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Autore: pattydcm    03/02/2019    2 recensioni
! ATTENZIONE !! DA SAPERE PRIMA DI INIZIARE LA LETTURA !
Questa ff è la continuazione della mia OS ‘Fenix’. Vi consiglio, quindi, di leggerla, prima di affrontare quella che sarà una piccola long dal punto di vista di Greg. Dalla serie sappiamo che il suo matrimonio è in crisi e qui si approfondisce questo aspetto. Mi sono focalizzata sulla confusione che domina l’ispettore e che si estende a tutti i campi della sua vita. Non è una mystrade, in realtà non c’è una vera coppia qui. C’è la confusione di quest’uomo che si scontra con figure diverse: Sherlock, Mycroft, la ex moglie, Donovan, Molly e Moriarty. Come sappiamo dalla serie, la vita di Greg è stata messa in pericolo dalle mire di James su Sherlock. Se sappiamo come si è evoluta questa minaccia in John, nulla si sa di come l’abbia presa Greg. Ho voluto qui porre l’accento anche su questo. Ci trovarci al termine della prima stagione: Moriarty si è palesato con il suo macabro gioco e ha detto a Sherlock che gli brucerà il cuore. Non ci sarà l’incontro con la Adler, né la gita a Baskerville e il salto dal Bart's. Spero che questo esperimento vi piaccia.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Lestrade, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sally Donovan
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Buona domenica a tutti voi!
Eccovi un altro capitolo. Vi auguro una buona lettura
A presto
Patty
 
Capitolo 3
 
Il soggiorno è invaso dal sangue. Come se non bastasse tutto quello che Rosaline ha riversato sulla moquette della sua cameretta. Il corpo di Alfred Jackson giace riverso sulla schiena. Freddato da un colpo di pistola in pieno petto. Ottima mira, la donna. Chissà se la mano le è stata mossa dalla disperazioni, dalla rabbia o dall’esperienza. Greg sente di scartare l’ultima ipotesi, non le è sembrata il tipo di persona da avere una doppia vita da spia russa o serial killer. Le prime due, invece, sono molto più probabili.
Il detective osserva la scena seguendo i cartellini posti dai ragazzi della scientifica. La donna, a quanto pare, era ferma sul tappeto, dove sono visibili le sue impronte. Da lì pare abbia sparato al marito e poi a se stessa. Due soli colpi, non sono stati trovati altri proiettili per casa, né nel tamburo dell’arma.
“Strano” pensa Greg, grattando il mento ispido. Si guarda attorno ignorando quanto Sally gli sta dicendo. C’è qualcosa che non gli torna.
“Tu guardi ma non osservi!”. Sherlock glielo dice in continuazione. E lui sempre ci prova, quando si trova sulla scena di un crimine, a osservare.
<< … quindi credo che almeno questo caso possa dirsi risolto da sé. L’assassina è già in ospedale e se passerà la notte trascorrerà il resto della sua vita in galera >>.
Sì, se continua a far finta di ascoltare Sally e le sue carinerie è meglio. Greg si avvicina alla finestra che si affaccia sul giardino. Non sembra ci siano impronte che possano far pensare che qualcuno si sia introdotto e abbia obbligato la donna a sparare prima al marito e poi a se stessa. Dal momento che i coniugi sono entrambi ko non si può neppure capire se sia stato rubato qualcosa. Nulla che non sia eclatante, almeno. La cassaforte dietro lo strategico quadro è chiusa e i gioielli della donna ben in vista nel portagioie in camera da letto. No. Ha tutta l’aria di essere ciò che davvero sembra.
“E’ inutile che mi sforzi di trovare qualcosa per evitare di pensare che sarebbe potuta finire così anche a me!” si dice. Certo, però, che la sensazione che ci sia qualcosa che non torna non lo molla.
<< Fa portare via il corpo e, conclusi i rilievi, andate tutti a casa. Io vi precedo. Scusa ma è stata una giornata molto lunga >>.
<< Certo, capo >> gli dice Sally senza aggiungere altro. Deve avere proprio una pessima cera se gli basta così poco per tappare la bocca a quest’impicciona.
Torna alla guida con la testa piena della scena del crimine. Tutto quel sangue. Tutta quella disperazione ancora stagnante nell’aria in quella casa ormai vuota.
Si è sentito morire quando Elisabeth ha confessato di come avesse pensato di farla finita buttandosi dal balcone della biblioteca. Un altro colpo pesante è stato scoprire dalle deduzioni di Mycroft, come ci avesse già provato seriamente un paio di mesi prima. Quando la sentenza di divorzio era stata emessa. Dio, quanto vicini sono andati a uccidere la loro bellissima figlia.
“E tutto a causa tua!” gli grida Margaret nella sua testa. Ora Greg la vede chiara quella colpa. Le volte in cui anziché tornare a casa scappava per raggiungere Sherlock in qualunque posto gli dicesse di essere. Quando lasciava pranzi e cene a metà per lo stesso motivo o si alzava nel cuore della notte dicendole ‘Sherlock ha aggiornamenti sul caso, devo andare’, mentre si vestiva, per poi scappare via. Certo, Margaret ha fatto un’associazione d’idee opinabile e non gli ha esposto questi pensieri, ma lui nulla ha fatto per arginare la foga del consulente investigativo.
“Cristo, è la terza che mi pianta a causa sua!”.
A dare man forte alle parole di Margaret giungono quelle di John, dette in uno dei loro venerdì al pub. Anche il dottore ha più volte incolpato il consulente di essere la causa del fallimento delle sue relazioni, al punto da avergli confidato di aver capito che, lavorando con lui, non può permettersi di frequentare donne con l’intento di ingaggiare una relazione seria.
E’ davvero Sherlock, però, il ‘problema’? Non sono piuttosto loro che faticano ad ammettere quanto sia elettrizzante seguirlo nei suoi casi, nei suoi intricati ragionamenti, vederlo tirare fuori indizi e collegamenti da cose che nessun altro aveva considerato? Loro che non riescono a tirarsi indietro, a dirgli ‘No, senti, io ne ho abbastanza, stavolta passo’?
Perché sia lui che John non riescono a fare come tutti gli altri, che lo caricano di miserie per poi scacciarlo via malamente o allontanarsi da lui? Forse le voci che circolano sul rapporto tra il consulente e il dottore possono pure essere vere e John potrebbe essere impossibilitato dall’allontanarlo perché coinvolto in un’attrazione che va oltre quella mentale e da un sentimento più forte dell’amicizia. Ma Greg? Cosa gli permette di avere pazienza, di andare oltre il ragazzo che spinge costantemente gli altri a prenderlo a parole e ad allontanarlo?
 
Non è la prima volta che le dico come penso Sherlock la consideri un fratello maggiore molto migliore di me”.
 
Greg prende troppo velocemente e stando troppo largo una curva e si trova a dover schivare un’auto che giunge nel senso di marcia opposto. Sterza facendo fischiare le gomme, ma non riesce a controsterzare e finisce contro un lampione. L’airbag gli esplode in faccia e quello schiaffo lo riporta pesantemente alla realtà. Scuote il capo intontito, dandosi dell’idiota.
<< Ehi, tutto bene? >> dal finestrino scorge il volto di un uomo.
<< Sì, scusami, ero sovrappensiero e ho preso male la curva >>.
<< E in pieno il palo >> sottolinea questo, aiutandolo ad aprire lo sportello. << Vuole che chiami un’ambulanza? >> gli domanda ossequioso, come fosse abituato a ricevere ordini nella vita.
<< Sarebbe meglio un carro attrezzi >> sbuffa, guardando il modo in cui ha ridotto l’auto. Il commissario capo lo striglierà peggio di come avrebbe fatto suo padre.
<< Sicuro non abbia bisogno anche di un’ambulanza? >> insiste l’uomo e Greg si ricorda che non ha propriamente una bella cera da qualche giorno a questa parte.
<< No, davvero. Quello di cui avrei bisogno sono una sigaretta e una birra. Anzi, un whisky e pure doppio! >> dice stropicciando il viso con le mani.
<< Non credo le sia permesso bere in servizio, ispettore Lestrade >>.
Greg non può credere alle sue orecchie. Alza piano gli occhi e si volta lento verso la figura inamidata e impeccabile di Mycroft Holmes. Proprio colui la cui voce gli echeggiava nella testa prima del mancato scontro. Guarda un po’ che coincidenza.
“Raramente l’universo è così pigro” arriva immediata la voce dell’altro Holmes a incasinargli i pensieri. La scaccia via scuotendo il capo.
<< Veramente stavo tornado finalmente a casa >> dice con una nota di stizza nella voce. << Lei, invece, cosa ci fa da queste parti? >>.
<< Ci abito >> risponde lui, abbozzando quel sorrisetto sardonico che proprio non sopporta. Non sapeva abitasse a Pall Mall, ma, infondo, dove altro potrebbe vivere uno come lui se non lì? << Non ho birra e neppure whisky, ma se vuole posso offrirle volentieri un brandy >>.
Greg strabuzza gli occhi. Mycroft Holmes lo sta invitando nella sua sicuramente lussuosa abitazione per un brandy?
<< Hugh, occupati dell’auto dell’ispettore e poi rientra. Noi penso che potremo fare a piedi i metri che restano. Vuole seguirmi? >>.
Greg non ne ha voglia. Vuole solo poter arrivare a casa, aprire il frigo, prendersi una bella birra gelata, scolarla in pochi sorsi e buttarsi sul letto. Eppure non riesce a dire di no. La botta in testa che ha preso deve essere stata bella forte, dal momento che si trova a seguire, come un cagnolino e senza obiettare, il fratello maggiore di Sherlock. Quello vero. Quello con lo stesso patrimonio genetico e la stessa intelligenza.
<< E’ davvero un omicidio - suicidio? >> gli chiede rubandolo ai suoi pensieri.
<< Cosa? >>.
<< Quello dei Jackson. È qui per questo, no? >>.
<< E tu come diavolo fai a saperlo? >> domanda arrestando i suoi passi. Mycroft ridacchia voltandosi piano verso di lui.
<< So quello che accade dall’altra parte del mondo in tempo reale e non vuole che sia a conoscenza di ciò che perturba la tranquillità del quartiere nel quale vivo, ispettore? >> lo guarda divertito e Greg sente ancora di più di non avere voglia di proseguire oltre. << Devo ammettere che, nonostante i recenti e tristi avvenimenti, mi stupirebbe parecchio se fosse cosi >> aggiunge facendogli morire sulle labbra il rifiuto all’invito che stava per formulare. Se qualcosa stupisce il fratello del consulente investigativo, da questo stesso descritto come più intelligente di lui, allora forse è buona cosa ascoltarlo.
<< Per quale motivo? >> chiede avvicinandosi a lui.
<< Beh… la signora Jackson non era tipo da compiere un gesto simile. Neppure sotto stress >> dice riprendendo il cammino.
<< Le mogli possono cambiare dal giorno alla notte, Mycroft >> dice con un sospiro. Holmes lo guarda appena. Il ticchettio dell’ombrello puntato sul terreno accompagna i loro passi in modo fastidioso.
<< Da questa parte, prego >> gli fa strada verso il cancello di una villetta su due piani in stile liberty. Greg lo avrebbe visto meglio a vivere in una specie di castello medievale, con gargoyles e torri, pesanti tende scure tirate alle finestre, una bara al posto del letto e zombie come personale di servizio. Invece è molto viva e allegra questa villetta. Percorrono il breve vialetto fino al portone, che Mycroft apre con tre mandate di una vecchia e grossa chiave.
<< E’ la serata libera del personale, dovrà accontentarsi della mia ospitalità >> gli dice ossequioso e a Greg sembra di essere in un vecchio romanzo ottocentesco. Sua madre faceva le pulizie per arrotondare lo stipendio da operaio del padre e non può credere di stare mettendo piede nella casa di un uomo abituato ad essere servito e riverito. L’occhiata di disprezzo di suo padre la sente addosso, benchè sia morto da più di vent’anni.
La porta d’ingresso si apre su un grande salotto al centro del quale la fa da padrone un bellissimo e grande camino.
<< Prego, si accomodi >> lo invita gentile Mycroft, facendo cenno a una delle due poltrone in tessuto bordeaux poste davanti al camino. Greg si accomoda nell’abbraccio morbido della poltrona e sente che potrebbe pure addormentarcisi e svegliarsi fresco e riposato. Si guarda attorno stupito dall’arredamento sobrio. Nessun mobile d’epoca, nessun quadro dal valore esorbitante alle pareti. Se l’arredamento della casa rappresenta la persona che la abita povrebbe dire di trovarsi di fronte all’uomo più semplice che abbia mai conosciuto. Cosa che cozza del tutto con la complessità della mente di Mycroft e con la sua attitudine al comando, al controllo e alla perfezione.
<< Era di mio zio Rudhy >>.
<< Cosa? >>
<< Questa casa >> risponde, sistemando il vetro protettivo davanti al camino. << L’ho mantenuta così come lui l’aveva arredata. Infondo ci vengo solo a dormire >>.
Ecco spiegato il mistero. Certo è alquanto triste. È come se fosse ospite in casa sua e per questo non si permettesse di dare un tocco personale al luogo. Forse lo ha fatto solo con la sua camera da letto, dato che ha precisato che torna qui solo per dormire, ma Greg non pensa proprio di volerlo scoprire.
<< Ciò che è accaduto dai Jackson deve averla sconvolta abbastanza per portarla a correre a quel modo >> dice Mycroft, avvicinandosi al mobiletto-bar dal quale prende una bella bottiglia in vetro lavorato piena di un liquido ambrato invitante.
<< Non è stato un bello spettacolo, lo ammetto >>.
<< Lo immagino >> dice porgendogli un calice dello stesso vetro lavorato. Vi ha versato dentro un dito di brandy profumato. Greg respira estasiato la fragranza del liquore prima di portare il bicchiere alle labbra e saggiarne un sorso.
<< Fantastico! >>.
<< E’ un Torres Jaime I. Mi piace al termine di una giornata piena regalarmene un sorso e direi che questa giornata non è stata pesante solo per me >> dice accomodandosi all’altra poltrona.
<< Non so la sua, ma la mia è stata a dir poco terribile >> dice, bagnando le labbra con un velo di liquore, intenzionato a farlo durare il più a lungo possibile. << Mi scuso per aver tagliato la strada a quel modo al suo autista. Mi auguro non vi siate fatti male. Mi rendo conto di non avervelo neppure chiesto >> dice passando imbarazzato la mano tra i capelli.
<< Hugh ha i riflessi pronti e comunque lei ci ha messo del suo per evitare il peggio >> lo tranquillizza, scacciando le sue preoccupazioni col uno svolazzo della mano.
 << Ha detto, prima, che si stupirebbe del fatto che sia stata la signora Jackson ad uccidere il marito per poi rivolgere l’arma contro se stessa >> dice Greg portando l’argomento sull’indagine, giusto per scacciare il senso di disagio che lo opprime.
<< E lo ribadisco >> annuisce Mycroft.
<< Sa io… ho come la sensazione che ci sia qualcosa che non quadri >> sottolinea, battendo il pugno sul bracciolo della poltrona.
<< Cosa? >> gli domanda Mycroft inclinando appena il capo di lato, curioso.
<< Per prima cosa la dinamica. Ammetto di non aver letto con attenzione il rapporto sulla coppia presentatomi da uno dei miei agenti, perché quel maledetto portale mi ha preso tutte le energie. Anche a me, però, quella donna non mi era sembrata capace di uccidere. Certo, avevo notato quanto la disgrazia appena avvenuta li stesse già allontanando, ma non abbastanza da arrivare a tanto. Si trattasse di un doppio suicidio, poi, è di solito l’uomo a sparare alla donna e poi a se stesso e non il contrario >>.
<< Pensa, quindi, che qualcuno abbia indotto la donna a sparare al marito e poi a se stessa? >> gli chiede Mycroft sempre più incuriosito da lui, come stesse osservando il comportamento di un animaletto messo dinanzi ad un enigma da risolvere.
<< E’ una delle ipotesi che mi sono fatto >> annuisce Greg. << Solo che non ho trovato prove che possano avvalorarla. Vero è, però, che ho dato solo un’occhiata alla scena del crimine >> dice passando la mano sul volto stanco. << Domani ci tornerò su, leggerò il rapporto della scientifica e darò un’occhiata a quello sulla coppia. Poi, se la donna si riprenderà avrò anche la possibilità di sentire direttamente da lei come sono andate le cose. Non mi va di liquidare il caso con semplicità, come proposto da Donovan  >> dice tra i denti, massaggiando il viso stanco.
<< Penso faccia bene ad ascoltare il suo istinto, ispettore >> dice annuendo. Le palpebre di Mycroft si socchiudono appena, come volesse metterlo meglio a fuoco per studiarlo più a fondo. << Le consiglio, però, di tenere in considerazione anche la possibilità che ci sia altro di più… personale che potrebbe impedirle di vedere la cosa per quella che è >>.
La sensazione di essere un topolino rinchiuso in una scatola e sottoposto a esperimenti di intelligenza per il sollazzo di uno scienziato ben poco piace a Greg e lo porta a irrigidirsi contro la poltrona morbida. Tensione causata anche dall’aver sentito riportare a voce alta da quest’uomo le stesse sue preoccupazioni.
<< La ringrazio del consiglio, Mycroft. So bene come questo caso tocchi corde ancora fresche. Sono in grado, però, di lasciare fuori dal lavoro la mia vita privata >> dice con un po’ troppa durezza.
<< Non era mia intenzione mettere in dubbio la sua professionalità >> ribatte, infatti, Holmes.
<< Lo so bene >> si affretta a dire, desideroso che questo scambio di battute volga al termine. Mycroft sembra cogliere questo disagio e abbozza un sorriso tirato prima di prendere un altro sorso di brandy.
<< Conta di mettere mio fratello al corrente dei suoi dubbi? Non ci metterà molto a venire a conoscenza della tragedia avvenuta questa sera >>.
Greg avverte un insolito brivido lungo la schiena e una nuova ondata di disagio invaderlo.
<< Certo, abbiamo comunque condotto insieme il caso ed è anche possibile che indagare su quanto è successo qui possa essergli d’aiuto per le indagini che sta portando avanti in Spagna. Volevo, però, aspettare di avere in mano qualcosa di più chiaro. Come le ho detto, ho fatto solo un sopralluogo e non ho avuto la possibilità né la forza, devo ammettere, per chiarirmi le idee >>.
Le palpebre di Mycroft si assottigliano ancora di più e Greg prende un sorso serio, questa volta, di brandy.
<< I momenti di fragilità sono insiti nell’animo umano, Gregory >> gli dice serio. << Mi rendo conto di quanto questi ultimi giorni siano stati pesanti per lei. Mi creda quando le dico che so bene quanto gli sbalzi umorali di un adolescente possano generare preoccupazioni e togliere il sonno >> sospira e Greg resta stupito della confidenza che gli sta facendo. << In momenti simili è possibile lasciarsi condizionare da qualunque cosa il prossimo ci dica e si è talmente fragili da non rendersi conto di quanto siano solo sciocche parole prive di fondamento, il più delle volte >>.
Il silenzio cala sui loro sguardi congiunti. C’è un messaggio nascosto nelle parole di Mycroft, Greg, però, non può credere che si riferisca a ciò che il suo istinto gli sta indicando. Come potrebbe quest’uomo, essere a conoscenza dell’accusa che gli ha mosso la sua ex moglie solo poche ore fa’?
<< Io… penso di avere solo bisogno di dormire, tutto qui >> taglia corto, sperando che Mycroft lo capisca.
<< Non si offenda se le dico che glielo si legge in viso >> dice abbozzando un sorriso. << Immagino che la discussione con la sua famiglia sia stata piuttosto complicata >>.  
Le palpebre di Mycroft si socchiudono nuovamente. Sembra proprio che voglia insistere su quanto è venuto fuori dal disastroso tentativo di conversazione davanti ad una pizza e Greg non può credere che stia cercando di andare a parare proprio a quel che gli ha detto Margaret.
<< Un vero fallimento >> sbotta prendendo un altro sorso carico di brandy. Il gusto delicato del liquore gli pettina i nervi, invitandolo a posare la schiena tesa contro lo schienale della poltrona. << Elisabeth vorrebbe venire a vivere con me >> si ritrova a dire e la stretta che finora gli teneva chiuso lo stomaco si distende. << Non gliel’ho concesso >> continua. << Non voglio scatenare un’altra guerra e lasciare George da solo dove so che neppure più lui vuole stare >>.
Greg non sa perché stia raccontando i fatti suoi a quell’uomo. Il profumo e il sapore del brandy, il comfort della poltrona, forse, aiutano alle confidenze. Oppure ha solo bisogno di parlare con chiunque sia disposto ad ascoltarlo.
<< La mia proposta è sempre valida >> rinnova Mycroft, aprendo appena le mani in segno di invito.
<< No, Mycroft, la ringrazio >> dice abbozzando un sorriso. << E grazie anche per il brandy. Davvero ottimo >> dice vuotando il bicchiere di quel che resta del liquore. << È meglio che vada, ora >>.
<< Certo. Mi permetta di farla accompagnare >>.
<< Oh, no. Prendo un taxi >> dice rabbrividendo all’idea di fare un altro viaggio dentro una di quelle auto nere. Mycroft non insiste oltre. Si alza a sua volta dalla poltrona e lo accompagna alla porta.
<< E’ stato un piacere chiacchierare con lei, Gregory >> gli dice offrendogli la mano.
<< Anche per me, Mycroft >> mente, stringendogli la mano.
Si lascia alle spalle il governo inglese e la sua magione per salire su un taxi diretto a casa con la strana sensazione addosso di essere stato passato ai raggi X ed esserne uscito indenne per un soffio.
 
 
   
 
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