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Autore: queenjane    05/02/2019    1 recensioni
Una storia d'amore a sè, di Andres Fuentes, baro, diplomatico e spia, dal remoto passato con Elisabetta, detta Erzsi, d'Asburgo, nipote del Kaiser Franz Joseph e di Sissi, il cui risultato è Sophie, la principessa delle assenze. Collegata a "The Phoenix", "I Due Principi" "Once and Again" , leggibile a sè. Nel racconto si altereranno i vari personaggi e il loro punto di vista.
Nota, il rapporto tra Erszi ed Andres è una mia invenzione
…."And teach me wrong from right, and I'll show you what I can be."
A Daughter.
A Father.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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…."And teach me wrong from right, and I'll show you what I can be."
 
A Sua Eccellenza, il Principe Andres Felipe Leon Fuentes, conte de la Cueva” rilessi,  i caratteri erano chiaramente femminili, rotondi e curati, che roba era giunta da Copenaghen, la Danimarca era rimasta neutrale e da là transitavano raccolte di medicinali, volontari per il fronte e missive. E pettegolezzi.
Guardai chi scriveva .. il mittente vi era, una tale Elisabetta de Castro, nome e cognome nulla mi suggerivano. Soprattutto cosa voleva da mio marito?era un pacchettino, che doveva contenere una lettera e poco altro, era giunto dalle terre danesi all’ambasciata spagnola, rimbalzando poi a Carskoe Selo. La posai sul tavolo della colazione, massaggiandomi il ventre,  avere scorso una volta corrispondenza che non mi era indirizzata aveva causato un disastro senza appello. Avevo imparato, forse, tralasciando che guardare il mittente non era un reato.
Ci eravamo sposati da poco, nel settembre 1916, lui era nato nel 1883, figlio di un principe spagnolo, a 18 anni, dopo una tragedia immane, se ne era andato dalla sua casa, inventandosi una nuova sorte, una nuova vita. Aveva 12 anni più di me, Catherine, sua seconda moglie, tranne che.. Non avrei immaginato.. 

“Erzsi..” scorse il mittente e il suo volto divenne cinereo, un tornado che stava per scoppiare. “Elisabetta de Castro è Erszi?” era uno pseudonimo, era ammattito?cosa stava blaterando? “Andres, la lettera è tua, leggila senza me tra i piedi, non ti chiederò nulla”E mi costava dirlo. “Non ho idea di cosa voglia, rimani..” mi sedetti, guardandolo mentre apriva, vi erano vari fogli e delle foto, annotai mentre Andres si copriva la bocca con la mano, pensai che stesse svenendo. E il suo pugno si abbattè sulla parete, spaventandomi a morte, non scattai in piedi per lo spavento, ero paralizzata. “Maledetta Erszi..” accartocciò il primo foglio, il resto cadde per terra.
“Andres..” trassi fiato, ero ancora lì, eravamo sempre noi, ognuno sospeso sul proprio inferno, raccolsi quanto era caduto e smisi di respirare a mia volta.

..come iniziare? Ho principiato a scrivere venti volte e venti volte ho scancellato, è dura da annotare, per me, figuriamoci per voi da leggere. Come chiamarvi.. Mio caro Andres, o caro Fuentes.. oppure un cauto esordio..sapere della vostra salute, congratularmi per le vostre recenti nozze..Tutto e nulla, una volta ero il vostro amore. Dritta al punto, direste, noi un tempo ci davamo del tu e abbiamo spartito molto. Perdo le parole, non so cosa dire di preciso, impulsiva come solito.. viziata ed egoista, vi turberò, e tanto.. O dal principio.. Avete una figlia, Andres, si chiama Sophie, anzi Sofia, il vostro ultimo dono per me, nata il 20 aprile 1912” 

Sophie, la principessa delle assenze
Occhi Fuentes, dalle distanze, in un viso infantile, rimbalzavano su noi. L’attaccatura del naso di Andres, la sua ampia fronte, scuri i capelli, gli occhi … le immagini erano in bianco  e nero, e tanto avrei scommesso che erano verdi. Di fumo, dalle molteplici espressioni, una meraviglia, remoti e assorti come quelli di Andres. E vedevo una donna bellissima che stringeva una neonata tra le braccia, dai capelli scuri. Una bimba che cresceva, splendida, esile, alta per la sua età..annotai, con un duro, severo cipiglio che si scioglieva tra le braccia di sua madre.. “Erzsi e TUA figlia..” “Catherine, sul mio onore io non sapevo di avere ..questa bambina” vero, era impossibile che raccontasse balle su quello.

“Sophie, come tua madre”
 Come uno stallone lascia il segno nei suoi puledri, così Andres avrebbe messo il suo marchio  su ogni suo discendente. Da Xavier e Sophie, passando per altri figli, a partire da Felipe, il primo che abbiamo concepito insieme. Mi presi il viso tra le mani, mi imposi di essere calma, io che ero notoriamente l’agitazione personificata. “Prendi un sorso di brandy, respira e riprendi.. Io non continuerò, se non vuoi, uscirò dalla stanza e ..Non per paura o che, solo che sono cose tue, su cui io non ho diritto.. E non ti chiederò nulla” discorso sconnesso, quello che intendevo si riferiva alla libertà che lui mi aveva dato, di chiudere con il passato, quando avevano catturato il vigliacco che aveva ucciso Luois, avevo assistito alla sua esecuzione e .. Mi aveva lasciato libera, di chiudere almeno un poco con quel dolore e senso di colpa.
Non volevo, dovevo  essere avventata, impulsiva, il terremoto rappresentato da fogli filigranati annotati in inglese, foto e via così poteva minare in maniera irreversibile il nostro matrimonio. E se una donna dice a un uomo che ha un figlio è quasi sempre la verità. Ed era stato prima del matrimonio, prima ancora che ci ritrovassimo. Che dovevo rinfacciargli, a lui.. I bambini non hanno colpa Alessio, non scelgono da chi nascere, glielo avevo detto, nemmeno fossi stata una novella Cassandra.. Oddio. Perchè?
“NO..Ora no”gli carezzai i capelli “ora .. ti vorrei dire dall’inizio, e sarà dura..”e cercava il mio tocco, non mi respingeva.
“Dimmi la verità Andres..non farò scenate o che”il giovane zarevic Nicola Romanov aveva intrattenuto una relazione prima del matrimonio con Alix con mia madre Ella, il cui risultato era stato me. L’uomo che per il mondo era il mio padre, il principe Raulov, era stato un tormento, picchiava me e mia madre, uno stillicidio, un inferno. Per non soccombere, che quando chi dovrebbe amarti, sostieni che sei una nullità, ero diventata una egocentrica di primo rango, l’amore che mi aveva dato Olga, come Tanik, Marie e Anastasia,  per non tacere dello zarevic e di mio fratello Sasha, passando per mia madre mi avevano salvato dall’impazzire, e io li avevo fatti impazzire, ero stata dura, arrogante, superba, che mi curavo solo di me stessa, spesso se non sempre. E lo sapevo, lo avevo saputo per caso, con effetti irreversibili, mi ero sposata di gran carriera nel 1913, rimanendo vedova l’anno successivo, inventandomi una nuova vita e ritrovando poi Andres, che a sua volta ne aveva passate, di tragedie e casini, forse migliorando, che quello che avevamo ora era fragile e bellissimo.. Un tesoro, un miracolo come quando abbracciavo lo zarevic, non andava buttato alle ortiche. Quando avevo cercato di essere meno egoista, cinica e amara, la mia vita era diventata migliore, lo ero diventata per difesa, prima, attaccavo per proteggermi, e soffrivo io per prima. Ero fredda in apparenza, passionale in privato, cercavo di mantenere sempre la mia parola..

“Me ne sono andato  nel settembre  1911, dopo il suo compleanno, lei è nata il 2 settembre” calcolai i tempi, vi potevamo essere e sarebbe stato facile controllare la data di nascita nei libri di araldica. “Andiamo dall’inizio, credo..  Nel 1908 andai per un mesetto a Vienna e conobbi la nipote di Francesco Giuseppe, Elisabetta d’Asburgo, appellata Erszi, alla maniera ungherese, maritata Windisch-Gratz.. era l’unica e ultima figlia del principe ereditario Rodolfo, morto suicida con la sua amante, e di Stefania del Belgio..”una pausa “Sarà una banalità, .. pure ..quando ci guardammo, fu una specie di incanto, senza parole.. O troppe, che devi tacere per non rovinare tutto..”allungò il respiro, io mi imposi di essere neutra, gli carezzai il gomito, scendendo al polso, sono con te, sempre, non ti lascio “.. scopo era raccogliere informazioni, ben ci riuscii, non era prevista l’attrazione reciproca ..” altro che simpatizzare, come avevo detto io, mesi prima. I pettegolezzi erano arrivati fino in Russia, nel 1901 lei aveva ormai 18 anni, si parlava di un suo matrimonio con il principe del Belgio, casa di nascita di sua madre, evento poi non realizzatosi, che il background di Erzsi era considerato troppo instabile, inaffidabile.
 Sua nonna Elisabetta in Baviera  (SISSI) era stata forse la donna più bella della sua epoca, e soffriva di nervi e depressione, il padre Rodolfo era morto suicida, dopo avere sparato alla sua amante, Stefania del Belgio si era sposata in seconde nozze contro il volere di tutti con un conte ungherese.. Insomma, per quanto bella e viziata, la prediletta del Kaiser, non era considerata un buon affare. Nelle more si era incapricciata del principe Windisch-Gratz, maggiore di lei di un decennio, e già fidanzato. Particolare su cui lei aveva allegramente sorvolato, se ne era innamorata e lo aveva sposato nel 1902, rinunciando ai diritti dinastici per non compromettere la futura successione, mantenendo peraltro il suo titolo di arciduchessa e connesse rendite. Il matrimonio si era presto sfasciato, per ripicche e gelosie, nonostante quattro figli, tanto che sia Erszi che Otto erano aperti nell’avere relazioni extraconiugali.
Nulla di nuovo, l’imprevisto era stato il reciproco sentimento.
Nel 1909 Andres era tornato a Vienna per tre mesi abbondanti. In fondo, a essere obbiettivi, era bello, un cavallerizzo perfetto, colto e libero da legami, sapevo per mia esperienza personale e diretta quanto fosse facile perdere la testa per lui.
Erano stati due settimane a Ginevra, anche, lei aveva adottato lo pseudonimo di Elisabetta de Castro, che Bermedez de Castro era stato un grande spagnolo, un poeta, oltre che ambasciatore a Roma, negli anni 60 del 1800, amante di Matilde in Baviera, sorella dell’imperatrice Sissi. E rischiavano, stavano andando oltre la semplice avventura.  I legami ufficiosi erano tollerati, usando garbo e discrezione, altro no. Si amavano..
Ed Erszi non era una superficiale, si fingeva oca solo in apparenza, in privato era coltissima, parlava bene il francese e l’inglese, oltre al nativo tedesco, aveva letto un poco di tutto e si occupava di comitati caritativi. Come suo padre Rodolfo, era una appassionata cacciatrice e si interessava di ornitologia e botanica.
Andres sorvolò sulla loro intesa, fisica, che non avrei retto, tolleravo i generali dettagli, non lo specifico. Annotò che parlare con lei era fluido, che ..  Fosse stata libera, se lo sarebbe preso. Io avrei fatto uguale, fossi stata lei, chiariamo, lo avevo sposato, Andres, me lo ero preso eccome.
Fece una pausa, erano le due pomeridiane, manco avevano pranzato stante l’evento di cui sopra. “Dieci minuti.. mando un biglietto che non passo, oggi pomeriggio, al Palazzo di Alessandro, dico. Oppure ..vuoi che vada?”
“Rimani con me.” Annuii e feci la consegna, quando rientrai stava tenendo la foto più recente della bambina tra le mani, sorrideva sghembo. Il rimando di un sorriso, che quando la conobbi, Sophie era la sua immagine al femminile, Andres in gonnella, per intenderci. 
 “Sofia è un bel nome” in tono pacato. E lo pensavo realmente.
“Sì..”era già entrato in possessiva modalità di orgoglio paterno. “E’ splendida..”
Per quanto sul momento avessi pensieri poco amabili su Erszi,  aveva sollevato Andres dalla sua ossessiva idea (che in fondo lo pensava) che avere un figlio da lui fosse una maledizione, era contento della mia gravidanza e insieme aveva paura che mi venisse un accidente irreversibile, pensiero poco confortante e tuttavia plausibile, visti i precedenti che si attribuiva.
Pensiero mai espresso con me e tanto lo decodificavo, quando volevo ero empatica. E non ero una aspirante martire, una pura e ascetica santa,a ogni donna sarebbe scocciato apprendere quelle notizie sul marito.. tranne che una scenata non avrebbe dato alcun riscontro positivo. Mi bastava pensare a quella di poche settimane prima, da quanto stavate litigando i muri venivano giù.., mi aveva detto Alessio, che si era ritrovato non volendo nel caos ed era servito a snervarmi, una cauta perifrasi.  E si era trasformato, come se un rigido blocco si fosse sciolto dalle sue spalle.
“.. nel 1911, ritornai .. una  specie di test, non ci eravamo scritti o sentiti nemmeno per sbaglio, non avvisai o che.. Un mero gioco di circostanze, figuriamoci, non ritenevo l’amore cosa per me.  Da marzo ad aprile ci limitammo a pochi incontri fortuiti, qualche sera a teatro, a Corte, senza rimanere mai da soli o scambiare una parola, tranne qualche sguardo. Mica mi era passata, qualsiasi cosa fosse .. E che potevo avere, dai? Nulla. Fossi stato presuntuoso, come in effetti sono”ironizzò, ecco il solito Andres” mi sa che ero ricambiato.. Tralasciando che non mi ero affatto votato alla castità, nelle more “Feci un cenno di assenso, glissando che quando era stato l’amante di Erszi era stato solo con lei, che comica ironia” Poi vi un gran ballo per la primavera, anche se tirava la solita aria di guerra sui Balcani, quello che è accaduto nel 1914 poteva iniziare nel 1911.. “
I suntuosi saloni della Hobfurg, una superba teoria di parquet, intarsi e cineserie, illuminati dalle candele e dalla luce elettrica, i fiori, il sussurro dei violini e dei pettegolezzi.. Avevo presente, in un dato senso, poteva ben essere, mutuando gli arredi, un ballo al palazzo d’Inverno.
Erszi era vestita di azzurro, come un iris o un giacinto, tra i capelli castani una serie delle celeberrime stelle di diamanti di sua nonna,  che le aveva donato e con cui Sissi era stata ritratta, per sempre giovane  e bella, sorrideva e dava il braccio a suo nonno, smuovendo ogni tanto l’aria con un ventaglio di piume di struzzo incrostate di diamanti. Snella e suntuosa, era magnifica, stupenda.
“Pare una santa.. Invece..”  “Gran cavallerizza.. sapete cavalca come ..” “ E’ una matta, come sua nonna, come sua madre.. O suo padre..” “Suo marito la tradisce regolarmente con.. “  “Chi sa chi monta LEI:.” E nomi e altro, la caccia era uno sport diffuso, sia alle bestie che verso gli uomini, Andres aveva percepito i commenti e la rabbia saliva e montava, quella stessa rabbia che era il suo  demone e tormento.
Erzsi.
Ricordò che quando suo padre Rodolfo era morto, suicida dopo il folle patto con la sua ultima amante, la corte dei Romanov aveva rispettato l’uso di vestire il lutto per la morte di un membro a suo modo, una specie di presa di giro.  Anni prima, gli Asburgo, che era morto un principe della dinastia Romanov, non avevano rispettato quell’abitudine,  non rinunciando a un evento danzante. Marie Feodorovna, moglie di Alessandro III, decretò che la festa avrebbe avuto luogo, ma gli invitati dovevano vestirsi di nero, ecco il famoso “Bal Noir”
Uno scherno, una irrisione, come le voci a quel danzante convegno, Erzsi non lo meritava.
Ti amo, ti amo, per sempre… sillabe rotolate fuori dalle labbra, che entrambi avevano finto di non udire, reciproco. Elisabetta, anzi Elisabeth Maria Henriette Stephanie Gisela nata il 2 settembre 1883, a Laxemburg Castle..
“..Vi era stato un alterco, uno scambio di offese e uno schiaffo,  una sfida, e un duello al primo sangue fissato per l’indomani, che giustamente eravate tornato e senza rivolgervi parola, dopo mesi, anni combattevate per me.. Tralasciando che i duelli erano proibiti,  avevate bellamente glissato Fuentes, l’onore esigeva quello ..  In mio onore, peraltro senza che nulla avessi chiesto.. Tipico vostro, no..Venni da voi .. Tra i guai che vi capitavano e quelli che cercavate, eravate un genio, ne convengo con voi, riprendendo una vostra osservazione”
“Siete stupido..solo uno stupido”che esordio, dopo tanto, un insulto “Altezza imperiale, non è decoroso, andate via..” Fuori pioveva, lei era piombata come un tuono, un lampo, sempre scriteriata e senza un saluto nel suo alloggio, lui si era ritirato dopo il rituale scambio di padrini e indicazioni. “Andres..”il suo nome, un sussurro “Altezza, non conviene..Non è conveniente..Vi prego..”posando il bicchiere di sherry che sorbiva, spagnolo fino alla sua ultima stilla, annotò Erzsi, ricordando come ai loro tempi lui servisse lei, lento, pigro, un bicchiere e le risate prima che facessero l’amore.  Era esasperata, divertita e arrabbiata, soprattutto, dannato Fuentes “Solo mio nonno e voi avete sfidato il mondo per il mio onore..” “IO non posso parlare per altri.. tranne che meritate ogni  rispetto” “Ed è vero, sai quanti amanti ho avuto..dopo e prima di te” pacata e dolce.“ Anche fosse.. non lo meritate.. “ senza recedere, che si aspettava, che lui si fosse votato alla castità“Andres .. basta!!!” si era slacciata il mantello gonfio di gocce di pioggia, i suoi capelli profumavano di miele e ambra, il vestito color crema sottolineava la sua carnagione, era armoniosa, perfetta “Altezza.. tra poco giungerà una gentildonna .. Questa potrebbe essere la mia ultima notte sulla terra e vorrei svagarmi, perdonate il linguaggio..” e la rivide, abbandonata, tra le sue braccia, vibrante, i sussurri che fingeva di non sentire e viceversa.. Erano fuoco e ferro, calamita, attratti l’uno dall’altra senza rimedio“Ti amo..” “Ti amo..” E la sua risata sul grigio profilo di un tramonto, dolce come il tubare di una colomba “Erzsi..” “Andres.. mio padre passò la sua ultima notte con una prostituta, Mitzi Casper, e poi si suicidò con la Vetsera a Mayerling..E’ andata così, e sono cresciuta .. come sono, tranne che tu ..meriti di meglio” deglutì .. forse aveva inventato un indescrivibile disastro senza appello, che lui aveva di certo meglio da fare che stare con lei, e non era, che sennò non avrebbe agito in quel modo, vero.. Con lui non sapeva mai cosa pensare, di preciso“.. la signora è stata congedata. O stai con me ..” “EH..” “L’ho pagata, Fuentes.. Preferisci transitare da qualche altra o..” “Mi confesserò..” “Ti faccio schifo..”l’avesse buttata per terra starebbe stata meno male, si era sbagliata.. no.. “Io.. ti desidero fino a stare male ..Erzsi, fine, e se ora ..” “Rimani con me” “ Se ora ti tocco, non riuscirò a mandarti via..” “E .. io pure ..” lo aveva baciato, lui l’aveva serrata, si erano annullati l’uno dentro l’altra, e pioveva, scrosci come rulli di tamburo, un cannone, un presagio di morte o di vittoria.
E lui era andato via prestissimo. L’alba era sorta, fredda e lucida, il sole si affacciava timido contro il cielo, turchese e rosa, non era un brutto giorno per morire.
Lucido e freddo, aveva compiuto i passi rituali, in attesa dello sparo, che lui aveva sfidato e tanto.. Senza giacca, pantaloni grigi e una camicia bianca, pareva capitato là per caso. Fuentes, ahora y por siempre, si era detto, caricando il grilletto e aveva scaricato l’arma, era rimasto illeso, la pallottola del suo avversario non lo aveva toccato.
E aveva scorto il viso di Isabel, suo figlio Xavier, Erzsi in riposo dopo quella notte, sul bagliore dei ricordi, aveva rivisto la rocca di Ahumada, i cieli d’Africa, le steppe russe e il viso di una ragazzina, Catherine Raulov, che gli tirava un pestone. Tutto e nulla, ma lei aveva dei begli occhi, onice e topazio, una calda sfumatura, oscurata dal dolore.. adesso, l’aveva incrociata a Livadia, da lontano, squisito il suo profilo, mentre parlava con la sua prediletta amica, la granduchessa Olga Romanov, nessuno poteva indovinare il dolore per le lesioni subite.. difendeva sua madre ed era stata frustata a sangue.. No. Non era giusto. Con suo zio, il suo mentore, R-r, le aveva suonate al principe Raulov.. per farlo desistere da ulteriori violenze “Ella e Catherine hanno finito con te, io ho finito .. fai loro qualcosa e ti ammazzo, ricordalo Pietr” una pausa “ O ti ammazza Fuentes.. se succede qualcosa sei morto e alla tua lurida vita ci tieni..” anche io, pensò Andres, mirando e fece fuoco.
“Lo hai preso alla spalla.. Poteva essere morto e non lo è”  “E io potevo finire agli arresti, fuori dai confini.. e via così..O morto, tanto per dire..” “Sei un eroe, Fuentes, passerà tutto insabbiato..” “Hai parlato con tuo nonno..” lei sorrise “Che ti vuole ricevere.. Andres.. basta così, nessuna guerra” “Ora credi nell’amore, mia cinica?” “Io credo in te e ..” “Erszi..” “Andres..” lo aveva fatto distendere vicino a lei, il loro accoppiamento era amore, non mero sesso. “Andres Fuentes, eroe della Calle Mayor, mio tesoro” “In spagnolo, il tuo nome è Isabel” “Ah..” “SE avrò una figlia od una nipote, il suo appellativo sarà Elisabetta”  “E tanto mi ricorderai a prescindere” “Sempre, Elisabetta “ una pausa “o Irene.. che vuoi la pace..”la pace, il progresso, tutte cose in cui aveva creduto suo padre Rodolfo, prima che la depressione, la droga e le malattie veneree lo portassero al disastro “Muto !!” ma lui le era già planato addosso, aveva la sconcertante abilità di comprenderla al volo e di non criticarla per partito preso.
“.. fa male rievocare la felicità che abbiamo spartito, ridere di tutto e nulla.. Ah.. non voglio essere impudica, tranne che se fossi rimasto sarebbe successo uno scandalo, i cui precedenti sarebbero risaliti a mio padre.. sono scivolata al Tu, Andres, mio caro. Eri riuscito a convincere mio nonno a lasciare passare le offese, come acqua su un sasso, lui aveva visto Solferino, il mondo merita pace, no? Sbaglio, forse, tranne che ho spartito con te più che con ogni persona, anche da assente(..) Ti eri svegliato, ti avevo scosso e avevi raccontato, di un incendio, tragiche circostanze, se Isabel non fosse morta non ti avrei mai incontrato.. A volte le cose accadono, e non è colpa di nessuno, tranne che ora comprendevo la tua ostinazione  a usare precauzioni, per evitare concepimenti. Come se avere un figlio da te fosse un’onta.. Una maledizione. Invece era amore… Non un capriccio, che sarebbe sfumato in poche settimane.. dico amore, che a modo mio ti ho amato .. Un modo egoista e contorto. E meritavi di meglio che passare la vita ad essere un mio giocattolo, un cagnolino attaccato alle mie gonne, che più rimanevi e più non avrei voluto mandarti via.. Andres, avevi vissuto per anni in solitudine, braccato dal senso di colpa, evitando di amare..dovevi guarire, in parte lo eri già, che ti eri innamorato di me..E per te non era sufficiente, meritavi una famiglia. E desideravo che mi rimanesse qualcosa di te.. Hai passato anni in solitudine, braccato dal senso di colpa, ma stavi guarendo, esserti innamorato di me era un primo passo… E non potevamo stare insieme, avere una vita insieme, alla luce del sole..ti ho amato, ti amo Andres, egoista, cocciuto e testardo, sei passato nella mia vita come una cometa, un lungo addio, so che tua nipote si chiama Elisabetta, il corrispettivo spagnolo di Isabel, tua prima e amata moglie, nata nel 1912, quindi l’equazione per me è risolta ben presto 
“Non riuscivo a ragionare..”sussurrò Andres, riferendosi alla testa, che ragionava con un altro organo, posto a sud della cintura, pensai cinica,io. E lei lo aveva fregato, in un dato senso, aveva partorito quattro figli in sette anni, nell’ultimo aveva riportato delle lesioni e .. lo amava, che io, a parti invertite, lo avrei tenuto sempre con me, era generosa, stronza e superba. Isabel. Elisabetta. Una morta, l’altra sopravvissuta, io avevo raccolto i loro avanzi e scarti  e me lo ero preso.
“..l’ho capito subito, in fondo i sintomi mi erano ben noti. “Deve andarsene ..Erszi, un annullamento non è possibile e sarebbe uno scandalo senza ritorno” “E se aspettassi un bambino?”sfidando l’autorità “Sarà figlio di tuo marito, no? E non sarai né la prima o l’ultima..Promettimi di tacere..” Lui era l’impero, l’impero era lui, ha lottato fino alla morte per mantenere l’unità.. E aveva ragione, non sarei stata la prima o l’ultima, ti amavo Andres e temevo il futuro” Senza andare troppo a ritroso, si era sussurrato per anni che Maria Valeria, l’ultima figlia di Sissi e Francesco Giuseppe, avesse avuto come padre naturale Andrassy, un politico ungherese, la sorella di Sissi, Maria Sofia di Napoli, aveva avuto una figlia illegittima dal suo amante belga, ai tempi dell’esilio di Roma, Maria Larish, cugina di Rodolfo, aveva appioppato al marito due illegittimi.
Io potevo solo tacere, ero la bastarda dello zar.
“..  e te ne sei andato, il 20 aprile 1912 è arrivata lei.. Sophie Marianna, come tua madre e tua sorella. Con W.-G. (iniziali di suo marito) siamo separati nei fatti, io ho vissuto per lo più in Boemia con Sophie e Stefania, la mia quartogenita, i tre maschietti nel collegio militare.. Poi è scoppiata la guerra e sono diventata patronessa di vari comitati caritativi e via così..Andres, la tua assenza è una eterna amputazione.. E ora vuoi conoscere tua figlia, almeno a parole, i suoi gusti e preferenze, la testardaggini, davvero, è tua.. (tralasciando che ho avuto rapporti solo con te, precisazione non necessaria ma doverosa).. Andres, è come te, spaccata.. ”
Le piacevano i cavalli. Amava i cibi salati, era arguta e divertente, un terremoto di vivacità.. aveva imparato a camminare a 11 mesi, passando direttamente dal gattonare alla locomozione.. Andres ingrassava di metaforico orgoglio a ogni parola, guardava le foto, stupito, commosso e rapito, digerendo quella paternità inopinata, che gli era caduta tra capo e collo.  E arrabbiato, con Erszi, che non glielo aveva detto, che lui le sue responsabilità se le prendeva eccome.
“.. dopo che è morto mio nonno, la situazione è peggiorata.. Irene, mi chiamavano con caustica ironia, che in greco vuole dire pace..”Tradotto, l’avevano messa all’angolo, che lei era una pacifista, venti a uno che le mezze, segrete proposte di pace del precedente autunno, partite dall’Austria, quando suo nonno l’imperatore era moribondo, se non morto, erano dovute a un suo impulso e il successore Carlo vi avrebbe ben dato seguito, tranne che comandavano i militari e non lui.. Era più a suo agio con le preghiere che con  le faccende militari..Un debole leader, che non si sapeva imporre, avesse regnato Rodolfo, il padre di Erszi, sarebbe stato diverso. Lui era un anti militarista, un anti clericale, amico del popolo, la sua morte era stata una apocalisse.. E tanto era sepolto da quasi 30 anni nella cripta dei Capuccini, Erszi aveva perso il suo protettore, il suo baluardo e .. “Con le due bambine sono giunta a Copenaghen..” E non era rimasta a terra, che aveva dirottato buona parte del suo strepitoso patrimonio privato in Svizzera, era arguta e previdente.. In un dato senso, mi ricordava Marianna Cepeuda.. E fossero state diverse le circostanze, mi sarebbe risultata simpatica. Era una stronza, in un dato senso, una guerriera e una lottatrice, una che non mollava mai.  Accidenti a lei ed Andres.
 “.. ho sbagliato, forse, a non dirtelo allora  e a dirtelo adesso, hai perso anni, una possibilità, ho deciso io per te e mi pesa.. Il solito fatto compiuto, e ora hai una moglie.. che di certo ami, ricambiato, se ti sei sposato è per amore, in questo senso non sei mai cambiato, leale, la tua parola è solo una sia nel bene che nel male, Catherine Raulov, la ragazza dalle iridi di onice.. Che di certo vorrà dei bambini da te, e ti devi togliere l’idea che avere un tuo figlio sia una maledizione. Non ti chiedo di perdonarmi, non sono così folle..”
Sophie, la piccola principessa delle assenze..
 
…."And teach me wrong from right, and I'll show you what I can be."
 
Come appresero poi.
Sophie Marianna dei Fuentes,.. savin’us ..
They loved each other.
A Father. 
A Daughter. 
 
   
 
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