, le mani incrociate, gli occhi azzurri piantati su di lei. Blake sospirò perché discutere con lui era come discutere con un bambino, inutile e controproducente.
“Mi rendi felice anche senza regali, voglio solo che tu lo sappia.”
Klaus allungò le mani sul tavolo per stringere le sue.
“E io voglio tu sappia che ti ricopro di regali perché niente potrà mai ripagare l’enorme debito che ho con te. Mi hai salvato in tutti i modi in cui si può salvare una persona. Da quando ti ho conosciuta, sei sempre stata al mio fianco. Mi hai aiutato a lottare contro Dalhia, contro Lucien e Aurora, mi hai supportato quando Camille è morta. Non sei stata solo la mia migliore amica e non sei solo la mia futura moglie, tu sei molto di più. Hope è la mia speranza e tu sei la mia àncora di salvezza quando tutto intorno a me il mondo annega.”
Ecco, era la capacità di espressione di Klaus che lasciava Blake senza parole, e quasi senza fiato. Era sconvolgente il modo in cui spiattellava i suoi sentimenti con tanta facilità, con la leggerezza di un aquilone che si libra nel vento. Senza pensarci due volte, gli circondò il collo con le braccia e lo attirò in bacio passionale. Mentre lui confessava i propri sentimenti a cuore aperto, Blake era restia, non si abbandonava mai alle dichiarazioni d’amore perché sapeva che a dirle, le cose belle, potrebbero annientarsi.
“Tu sei maledettamente bravo con le parole.”
“E’ una qualità che si acquisisce con gli anni, e io ne ho molti che mi pesano sulle spalle.” Disse Klaus abbozzando un sorriso. Blake gli scostò un riccio dalla fronte con la dolcezza che avrebbe riservato a un cucciolo bastonato perché, per quanto l’ibrido si mostrasse crudele e forte, possedeva una gracilità d’animo spaventosa. Il suo aspetto dimostrava all’incirca trenta anni, ma il suo sguardo conservava secoli interi di demoni e di dolore.
“Allora facciamo in modo che i prossimi anni non siano pesanti, ma che siano indimenticabili per quanto saranno straordinari.”
“Neanche tu te la cavi male con le parole, miss Harris.”
“Prima o poi l’allieva supera il maestro.” Disse Blake, poi lo riportò vicino a sé per baciarlo di nuovo. Klaus, stordito ormai dai baci, si abbandonò del tutto a lei.
 
Blake faticava a stare al passo con Freya, Rebekah, Hayley e Hope. Josh la tirava per la mano pur di farla camminare. Erano da due ore che la sballottavano da un negozio all’altro in cerca dell’abito e delle scarpe perfetti e lei, l’unica umana, non ne poteva più.
“Vi supplico, abbiate pietà di me!”
Blake trasalì quando Rebekah si voltò verso di lei con la furia di una che stava per staccarle la testa.
“Taci, Blake. Basta lamentele. Stai per sposare un Mikaelson e non lo farai di certo indossando un banale vestitino! Non ti lagnerai per le prossime dieci ore.”
“Non puoi soggiogarmi, prendo la verbena.” Ribatté Blake, ma il ghigno della vampira fece vacillare le sue certezze.
“Non ho bisogno di soggiogarti per costringerti a fare quello che ti dico, ci riesco benissimo senza.”
“Rebekah, non esagerare.” Le disse Hayley con un tono di voce perentorio. Rebekah sorrise e prese Blake a braccetto, in un attimo la tensione era scemata.
“Oh, ma io scherzo! Lo sapete che adoro Blake, ed è per questo che per il suo matrimonio voglio il meglio.”
“Stiamo per recarci nel migliore atelier di tutta New Orleans – annunciò Freya, il corno rivolto verso il basso spiccava al suo collo – e sono sicura che troveremo tutte l’abito perfetto.”
Hope e Josh trascinarono una Blake sfinita e con i muscoli in fiamme nell’atelier. Si trovava poco lontano dal quartiere francese, nei pressi della cattedrale, e si poteva intravedere il cancello del palazzo Mikaelson. Non appena varcarono l’ingresso, la titolare accorse subito al loro servizio. Sì, era quello il tipo di rispetto riservato agli Originali.
“Buongiorno, come possiamo esservi utili?”
“Ecco, Francis, ci serve un abito da sposa, uno da damigella per Hope e uno da damigella per me.” si fece avanti Freya, che conosceva Francis in quanto strega. La donna sorrise e invitò il gruppo a seguirla nella sezione dedicata alle prove.
“E chi di voi belle fanciulle è la sposa? E lo sposo?”
Blake alzò la mano in imbarazzo, odiava essere al centro dell’attenzione.
“Blake sposerà Niklaus.” Intervenne Rebekah, contenta di suscitare un fremito di terrore in Francis.
“Allora troveremo l’abito più bello che sia mai stato indossato da una sposa in tutta New Orleans. Prego, vieni con me. Le mie assistenti si occuperanno di Freya e della bambina.”
Blake si fece guidare da Francis nell’area dei camerini e si spogliò per coprirsi con una vestaglia bianca. La titolare ritornò dopo un paio di minuti con degli album di abiti in mano.
“Hai già pensato all’abito che vorresti?”
“Sinceramente no. Non ho mai fantasticato sul matrimonio, pertanto sono inesperta in materia.” Ammise Blake, che aveva iniziato a pensare seriamente al matrimonio solo dopo la proposta.
“Stai per sposare il re della città, quel giorno dovrai splendere.”
“Oppure dovrò sotterrarmi, dipende.” Rispose sarcastica Blake, impaurita in parte da tutta la pressione del momento. Francis ridacchiò, non si aspettava che il famigerato Klaus Mikaelson, il mostro delle favole, amasse una ragazza tanto pura, umana. Mentre era sul punto di aprire uno degli album, Rebekah spostò la tendina mentre Hayley invano cercava di allontanarla.
“Avete già trovato qualcosa? Io supervisiono la scelta e la prova ovviamente.”
“E’ un compito che tocca alla sposa.” L’ammonì con gentilezza Francis. Rebekah inarcò le sopracciglia come se fosse stata appena offesa.
“Sì, e supervisionare il processo è un compito che spetta a me. Ora si metta al lavoro e trovi un abito degno di una Mikaelson!”
“Stai esagerando, Rebekah.” Le disse Hayley dandole una gomitata al braccio. La bionda non si mosse di un millimetro, austera nella sua posizione.
“Non sto esagerando. Sto semplicemente controllando che tutto sia eseguito alla perfezione.”
Blake abbassò lo sguardo sull’anello di fidanzamento. Si sentiva come il rubino tra i diamanti, incastrata e senza via di scampo. Dai Mikaelson non ci si liberava tanto facilmente.
“Ecco il primo abito che ti proponiamo. Al pari di una regina, ha il corpetto rigido e un’ampia gonna tempestata di brillanti.” Esordì Francis, appendendo la gruccia nel camerino.
“Uscite tutte e due, mi aiuta Francis.” Disse Blake, sollevata che Hayley stesse spingendo Rebekah via. Dopo essersi calata nel vestito, Francis l’aiutò a chiudere il corpetto sulla schiena e dovette trattenere il respiro. La titolare le lisciò le pieghe della gonna e fece un passo indietro, rivolta verso la sala principale.
“Ti lascio qualche istante per pensare.”
Blake si stava specchiando quando squillò il cellulare nella borsa e zoppicò per prenderlo tanto era ingombrante l’abito.
“Pronto?!”
“Stai bene, Blake? Ti sento affaticata.” Rise Klaus dall’altro capo.
“Sto provando un abito e il corpetto è talmente stretto da bloccarmi le vie respiratorie. Inoltre, il seno sembra strabordare. Accidenti!”
“Se fossi lì, provvederei di persona a toglierti il corpetto.”
A Blake scappò una risata che placò l’agitazione per una manciata di minuti.
“Vorrei che fossi qui per ridimensionare l’entusiasmo di Rebekah. Comunque, perché mi chiami?”
“Perché voglio assicurarmi che stiate tutte bene, incluso Joshua. Alexander è più imprevedibile del solito oggi. Io ed Elijah lo stiamo pedinando.”
“Niklaus, sta attento. Non fare cazzate prima del matrimonio.”
Blake sentì il suo sorriso attraverso lo schermo e desiderò prenderlo a pugni per la sua incoscienza.
“L’unico che deve fare attenzione è Alexander. Non gli permetterò di avvicinarsi a te o alla mia famiglia in nessuna maniera.”
“Farai bene a sedare la tua rabbia prima che le cose peggiorino. Tu e la rabbia siete nemici vecchi quasi quanto il mondo.”
“Andrà tutto bene, tesoro. Te lo prometto.”
“Mi fido.” Disse Blake, sfilando i lacci sulla schiena per togliersi il vestito. Klaus udì il fruscio dei lacci scorrere e immaginò il corpetto scivolare lasciandola semi-nuda.
“Ti stai slacciando il corpetto da sola? Lo sento. Sei una cattiva ragazza, mia piccola Blake.”
“Peccato che tu non sia qui ad assistere.”
“Chiudete la chiamata, non vorrei le mie orecchie ascoltassero le vostre questioni intime.” Tuonò la voce di Elijah in tono autoritario, facendo scoppiare a ridere Blake.
“Vi lascio al vostro inseguimento. A dopo!”
“A dopo.”
“Qual è il responso?” gridò Rebekah dal fondo del corridoio, e Blake represse un urlo di spavento.
“Questo abito non va bene. Portatemi il prossimo, per favore.”
Francis le consegnò un abito con un taglio a sirena interamente di pizzo e, come prima, la aiutò per poi lasciarla da sola. Blake questa volta decise di farsi vedere, il vestito le stava bene e riusciva a muoversi. Hope le andò incontro saltellando e l’abbracciò.
“Sei bellissima!”
“Sei pazzesca!” le disse Josh, seduto in disparte rispetto alle donne. Blake gli sorrise, era importante e confortante la sua presenza. Si posizionò sulla pedana affinché tutti la osservassero con cura. Hayley le fece l’occhiolino e sollevò i pollici in segno di gradimento.
“Ti sta davvero bene, Blake.”
“Rebekah, Freya, voi che pensate?”
Freya era sul punto di esprimere un giudizio quando un grido squarciò la tranquillità di quella giornata. Francis e le sue assistenti sobbalzarono per lo spavento, non erano abituate alle emergenze in quel quartiere quieto della città.
“Resta qui, Hope.” Ordinò Hayley alla figlia, dopodiché uscì dall’atelier insieme agli altri. Josh aiutò Blake a scendere dalla pedana per buttarsi in strada, nonostante indossasse l’abito da sposa. La folla si era accalcata nei pressi di un’erboristeria, alcune persone vociferavano e altre guardavano allibiti. Blake si fece spazio per capire cosa fosse successo e sbarrò gli occhi quando si accorse di Alexander steso a terra con un buco nel petto. Un paio di mani le arpionarono le braccia per allontanarla.
“Blake!” esclamò Klaus, facendo rimbalzare lo sguardo tra lei e il cadavere. Blake era smarrita, tutto si era fatto confuso attorno a lei.
“Che diamine è successo?”
“Non lo so. Abbiamo seguito Alexander fino a qui, però lo abbiamo perso quando è entrato nell’erboristeria. L’attimo dopo ho udito le grida, mi sono precipitato e ti ho riconosciuta. Tu stai bene?”
Quando gli occhi dell’ibrido scorsero sul corpo della ragazza per accertarsi che non fosse ferita, si rese conto che indossava un abito bianco di pizzo. Il cuore gli guizzò nel petto a quella vista, era incantevole, simile alle principesse raffigurate nei libri di Hope.
“Io sto bene, sì. E non fissare l’abito!” lo rimproverò Blake, che gli afferrò il mento perché la guardasse in faccia.
“Sei stupenda.”
Klaus riuscì a farla arrossire anche a pochi metri da un morto. D’improvviso, però, si oscurò in viso al pensiero della morte di Alexander.
“Tu o Elijah avete visto chi lo ha ucciso?”
“Non mi chiedi se sono stato io? Potrei avergli cavato il cuore dallo sterno.”
Blake scosse la testa e alzò gli occhi al cielo.
“So che non sei stato tu, non perché tu non sia capace di un simile gesto, ma perché non lo avresti fatto in pieno giorno e con tutta questa gente nei paraggi.”
“Grazie per aver sottolineato la mia avvedutezza in questione di omicidi.”
“Prego. Insomma, avete visto qualcuno o no? Chi lo ha ucciso potrebbe star cercando la vostra famiglia.”
Klaus ispezionò la zona con circospezione, probabilmente il colpevole stava ammirando lo scalpore che aveva scatenato.
“Credo di aver visto una donna, ma non ne sono sciuro. Ho captato l’odore di Hope e mi sono precipitato senza dare retta a niente.”
Blake di scatto lo abbracciò, forse per la tensione o perché semplicemente ne aveva bisogno, e si sentì avvolgere dalle sue braccia forti che reputava essere un rifugio.
“Sta capitando qualcosa, Niklaus.”
“Lo so, però ti giuro che troverò una soluzione. Ti ho promesso che andrà tutto bene e intendo mantenere la promessa, tesoro.”
“Non te lo ha mai detto nessuno che farsi vedere con l’abito da sposa porta sfortuna?” chiese retorica Freya ridacchiando. Blake si staccò di malavoglia dall’ibrido e tentò di coprirsi come se avesse appena realizzato le sue condizioni.
“Mia madre me lo ripete da settimane. Beh, il problema non sussiste perché non prenderò questo abito. E’ bello, sì, ma non è quello che voglio.”
“Ogni tuo desiderio è un ordine.” Disse Klaus baciandole una tempia. Freya afferrò le mani di Blake e la costrinse a lasciare Klaus.
“Torniamo in atelier, oppure Rebekah ti seppellisce viva.”
“Aspetta, dobbiamo pensare ad Alex …”
“Ci penso io! – la rassicurò Klaus – tu goditi la mattinata senza preoccuparti.”
 
Blake saltellava per tutta la stanza mentre si infilava gli stivali, attenta a non ruzzolare sul pavimento. Si stava legando i capelli a treccia quando Klaus comparve alle sue spalle facendola sussultare.
“Puoi non arrivare di soppiatto? Vorrei evitare un infarto a soli venticinque anni!”
Klaus lanciò la giacca sulla poltrona e si sedette sul letto, era stranamente esausto.
“Io a venticinque anni abitavo in una grotta e andavo a caccia, mia cara.”
“Sei cresciuto nel Medioevo, ci credo!” lo prese in giro Blake, che si stava passando il mascara sulle ciglia. Le ragazze quella sera la portavano a festeggiare l’addio al nubilato in un noto locale fuori città, malgrado l’ibrido fosse contrario.
“Non hai rispetto per gli anziani, Blake, e questo è un male.”
Blake smise di truccarsi per scoppiare a ridere, il broncio di Klaus la divertiva sempre.
“Siccome sei anziano e hai esperienza, consigliami cosa dovrei mettere stasera. Non so se optare per la camicetta bianca o per il top blu, tu che dici?”
“Potresti non indossare niente e venire qui a farmi compagnia.”
“Niklaus, fa il bravo.” Si lamentò la ragazza, tornando poi agli abiti. In un batter d’occhio Klaus fu alle sue spalle, le strinse i fianchi prepotentemente e le baciò il collo.
“Conosco un ottimo metodo per farti ripetere il mio nome.”
Blake, non abituata a qualcuno che la desiderasse tanto, fece fatica a mantenere la lucidità.
“Adesso non possiamo. Le ragazze saranno qui a momenti e io devo finire di vestirmi. Hai scoperto qualcosa sulla morte di Alexander?”
“Non ancora. Ci sto lavorando.”
Dopo aver scelto il top blu che si incrociava sulla schiena lasciandola scoperta, si concentrò sul rossetto rosso. Klaus l’ammirava dallo stipite della porta pensando a quanto fosse fortunato che una donna tanto straordinaria lo amava. Gli piaceva guardarla mentre si preparava, mentre si vestiva lentamente, mentre si truccava, e soprattutto quando si stendeva il rossetto sulle labbra schiuse per riempirle di colore.
“Blake, quelle labbra mi faranno diventare matto. Restiamo qui. Io e te da soli. La tua bocca che mi bacia il collo, il petto, l’addome, lasciando tracce di rossetto sulla pelle.”
Blake si morse le labbra per la disperazione della voce di Klaus, anche lei sarebbe voluta rimanere con lui. L’ibrido sembrava essere diventato dipendete da lei, come se fosse stato soggiogato.
“Falla finita, Mikaelson. Non è il momento di scherzare.”
“Lo sai che non mi piace il programma della vostra serata. Cosa ci trovate di divertente nell’infilare soldi nelle mutande degli spogliarellisti?”
Blake alzò gli occhi al cielo per l’ennesima protesta dell’originale, che si lagnava di quella decisione da settimane.
“Infatti l’addio al nubilato non è stato organizzato per me, poiché non bevo e non mi piacciono gli spogliarellisti, ma per le tue sorelle che si divertono da matte in serate del genere. Io me ne starò in disparte con Hayley a scatenarci in pista.”
“Quegli imbecilli sono pagati per farti divertire.”
La ragazza dovette far ricorso a tutto l’autocontrollo per non sbraitargli contro ed evitare un litigio furioso. A volte la gelosia di Klaus risultava soffocante, ma farglielo notare sarebbe stato il principio di una guerra senza fine. Attraverso lo specchio lo vide sdraiato sul letto con le mani dietro la testa, la maglia che scopriva una parte dell’addome tonico, e le venne in mente un’idea per stuzzicarlo. Si andò a sedere a cavalcioni sul suo bacino e immediatamente avvertì le mani di lui sui fianchi.
“Hai cambiato idea sul restare con me?”
Blake non rispose, si limitò a sfoderare un sorriso malizioso. Recuperò il portafogli dalla pochette che giaceva sul letto accanto a loro ed estrasse una banconota da cinquanta dollari. Klaus sbarrò gli occhi quando Blake gli abbassò di poco i pantaloni per incastrare la banconota nell’elastico dei boxer.
“Tieni anche il resto.” Gli disse, poi si chinò per baciarlo. Klaus ribaltò le posizioni e la fece stendere sotto di sé mentre con una mano le accarezzava la coscia e con l’altra le stringeva ancora il fianco. Furono bruscamente interrotti da un colpo di tosse, e Blake si sentì avvampare per la vergogna di essere stata colta in flagrante. Hayley li salutava con la mano dalla soglia della porta.
“Se non sei troppo impegnata, dovremmo andare.”
Klaus le diede la mano per aiutarla a tirarsi in piedi per poi baciarla a stampo.
“Divertitevi, ma non eccessivamente. Insomma, divertitevi nei limiti da me stabiliti.”
Hayley sbuffò e scese in strada per non sottostare agli ordini. Blake, invece, si sistemò il rossetto e i capelli prima di prendere la giacca e la borsa.
“Io vado, tu vedi di non pugnalare o uccidere nessuno. Ti ho pagato abbastanza bene per farti stare a cuccia.” Disse, riferendosi ai cinquanta dollari infilati nella molla dei boxer.
“Torna presto, tesoro, abbiamo un discorsetto in sospeso.”
Klaus le diede un altro bacio a stampo accompagnato da una pacca sul sedere, al che Blake imprecò a bassa voce e si staccò definitivamente da lui.
 
Blake rideva a crepapelle da quando erano entrate nel locale due ore prima. Tra drink, battute e balli le ragazze Mikaelson si stavano dando alla pazza gioia. Rebekah stava raccontando loro di quella volta che aveva dato spettacolo presso il Palazzo reale russo.
“Ero brilla e avevo bevuto anche molto sangue, mi avvicino allo zar per salutarlo e gli vomito addosso! Non sono mai stata imbarazzata in vita mia quanto quella sera!”
Le risate del gruppo aumentava di racconto in racconto, storie antiche e recenti, drammi familiari, vicende amorose. Blake bevve un sorso di acqua tonica per schiarirsi la voce.
“Io ho fatto la mia più grande figuraccia con Hayley e Kol. Te la ricordi?”
Hayley sputacchiò il suo drink mentre rideva e ingoiava al tempo stesso.
“Sì, credeva che io e Kol fossimo fidanzati e che Hope fosse nostra figlia. Si è avvicinata un giorno e ci ha detto ‘oh, vostra figlia è bellissima, complimenti’. Io e Kol non abbiamo mai riso così tanto!”
“Ehi, a mia discolpa sostengo che all’epoca non vi conoscevo. Niklaus ed Elijah mi sembravano troppo vecchi per te.”
“Effettivamente sono troppo vecchi!” convenne Freya svuotando il suo bicchiere. Altre risate si susseguirono, altre storie allietarono la serata, fino a quando Blake si congedò per andare al bar a prendere una bottiglia d’acqua.
“E’ un bell’anello quello che indossi.” Disse una voce alla sua sinistra e, girandosi, trovò una ragazza bellissima, lungi capelli neri e occhi blu.
“Grazie. E’ un anello di fidanzamento.”
“Oh, il tuo fidanzato deve essere molto ricco per permettersene uno così bello.”
“Sì, è ricco, ma questo è una sorta di cimelio.”
La sconosciuta le toccò la mano e la sua pelle fredda fece rabbrividire Blake.
“Tu conosci il mio fidanzato, vero? La tua pelle è troppo fredda per appartenere ad una umana.”
“Sei perspicace, Blake. Capisco perché Klaus abbia deciso di sposarti.”
Quando il barman le consegnò la bottiglia, Blake la prese distrattamente, era troppo concentrata sulla vampira. Era interessata all’anello, conosceva Klaus ed era a conoscenza del matrimonio. Blake non ci impiegò molto a capire chi fosse.
“Tu sei Miranda Price.”
Miranda sorrise compiaciuta e fece un buffo inchino. Dai suoi modi era chiaro perché avesse suscitato l’attenzione dell’ibrido nell’Ottocento.
“Sono io. Non temere, non voglio farti del male.”
“Però lo hai fatto ad Alexander. Hai ucciso tuo fratello, perché?”
Poi accadde tutto in un attimo. Miranda artigliò la mano di Blake e come un fulmine la portò fuori dal locale, nel parcheggio. Blake si accasciò contro il cofano di un’auto perché essere travolta dalla velocità dei vampiri le faceva venire atroci capogiri.
“Ho ucciso Alexander perché stava facendo del male a Klaus. Non era più mio fratello da molto tempo ormai.”
“E ammazzi tuo fratello per salvare Niklaus? Non bastava una dose abbondante di verbena per stordirlo? Tra l’altro, tu dovresti essere morta.”
A Blake parve di rivedere Aurora in lei, in lotta contro il fratello in nome di un amore vecchio di secoli. Ma se allora aveva accettato la situazione senza fare niente, adesso che stavano per sposarsi avrebbe reagito.
“Alexander, dopo essere stato trasformato da Rebekah, ha trasformato me. Ho finto la mia morte per avere la possibilità di ricominciare tutto da capo. Dopo essere stata abbandonata da Klaus, avevo voglia di una nuova vita, di un nuovo amore. Ho inscenato il funerale perché Klaus mi credesse morta per davvero e perché ricevesse quell’anello. Se non amava me, prima o poi avrebbe amato qualcun’altra tanto da chiederla in moglie. Non ho più visto mio fratello da allora, ho proseguito il mio viaggio lasciando il passato alle spalle. Negli ultimi due mesi, però, sono venuta a sapere per caso che Alexander si trovava a New Orleans e ho capito che aveva intenzioni malevole. La mattina che ti ha aggredita, quando ha dichiarato di volerti dalla sua parte, ho riconosciuto che era necessario intervenire. L’ho seguito per provare a farlo ragionare ma lui voleva vendicarsi a tutti i costi, nonostante io fossi ancora viva. Sai, Blake, essere un vampiro a volte condiziona la tua mente e ti fa agire come un animale irrazionale. Ho dovuto eliminarlo prima che ferisse l’unico uomo che io abbia mai amato.”
Blake era sul punto di parlare quando Klaus serrò la gola di Miranda con una mano e la sollevò.
“Chi non muore si rivede, Miranda.”
Blake gli si parò davanti nella speranza di calmare la sua furia.
“Niklaus, lasciala!”
“Lasciarla? No, il divertimento è appena cominciato. Quello che voglio farle ridefinirà il termine ‘sadico’.”
Miranda si dimenava ma la presa dell’ibrido era troppo salda e pian piano smise di opporsi.
“Hai sentito almeno quello che ha detto? Ha ucciso suo fratello perché tu fossi salvo!” gli disse Blake, il freddo notturno che le pungolava la schiena scoperta come aghi.
“Ho sentito quello che ha detto e non mi importa. Poteva venire a riferirlo a me, anziché seguirti fino a qui e isolarti dalle altre. Solo per aver importunato la mia fidanzata meriti di morire.”
Miranda non avrebbe retto ancora a lungo, sebbene i suoi poteri da vampiro fossero adatti alla resistenza.
“Niklaus, lasciala andare. Se mi ami, lasciala andare.”
Lo sguardo rabbioso di Klaus cadde su Blake, minuta e infreddolita, ma con la determinazione che la contraddistingueva.
“E’ proprio perché ti amo che devo ucciderla.”
“Uccidila e io ti pianto seduta stante. Ti giuro che ti mollo e me ne vado. Lasciala.”
Miranda si schiantò a terra quando Klaus la liberò, e Blake si inginocchiò per aiutarla a mettersi seduta. L’originale, però, l’afferrò per il braccio obbligandola a rialzarsi.
“Vieni, Blake. Qui non c’è più niente da fare.”
Nonostante Blake puntasse i piedi a terra, Klaus riusciva a strattonarla con forza.
“Niklaus, smettila. Mi stai facendo male!”
Quelle parole in aggiunta al dolore nella sua voce inibirono l’ibrido che allentò la stretta.
“Mi dispiace, tesoro. Non volevo farti male. Scusami.” Sussurrò, abbracciandola. Blake indietreggiò, non voleva essere indulgente con lui quando si comportava male. Klaus le baciò la parte interna del polso come a voler lenire il dolore che aveva causato.
“Sto bene. Non mi hai fatto niente, volevo solo che ti fermassi. Dannazione, Mikaelson, che combini?”
“Ho perso la testa quando, tallonando Miranda, ho capito che si dirigeva da te. Nessuno deve osare farti del male.”
“Non avrei mai fatto del male alla donna che ami.” Asserì Miranda, che camminava verso di loro del tutto ripresasi. Blake spinse via il braccio di Klaus che si era protesa a difenderla.
“Lo sa che non mi avresti fatto del male, è solo un fidanzato tremendamente protettivo.”
“Prevengo prima di curare.” La corresse Klaus in tono saccente.
“Volevo solo conoscere Blake per essere certa che avessi donato il mio anello alla persona giusta. Ora che l’ho conosciuta, posso andare via. Non mi vedrai mai più, Klaus.”
“Che sollievo!” esclamò l’Originale con nonchalance, beccandosi un’occhiataccia da Blake.
“Quello che Niklaus voleva dire è che ti siamo grati per aver neutralizzato Alexander, sebbene la cosa potesse essere attuata meglio e senza morti.”
“Grazie a voi per avermi lasciata in vita.”
Miranda guardò Klaus per l’ultima volta, non era cambiato chissà quando dall’Ottocento, restava lo stesso uomo che voleva il mondo ai suoi piedi, ma almeno ora c’era Blake a tenerlo a freno. Klaus, dal canto suo, avvertì un tonfo al cuore quando Miranda svanì nelle tenebre della città perché, se l’amore finiva, al dolore e ai ricordi non c’era mai una fine.
 
Blake se ne stava seduta sul divano a mangiare una ciotola di gelato, immersa in mille pensieri. Aveva chiesto a tutti di essere lasciata in pace, aveva bisogno di rimanere da sola per riflettere. Era stata una giornata sfiancante, era giù di morale, e la tensione creatasi con Klaus la rendeva ancora più nervosa. Quando la porta si aprì e seguirono una serie di passi, sospirò in attesa di quello che sarebbe successo.
“Blake.”
Voltatasi, vide Klaus reggere un enorme mazzo di rose rosse e un pacchetto regalo.
“Stai cercando di corrompermi con i regali? Non funziona.”
“Lo so, sto solo tentando di addolcire il veleno. Insomma, questo regalo è davvero costoso!” ammise Klaus poggiando i fiori sul tavolo e il pacchetto sul divano. Blake lo scartò e, scorgendo il contenuto, corrugò le sopracciglia. All’interno luccicava un anello di oro bianco sormontato da tre diamanti.
“Niklaus, era indispensabile un altro diamante?”
Klaus si inginocchiò davanti a lei e si piegò a baciarle le nocche delle mani.
“Assolutamente sì. Se non vuoi portare l’anello di Miranda, puoi decidere di portare questo diamante. Ti sto chiedendo di sposarmi per la seconda volta.”
“Non è necessario. Ti sposo, Niklaus. Adesso, domani, e per il resto della mia vita.”
“Però sei triste. Odio vederti triste.”
Blake incastrò le dita tra i suoi capelli, districando qualche riccio, mentre studiava il suo volto. Era senza dubbio l’uomo più bello che avesse mai visto.
“Non sono triste. Sono solo stanca. Questo matrimonio ha scavato nel tuo passato già fin troppo torbido e ha tirato fuori una parte di te che detesto.”
“Ti stavo proteggendo.”
“Non puoi proteggermi da tutto e da tutti, Niklaus. Voglio essere libera. Non voglio il tuo fiato costantemente sul collo. Hai fatto bene in questa circostanza a tenermi d’occhio, ma mi auguro che non lo farai sempre.”
Klaus si sforzò per impedirsi di dire qualcosa che l’avrebbe offesa, perciò annuì e basta.
“Te lo prometto, amore mio.”
Blake ridacchiò, l’espressione dell’ibrido era esilarante. Klaus era minacciato su ogni fronte dai nemici, era un maniaco del controllo e asfissiava chi amava con la sue manie di difesa, e Blake doveva rassegnarsi.
“Non ci credo neanche se lo vedo!”
“Sarò un pessimo marito, abituati.”
“E a me va bene così.”
Klaus si accomodò accanto a lei per posare la testa sulle sue gambe e farsi coccolare dalle sue mani docili.
“Grazie, Blake.”
 
Salve a tutti! ^_^
Klaus ha dovuto affrontare come suo solito una minaccia, per fortuna è andata bene.
Adesso non ci resta che affrontare il matrimonio.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.

 
  
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