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Autore: Dida77    27/01/2019    4 recensioni
"Doveva portare il corpo di Bucky via di lì. Si era ripromesso di portarlo a casa con sé e lo avrebbe fatto."
Post Captain America: The Winter Soldier
Personaggi: Steve, Bucky, Natasha, un po' tutti.
La storia è stata scritta come regalo di compleanno per Rossella, splendida l'amministratrice del gruppo "Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart".
Un grazie infinito a Enid che ha betato questa storia rendendola mooooolto migliore. Se vi piace, è sicuramente anche merito suo.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nat lo avvicinò al termine della consueta riunione settimanale, mentre era un po’ in disparte.

“Ho bisogno di parlarti.” Disse a bassa voce, in modo che nessun’altro potesse udire. “Mi inviti per un caffè?”
Steve si irrigidì subito, la mente era andata immediatamente a quelle ricerche che stavano portando avanti in gran segreto da ormai troppo tempo. “Hai trovato qualcosa?”

Natasha annuì seria. Non prometteva niente di buono.

“Ok.” Rispose strozzato. “Ma non in un bar. Vediamoci al parco, tra un’ora. La panchina vicino al laghetto. Quella nascosta dalla siepe. A quest’ora non dovrebbe esserci nessuno in giro.”

Natasha annuì ed uscì rapidamente dalla stanza. Lui invece rimase ancora un po’ in sala riunioni. Dovette appoggiarsi al tavolo con entrambe le mani per non cadere, la testa che girava, le ginocchia che non erano più così stabili. Ma furono solo pochi istanti. Non poteva tirarsi indietro proprio adesso. Doveva sapere cosa avesse scoperto Natasha.

Sapere sarebbe stato sempre meglio di quella continua, infinita, agonia. O almeno questo era ciò che si ripeteva come un mantra mentre montava in moto e si dirigeva al luogo stabilito.

Natasha non lo fece attendere, puntuale come al solito. Si avvicinò con passo svelto. Un giaccone scuro con il bavero rialzato per ripararsi dal freddo di gennaio, una cartellina sotto il braccio.

Si sedette e, senza convenevoli, passò la cartellina a Steve.

“Abbiamo una pista. Bucarest, tre giorni fa. Sembra ci sia stato uno scontro tra cinque uomini da una parte e uno solo dall’altra. Lo chiamerei più un agguato.” Iniziò Natasha. “La cosa interessante è che hanno trovato tutti e cinque gli uomini morti in un’area di 100 metri. Strangolati o con il collo spezzato. Niente fori di pallottole o armi da taglio. Sembra che siano stati uccisi tutti a mani nude.”

“Potrebbe essere lui.” Rispose Steve, che iniziava a scorgere una tenue speranza. Ma poi guardò il volto di lei e capì che non era tutto. “Continua.”

“Hanno trovato del sangue sulla scena. Parecchio sangue. Non era dei cinque cadaveri. Potrebbe essere solo suo. Non hanno trovato né bossoli a terra né pistole addosso ai cadaveri. Avevano solo armi da taglio, per non attirare troppo l’attenzione.”

“Ci sono immagini?”

“Solo una ripresa da una telecamera di sorveglianza che era in zona.” Rispose Natasha aprendo la cartellina e mostrando le foto a Steve.

Non c’erano dubbi. Le foto erano in bianco e nero, sgranate, ma Steve non ebbe alcun dubbio. Era Bucky, il suo Bucky. Con un giubbotto troppo leggero per la stagione, la barba troppo incolta e un cappellino calcato in testa a coprire capelli troppo lunghi. Ma era sicuramente lui. Che combatteva come una furia a mani nude contro altri cinque uomini.

Steve alzò la testa verso Natasha con aria interrogativa. “C’è altro?”

“No. Non si sa che fine abbia fatto. La polizia non è riuscita a trovare niente. Ma,” continuò titubante “devi considerare tutte le ipotesi possibili, Steve. Il sangue trovato era molto. E nessuno con un braccio di metallo si è presentato negli ospedali della zona.”

“Chi lo sa?”

“Solo te, per il momento. Riesco a tenerlo segreto ancora per qualche giorno. Lo sai che quando verrà fuori, dovremo andare a cercare il Soldato d’Inverno e neutralizzarlo.”

“Certo che lo so. È per questo che devo andare.” Rispose. “Lo devo trovare, prima che lo trovino gli altri. In ogni caso, lo devo trovare. Capisci vero?”

Nat annuì. Aveva imparato a conoscerlo in quegli anni e sapeva che era un tipo testardo. Non avrebbe mai rinunciato. “Vuoi che venga con te?” Si limitò a chiedere.

“No, Nat. Potrebbe essere pericoloso. E poi non si deve sapere che sono andato a cercarlo. È più sicuro per tutti. Poi mi sei più utile qui, a coprirmi le spalle e a insabbiare la pista il più possibile.”

“Come vuoi. Ma chiamami se hai bisogno. Ok?”

“Ok.” Rispose guardando avanti, verso il parco, con la testa già altrove.

“Promesso, Steve?” Chiese lei cercando il suo sguardo.

“Promesso, Nat.” Un sorriso timido sul volto. “E grazie di tutto. Davvero.”

Natasha si limitò ad annuire rispondendo con un sorriso tirato e si alzò in piedi seguita subito da Steve. Titubò un po’, come a pesar bene il significato di ciò che stava per fare. Poi, improvvisamente, lo abbracciò. Lui, stupito da quel gesto inaspettato, ricambiò dopo qualche istante. “Fai attenzione. Aspetto tue notizie”. Disse lei e si incamminò lungo il vialetto del parco, ormai deserto.

Steve si diresse rapidamente verso la moto. Adesso doveva trovare una copertura. Qualcosa che facesse in  modo che la sua assenza non desse troppo nell’occhio.

 
   
 
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