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Autore: EcateC    02/02/2019    6 recensioni
Esiste solo una domanda che può mettere in difficoltà sia Alice che gli abitanti di Wonderland... La risposta, inutile dirlo, avrà delle ripercussioni molto interessanti. (Tarrant/Alice)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Liddell, Cappellaio Matto, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-È nato prima l’uovo o la gallina?-

-I pesci hanno sete?-

-Perché i ragni hanno otto zampe?-

 

 

In un giorno normale, durante un’ora normale ma in un posto tutt’altro che normale, un gruppo di amici era riunito a porsi quesiti di un certo spessore.

C’erano il Cappellaio Tarrant e la Lepre Marzolina, sua fidata compagna di bevute di tè, l’immancabile Stregatto, Pancopinco e Pincopanco (o forse erano Pincopanco e Pancopinco?) il segugio Bayard, che Stregatto tollerava a stento, e infine Alice, seduta accanto a quel matto del Cappellaio.

Erano felici, il clima era disteso, i fiori canticchiavano e le nuvole continuavano a cambiare forma come se fossero disegnate da mani infantili.

-Ma la domanda è…- esordì Stregatto, continuando il gioco -Da dove vengono i bambini?-

Nel disordinato tavolo imbandito per il tè cadde un insolito e stupito silenzio. I personaggi di Wonderland si guardarono fra loro, interrogativi e spaesati. Per la prima volta, una domanda li metteva in difficoltà…

il Cappellaio matto, dopo averci pensato per pochi istanti, alzò la mano con febbricitante entusiasmo.

-Oh, io lo so!- esclamò vivace, col suo sorrisone -Lo so io! Io!-

Alice gli rivolse un’occhiata stupita, sentendosi arrossire.

-I cappellai fanno i bambini!- rispose, convinto e compiaciuto -Li tirano fuori dai cilindri!-

-Ma che idiozia idiozidiosa- replicò Stregatto, scomparendo e comparendo sopra al tavolo, accanto a due tazzine rotte -I bambini sono fatti dai gatti! Lo sanno tutti!-

-Non li fanno i gatti, impostore!- lo contraddisse la Lepre Marzolina, lanciandogli una tazzina con le lunghe orecchie spelacchiate -I conigli fanno i bambini! Li mettono dentro alle uova di cioccolato e li portano ai genitori! Non è vero?-

-Non guardate noi- risposero in coro Pincopanco e Pancopinco -Noi siamo bambini!-

-Non è vero! Escono dai cilindri!- rimbeccò Tarrant, mettendosi le mani sui fianchi.

-Se posso permettermi- si intromise educatamente Bayard, il fedele segugio -Io ho sempre sentito dire che sono i cani ad occuparsi dei bambini. Li prendono dai campi dei cavoli e li distribuiscono con le slitte-

-I cani, puah- borbottò Stregatto, sprezzante.

Insomma, in un giorno qualunque, durante un’ora qualunque, gli abitanti di un paese non qualunque iniziarono ad azzuffarsi e a battibeccare, e in un attimo tazzine, zollette colorate, dolcetti e teiere presero a volare da un capo all’altro del tavolo.

-Scusatemi, signori, scusatemi!- esclamò Alice, proteggendosi la testa dai biscottini volanti -Signori! Non è il caso di discutere! Ve lo dico io da dove vengono i bambini!- disse ad alta voce, mettendosi in piedi sopra a una sedia. I pazzerelli si fermarono subito, Tarrant mollò il collo della lepre marzolina, facendola cadere sopra il tavolo.

-Tu, Alice?- domando Tarrant, sorridendole come suo solito.

La ragazza annuì -Nel mio mondo, le donne e gli uomini fanno i bambini-

-Che cosa!?- saltò su la lepre.

-Ma che stramberia!- commentò invece Stregatto, incredulo.

-E come fanno?- chiese invece il Cappellaio e di nuovo tutti gli occhi dei presenti si fissarono su di lei, ricolmi di aspettativa.

Alice deglutì, in difficoltà -Beh… A dire il vero non sono molto informata, però…-

-Oh, Alice! Il tuo viso è tutto arrossito!- la interruppe il Cappellaio, incantato. La ragazza si toccò le guance, temendo che a Wonderland un vago rossore bastasse per trasformare il suo volto in un pomodoro maturo e le sue orecchie in due canne fumarie.

-Amici, poco importa di come si fa- continuò lei, sostenuta -Vi basti sapere che nel mio mondo occorrono solo un uomo e una donna, senza cilindri e senza gatti, senza cani e senza conigli-

-Se quello che dici è vero, provalo- la provocò Stregatto col suo sorriso scaltro.

-Provarlo? E come posso provare ciò che non ho?-

-Trovando ciò che ti manca…- le rispose il gattone, girandosi in direzione del Cappellaio. Quest’ultimo, sentendosi chiamato in causa, indicò sé stesso, stupito.

-Io?- chiese Tarrant, sospetto, coll’indice puntato sul proprio petto.

-Lui!?- rincarò Alice, basita.

-Ma certo! Lui!- canticchiarono in falsetto le viole e le margherite dall’aiuola.

Dopo un attimo di dubbioso e pensante mutismo, si destò, inutile dirlo, un grande e dilagante ottimismo.

-Io! Ma che splendida idea!- concordò Tarrant, applaudendo -Io adoro i bambini!-

-Diventerò zio!- esclamò la lepre marzolina, versandosi una tazza di tè ormai freddo e brindando con Tarrant. L’impatto fece naturalmente rompere le tazzine.

-Ehm, no, aspettate…- mormorò Alice, con le guance in fiamme.

-Come lo chiamerete!?- domandò Bayard, scodinzolando -Ci posso giocare!?- 

-Ma certo! E lo chiameremo… Cilindro!- rispose Tarrant, felice, beccandosi però un’occhiata perplessa da Stregatto -O Visiera, se è una femmina!-

-Cappellaio, aspetta, non credo davvero sia possibile- intervenne Alice, cercando di calmarlo.

-Tutto è possibile in Wonderland, Alice- le disse il Cappellaio, dolcemente.

-Ma non questo, questo è proprio… È proprio impossibile- mormorò Alice, trovando fortunatamente una via di fuga -Bisogna essere sposati per fare i bambini-

-Sposati!?- gracchiò la lepre con un saltello, e il Cappellaio in quel momento ebbe un’illuminazione. Si lasciò cadere sulla sedia, incredulo e sopraffatto dalla improvvisa quanto sconvolgente scoperta, con gli occhi accesi di grande emozione.

-E perché bisogna essere sposati?- domandarono in coro Pancopinco e Pincopanco.

Alice si morse un labbro -Beh, perché…-

-Perché bisogna essere innamorati- intervenne Tarrant, timidamente -Innamorati per fare un bambino. Giusto?-

-Sì, giusto- concordò Alice, piacevolmente sorpresa.

-Hm, lo sapevo che c’era una fregatura- commentò Stregatto col suo sorriso imperituro, mentre tutti gli altri si fecero tristi e mogi. Bayard guaì e i fiori nell’aiuola curvarono in basso la corolla. Tarrant il Cappellaio invece si alzò dalla sedia e si diresse verso la sua creatrice, per nulla tranquillo o felice.

-Psst, Alice… Credo di essermi ricordato all'improvviso da dove vengono i bambini- le sussurrò turbato, con una mano sopra alla bocca -Ma non posso dirlo, perché qui ci sono dei bambini-

Alice gli rivolse un’occhiata confusa. Di cose assurde e impossibili Alice ne aveva viste e sentite, ma quella era forse la più eclatante.

-Come hai potuto dimenticarlo?-

-E perché mai avrei dovuto ricordarlo?- le rispose a tono, alzando le spalle -A che serve ricordarsi che il cielo è viola, se lo è comunque? -

Alice distolse lo sguardo, chiedendosi se quel discorso fosse sensato oppure no. Le parve sensato.

-D'accordo, ma perché te ne sei ricordato proprio ora?-

-Perché…- Tarrant esitò, assumendo subito un colorito rosa intenso nelle guance e nelle iridi -Perché forse ho trovato un motivo per ricordarlo-

-Quale?- gli chiese, aggrottando le sopracciglia bionde e sottili.

Ma lui si allontanò subito e si sedette molto velocemente al tavolo imbandito, vicino al suo amico leprotto. Tracannò un’intera tazza di tè come se fosse un bicchiere di Whiskey.

Alice lo osservò, stranita, e un sospetto folle iniziò ad annidarsi nel suo petto.

“Ma no, è impossibile” si disse, ma il luogo in cui si trovava non l’aiutava molto a distinguere il possibile dall’impossibile.

Stava bevendo il tè con un gatto aeriforme, un cane parlante, una lepre ubriaca, due bambini (“bambini?”) grossi come due orsi bruni e un… Un uomo innamorato di lei. Sussultò, la cosa che le sembrava più impossibile era in realtà quella più possibile!

Alice gli si sedette di fianco, coprendo con una mano il suo cuore che batteva troppo vistosamente. Cercò il suo sguardo, ma Tarrant sembrava voler sparire sotto il suo cappello.

Tutti gli altri invece avevano ripreso a bere e a mangiare in modo molto chiassoso, già dimentichi della recente delusione, fatta eccezione per Stregatto, che li osservava appollaiato su un ramo.

-Cappellaio, io…-

-Forse è per questo- la interruppe, agitato -Forse è per questo che, quando cerco una parola che inizia con l’A, non trovo nient’altro che non sia il tuo nome, Alice-

La ragazza non rispose, si limitava a fissarlo con la mano sul petto a nascondere il suo cuore imbizzarrito.

-E quando cerco una parola con la E- continuò Tarrant -Mi viene in mente solo il tuo nome al contrario, Ecila-

-Ecila?- ripeté lei, divertita.

-Sì, anche se io preferisco Elica- osservò lui, facendola ridere.

-Oh, Tarrant, nessuno mi aveva mai detto qualcosa di così matto, prima-

-Perché nessuno è così matto da poterlo pensare- le fece notare, voltandosi di nuovo verso il tavolo.

“...O così speciale” avrebbe voluto dirgli.

Alice gli guardò la sua mano bianca, piena di cerotti colorati e di bende, senza però avere il coraggio di afferrarla.

“Che follia, Alice, innamorarti di un personaggio della tua fantasia!” si rimproverò, solo che per una strana ragione le parve che Tarrant diventasse ogni istante più piccolo e basso...

-Alice, guarda, stai volando!- la indicarono forsennatamente Pancopinco e Pincopanco.

-Cosa? Non sto…- ma poi la ragazza si guardò gli stivaletti bianchi e magia! Stava sul serio levitando sopra la sedia con energia!

-Oh, cielo!- esclamò spaventata, aggrappandosi a quell’oggetto volante. Tutti si voltarono, compreso Tarrant che sgranò gli occhi.

-Buttati, ti prendo io!- le urlò, allargando le braccia.

“Che follia, Alice, che follia! Ti sei davvero innamorata di un personaggio della tua fantasia!” si rimproverò nuovamente, lasciandosi cadere nell’aria densa di Wonderland, tra le braccia del suo personaggio preferito.

-Ti ho preso- le sussurrò Tarrant, con le mani ferme nel suo punto vita. Gli era così vicino che Alice poteva sentire i loro cuori galoppare.

-Grazie- gli sussurrò, dolcemente -Sai, credo di aver appena scoperto l’unica cosa veramente impossibile da credere, per questo stavo volando- gli spiegò, guardandolo negli occhioni verdi -Non amarti, Cappellaio, mi è impossibile da credere-

I due si guardarono negli occhi, e a Tarrant occorse qualche istante per capire il senso di ciò che aveva detto. Ma poi, quando lo capì…

-Alice! Mia cara, Alice!- esclamò, col suo folle sorrisone e gli occhi sgranati in modo quasi innaturale. L’abbracciò, facendo felici tutti i presenti. Alice ricambiò il suo abbraccio, ma poi si staccò e decise di fare una pazzia: gli diede un bacio sulle labbra purpuree.

…Peccato però che subito dopo Tarrant cadde a terra, svenuto.

-È morto?- domandò Stregatto, nascondendo furbescamente la sedia di Alice che aveva sollevato.

-No, i suoi capelli sono ancora colorati- indicò la Lepre Marzolina.

-Se sviene per un bacio, mi chiedo solo come riusciremo a fare un bambino- osservò Alice, versandogli in faccia del tè freddo per farlo rinsavire.

-Oh, ci riuscirete… Tutto è possibile in Wonderland- la rincuorò Stregatto con uno dei suoi sorrisi iconici.

-Oh, che sogno pazzo ho fatto!- esclamò il Cappellaio, che si era sollevato da terra con una mano tra i capelli cespugliosi -Sapessi, Alice… Ho sognato che tu… Che noi…-  ma poi ammutolì e la guardò, incredulo.

 

Quello sarebbe stato ricordato come il giorno Pazzamoroso, sorrise Alice.

 

 

 

 

 

 

 

Note
Questa fiabetta è nata come un regalo per le mie cuginette, a loro è piaciuta molto, quindi ho pensato di pubblicarla!
Ad ogni modo, se per avventura o per una serie di fortuite circostanze ci capiterete dentro, sappiate che ho voluto giocare sul confine tra sogno e realtà, dato che Wonderland e i suoi personaggi, come sappiamo, sono frutto dell’immaginazione di Alice, ma lei li ama così tanto da farli diventare veramente realtà (sarebbe bello se succedesse anche a noi, vero?). Infatti Tarrant scopre da dove vengono i bambini nell'istante in cui Alice desidera che lui lo sappia, però si innamora di lei da solo, a prescindere dalla sua volontà... Contorto, lo so, ma d'altronde questa è la storia più contorta e strana che ci sia! :)
A presto,
vostre Etace… ehm, volevo dire, Ecate ;)
   
 
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