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Autore: Aliseia    29/01/2019    3 recensioni
Elijah sorrise di quel suo sorriso inclinato: come allora il suo amante era tanto seducente negli inviti quanto nei rifiuti.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elijah, Tristan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Les Fleurs Maladives '
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Fandom: The Originals
Genere: Introspettivo - Romantico
Personaggi: Elijah Mikaelson, Tristan De Martel; 
Pairing: Tristan/Elijah
Note alla serie Les Fleurs Maladives: Nelle mie serie ho costruito un headcanon in cui Elijah e Tristan tornano insieme. Finalmente liberi di amarsi. Finalmente riconciliati (eppure sempre tormentati, come è nella loro natura). Ho già tre serie in cui mi sono dedicata alle stagioni 3/4, a quelle 4/5 e al loro futuro insieme, manipolando il canon a modo mio per consentire questa soluzione. Ci sono però storie che vanno indietro nel tempo, al loro primo incontro, e altre che ho in mente di ambientare nel corso dei secoli, ma spesso con riferimenti alla loro vita attuale. Questa è una serie un po’ anomala, tra futuro e passato. E questo è il secondo racconto, anche se in realtà sarebbe il terzo (ne ho un altro da pubblicare, quando avrò tempo e modo di correggerlo!)
L’espressione Les Fleurs Maladives è rubata a Baudelaire.
 
Dedica: A Miky. Auguri tesoro. Love is in the details. Love is BLUE. (E, come dici tu, è l’Alfa e l’Omega di ogni sogno).
A Abby. Grazie per l’ispirazione. La frase “se Elijah non avesse scelto” è ispirata proprio da te: tutto parte dalla “scelta giusta di Elijah”.
A Lilyy: grazie per l’attenzione e i continui consigli sulle modalità di pubblicazione.
Rating: Arancione.
Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me ma a Lisa Jane Smith, Julie PlecMichael NarducciKevin Williamson, Diane Ademu-John, nonché agli altri autori della serie e a chi ne detiene i diritti.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa. 

 
 
 
 
And Every Skyline Was A Kiss
 
Set our hearts ablaze, and every city was a gift
And every skyline was like a kiss upon the lips
And I was making you a wish
In every skyline

 
How Big How Blue How Beautiful – Florence + The Machine
 
 
 
 
Tristan contrasse le labbra in un boccio, come un fiore che per capriccio non voglia ancora aprirsi. Da esse sfuggì un brontolio basso e risentito, che sollecitava ulteriori attenzioni, altri baci.
Elijah sorrise di quel suo sorriso inclinato: come allora il suo amante era tanto seducente negli inviti quanto nei rifiuti.
Quando si era concesso con l’alterigia di un principe era solo un ragazzo, un piccolo nervoso tiranno che affrontava nemici da ogni parte: la famiglia, i barbari, quei mostri venuti dal Nord.
Egli alternava fermezza e puerili scoppi di rabbia, i suoi pugni chiusi e i suoi bronci avevano attirato il barbaro tanto quanto i suoi improvvisi sorrisi.
Non era un giovane innocente, no, ma aveva dalla sua una sincerità molto peculiare. Un’onestà nel riconoscere il proprio lato malvagio che Elijah non poteva non ammirare. Poiché nella grande e gloriosa famiglia Mikaelson forse solo la madre, che tutti giudicavano pazza, aveva sempre avuto il coraggio di ammettere le proprie colpe. Di affrontare il proprio cuore oscuro.
Ma dal padre degenere, perverso e violento al fratello ibrido, iroso e fragile, ognuno di loro aveva sempre preferito autoassolversi. Giustificare tradimenti e delitti con la congiura del fato e della cattiveria altrui.
Lo stesso Elijah era stato un campione nell’arte della rimozione, relegando le colpe più vergognose dietro il dovere familiare, dentro le pareti di un container, al di là di una porta rossa.
Ma Tristan non si era sottratto al giudizio della storia e all’esame del proprio Sire. Anzi. Egli era stato l’artefice del loro legame, anche e soprattutto nel periodo in cui Elijah lo subiva come una maledizione.
Tristan aveva scelto anche per lui: il vampirismo, l’asservimento. E poi il rischio di una nuova sfida fino alla probabile morte. Solo che la frustrazione in Elijah produceva altra violenza, egli soffriva della stessa perversione che rimproverava alla sua creatura. E aveva ritardato e dilatato all’infinito quel distacco che pareva inevitabile.
Forse era stato il piacere sadico di una vendetta che non ha mai fine, forse la paura di pronunciare un vero addio. Meglio augurarsi una fine perpetua, che sarebbe stata quella di entrambi: prigionieri l’uno di una vita fasulla e l’altro di una morte non vera… se Elijah infine non avesse scelto. Rompendo gli indugi con lo stesso liberatorio furore con cui faceva a pezzi il container, dopo che Freya era finalmente venuta  a patti con la maledizione della Serratura.
E così ogni loro scontro-incontro, che fosse nel mezzo di una riunione di streghe, di fronte a mostri indicibili che minacciavano le loro famiglie o tra le lenzuola, da allora seguiva quel movimentato, appassionato copione.
Tristan sognava, immaginava, sceglieva la loro vita insieme e l’uno contro l’altro.
Elijah prendeva la materia e la plasmava sotto le sue mani potenti. La loro salvezza, la loro casa, il loro quotidiano tormento avevano quell’origine, quel colore, quel ritmo.
Tristan aveva voluto, combattuto, desiderato Elijah… Elijah era l’Alfa e l’Omega. Era la materia e la scultura, era la casa e la tempesta che ne spalanca i portoni.
«Allora?» chiese Milord con una smorfia risentita.
«Allora cosa?» rispose Elijah con un sorriso allusivo.
«So di essere irresistibile, non ho bisogno della tua contemplazione – sentenziò ancora il Conte – Prendimi. Adesso. Voglio un altro bacio e poi ti voglio ancora, sul serio… senza troppa galanteria.»
«Non è galanteria, Milord… è arte. Sei morbido come la cera e altrettanto caldo... E io voglio plasmarti per tutto il tempo che occorre e fintanto che mi va… Fino a farti tremare. Fino a farti bruciare.» Con un bacio catturò la bocca rosata, costringendolo alla resa. Esplorò, arrivò persino a mordere quella lingua insolente, bollente, mentre le sue grandi mani percorrevano la pelle di seta scatenando infiniti brividi.
Le gambe di Tristan piegate e strette intorno ai suoi fianchi cominciarono a tremare. Tuttavia il Sire lo lasciò sospirare ancora un poco, tra proteste in inglese e morbidi inviti in francese. E solo quando quella lingua impertinente scivolò sul suo nome, “EliJah”, finalmente lo prese.
Lo strinse a sé lasciando scivolare le mani sulla liscia, candida schiena, ancora indeciso tra voglia e tenerezza. Sfiorò i riccioli ribelli con le labbra, le nari si riempirono del profumo dolce e salato della scogliera. Tristan mormorò pochi lamenti in francese, qualche rimprovero in inglese, poi si perse in una sinuosa sequenza di EliJah in cui ogni J titillava i sensi del suo signore fin quasi a farlo esplodere.
Il Sire affondò ancora la lingua tra quelle labbra, e gli sembrò di morire e rivivere nello spazio di quell’unico bacio.
Perpetua per loro sarebbe stato la rinascita e non la fine.

 
  
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