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Autore: KatWhite    31/01/2019    0 recensioni
Quei pomeriggi passati tutti e tre insieme sulla torre campanaria a fissare il sole troneggiare in tutta la sua magnificenza nel cielo, con la bocca impastata del sapore dolciastro e salato del gelato, a ridere, scherzare… O anche solo stare in silenzio in compagnia. Ma era un silenzio differente da quello che si ritrovava ora a condividere con Axel: i loro silenzi erano speciali, traboccanti del loro legame, più forte ed indissolubile del tempo e della distanza.
Erano quelli i migliori ricordi, insieme. I momenti che avrebbe desiderato non finissero mai.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel, Roxas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH 358/2 Days
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Gli occhi smeraldini di Axel si ritrovarono costretti forzatamente a fissare l'orizzonte, lottando contro l'istinto imperante di volgere le iridi in direzione del ragazzo che gli era seduto accanto.
Vedendolo, non avresti scommesso un solo munny su quel giovane: i suoi capelli biondissimi, ritti e ribelli come gli aculei di un porcospino, incorniciavano un volto pieno e dolce, che trasmetteva fiducia e sicurezza. Ma la cosa che immediatamente si notava di lui erano gli occhi: rotondi, grandi e del colore del più bello e azzurro dei cieli. Erano occhi dolci, calorosi, indulgenti; brillavano della stessa luce scintillante e accecante che brilla negli occhi dei bambini. Pareva troppo buono e soprattutto innocente per far parte dell'Organizzazione XIII, perché solo i dannati venivano scelti, o almeno così Axel credeva.
Il ragazzo dai capelli di fuoco si chiese come era arrivato a quel punto, al punto in cui le ansie e le preoccupazioni lo attanagliavano in una morsa talmente ferrea e stritolante da riscoprirsi innumerevoli volte senza fiato. Spesso si malediceva dandosi dello sciocco per essersi avvicinato a quel Roxas, di essersi concesso il lusso di “volergli bene”. E il pensiero su cosa ne potesse mai sapere un Nobody senza cuore di cosa fosse il bene o l’affetto, gli fece curvare le labbra all’insù, in un sorriso amaro.
Con fare silenzioso, diede un morso vigoroso e prepotente al suo gelato salmastro, facendolo rabbrividire inaspettatamente; le iridi rimasero fisse sulle nuvole, che si tingevano sempre più del colore purpureo del sangue.
Ciò fece scattare una reazione da parte del Nobody biondo accanto, che gli tirò una leggera gomitata al fianco. «Che c’è, hai intenzione di diventare un ghiacciolo?» gli disse con tono sferzante, cercando una sua qualunque reazione. Roxas aveva percepito che qualcosa non andava nell’amico, che pareva immerso nelle proprie elucubrazioni più del solito. Gli faceva male sentirsi messo così da parte, e non poteva nemmeno parlarne con Xion per decidere insieme su come affrontare la questione, dato che si trovava ancora in coma.
Rimase deluso quando Axel lo ignorò, aspettandosi invece una risata da parte dell’amico.
«Certo che Saïx deve proprio averti fatto arrabbiare» commentò sempre ironico Roxas, ma notando invece un piccolo ed impercettibile movimento del sopracciglio di Axel.
E difatti, Axel si ritrovava a soffrire (?) perché sapeva tutto: sapeva quale fosse il destino riservato a Xion, sapeva quale fossero i piani che l’Organizzazione XIII per Roxas… Sapeva ogni cosa, e avrebbe dovuto parteciparvi ad essi, invece che stare lì ad interrogarsi se fossero davvero giusti. Questo era ciò che diceva Saïx e, gerarchicamente, era ciò che sosteneva anche Xemnas.
«Già» rispose tanto per dire qualcosa, lo sguardo vuoto e vitreo come quello di un fantasma.
Roxas si alzò in piedi, e gli parlò con voce più dolce del miele. «Anche io sono preoccupato per Xion» ammise abbassando lo sguardo.
«Ma dobbiamo farci forza a vicenda… Lei non vorrebbe vederci così» concluse, sperando di essere forte per entrambi. Se per Axel il peso da sostenere fosse stato troppo, sarebbe stato egli stesso ad essere la sua colonna portante, a donargli quella forza, quella volontà di andare avanti.
Quei pomeriggi passati tutti e tre insieme sulla torre campanaria a fissare il sole troneggiare in tutta la sua magnificenza nel cielo, con la bocca impastata del sapore dolciastro e salato del gelato, a ridere, scherzare… O anche solo stare in silenzio in compagnia. Ma era un silenzio differente da quello che si ritrovava ora a condividere con Axel: i loro silenzi erano speciali, traboccanti del loro legame, più forte ed indissolubile del tempo e della distanza.
Erano quelli i migliori ricordi, insieme. I momenti che avrebbe desiderato non finissero mai.
«Saremo di nuovo tutti insieme presto, ne sono sicuro. E quando Xion si sveglierà, andremo al mare tutti insieme, come avevamo promesso».
Le parole di Roxas arrivarono alle orecchie di Axel, stordendolo completamente. In particolare, lo stupì quella testardaggine, quella persistenza nel credere in lui e in Xion, quasi come se fossero il suo stesso sangue.
Ed in quel momento, sorridendo enigmaticamente, capì: comprese perché era divenuto amico di quel ragazzo con la testa buffa, che non si arrendeva mai, nemmeno nei momenti più bui. Roxas era il collante che teneva uniti loro tre; e loro tre insieme si regalavano sorrisi, gioie, risate… Si regalavano la loro amicizia, la loro presenza, i loro corpi da usare come scudi, le loro spalle su cui piangere, le loro braccia per cingersi, le loro mani per stringersele a vicenda. Tutti quei momenti preziosi e indimenticabili, quei ricordi che li avrebbero legati indissolubilmente per sempre.
«Roxas» lo chiamò mormorando Axel. Roxas spostò il viso verso il ragazzo, trovando finalmente le iridi del rosso che lo vedevano veramente questa volta, e gli restituivano lo sguardo, ancora leggermente inquieto.
«Sei davvero sicuro di non avere un cuore?» gli domandò con cipiglio severo e disperato allo stesso tempo, la voce leggermente tremante sull’ultima vocale.
«Io… Io non…» Roxas si trovò spiazzato dalla domanda così improvvisa, così come dal cambiamento repentino dell’amico. «Non riesco a guardarmi dentro» disse infine, ma tentò di articolare una frase più completa notando la confusione dipinta sul volto di Axel. «Ma sono certo che se ci fosse qualcosa dentro di noi… Lo sentiremmo, no?»
Axel scoppiò in una debole risata, addentando poco dopo il gelato. «È vero» rispose solo.
Roxas si sentì sollevato, gli parve quasi di essere tornato al primo giorno della sua nuova vita, quando ancora non sapeva parlare e non conosceva nemmeno le cose basilari, e interrogava Axel su qualsiasi cosa.
Imitando l’amico, addentò anch’egli il proprio gelato, e gli parve quasi di sentirsi avvolto da una leggera brezza, che gli alleggerì, anche se di poco, un mattone che gli gravava nel petto.
La mente di Axel aveva intanto ripreso a macchinare, giungendo infine ad una conclusione: il destino di Xion, così come quello di Roxas, erano pesi che si sarebbe trascinato nella tomba, macigni che lui stesso avrebbe portato, come contrappasso per i suoi peccati. Doveva essere coraggioso e credere in Roxas e in Xion, esattamente come Roxas confidava in lui e nella ragazza. Sarebbe stato forte, abbastanza forte da impedire che ciò si avverasse, perché sapeva che quei due scalmanati, loro erano il suo vero potere.
«Cavolo, questo è proprio un gelato buono, eh?» affermò Axel, girandosi verso il cielo dando le spalle a Roxas per nascondere qualche granello di sabbia che gli era andato negli occhi.


 
KitKat says- author's corner
Aggiornamento dopo una vita: HO UNA PLAYSTATION 4. E ovviamente il primo gioco non poteva che essere il Remix di Kingdom Hearts. Gustarmi la saga per intero dopo 13 anni è stato qualcosa di indescrivibile, così come il turbinio di emozioni che mi ha investita. 
Ma anche dopo 13 anni, le cose non cambiano, e Roxas ed Axel rimarranno per sempre i miei personaggi preferiti; ed il fatto che abbiano la storyline più triste non c'entra assolutamente niente *meme di Gerry Scotti*.
Ho pianto praticamente per tutto 358/2 days (e chi mi conosce sa quanto ci voglia per sciogliermi), ma non un pianto leggero, ma proprio uno di quelli isterici e forti, manco mi fosse morto il gatto. Ma la mazzata finale è stata la scena di addio tra Roxas ed Axel di Kingdom Hearts 2, quella non me l'aspettavo perchè nella versione per ps2 NON C'ERA. Rivedermeli così, senza preavviso, mi ha uccisa, e fatta finire nuovamente in una valle di lacrime.
Quindi niente, ora invece sto piangendo perchè sono troppo povera per giocare al 3. 
Comunque tornando alle cose importanti e che c'entrano con la storia, era da una vita che volevo scrivere una fanfiction su loro due poichè amo immensamente il loro rapporto. Forse amo addirittura un pelo di più Axel, per quel suo essere sfuggente, per quel suo leggero imbarazzo per i propri sentimenti e quel forte desiderio malcelato di restare per sempre insieme a Roxas e Xion. E no, prima che mi ritrovi una schiera di fangirl AkuRoku, NON LI SHIPPO ROMANTICAMENTE. Li vedo come una broship, due parti complementari di una stessa medaglia, come fratelli. Ed è proprio questo che amo di loro: il loro capirsi subito, i silenzi per nulla imbarazzanti che spesso ci sono tra di loro ma che parlano per loro, le domande di Roxas e le risposte di Axel. Insomma, penso che nessuno più di loro meriti di stare per sempre insieme a scherzare e ridere. Sora levati che hai provato nemmeno un millesimo della sofferenza di Roxas.
Coooomunque, ho creato una playlist con le mie OST preferite per scrittura/studio/altre cose, che se volete potete ritrovare qui.
E niente, spero che la fanfiction vi sia piaciuta, perchè ho cercato di trasmettere -come sempre d'altronde- la mia visione dei personaggi. Non è scritta un granché bene, ma sono comunque soddisfatta, perchè sono i miei piccini.

Baci stellari,
Kat
  
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