Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: katyjolinar    22/02/2019    13 recensioni
La storia parte dalla battaglia di Liberio, dopo il time gap, ma la stessa battaglia ha svolgimento e esito differenti rispetto al manga.
Il gruppo di Paradis torna a casa, ma qualcosa di strano è successo durante il viaggio di ritorno. ATTENZIONE: POSSIBILI SPOILER PER CHI SEGUE SOLO L'ANIME
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Eren si guardò allo specchio, poggiando le mani sul lavabo della cella in cui era stato rinchiuso all'arrivo del dirigibile al quartiere generale dell'Armata Ricognitiva, nelle campagne del distretto di Shigashina, all'interno del Wall Maria.
Era arrabbiato; non solo il piano non era andato come doveva, ma era anche successo che il Capitano Levi era stato ferito dal Gigante Bestia, suo fratello Zeke Jeagger, e stava subendo gli effetti di quello che sembrava il veleno del morso di quel titano.
Tirò un pugno allo specchio, nervoso, poi prese un laccio e si tirò indietro i capelli, che negli ultimi quattro anni aveva lasciato crescere.
"Datti una calmata, Eren!" lo ammonì Hanji, avvicinandosi alle sbarre "Te l'avevo detto che saresti finito qui dentro appena fossimo arrivati. Hai contravvenuto a un ordine, e hai incasinato il piano. Che cosa ti aspettavi?"
"Senti, ho fatto quello che dovevo fare! Non potevo recuperare il Gigante Martello in nessun altro modo!" obiettò l'altro afferrando la camicia e indossandola con fare nervoso.
La donna lo guardò autoritaria. Quel ragazzo era cresciuto, ma non aveva perso il suo modo di fare alle volte strafottente e testardo; doveva trovare il modo di tenerlo a bada, di incanalare quella rabbia e quell'energia repressa che Eren, alla soglia dei 20 anni, teneva ancora rinchiusa dentro di sé.
Scosse la testa e aprì la cella, facendogli cenno di uscire.
"Esci." ordinò "Al momento c'è un altro problema da risolvere, e voglio che tutti gli ufficiali che erano presenti in quel momento ascoltino cosa dirà il dottore che sta visitando il Capitano Levi ora."
Il giovane fece due passi fuori dalla cella, affiancandola.
Aveva assistito anche lui a quello che era successo, e aveva passato quelle ore a cercare nei ricordi dei precedenti possessori dei Titani di cui deteneva il potere, trovando nulla di utile per risolvere la situazione.
Salirono fino al piano delle stanze degli ufficiali, e trovarono nel corridoio gli altri veterani del Corpo di Ricerca, in attesa di sapere qualcosa sulle condizioni di Levi.
Il giovane si fermò accanto a Mikasa e Armin, mentre l'altra bussò alla porta della stanza privata del Capitano, dalla quale si affacciò il medico.
"Come sta?" chiese la donna, visibilmente preoccupata.
"Ha ancora la febbre alta." spiegò il dottore "Bisogna tenerla sotto controllo con impacchi freddi. E bisogna disinfettare regolarmente la ferita al braccio, ho già lasciato nella stanza delle garze pulite e tutto l'occorrente." fece una pausa e passò lo sguardo su tutti i presenti "Per quanto riguarda la sua attuale condizione, che da quello che mi avete detto è conseguenza del contatto diretto con un Gigante... mi dispiace, non so cosa fare, siete voi gli esperti di giganti, e fino adesso non credevo che uno di loro potesse avere queste capacità."
"Al momento ne sappiamo quanto lei, dottore." intervenne Armin "La ringraziamo comunque per ciò che ha potuto fare."
L'uomo accennò un sorriso e, dopo aver salutato tutti, si allontanò.
Hanji si aggiustò la benda sull'occhio, pensierosa, e alzò gli occhi su Eren.
"È a causa tua se è in quelle condizioni." lo rimproverò "Dovrai prenderti le tue responsabilità, quindi ora entra lì dentro e prenditi cura del Capitano finché non si sarà ristabilito. Armin, tu verrai con me, dobbiamo cercare altre informazioni, mentre voi altri stabilite dei turni e non perdete mai di vista Eren, perché va ancora considerato agli arresti, nonostante la situazione."
Il ragazzo non attese oltre, riservando al suo superiore una delle sue ormai solite occhiate truci, ed entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Si fermò al centro del locale, guardandosi intorno.
Non si sorprese di non trovare un filo di polvere, d'altronde tutti conoscevano la mania del Capitano Levi per il pulito. La camera era piccola, con un caminetto acceso su una parete, una poltroncina accanto ad esso, un tavolo con una sedia e due mensole con dei libri vicino alla finestra e un armadio accanto al letto con un comodino, alla parete di fronte al camino.
Il giovane uomo si avvicinò al giaciglio, cauto, e si sedette sul bordo.
Sotto le coperte erano stati messi dei cuscini a fare da sponde, e tra di essi, con una pezza umida sulla fronte, i capelli neri scompigliati, e un braccio fasciato, vi era un bambino febbricitante di non più di cinque o sei mesi.

   
 
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