Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: adorvlou    08/02/2019    0 recensioni
Era il febbraio del 1922 quando Miss Collins, figlia di una famiglia benestante londinese, vide per la prima volta quel giovane di cui tutta Londra parlava negli ultimi tempi.
Come ogni domenica mattina Elèna era solita sedersi su una panchina sotto il viale alberato vicino Buckingham Palace per rilassarsi con una buona lettura.
Mr Harry Styles, era il nome del giovane ragazzo che tanto desiderava conoscere. La descrizione che avevano fatto di lui non gli rendeva giustizia, era molto di più: elegante, posato, una bellezza fuori dal comune. Elèna non aveva mai conosciuto nessuno come lui.
Le passò a pochi metri di distanza, ma le bastò guardarlo negli occhi una sola volta affinché ne rimanesse totalmente affascinata.
"So che è sbagliato amare qualcuno che non si conosce.
So che è sbagliato desiderare l'uomo di un'altra donna,
ma io provo per lui ciò che i poeti hanno sempre scritto nelle loro poesie: quel sentimento di appartenenza incondizionata, quella fiamma che arde dentro, senza mai spegnersi.
Ogniqualvolta i miei occhi incontrano il suo viso, il mio cuore accelera e sento il fuoco ardere sempre di più dentro me.
Non so se questo sia amore, ma so che è ciò che più
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I raggi del primo sole estivo entravano dalla finestra, colpendo il viso stanco della ragazza. Era ancora distesa a letto, senza alcuna voglia di uscire da sotto le coperte per cominciare una nuova giornata.
Come poteva riuscirci se continuava a rivivere quella precedente? 
Elèna si svegliò con un terribile mal di testa, dovuto probabilmente a tutto lo stress e ai lunghi pianti.
La serata era finita con un altro grande brindisi e il taglio della torta. 
Gli ospiti applaudirono Miss Adeline mentre soffiava sulle ventuno candeline che riuscì a spegnere in una sola volta, o almeno così dissero i genitori di Elèna mentre parlavano di quanto fosse stata bella quella festa. 
La ragazza era rimasta chiusa in quel bagno senza riuscire a fare rientro in sala. 
Detestava sentirsi in quel modo. Detestava sentirsi così fragile a causa di un ragazzo che conosceva a malapena e con il quale aveva ballato per soli due minuti. Ma intanto nella sua testa continuavano a ripetersi le stesse immagini di sempre: lui che entrava con il suo vestito, che spostava i suoi capelli e sorrideva a tutti. Lui che la salvava da quell'uomo sul balcone e che la stringeva al petto carezzandole delicatamente i capelli. Ricordava le sue mani che le cingevano i fianchi o che la facevano piroettare come aveva sognato per mille notti. Sentiva ancora la sua voce pronunciare il suo nome: roca, ma dolce e sensuale. Le sue narici percepivano ancora il profumo di Mr. Styles, impossibile da dimenticare. Ma a quel punto arrivavano anche i ricordi brutti e da lì era tutto un piangersi addosso e commiserarsi ed era quella la parte che odiava di più: la commiserazione. Lei non era così, non lo era mai stata e non sopportava che qualcuno, chiunque esso fosse, anche quel giovane affascinante di Mr. Styles, potesse avere questo potere su di lei e sui suoi sentimenti. Le cose dovevano cominciare a cambiare, ma per essere possibile era lei stessa a doversi convincere di tale cambiamento. 
Il suo cuore non poteva più appartenere ad un uomo che non l'avrebbe mai guardata, mai desiderata, mai amata. 
Scostò le coperte e si allungò verso il comodino di legno lucido per prendere il diario che si trovava lì sopra da molte notti, ormai. Lo sfogliò e si rese conto che la maggior parte della pagine parlavano di lui, di quel giovane londinese che le aveva rubato cuore e anima e che continuava a farla soffrire, anche se inconsapevolmente. Poi vide quella frase, quella che scrisse quando cominciò a sognarlo notte dopo notte: «Tutti i giorni son notti per me, finché io non ti vedo, e giorni luminosi son le notti quando mi appari in sogno.»
Elèna amava la letteratura, la musica e la poesia, e per lei quel ragazzo era questo. Arte. 
Tutto ciò che Mr. Styles era, lei poteva riassumerlo in una sola parola. Avrebbe potuto rivederlo in mille sonetti, in mille citazioni, in mille libri e musiche. Lo avrebbe visto in ogni quadro che le ispirasse sentimenti profondi. Lei lo avrebbe visto dove nessuno poteva arrivare. 
Non riusciva a vedere in lui nient'altro che luce e colore. Le ombre non facevano parte della sua persona, non era minimamente possibile, pensò Elèna, ma si rese conto che se era davvero l'amore quello che più desiderava avere nella sua vita, Mr. Styles non poteva più fare parte dei suoi giorni e delle sue notti. 
Prese ogni pagina in cui compariva anche solo per una volta il suo nome e la strappò via da quel diario. Non riuscì a distruggerle in mille pezzi, non era ancora pronta a buttar via i suoi ricordi, a cancellarli del tutto. Era anche grazie a quelli se si era resa conto che la sua vita doveva andare avanti senza Mr. Styles al suo fianco. Così li piegò e li chiuse dentro una scatola che ripose sul fondo del grande armadio dello stesso legno del comodino. -È giusto così, Elèna.- Disse ad alta voce per convincersi di non tornare indietro sui suoi passi. -Non puoi continuare a desiderare qualcuno che non avrà mai occhi per te.- Posò la chiave dentro il cassetto del comodino ed uscì dalla stanza. 
Quando scese le scale sentì la voce di sua mamma prevenire dall'ingresso. Stava ringraziando qualcuno ma non riuscì a capire chi fosse. Poi la porta si chiuse e i passi della donna si fecero sempre più vicini a lei. -Buongiorno.- Jocelyn le sorrise mentre portava un mazzo di fiori in mano. Erano bellissimi, di mille colori. Talmente belli che Elèna strabuzzò gli occhi quando li vide. -Per...per chi sono?- Scese le scale e raggiunse la madre che si era avviata verso la cucina per riporli in un vaso pieno d'acqua. 
-Per te, figlia mia.- Nel suo tono di voce v'era una felicità che Elèna trovò inaspettata. -Li ha portati un giovane stamattina. Ha chiesto di te ma non eri ancora venuta a far colazione e non sapevo se fossi sveglia o meno.- Ciò che udì la ragazza furono solo le prime parole. Il tempo si fermò nell'istante in cui la madre disse che fu un giovane a portare quei fiori per lei. 
Guardò la madre perplessa e poi si avvicinò al mazzo che era già stato riposto in un vaso pieno di decorazioni. -Chi era questo giovane? Che aspetto aveva?- I suoi pensieri corsero subito verso l'unica persona che il suo cuore desiderava, anche se nel profondo sapeva non poter essere lui.
-Aveva i capelli scuri e degli occhi meravigliosi, oserei dire. Un contrasto talmente evidente che all'inizio non riuscivo a non guardarli. Erano verdi o forse...- Elèna non la lasciò continuare. Prese quei fiori con sé e li portò in camera per poggiarli sul davanzale della finestra. -Elèna!- Urlò la madre dal piano di sotto. -Ma cosa ti prende?- Jocelyn rimase incredula. Non si aspettava una tale reazione da parte della figlia. Lei, che non aveva mai mostrato interesse per nessun ragazzo, era appena corsa al piano di sopra stringendo un vaso pieno di quei fiori che le erano stati recapitati.
La ragazza notò che fra di essi vi era una busta bianca. La prese e la girò. Sulla parte posteriore c'era scritto qualcosa: Per Miss Collins, affiinchè non dimentichi la meravigliosa serata.
Aprì la busta e prese la lettera che si trovava al suo interno. Trovò che la calligrafia del giovane era molto elegante. 
"Cara Miss Collins, le scrivo questa breve lettera per ringraziarla della sua compagnia. Ieri ho passato una delle notti più belle danzando con lei e spero che ciò sia reciproco. Non ho avuto modo di salutarla dopo la festa tanta era la confusione, ma spero di poterla incontrare per le strade di Londra. 
Purtroppo sono dovuto partire questa mattina per un impegno inaspettato. 
Non spero in una vostra risposta immediata, ma se doveste cambiare idea fra una settimana farò ritorno a Londra e potremmo incontrarci nel bar vicino casa sua per poter prendere un the insieme. Se dovesse accettare il mio invito, la mattina di sabato prossimo alle undici in punto sarò seduto lì ad aspettarla. 

La ringrazio ancora per avermi tenuto compagnia e le porgo i miei più cari saluti nella speranza che questi fiori siano di suo gradimento.

Con affetto,
Mr. Gabriel Lewis."

Elèna lasciò cadere la lettera sul pavimento e vi si accasciò. Per un attimo, un solo attimo aveva creduto che fosse stato Mr. Styles a regalarle quei fiori e scriverle quella lettera. Era stata così affretta nel pensarlo. Era davvero arrivato il momento di cancellare ogni traccia di quel giovane che tanto la faceva soffrire. Forse Mr. Lewis l'avrebbe fatta felice. Con lui non era stato difficile divertirsi, sorridere e dimenticare tutto ciò che di brutto le era accaduto. Decise che era il momento di dare la possibilità a qualcun altro di entrare a fare parte della sua vita, decise che nel suo cuore doveva esserci abbastanza spazio per provare affetto per un'altra persona che non fosse Mr. Styles. 
Si rialzò dal pavimento e raccolse la lettera riponendola nella busta. La mise dentro il suo diario che poggiò nuovamente sul comodino.
Scalino dopo scalino si rese conto che sua madre era presente qualche minuto prima, quando aveva reagito in quel modo, e che senza alcun dubbio le avrebbe fatto domande che sarebbero risultate scomode alla ragazza.

Sentiva il rumore delle tazzine poggiate sui piattini da caffè e lo stomacò le brontolò quando il dolce profumo della colazione che si trovava in cucina le arrivò come una ventata d'aria fresca. Non poteva evitare sua madre per sempre, meglio dirle la verità il prima possibile. Si fece coraggio ed entrò nella cucina dove Jocelyn e suo marito stavano facendo colazione. 
Intenti, lui nel leggere il giornale e lei nel versare il caffè nelle tazzine, non si accorsero della presenza della ragazza che era entrata in cucina in punta di piedi. Elèna schiarì la voce e a quel punto i genitori alzarono gli occhi e le sorrisero. -Finalmente puoi unirti a noi.- Suo padre, Mark, spostò la sedia e le fece segno di avvicinarsi. -Buongiorno Elèna.- La ragazza lo guardò e scoppiò a ridere. Il padre non capì il perché di quella risata e la guardò perplessa. I baffi dell'uomo erano pieni di molliche e lui non ci aveva fatto completamente caso. Elèna non riusciva a smettere di ridere, così Mark si rivolse a Jocelyn che accennò anch'ella una risata. 
Senza dire una parola prese un tovagliolo e tolse le briciole dai baffi. -Ecco, adesso va sicuramente meglio.- Jocelyn rise nuovamente e con lei anche suo marito che aveva appena compreso il perché della reazione delle due donne. 
Si allungò e le carezzò il volto -Come farei senza di voi, mia cara Jocelyn?- La donna scosse la testa e lo guardò sorridendo mentre Mark le si avvicinò per darle un leggero bacio. -Vi amo così tanto.- Disse successivamente mentre Elèna si sedeva a tavola. 
Rimase a guardarli mentre si sorridevano a vicenda e si accorse che non erano semplici sorrisi, ma sguardi complici. Come di chi si ama da tanto tempo e continua a farlo giorno dopo giorno. La ragazza notava sempre i piccoli gesti d'affetto che si scambiavano i genitori e spesso desiderava di poter vivere una storia come la loro, che dopo anni continuava ad essere vera e piena d'amore. -Elèna cara, c'è qualcosa che vorresti dirci?- La domanda che pensava di aver evitato era appena stata posta dalla madre, che la guardava senza distogliere lo sguardo. -Da parte di chi erano quei meravigliosi fiori? Qualcuno di speciale?- Era così? Gabriel era una persona speciale? Come poteva descriverlo se lo aveva visto solo qualche minuto mentre ballavano insieme? 
-Il suo nome è Gabriel Lewis, probabilmente vi ricorderete di lui. Un anno fa si sono trasferiti qui a Londra e sono stati nostri vicini per qualche tempo.- Elèna ricordò alla madre di quando preparò la torta per loro, torta che però non venne mai recapitata a causa di una sua dimenticanza. -Non ci parlammo per due giorni interi.- Jocelyn ricordava bene di quella brutta figura che le aveva fatto fare la figlia. Chissà che tipo di vicina pensavano fosse. -Abbiamo ballato qualche canzone insieme ieri sera, ma niente di più. Non avevo mai parlato con Mr. Lewis.- Disse la giovane fissando qualsiasi cosa tranne gli occhi dei genitori. -Questa mattina, a causa di un impegno inaspettato, si è dovuto allontanare da Londra e conta di farvi ritorno fra una settimana. Mi ha anche chiesto di andare a prendere un the insieme ma...- A quelle parole la madre esultò di gioia. Mr. Lewis era un ottimo partito, pensò subito Jocelyn. Un ragazzo gentile ed elegante. Anche se conosceva appena la famiglia, la loro presenza alla festa significava sicuramente che erano benestanti. La donna non riuscì a trattenere la felicità. Finalmente sua figlia, la sua unica figlia, aveva trovato un uomo che sarebbe potuto divenire suo marito. 
-Sono così felice. Ovviamente dovresti accettare l'invito. Mr. Lewis sembra un così caro ragazzo e appartiene anche ad un'ottima famiglia.- Elèna fissò la madre sconvolta. Non si aspettava certo una reazione del genere da parte sua. Era certa che la donna stesse già immaginandola con un abito da sposa che procedeva verso l'altare mentre Mr. Lewis l'attendeva in smoking. 
Cercò conforto nello sguardo del padre, il quale aveva deciso di estraniarsi dalla discussione. Conosceva molto bene il carattere di sua figlia e di sua moglie e non voleva intromettersi in quella che dì lì a poco sarebbe divenuta una discussione molto accesa. -Non so ancora se accetterò, ma ho preso l'invito in considerazione. Adesso, se mi volete scusare, preferirei tornare nella mia stanza.- La ragazza si alzò bruscamente da tavola senza attendere una riposta da parte dei genitori. Non le importava minimamente il parere di sua madre riguardo gli uomini. Lei era stata molto fortunata ad aver incontrato Mark quando era ancora una ragazzina, ma questo non voleva significare che anche Elèna avrebbe seguito i suoi passi. 
Jocelyn rimase sconvolta dalla reazione della figlia. -Mark, voi cosa ne pensate?- La donna poggiò la mano su quella del marito e lo guardò preoccupata. -Elèna continua a non voler parlare dell'argomento, ma tra pochi mesi sarà il suo ventunesimo compleanno e più lascerà passare il tempo, più nessuno la prenderà in moglie. È bella, senza alcun dubbio ma la bellezza non rimarrà per sempre. È spiritosa e molto intelligente, ma gli uomini d'ora non guardano più queste qualità.- Jocelyn era davvero combattuta. Non voleva certo spingere la figlia tra le braccia del primo uomo che le si presentasse sulla soglia della porta con un mazzo di fiori, ma allo stesso tempo non voleva che Elèna si sentisse sola per il resto della vita.
-Nostra figlia sa bene ciò che fa. Conosco il suo carattere ed entrambi sappiamo bene che spingerla a fare ciò che non vuole non farà altro che allontanarla da noi e non è ciò che desidero. Se dovesse sbagliare, che lo faccia pure. Nella vita servono anche i passi falsi per poter crescere e rendersi conto di cosa è giusto o non è giusto fare. Non preoccupatevi così, amore mio, tutto si risolverà.- Mark Collins non era un uomo burbero che desiderava solo vedere la propria figlia accasata con un uomo facoltoso e senza un briciolo di cuore. Quando guardava Elèna vedeva ancora quella bimba che con i suoi occhioni curiosi lo spiava da dietro l'angolo mentre lui si trovava a lavorare nel suo studio, credendo che lui non la potesse vederla. 
Non riusciva ad immaginarla infelice con un uomo che sapeva non avrebbe mai potuto amare. Non che Jocelyn volesse questo per lei, ma aveva i soliti timori che ogni madre aveva a quel tempo. 

Mentre i genitori al piano di sotto discutevano della situazione, Elèna pensò che non voleva stare un minuto di più rinchiusa in camera sua o sotto lo stesso tetto della madre. Voleva uscire e sfogare altrove la sua rabbia. Era stanca di sentirsi ripetere ancora una volta quanto importante fosse per lei trovare marito. Che la bellezza è un qualcosa di temporaneo. Che a nessun uomo importano le qualità che lei aveva da offrire. 
Senza che i suoi genitori se ne accorgessero, sgattaiolò fuori casa e si diresse nell'unico posto dove sapeva potesse rimanere da sola a pensare.

Quando arrivò nei pressi di Buckingham Palace notò subito che il viale era quasi desolato. C'era solo qualche persona seduta a leggere il giornale o a chiacchierare tranquillamente. 
Si diresse verso la sua panchina, quella in fondo al viale, attorniata da tre alberi, protetta, solitaria. 
Prese il diario e cominciò a scrivere e a sfogare tutti i sentimenti contrastanti che provava in quel momento. La luce del sole le illuminava il viso mentre la sua mano scorreva veloce riempiendo pagina dopo pagina di quel diario. Ogni pensiero, positivo o meno, erano tutti su quei fogli una volta bianchi. 
Ad un certo punto la luce scomparì, come se il sole venisse coperto da una nuvola gigante. Elèna alzò lo sguardo e il tempo le sembrò fermarsi in quel preciso istante. -Miss Collins.- La voce roca del ragazzo pronunciò il suo nome con la stessa intensità della sera prima. -Che piacere incontrarla qui.
Elèna non riusciva reagire, si sentiva come pietrificata. -Mr. Styles.- Disse recuperando fiato. -Il piacere è mio.- Si chiese se era davvero un piacere averlo lì davanti a sé. Si era ripromessa di cancellarlo per sempre da ogni ricordo, ma lui non le aveva dato nemmeno un attimo di respiro. Era ripiombato fra i suoi pensieri. 
-Siete da sola?- Il suo abito brillava sotto i raggi del sole. Elèna amava il fatto che Mr. Styles fosse sempre elegante, anche quando non ve n'era di bisogno. La camicia bianca era abbottonata fino al penultimo bottone, come sempre, e la giacca, che riprendeva lo stesso colore azzurro cielo del pantalone, metteva in risalto il colore dei suoi occhi e della sua carnagione e i pantaloni abbottonati quasi fino all'ombelico segnavano la sua vita sottile.
Il ragazzo continuava a fissarla, come se volesse essere invitato a sederlesi accanto. -Sì, sono sola.- Rispose Elèna imbarazzata. -Non so perché ma è già la seconda volta che ci incontriamo ed io sono in totale solitudine. Spero che lei non stia pensando che io sia una di quelle persone che non amano il contatto con altra gente.- Parlò prima ancora che Styles potesse dire qualsiasi cosa. Voleva smettere di essere timida ai suoi occhi. 
-Potrebbe sembrarle strano, ma la comprendo. A volte tutti abbiamo bisogno di stare soli con noi stessi per...pensare.- Rispose facendo un breve pausa. Harry continuava a guardarla sperando che la ragazza lo invitasse a sedersi con lei su quella panchina. Sentiva come il bisogno di starle accanto.
Elèna notò che la sua bocca diceva una cosa, ma i suoi occhi ne stavano dicendo tutt'altra. La guardavano come se volessero domandarle qualcosa. Poi si rese conto. -Vuole...vuole unirsi a me?- Indicò il posto libero sulla panchina e si scostò leggermente per permettere a Mr. Styles di sedersi comodamente. 
Lui le sorrise. Fu felice che la ragazza capì ciò che desiderava guardando solo i suoi occhi, come se lo comprendesse senza bisogno di alcuna parola. -Volentieri.- Quando si scostò il sole tornò ad illuminare la panchina. Gli occhi del ragazzo si spostarono subito sul diario che Elèna teneva fra le mani, ancora aperto su quelle pagine piene di parole. -Ho interrotto qualcosa?- La ragazza chiuse subito il diario con la paura che Harry potesse leggere ciò che aveva scritto. 
-No, nulla di importante. Stavo solo scrivendo i miei pensieri. Tutto quello che non mi sento di raccontare, lo riporto qui.- Fu sorpresa della risposta che riuscì a dare. E si sorprese anche del comportamento che stava tenendo alla presenza di Harry. Erano così vicini, stretti su quella panchina di legno. Poteva sentire il profumo del giovane senza nemmeno avvicinarsi. 
-E sono belli o brutti, i pensieri intendo?- Mr. Styles non riusciva a distogliere lo sguardo dal volto di Elèna. Come se qualcosa più forte di lui lo attirasse verso quelle guance rosee e quello sguardo così innocente e bisognoso d'amore. 
-Per lo più sono brutti. Ultimamente stanno accadendo diverse cose nella mia vita che non posso spiegare a parole, o forse non ho il coraggio di pronunciarle a voce alta, e quindi mi rifugio in queste pagine. Probabilmente la paura di essere giudicata mi ferma dal raccontare ciò che mi viene così semplice e naturale scrive qui.- Non aveva mai immaginato di poter intrattenere un discorso simile proprio con l'uomo che più causava i suoi tormenti, eppure ci stava riuscendo con una naturalezza che non credeva di possedere. 
Sentendo quelle parole, Mr. Styles non poté evitare di pensare alla sera precedente. -Sa, Miss Collins, per quanto possa contare, io la ammiro molto.- Disse pietrificando Elèna. -Quello che per lei potrebbe rappresentare una debolezza è ciò che più la rende forte. Avrei voluto dirglielo ieri sera su quel balcone, ma non ero certo fosse il momento adatto.- Ammise aggrottando la fronte e ripensando a quegli attimi. -Potrebbe sembrarle una cosa da niente, ma ha avuto il coraggio e la forza di difendersi da quell'uomo, se così può essere chiamato. Per questo io l'ammiro. È una donna forte, con del carattere.- Le parole uscirono dalla bocca di Styles senza che nemmeno se ne accorgesse. Non pensava sarebbe mai stato capace di esprimere l'ammirazione che provava nei suoi confronti, forse perché temeva di poter mettere in imbarazzo Miss Collins ed era l'ultima cosa che desiderava fare. 
Il viso di Elèna era diventato rosso ed era impossibile che Harry non lo notasse, ma per qualche strana ragione, non le importava. Fra tutto quello che stava succedendo, questo era ciò che meno le interessava. -La ringrazio, Mr. Styles, nessuno mi aveva mai detto una cosa simile e se devo essere sincera, non avevo mai pensato di poter apparire così agli occhi di qualcuno. Fino a questo momento mi vergognavo profondamente nei suoi confronti per averle pianto davanti senza alcun ritegno.- Ed era vero. Elèna non aveva mai pensato che Mr. Styles potesse pensare che lei fosse coraggiosa. Aveva detto che la ammirava, ammirava la sua tenacia e la sua forza d'animo e nulla l'avrebbe potuta rendere così felice. 
-Non avrebbe dovuto vergognarsi per una simile cosa. Ciò che ha passato durante quei minuti non si dovrebbe mai sottovalutare. Aveva il pieno diritto di piangere.- Rispose sporgendosi per poterla guardare meglio. Si accorse solo in quel momento che il viso della ragazza era divenuto tutto rosso e sorrise per la semplicità e la genuinità di Miss Collins. 
-Se posso permettermi, come mai si trova a passeggiare da solo in piena mattina?- Sperava che quella domanda non rovinasse l'atmosfera che si stava creando poco a poco. Se avesse pronunciato il nome di Miss Robinson, Elèna sarebbe ripiombata in quel silenzio timido che aveva cercato di superare da quando il ragazzo si era avvicinato a lei. -Da quello che ho sentito dire in città, questo non è uno dei posti che è solito frequentare.

*Da qui vi consiglierei di leggere ascoltando "Never say never" dei The Fray e "Kiss me" di Ed Sheeran. Sono le canzoni che ho ascoltato io stessa scrivendo e che mi hanno ispirato molto.*

Mr. Styles non trovò insolito che la ragazza sapesse una cosa del genere. Era a conoscenza ormai da tempo di essere uno degli uomini più chiacchierati di tutta Londra e all'inizio era un qualcosa che lo metteva in soggezione, ma con il passare del tempo non vi faceva più caso. -Devo ammettere che le voci che le sono giunte sono corrette. Non abito molto distante da questo posto, ma è raro che io venga qui.- I suoi occhi diventarono più cupi, come quelli di chi ripensava qualcosa che lo faceva soffrire nonostante fosse passato molto tempo. -I miei genitori portavano me e mia sorella Gemma a giocare qui ogni domenica quando eravamo ancora dei bambini. Passavamo lunghe giornate a rincorrerci fra gli alberi di questo parco, a scovare nuovi nascondigli.- Harry si rese conto che stava raccontando quella storia ad un'estranea e che quelle parole erano uscite di getto dalla bocca, come se lei lo conoscesse da tempo e sapesse ciò che era accaduto. Gli sembrò che quella discussione era già stata intrapresa più di una volta. Pensò che probabilmente Miss Collins non avesse alcuna voglia di ascoltarlo, ma allo stesso tempo era come se si fosse confidato con lei dieci, cento, mille volte. Come se quegli occhi che lo guardavano con tale attenzione, l'avessero sempre ascoltato. -Una domenica, mi svegliai felice sapendo che a breve saremmo usciti per andare a giocare, ma trovai i miei genitori in lacrime vicino il letto di mia sorella.- La voce gli si ruppe in gola. Gli occhi di Elèna lo fissavano, e la ragazza notò che quelli di Mr. Style erano lucidi. -Quando mi videro asciugarono le lacrime e mi dissero che non saremmo potuti uscire perché Gemma era molto malata e doveva riposare. Io non capii il perché di quelle lacrime, non era la prima volta che a uno di noi veniva la febbre. Ma ogni giorno che passava mi rendeva sempre più consapevole. Quella di Gemma non era una semplice febbre che sarebbe passata con qualche medicina e molto riposo.- Il giovane si interruppe ed Elèna capì quella che sarebbe stata la fine della storia ancora prima che finisse di raccontarla. -Una sera, quando feci ritorno a casa da un'uscita con mio padre, andai da mia sorella per portarle il regalo che le avevo comprato. Era una collana con le nostre iniziali incise. Quando la vide sorrise. Ricordo ancora quali furono le mie parole. Le dissi che con quella collana saremmo rimasti per sempre vicini e collegati l'uno all'altra. Lei mi carezzò il viso e con le forze che aveva ancora in corpo mi diede un bacio sulla testa. Io scoppiai in lacrime dicendole che non volevo mi abbandonasse, che non avrei sopportato nemmeno un giorno senza la sua presenza al mio fianco, ma lei mi rassicurò dicendomi che stava migliorando e che presto saremmo tornati a rincorrerci in quel viale che tanto amavamo. Mi addormentai sul pavimento tenendo stretta la sua mano che a sua volta stringeva la collana che le avevo regalato. La mattina successiva mi sveglia nel mio letto. Mi alzai e come sempre, andai nella sua stanza. Stavo con lei intere ore a raccontarle i miei sogni e tutti i giochi che avremmo potuto fare una volta guarita. Quando aprii la porta della sua stanza gli occhi di Gemma erano ancora chiusi e la sua mano pendeva lungo il bordo del letto. La collana era sul pavimento. Mi avvicinai lentamente e la guardai. Le lacrime cominciarono a scendere lungo le mie guance mentre un urlo straziante uscì dalla mia bocca. 
Dormii nella sua stanza ogni notte, per un interno anno, su quel pavimento, stringendo la nostra collana. Da quel giorno non tornai più in questo posto.- Gli occhi di Harry, prima lucidi, cominciarono a lacrimare ma lui non intendeva asciugarli. -Che lei mi creda o no, sono tornato qui solo due volte: la prima fu qualche mese fa, ma non riuscii a sopportare la visuale di questo posto. Immaginavo Gemma correre fra gli alberi, come quando facevamo da bambini. La seconda fu con Miss Robinson, ma neanche la sua compagnia mi aiutó. Fu talmente difficile che andai via dopo pochi minuti e lei non ne capì mai il perché. 
Questa è la prima volta che riesco a stare seduto su queste panchine per più di cinque minuti senza fuggire via, ed è anche la prima persona a cui racconto questa storia. In questo momento starà pensando: "Perché l'ha fatto se nemmeno mi conosce?" e mi creda, è esattamente ciò che mi stavo chiedendo anch'io, ma più guardo i suoi occhi più sento di poterle raccontare qualsiasi cosa ed essere chiunque io voglia essere. Mi fa uno strano effetto, Miss Collins, ma non posso nasconderle che mi piace.- Il giovane si accorse che anche Elèna aveva pianto e non aveva asciugato le lacrime, così lo fece al posto suo. Allungò la mano verso il viso della ragazza e con il pollice le asciugò come aveva fatto anche la sera precedente.
Elèna non lo fermò anche se in quel momento ogni cellula del suo corpo le stesse dicendo che era sbagliato, che doveva andare via prima di soffrire ancora di più, ma lei non ci riusciva. Non poteva farlo, non dopo ciò che lui le aveva raccontato. -Prima mi ha detto che sono una persona coraggiosa, che ammira la mia forza d'animo, ma vuole sapere cosa penso? Penso che lei sia una delle persone più forti che io abbia mai avuto l'onore di conoscere, e questo, Mr. Styles, non deve mai dimenticarlo. Ha avuto il coraggio di tornare qui dopo tutto quello che ha passato da bambino e sono io a provare una profonda ammirazione nei suoi confronti.- Elèna aveva sempre saputo che Mr. Styles non era come tutti gli altri, che aveva qualcosa in più e adesso ne aveva avuto la riprova. Inoltre, si rese conto di un particolare importante. Harry aveva detto di essere tornato in quel posto solo mesi fa, dopo anni. Il giorno in cui lui vi fece ritorno, fu lo stesso in cui lei lo vide per la prima volta, lo stesso giorno in cui Mr. Styles fece ingresso nella sua vita, stravolgendola completamente. 
-Sa, Miss Collins, c'è una cosa che mi sento di doverle dire in questo momento.- Gli occhi del ragazzo erano ancora lucidi, ma sempre dello stesso affascinante verde. La guardavano intensamente mentre quelli di Miss Collins non riuscivano a reggere tale confronto tanto si sentiva strana.
-Mi dica pure, la ascolto.- Smise di spostare lo sguardo ovunque tranne che verso i suoi occhi e si impose di guardarli. Sentiva che quelle parole avrebbero del tutto cambiato quella giornata, non sapeva se in bene o in male, ma voleva sentirsele dire e voleva guardare i suoi occhi color smeraldo mentre le pronunciava. Si ritrovò a pensare al giorno in cui l'aveva visto passeggiare in quel viale alberato mentre lei era seduta sulla stessa panchina in cui si trovavano loro due in quel momento. Da quel giorno aveva sognato ogni notte il volto di quello sconosciuto, lo stesso sconosciuto che le aveva asciugato le lacrime ancora una volta e che, in quel momento, le stringeva la mano fra le sue.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: adorvlou